Capitolo 11
‹‹ Sei sicura di non voler venire con noi, hermana? ›› domandò per l'ennesima volta Jorge mentre la rampa della berga si abbassava. Era atterrato a circa trenta metri dal muro che divideva quella zona da Denver che, a quella distanza, sembrava essere una fortezza impenetrabile. E così doveva essere, considerando gli spaccati...
‹‹ Sicurissima ›› gli ripetei. L'uomo poggiò le mani sulle mie spalle, guardandomi negli occhi come un padre apprensivo.
‹‹ Voglio solo che tu sappia a cosa stai andando incontro ›› mi strinse lievemente le spalle ‹‹ sta attenta. Per qualsiasi cosa, usa questi ›› si frugò nella tasca della giacca, tirando fuori poco dopo una serie di documenti, che mi passò nella mano come se fosse uno spacciatore seriale di stupefacenti.
‹‹ Cos- ››
‹‹ Sono documenti falsi. Ti serviranno per accedere a Denver e venirci a cercare, in caso dovesse succedere qualcosa. È meglio non usare i nostri nomi, sai ›› poggiò una mano sulla mia guancia, rivolgendomi un sorriso ‹‹ sei comunque la mia bambina... in un certo senso. Non mi perdonerei mai se dovesse succederti qualcosa di brutto ››
annuii, spostandogli la mano dal volto con fare delicato ‹‹ sono qui con Newt, non sono sola. Che mai potrebbe succedere? ››
Jorge rimase in silenzio, rivolgendo un occhiata di sfuggita al ragazzo che, in quel momento, se ne stava in piedi davanti al portellone della berga mentre guardava i suoi amici prepararsi per "la grande uscita".
‹‹ Non si sa mai. Prevenire è meglio che curare ›› rispose infine Jorge, senza dare una vera spiegazione.
Si allontanò con fare spedito, raggiungendo la ragazza e i due ragazzi.
Appena la rampa toccò terra, in seguito ad un tonfo sordo, si affrettarono a scenderla.
Newt sospirò rumorosamente e si spostò. Non voleva vedere i suoi amici allontanarsi.
Io, invece, raggiunsi i ragazzi alla fine della rampa. Thomas sgambettava sul posto. Era palesemente in estasi all'idea di entrare in quella città.
Mi avvicinai a lui, mettendomi in punta di piedi e poggiando un braccio sulla sua spalla.
Si voltò e mi rivolse un sorriso del tutto naturale.
‹‹ Sei contento, vedo ›› ridacchiai. Lui annuì, poggiando una mano sul suo braccio
‹‹ Parecchio. Più che altro sono curioso di sapere cosa ci aspetta oltre quel muro.
Sappi che non mi fa impazzire l'idea che tu non ti faccia operare da Hans ›› disse con un tono da rimprovero.
Feci roteare gli occhi verso l'alto.
‹‹ Thomas, non permetterò ad uno sconosciuto di operarmi al cervello. E tanto meno lascerò Newt da solo. Te l'ho già detto ›› diedi una rapida occhiata verso la berga ‹‹ non voglio che rimanga solo in queste condizioni. Pensi sul serio che sia una buona idea? Avanti, è ovvio che ci soffrirebbe ›› mormorai per non farmi sentire da Newt. Niente poteva assicurarmi che non stesse origliando.
Thomas annuì, dando anche lui una rapida occhiata ‹‹ sì, hai ragione ››
‹‹ Mi ero dimenticato di quanto fosse invitante questo posto ›› disse Jorge, catturando la nostra attenzione e rivolgendoci una rapida occhiataccia.
‹‹ Sicuro di sapere quello che fai? ›› Chiese Thomas, come se cominciasse ad avere qualche ripensamento. E in quel caso, avrebbe fatto bene. Io ad esempio non mi fidavo affatto di quel piano.
‹‹ Tu tieni la bocca chiusa, hermano, e lascia che me ne occupi io. Useremo il nostro vero nome e un cognome falso ››
‹‹ Piano geniale, se non fosse che il nostro vero nome in effetti è falso, considerando che ci chiamiamo tutti come degli scienziati ›› brontolai
‹‹ Giusta osservazione, hermana ›› Jorge sollevò l'indice, come per puntualizzare il mio concetto ‹‹ ma per voi è il vostro vero nome. Ed in ogni caso, alla fin fine la sola cosa che conta per loro è che siamo immuni. Godranno nel metterci sui loro registri. Avremo un giorno, massimo due, prima che ci trovino per metterci a disposizione del governo. Siamo merce pregiata. E non lo ripeterò mai abbastanza: Thomas, devi tenere quella boccaccia chiusa. ››
‹‹ Anche tu, Minho ›› aggiunse Brenda, rivolgendo un occhiata fulminea a Minho ‹‹ Chiaro? Jorge ha preparato dei documenti falsi per ognuno di noi, ed è un campione a mentire. ››
‹‹ Non dirmelo ›› rispose Minho con fare sarcastico. E, detto questo, Brenda e Jorge cominciarono ad avviarsi.
Minho e Thomas rimasero fermi ancora un po'.
Thomas si mise davanti a me, guardandomi attentamente, con uno ‹‹ questa è l'ultima volta che ti chiedo se sei sicura di voler rimanere qui ››
‹‹ Sicurissima ›› risposi con convinzione. Io ne ero convinta, ma lui sembrava ancora titubante.
Guardo Minho, che aveva lo sguardo sulla berga.
‹‹ State attenti, allora ›› disse quest'ultimo, abbassando lo sguardo verso di me ‹‹ promettimelo o non farò un solo passo lontano da questo aggeggio ››
Schioccai la lingua con fare divertito, sporgendomi verso di lui ed abbracciandolo. Il solito "fratellone" iperprotettivo.
‹‹ Promesso. Ora andate prima che quei due rincaspiati vi lascino qui fuori ›› sciolsi l'abbraccio, dando una rapida occhiata verso Thomas.
Corrucciò le labbra, dandomi una pacca sulla spalla ‹‹ torneremo presto. Promesso ››
Annuii ‹‹ lo so. Trovate Hans e fate ciò che dovete fare, ma, Thomas... Promettimi che starete attenti ››
Il ragazzo corrugò la fronte, annuendo pochi istanti dopo ‹‹ Okay, promesso. ››
Ma sapevo che Thomas aveva la tendenza ad essere circondato da casini, per cui potevo prendere quella promessa con le pinze.
Mi limitai ad annuire, dandogli una pacca sulla spalla. Avrei voluto abbracciare anche lui, proprio come Minho, ma non lo feci. Avevano fretta, e non volevo essere troppo appiccicosa con lui.
Li lasciai andare, seguendoli con lo sguardo finché non raggiunsero Jorge e Brenda.
‹‹ Che brutta sensazione... ›› mormorai, risalendo sulla rampa.
Speravo vivamente che Thomas e Minho non si cacciassero nei guai.
Appena entrai nella berga, premetti il tasto rosso del pannello di controllo, in modo che la rampa rientrasse ed il portellone della berga si chiudesse.
‹‹ Se ne sono andati? ›› disse Newt, con poco interesse, mentre era intento a leggere un foglio che teneva in mano. Era seduto su una poltroncina malandata, ma sembrava stare comodo.
‹‹ Sì ››
‹‹ E tu no... ›› sospirò ‹‹ speravo che avessi cambiato idea, mentre li guardavi andare via ››
‹‹ Ti prego, non cominciare ›› sollevai gli occhi al soffitto ‹‹ non voglio discutere ulteriormente per questa storia ››
‹‹ Non capisci... ››
‹‹ Cosa c'è da capire? ›› allargai le braccia ‹‹ illuminami a questo punto! ››
alzò lo sguardo dal foglio, ma non disse una parola.
Mi fissò come se volesse dirmi qualcosa, ma si stava trattenendo. Non era uno sguardo vuoto, era pieno di umanità. Lo sguardo di chi voleva essere capito, ma non compatito.
Sospirò pesantemente, di nuovo, e riprese a leggere.
‹‹ Lascia stare ››
‹‹ Hai intenzione di ignorarmi per tutto il tempo in cui staremo chiusi qui dentro? ›› sbottai infastidita.
Allora sbuffò, abbassando il foglio ed alzando di nuovo lo sguardo ‹‹ vuoi che appenda dei festoni per tutta la berga con scritto "Elizabeth rimane con me qui su, che bello!"? ››
‹‹ No, ma.. ››
‹‹ Perfetto, allora basta. Ti ho già detto come la penso, non voglio più parlare di questo. ›› contrasse la mascella, riabbassando lo sguardo sul foglio.
Mi sentii pietrificata sul posto.
Sapevo che non era lui a parlare, ma mi sentivo piccola piccola nel vederlo comportarsi in quel modo. Un momento prima era felice, l'altro stava cadendo in una collera cieca.
Sapevo che se ne rendeva conto, perché pochi istanti dopo aver abbassato il voglio, lo vidi corrugare la fronte e spostarsi una mano sugli occhi, prendendo un grosso respiro.
Non disse nulla, forse per orgoglio, o forse per non farmi preoccupare.
Non aveva importanza che mi chiedesse scusa o cose del genere. Io volevo solo fare in modo che lui stesse bene. Ero decisa a fare qualsiasi cosa per alleviare quelle pene che si portava dentro.
Ero certa che lui avrebbe fatto la stessa cosa per me. Per una volta sarebbe stato lui ad avere qualcuno che lo aiutasse a reggersi in piedi. Forse era quella una delle cose che più lo infastidiva.
Si sentiva inutile.
Mi sedetti sul bracciolo della poltroncina, stando attenta a non sbilanciarmi troppo. Mi poggiai al suo braccio, col mento sulla sua spalla.
Lo sentii prendere un grosso respiro, poi cominciò a sfregare le dita contro gli occhi.
Sentii una strana sensazione al petto. Chinai la testa e depositai un bacio sulla sua spalla, sperando che quello potesse in qualche modo rassicurarlo.
‹‹ Scusami... ›› mormorò ‹‹ non riesco a controllarmi... ››
‹‹ Non preoccuparti, so come ti senti ›› lo sapevo benissimo. Ricordavo la paura che mi attanagliava lo stomaco, quando credevo di essere malata.
‹‹ Nessuno lo sa. Nemmeno tu ›› disse, alzando lo sguardo ‹‹ questa volta non comparirà magicamente la C.A.T.T.I.V.O. a dirmi "ehi, era una burla!". Questa volta è tutto reale. È tutto qui ›› si indicò il cranio ‹‹ e mi sta divorando. È un tutto un casino. È come stare su un'altalena arrugginita e difettosa. Un attimo prima sei in alto, un attimo dopo sei in basso, e ti domandi per quanto tempo ancora reggerà l'altalena, prima che si spacchi e ti faccia precipitare ››
Chiusi gli occhi, poggiando di nuovo il mento sulla sua spalla.
‹‹ Sai una cosa? ››
‹‹ Cosa? ›› chiese, con un tono smorto
‹‹ Male male che vada andremo a braccetto per la zona bruciata e canteremo una caspio di canzoncina insieme ›› dissi, cercando di imitare il suo tono di voce.
Si girò nella mia direzione. Aveva accennato un sorrisetto.
‹‹ Certo, come no ›› soffocò una risata ‹‹ usi le mie stesse frasi contro di me? ››
‹‹ Tu lo facevi nella radura. Ricordi? ››
‹‹ "Newt è un buon amico" ›› cercò di imitare il mio tono di voce
‹‹ Ehi, è vero, lo eri! ›› feci finta di imbronciarmi. Allora arricciò il naso, guardandomi dalla testai ai piedi.
‹‹ Mi stai dicendo che non lo sono più? ›› sollevò un sopracciglio.
‹‹ Forse ›› scrollai le spalle.
‹‹ Già, non sono più il tuo buon amico. ›› si alzò dalla poltroncina, porgendomi la mano poco dopo.
La presi e mi alzai. Mi tirò verso di sé. Sembrava essersi calmato, e trovai la cosa almeno un po' rassicurante.
‹‹ Esatto, ora sei il mio migliore amico ››
‹‹ Sei rimasta sulla berga con me perché sono il tuo migliore amico? ››
‹‹ I veri amici si vedono nel momento del bisogno, no? ›› gli feci l'occhiolino.
‹‹ Giusto ›› fece le spallucce, legando le braccia attorno alla mia vita. Fece un respiro profondo poco dopo, poggiando il mento sulla mia nuca.
Spostai le mani sulla sua schiena, premendole lievemente per stringerlo di più a me.
Sembrava essersi tranquillizzato davvero.
‹‹ Sai perché non ho insistito ulteriormente? ›› riprese Newt, sciogliendo l'abbraccio
‹‹ Perché tanto era come parlare con un muro? ››
‹‹ Anche ›› ammise ‹‹ ma anche perché so' bene che tanto troveresti il modo di tornare qui. Sarebbe stato inutile. È ciò che avrei fatto io. ››
Avevamo la berga interamente a nostra disposizione. Era come una piccola casa, alla fine.
Non avevamo un letto, ma quei due divani uniti ci bastavano. Era sempre meglio di niente.
Un piccolo bagno, una sorta di cucinino che, indubbiamente, non era il massimo della comodità, ma andava benissimo. A noi bastava quello, e considerando dove ci trovavamo, era veramente tanto.
Prima di andare a dormire, avevamo le coperte sui divani in modo che sembrasse una sorta di letto matrimoniale. Era strano, c'era da ammetterlo. Era tutto così dannatamente nuovo. Ma almeno nessuno dei due si trovava a disagio. Non troppo almeno.
‹‹ Spero che i divani non si separino all'improvviso e ci faccia cascare con il sedere a terra ›› mormorai mentre lo raggiungevo sotto le coperte. O quello che dovevano essere. La cosa positiva è che erano piuttosto grandi e ci coprivano interamente. A dire il vero ne bastava una, ma con due avremo avuto più caldo.
‹‹ Non succederà, vedrai ›› rispose, prendendo un respiro profondo poco dopo e mettendosi un braccio dietro la testa ‹‹ in caso contrario, prima della botta sentirai una mia imprecazione ››
arricciai il naso e mi sistemai sotto le coperte, accanto a lui.
Si addormentò quasi subito, ma la mia testa stava vagando altrove.
Avevamo lasciato una torcia accesa, esattamente dietro i divani, in modo che se dovesse servirci qualcosa almeno avremmo visto un pochino.
L'unica che mi serviva osservare, però, dormiva accanto a me. Sembrava essere così dannatamente tranquillo e sereno mentre dormiva. A parte i forti sbalzi d'umore, era sempre Newt. Il mio Newt.
Lo stesso ragazzo che mi aveva accolta e protetta nella radura. Ora spettava me proteggerlo, in qualche modo.
Mi svegliai. Non so nemmeno il momento esatto in cui caddi nel sonno, so solo che mi ritrovai a stringere un cuscino tra le braccia.
La parte in cui dormiva Newt era vuota e le coperte erano raggrinzite.
A giudicare dalla piccola finestra in alto, era giorno, ed entrava una flebile luce biancastra.
Mi alzai pigramente, passandomi una mano tra i capelli scomposti ed annodati.
‹‹ Buongiorno, fagio ›› sobbalzai sul divano, girandomi di scatto nella direzione di Newt. Aveva un sorriso a trentadue denti.
Si era svegliato di buon umore, e questa era una cosa positiva.
‹‹ Buongiorno, pive ›› sorrisi a mia volta, spostando la coperta per alzarmi ‹‹ come mai così di buon umore? ››
‹‹ Ho dormito bene, accanto ad una ragazza che non russa come un trombone. È stata una bella nottata silenziosa ›› si diede una pacca sulle ginocchia e si alzò dal divano ‹‹ e c'è una cosa nel ripiano dove c'è il cibo. Sembra una scatola di.. cereali, credo. Sono buoni. ››
‹‹ Vorrà dire che andrò a mangiarli più tardi, ora non ho fame, sarò sincera ›› sistemai rapidamente le coperte sul divano, girandomi poi in direzione del ragazzo, che ora era poggiato alla parete e mi osservava. Aveva uno sguardo strano, un misto tra allegria e apatia.
‹‹ Tutto bene? ›› domandai lievemente stranita.
‹‹ Ho un po' di mal di testa ›› si passò una mano tra i capelli.
È dire che fino a qualche attimo fa sprizzava allegria da tutti i pori.
Arricciai le labbra ‹‹ penso che andrò a fare una doccia. Riuscirai a sopravvivere senza di me per qualche minuto? Posso sempre lasciare la porta del bagno aperta ››
‹‹ Sì, posso soprav- ›› sgranò improvvisamente gli occhi, diventando serio ‹‹ No. Aspetta. Non andare in bagno. ››
Corrugai la fronte, dando una rapida occhiata verso la porta di quella stanza ‹‹ perché? ››
‹‹ Non farlo e basta. ››
‹‹ È successo qualcosa mentre dormivo? ››
‹‹ Io.. No. Non è successo nulla. ››
‹‹ Ah-ah. Certo. ›› mi girai, dirigendomi a grandi passi verso il bagno.
Newt mi seguii, ma non fece in tempo a superarmi. Non era troppo distante il bagno, quindi fu facile raggiungerlo prima di lui.
Aprii la porta con un colpo secco, in modo che lui non facesse in tempo nemmeno a bloccarla.
Spalancai la bocca.
Sembrava che qualcuno avesse lottato lì dentro:
Il vetro dello specchio sopra il lavandino era bagnato, la doccia non aveva più la tendina appena, era a terra, piena di acqua, ed era completamente stracciata.
Al lato dello specchio, in basso, c'era una piccola crepa e il barattolo del bagno schiuma era spaccato sul pavimento. Non avevo parole.
‹‹ Non so cosa mi sia preso ›› provò a giustificarsi Newt.
Non aveva nulla di cui scusarsi, questo lo sapevo. Piuttosto fui sorpresa di come non mi fossi svegliata, doveva aver fatto un casino micidiale.
Si passò le mani tra i capelli, cominciando a stringerli di botto.
‹‹ Non è successo nulla ››
‹‹ Potevi esserci tu, invece che il vetro. Non sono in me quando faccio queste cose. ›› il suo tono di voce cambiò radicalmente. Ora era carico di rabbia repressa ‹‹ odio me stesso. ››
‹‹ Non puoi odiarti, non hai fatto nulla! ››
‹‹ Mi odio eccome! Mi odio per ciò che sto diventando! Spero solo che Thomas faccia ciò che gli ho detto. Ma so che è mio amico. So che lo farà ››
‹‹ Perché, che gli hai detto? ››
Rimase in silenzio, poi mi fulminò con lo sguardo ‹‹ gli ho chiesto un favore ››
‹‹ Che favore, Newt? ›› sentii una pessima sensazione.
‹‹ Una cosa che non ti riguarda, okay? Smettila di farti gli affari miei. ›› tirai indietro la testa, come se mi avesse appena dato un pugno in pieno stomaco ‹‹ non volevi farti una doccia? Va a farti questa caspio di doccia. ›› sbuffò, allontanandosi di colpo.
Continuavo a ripetermi che non era lui a parlare, ma la situazione cominciava a degenerare.
Ed io, invece, continuavo a sentirmi inutile di fronte a tutto quello.
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