Non vedevo l'ora che la settimana passasse, per trascorrere il weekend insieme a Giulio.
Durante gli altri giorni, ci vedevamo, dopo che tornavo dal lavoro, anche solo per un saluto, per un lungo bacio e poi entravo in casa, mi facevo la doccia, giocavo un po' con Sofia, cenavo e sprofondavo nel letto.
Ma ero comunque felice.

Forse, per la prima volta avevo trovavo il giusto equilibrio. E poi Giulio era sempre attento, mi cercava, mi raccontava la sua giornata. Condivideva con me ogni suo attimo.

Quando arrivò il sabato sera, dopo cena, andai al parchetto.
Ero emozionata, perché Giulio mi aveva chiesto in un messaggio se avessi avuto voglia di passare la serata insieme a lui, a casa sua.

Cazzo, sì! pensai, ma non glielo scrissi.
Gli risposi solo un semplice: va bene.

Raggiunsi lo skatepark e lo vidi seduto sulla gradinata. Si stava rollando una sigaretta.
«Ehi.»
«Ehi.»
Gli diedi un bacio sulla guancia e mi sedetti al suo fianco.
«Che si dice?» chiesi.
«Tutto nella norma» rispose, mentre leccava la cartina per poi richiuderla.
«Tutto alla grande, vorresti dire!»
Giulio mi fissò per pochi secondi e poi sorrise. Ricambiai.

«Vuoi?» mi chiese porgendomi la sigaretta.
«No, grazie. Preferisco bere qualcosa di forte.»
«Ehi, mi stai diventando un'ubriacona?» chiese, dandomi una piccola spallata.
«No! Mi serve solo per togliermi di dosso l'emozione.» e ricambiai la spallata.
«Sei emozionata?»
«Me la sto facendo sotto dalla paura.»
«Anch'io» confessò.

Restammo in silenzio e attendevamo il momento. Io non ci stavo più nella pelle. Sapevo che l'invito a casa sua poteva trasformarsi in qualcosa di più impegnativo di un semplice bacio.

«Andiamo ad affrontare questa paura?» mi chiese, buttando a terra la sigaretta.
«Perché no! Sono così coraggiosa» ironizzai.

Ci alzammo e ci incamminammo mano nella mano verso il suo condominio, sotto un cielo limpido, pieno di stelle. Prometteva bene.

Mi aveva avvisato che i suoi genitori erano andati via per il fine settimana e Mia era a casa di Ginevra. Forse, sarebbe rimasta a dormire da lei.

Quando raggiungemmo il condominio, iniziai a sentire l'ansia alla pancia. Gli strinsi la mano e mi feci accompagnare dentro.
L'appartamento era al secondo piano.
Aprì la porta e una volta dentro mi chiese se volessi bere qualcosa.

«Se non vuoi darmi qualcosa di forte, mi accontento di una camomilla» scherzai guardandomi in giro.

Casa sua era simile alla mia.
C'era la cucina e la sala in un'unica stanza con la portafinestra che dava sul balcone e un lungo corridoio che portava alle altre stanze.
Gli architetti di questo quartiere non avevano avuto molta fantasia.

Mi sedetti sul divano mentre lui andò verso la cucina, aprì il frigo e tirò fuori una birra. Prese due bicchieri e venne verso di me, appoggiandoli sul tavolino di fronte.

Si sedette, stappò la birra, la versò e poi brindammo.
«A cosa brindiamo questa volta?» chiesi sorridendo.
Mi fissò con quegli occhi blu e rispose:
«Che la paura svanisca, a entrambi.»

Bevvi un sorso di birra, appoggiai il bicchiere sul tavolino, lui fece lo stesso.
Ci fissammo negli occhi.
Capii che tutti e due non volevamo sprecare tempo ma nemmeno bruciarlo. Quegli occhi blu ardevano nei miei, però. E poi accadde.

Ci baciammo, fummo trasportati dalla passione. Come se avessimo già esplorato quel confine. E la paura, man mano svanì.

Mi prese la mano e mi accompagnò nella sua stanza e ci buttammo sul letto. E fu dolce.
Ci stringemmo in un abbraccio, e con calma iniziammo a esplorare i nostri corpi.
Le mani che si intrecciavano per poi staccarsi, per toglierci i vestiti, per cercare la pelle calda, per fondersi in un unico corpo.
E quando ci incastrammo era come se lo avessimo già fatto un sacco di volte.
Era spontaneo.
Era nostro.
Era un universo parallelo di cui potersi fidare. Era come se fossimo riusciti a trovare la nostra meta.
L'unione di due anime affini.

Spazio autrice:
Ehilà, Wattpadiani, come state?
Che ne pensate di tutto questo amore? 😂❤️