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Capitolo 55

Giulio mi aveva chiesto di non usare il Ciao, mi avrebbe accompagnato al battesimo delle matricole in sella al suo scooter.
-Metti che ti ubriachi, poi chi porta a casa il tuo Ciao?
Aveva scherzato tramite messaggio.
-Ehi, mi hai preso per un'ubriacona? È capitato solo una volta.
Gli avevo risposto con le faccine sorridenti.

Nel mentre, ricevetti anche un messaggio da parte di Lorenzo:
-Mi manchi da morire.

Mancava da morire anche a me ma non glielo scrissi. Dovevo dimenticarlo. Non mi sarei più fidata di lui. Sapevo che se lo avessi rivisto tutte queste mie certezze sarebbero crollate in un attimo. Cercavo di tenere duro.

Giulio arrivò davanti al mio condominio mentre gli altri erano in macchina.
Mia urlò dal finestrino: «Andate piano. Ci vediamo al campus.» e partirono.

Salii sullo scooter e mi passò un auricolare.
«Tieni. Così non ti senti sola mentre andiamo alla festa.»
«Uhh, che gentile!» e provai a infilare l'auricolare nell'orecchio.
«È un po' scomodo con il casco» ammisi.
«Tienilo così» disse aiutandomi.
«Adesso però mi devi stare vicina con il viso, altrimenti mi togli l'altro auricolare.»
Sorrisi e ironizzai: «Non ti lamentare se ti sbavo addosso.»
«Tranquilla, ho il giubbotto impermeabile» ribatté.

Fece partire Un'altra chance di Fabri Fibra e ci avviammo alla festa.
Mi stupii per la scelta musicale.
Lo ritenevo uno dei pezzi migliori di quel rapper.

Guidò con tranquillità per le vie della città, mentre io canticchiavo il testo della canzone:
«La vita è un'altra cosa dal cinema che vedi. E se per caso qui sbagli non so quanto rimedi. Mi serve un'altra chance, mi serve un giorno solo. Tu dammi il tempo e se mi chiami ti raggiungo al volo.»

Io cantavo e Giulio sorrideva. Non si rendeva conto di che regalo mi avesse fatto. O forse sì.

Arrivammo vicino al campus già strapieno di macchine, motorini e biciclette parcheggiate. Giulio lasciò lo scooter vicino a molti altri, mi tolsi il casco strappandomi l'auricolare dall'orecchio, strattonando anche il suo.
«Scusa» dissi.
«Non ti preoccupare. Mi hai solamente strappato mezzo timpano» scherzò.

Io mi sentivo emozionata e adesso iniziavo a pensare che in mezzo a tutta quella gente potesse esserci anche Lorenzo. Mi tremavano le gambe al solo pensiero.

«Andiamo?» mi chiese Giulio che forse si era accorto del mio terrore.
«Andiamo» risposi titubante.

Oltrepassammo l'entrata e ci addentrammo dentro il giardino del campus. Aveva la forma di un labirinto con l'erba tagliata a raso terra.

Arrivammo davanti alla porta d'entrata.
La sala adibita per la festa era all'interno della grande palestra, illuminata da fari colorati che si muovevano a tempo di musica. C'era una folla di persone sparse per il salone, e in fondo si intravedeva una grande vetrata. Lì, doveva esserci la piscina olimpionica.
Faceva un caldo assurdo e lasciammo i giubbotti, i caschi e via discorrendo, nel guardaroba.

Mi guardai un po' in giro e vidi molte ragazze e ragazzi vestiti in modo elegante. Io avevo indossato un paio di leggins neri, la maglietta nera con la stella rossa, un golfino lungo e gli scarponcini. Anche Giulio era vestito in modo normale. Un paio di jeans e una felpa, che si tolse subito, lasciandola alla ragazza del guardaroba insieme a tutto il resto.
Lo imitai togliendomi il golfino. Stavo soffocando dal caldo.
Quando si voltò, notai che indossava una maglietta con su scritto Fuck!

«Vedo che anche tu hai indossato una robetta sobria» ironizzai.
«Credo sia adatta per la serata che ci aspetta» ribatté.
Questo nuovo amico mi piaceva sempre di più.
«Dai, andiamo a vedere dove sono gli altri» aggiunse.
Lo seguii in mezzo alla folla e lo persi.

Mi guardai intorno e poco dopo lo vidi sbucare in mezzo ad altri studenti, mi prese per mano e mi condusse verso uno stand.
Distribuivano le coccarde. Giulio ne prese una e me la appiccicò sulla parte sinistra della maglietta facendomi l'occhiolino.
«Prendine un'altra, anche per te» urlai, sovrastando la musica.
La prese e gliela appiccicai sul cuore.
Mentre ridevo dissi a Giulio che avevo sete.
Vicino allo stand delle coccarde c'era un tavolo dove potersi servire con i drink. Andò a prendere da bere e durante l'attesa, intravidi Federica e al suo fianco c'era Carlo. Quando si accorse di me, mi salutò.

«Per stasera niente shottino, solo una cosa alcolica ma leggera» disse Giulio mentre tornava dal tavolo con in mano due bicchieri di plastica con dentro un liquido grigiastro.
«Ho fatto due gin tonic. Uno leggerissimo per te. Ho fatto mettere più tonica che gin, vai tranquilla.»
Lo assaggiai. Era buono e per niente forte.

Ci vennero incontro Luca e Ginevra e si misero a bere con noi.
«Dov'è mia sorella?» chiese Giulio.
«Si sta mettendo il costume per il battesimo» rispose Ginevra.
«Di già?»
«La conosci. Deve sempre fare le cose in grande e ha bisogno di tanto tempo. Fra un po' vado a darle una mano» continuò Gin.

Mentre bevevo il drink, iniziai a muovere i piedi e mi guardai intorno. Avevo voglia di ballare, di divertirmi, di non pensare a niente. E dopo averlo bevuto tutto, feci una cosa che non avevo mai fatto. Mi buttai in mezzo alla pista a ballare Losing it di Fisher.

E mi lasciai trasportare dal ritmo di quella canzone. Mi sentivo leggera, mi sembrava di muovermi da un metro da terra. Allargai le braccia e iniziai a girare. Mi sembrava di volare. Vennero anche Ginevra, Giulio e Luca e saltammo insieme seguendo il ritmo della canzone.

Eravamo giovani, spensierati, invincibili, con la solitudine che ci portavamo dentro e la riempivamo con il testo di una canzone, con la frase di un libro, con un bicchiere di gin tonic. E per un attimo quella solitudine scompariva.

Finimmo di ballare e decidemmo di andare al bar a bere qualcos'altro. Io avevo sete. Di acqua, però. E non lo nascosi, lo sussurrai all'orecchio di Giulio mentre ci incamminavamo verso il tavolo dei drink.

Si voltò e le nostre labbra si sfiorarono.
Sentivo il suo respiro. Si allontanò di poco.
«Qui non la vendono l'acqua» mi rispose Giulio e notai Ginevra che si era fermata a parlare con un ragazzo che avevo già visto da Pepe.
Feci qualche passo e mi bloccai.

C'era anche Lorenzo in compagnia di Veronica. Le cingeva il braccio intorno alla vita, mentre lei lo baciava sulla guancia, vicino alla bocca, sul collo, nell'orecchio.
Il cuore iniziò a battere forte e mi venne da tremare. Potevo esplodere da un momento all'altro. Giulio ritornò da me e seguì il mio sguardo.
«Vuoi andare via?»
«No. Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria. Da sola.»
E prima di allontanarmi, incrociai lo sguardo di Lorenzo.

Spazio autrice:
Ehilà, Wattpadiani, come state?
Quanto è brutto vedere il proprio ex avvinghiato a un'altra?
L'ex che non sai se ti ha presa in giro oppure no!
Vedremo cosa succederà... ❤️

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