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Capitolo 45

Io e Lorenzo passammo tutta la giornata dentro la dépandance. Facemmo l'amore diverse volte, non ne avevamo mai abbastanza.

Aveva smesso di nevicare e rimanemmo a parlare, sdraiati sul tappeto, davanti al camino acceso.

Ero sicura del nostro amore, eppure c'era sempre qualcuno o qualcosa che si intrometteva e spezzava quell'armonia.
E quel qualcuno arrivò tramite messaggio.

Presi il telefono e lessi:
-Ciao, Viola. Ti devo parlare. È importante. Appena puoi, chiamami. Non dirlo a Lorenzo, poi ti spiego.
Lore si avvicinò e chiese curioso: «Chi è?»
Ritirai velocemente il cellulare dentro la tasca   della felpa e cercai di sviare il discorso, buttandomi tra le sue braccia.
«Camilla. Ma non è importante» dissi, cercando di non dare peso al suo messaggio.
«Mi stai nascondendo qualcosa, spaghi?»
«No.»

Odiavo mentirgli, ma dovevo prima capire cosa avesse da dirmi Camilla di così importante da non farlo sapere a Lorenzo.
Era un'amica e mi fidavo di lei.

«E tu mi nascondi qualcosa?» chiesi frantumando definitivamente l'armonia.
Ci sono delle domande che è meglio evitare. Andrebbero fatte nel momento giusto e questo non lo era affatto.

Lore si incupì e io capii che c'era qualcosa che lo tormentava. Eppure non riusciva a dirmelo. Oppure non voleva.
Fine della storia.

Decisi di farmi accompagnare a casa.
Quando arrivammo davanti al condominio, lo abbracciai forte.
Amavo quel ragazzo con tutta me stessa.
Lo salutai, scesi dalla mini e mi avviai verso la porta d'entrata di quello stabile grigio.

Quando fui in casa, salutai al volo mia madre che era seduta sul divano a guardare la televisione insieme a mio padre che le dormiva di fianco e Sofia seduta sul tappeto che giocava.
Andai nello sgabuzzino, mi sedetti sul letto e chiamai Camilla.

«Che succede?» chiesi.
«Devo parlarti di una cosa.»
«Dimmi.»
«Voglio dirtelo di persona.»
Dal tono della sua voce capii che era una cosa seria. E questa cosa iniziò a farmi preoccupare.
«Vengo da te» dissi.
«Ti aspetto.»

Terminai la chiamata e rimasi seduta sul letto.
Che diavolo doveva dirmi di così importante?

Il telefono vibrò. Vidi la notifica di un messaggio su Whatsapp da parte di un numero che non avevo in rubrica.
-Ciao, Viola, sono Giulio. Ho chiesto il tuo numero a Camilla, perché devo dirti una cosa. Appena puoi, chiamami. Ti lascio questa canzone. Mi vieni in mente tu quando la ascolto. Rido.

Ma cosa stava succedendo?
Era la giornata del "devo dirti una cosa"?

Aprii il video e riconobbi subito la canzone: Violet delle Hole.
Mio fratello possedeva il cd che conteneva quel brano, e la scaricai sul lettore mp3.
Quei tre accordi di chitarra mi facevano compagnia molto spesso durante le giornate di lavoro dentro l'inferno.

Sorrisi e risposi al messaggio:
-Ciao, occhi blu. Adesso sono impegnata, appena mi libero ci sentiamo. Grazie per la canzone. Mi piace un sacco.
Inviai il messaggio e mi pentii subito per aver usato quel dettaglio sui suoi occhi.
Maledii la mia impulsività.

Giulio rispose subito.
-Ero sicuro che ti sarebbe piaciuta.Tranquilla quando hai un attimo di tempo, ti spiego.
Ps: occhi blu, mi piace. Stai flirtando, Violetta?

Ecco, avevo fatto una cazzata.
Mi agitai e cercai un modo per uscirne indenne.
-No, assolutamente, no.
-Scherzavo! So che hai il ragazzo.
Fiuuu! Mi sentivo sollevata.
E aggiunsi:
-E non chiamarmi Violetta.
-Ops! Scusa.
Sorrisi e lo salutai.
-Ti posso inviare altre canzoni?
-Sì, puoi.
-Scusami, ma ora devo andare.
-D'accordo.

Ero curiosa di sapere cosa volesse dirmi Camilla. Qualcosa di importante, sicuro, vista la necessità di parlarmi da sola e di nasconderla a Lorenzo.
Forse lei sapeva qualcosa riguardo al suo passato, a ciò che lo incupiva ogni volta che avevo provato a chiedere qualcosa su sua sorella. Tra l'altro non sapevo nemmeno che aspetto avesse. In casa sua non c'era traccia di lei, nemmeno una foto.

Uscii dal condominio che era ora di cena. Avevo detto a mia mamma che mangiavo da Camilla e mi incamminai verso casa sua. Distava un paio di isolati.
Decisi di non usare il Ciao, anche se le strade erano pulite dal passaggio delle macchine e la neve era raggruppata ai lati della strada formando piccole montagne.

Mi avvolsi la sciarpa intorno al collo coprendomi il viso e camminai.
Le vie erano poco trafficate.
Quando arrivai nelle vicinanze del condominio di Camilla il mio telefono vibrò. Misi la mano dentro il giubbotto e lo tirai fuori.
Carlo mi aveva mandato un messaggio:
-Ciao, Viola. Devo dirti una cosa. Appena puoi, chiamami.

Anche lui?
Ma cosa diavolo stava succedendo?

Non risposi.
Decisi che lo avrei fatto più tardi.
Ritirai il telefono in tasca e arrivai vicino alla pizzeria, quella che frequentava spesso Lore.

Notai, vicino all'entrata, alcune persone.
E quel ragazzo girato di spalle mi sembrava lui. E la ragazza che era in sua compagnia mi sembrava quella sua amica, Veronica.

Camminai lentamente, mentre sentii le parole della ragazza: «Allora, come sta andando la scommessa?»
Non riuscii a sentire la risposta.
E intanto lei continuò: «Ma sì, la scommessa che hai fatto con Luca, riguardo alla ragazzina che hai aiutato con il motorino. Ricordi?»

Sentendo quelle parole mi bloccai a pochi metri da loro. Veronica si spostò a buttare la sigaretta nel posacenere vicino alla porta d'entrata della pizzeria e per un attimo mi guardò negli occhi.
Fece un sorrisetto compiaciuto.

«Luca mi ha detto che saresti riuscito a farla innamorare. Non lo hai fatto, vero?»

Il mio cuore smise di battere.
Quella ragazzina ero io.
«L'ho fatto» rispose Lore.

Mi sentii tremare la terra sotto i piedi.
E un formicolio mi percorse tutto il corpo.
E con il cuore che batteva all'impazzata, dissi:
«Voglio che tu me lo dica guardandomi negli occhi.»

Lore si voltò, e quando capì chi fosse a parlargli, mostrò un'espressione stupita e con un filo di voce disse: «Viola.»
«Viola un cazzo!» esplosi con rabbia.
«Aspetta, lasciami spiegare.»
«Non c'è da spiegare niente. Un cazzo di niente» continuai, con la voce che tremava, le lacrime che volevano uscire.
Le ingoiai e sentii i soliti spilli alla gola.
«Ti prego» mi implorò mettendomi una mano sul braccio.

Veronica se ne stava lì a guardare la scena con un sorriso compiaciuto.
«No! Ho sentito abbastanza. E adesso, se non ti spiace, leva quella cazzo di mano» dissi, provando a liberarmi da quella stretta.
«Non posso, non voglio, dammi la possibilità di spiegare.»
Lore stava tremando, io insieme a lui.

Lo guardai dritto negli occhi e con la voce rotta dal dolore sillabai: «Vaf-fan-cu-lo.»
Un vaffanculo è più che sufficiente, pensai e aggiunsi: «Dimenticami.»

Riuscii a liberarmi e me ne andai passando di fianco a Veronica che al mio passaggio sembrò trattenere il fiato.

Spazio autrice:
Ehilà, Wattpadiani, come state?
Ve lo aspettavate questo colpo di scena?
Secondo voi, Lore ha preso in giro Viola o non vuole ammettere che la ama sul serio?
Nel frattempo, lei è disperata, continuate a leggere e scoprirete altre cose. ❤️

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