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Capitolo 29

Non chiusi occhio.
La scena della serata mi dava il tormento. Continuavo a vedere Moro che mi schiaffeggiava e nemmeno l'amore che mi trasmetteva Lore mi tranquillizzava.
Se pensavo ai nostri abbracci il bulletto spuntava da dietro e mi prendeva a schiaffi.
Un incubo.

Decisi di alzarmi.
C'era uno strano vociare che proveniva dalla sala. Mi trascinai verso il lungo corridoio e quando apparii nella stanza notai la mia famiglia insieme a Carlo e ai suoi genitori.
Erano seduti sul divano.
Mi videro e smisero di parlare.

«Oh, Viola. Fammi vedere» disse mia madre che si era alzata dalla poltrona e mi veniva incontro.

Io tutta sta smania di far vedere il livido a chiunque non ce l'avevo. Volevo solo dimenticare. Ma mia madre, che fino ad oggi si era totalmente dimenticata di me, desiderava curarmi. Le feci vedere la strisciata sul viso. Forse si era attenuata un po', non avevo ancora avuto il tempo di guardarmi allo specchio e dall'espressione di mia madre e dallo scatto che fece per andare a prendere qualche sua medicina miracolosa mi fece capire che non era passata.

«Il palo della luce, eh!» esclamò Giovanni, che se ne stava seduto vicino al mio amico.
Feci spallucce e mi sedetti vicino a Carlo.

Scoprii che la signora Faina venne a parlare con i miei genitori e spiegò tutto ciò che successe da Pepe. E quindi non solo del pugno dato a Carlo ma anche dello schiaffo che avevo preso da Moro.

Venni a sapere che Carlo non doveva subire nessuna operazione al naso. Il medico appurò una lieve frattura, curabile senza interventi chirurgici. E fui sollevata quando sentii che il mio amico non aveva accettato nessun risarcimento da parte dell'architetto Moro.
Chissà che rabbia provava sua madre.
Si era vista stracciare davanti agli occhi un biglietto della lotteria vincente.

A Carlo interessava solo di essere lasciato in pace e se mai il bulletto lo avesse anche solo sfiorato, per sbaglio, lui l'avrebbe denunciato, mostrando i video delle aggressioni subite in precedenza.

Fu così che scoprii che lui, Carlo, era l'amministratore della pagina su Facebook. Dietro allo pseudonimo
Diosolosachisentelatuavoce, si nascondeva il mio caro amico.

«E tu, Viola, che cosa intendi fare con Moro?» chiese la madre di Carlo.
«Lo denuncio» risposi secca.
«Lo denunci?» chiese allarmato mio padre.
«Sì.»
«Non abbiamo i soldi per permetterci un avvocato. Sono in arrivo due bambini, e le spese legali graverebbero troppo su di noi.»
«Lo so. Infatti non ti chiederò un centesimo. Spenderò i soldi del mio stipendio.»
«Oh, bambina mia! Non intraprendere questa strada. Sarà una cosa molto lunga e non hai la certezza di uscirne vittoriosa. Il papà di quel ragazzo è molto potente. Ti schiaccerà.»

Ero scioccata.
Il problema principale non era la violenza subita ma i soldi che scarseggiavano.

«Cioè, voi che siete la mia famiglia e quindi dovreste proteggermi, mi state dicendo di mettere tutto a tacere e far finta di nulla? Non ci credo, è solo un sogno, anzi, un incubo. Vi prego, svegliatemi. Anzi, no, svegliatevi voi. Sono io quella che ha ricevuto uno schiaffo da quello stronzo e sono io quella che viene continuamente chiamata cagna, povera, lercia e via discorrendo» dissi con rabbia.
«Tranquilla, Viola. Lo sistemo io quel ragazzo. Non c'è bisogno di denunciarlo» intervenne Giovanni.
«Certo, come no! Vai là, gli spacchi la faccia e poi sarai tu quello denunciato e pure in torto.»
«Farò in modo che non mi denunci. Lo terrorizzo un po'. Ti prometto che non gli tolgo un capello.»
«Non ce n'è bisogno. Ho già chiesto a Lorenzo di scaricare i video. Li userò come prove» dissi e mi pentii subito appena guardai Carlo.

«Chi è Lorenzo?» mi chiese.
Non riuscivo a rispondere.
«È il suo... posso dire che è il tuo fidanzato?» mi schernì Giovanni.
«È un amico» risposi, e tentai di evitare lo sguardo di Carlo che sentivo pesantemente su di me.

Ecco, il colpo finale che sotterrava definitivamente il mio caro amico, innamorato di me.
Lo guardai per un attimo e un alone di tristezza lo invase.

Stavo provando la stessa sensazione che si prova quando vieni beccata in flagrante con l'amante. Vivi nella paura di essere scoperta, ma non fai nulla per troncare quella storia clandestina. Continui a ripeterti: oggi lo lascio, gli dico che non possiamo più andare avanti così, è troppo pericoloso, ci stiamo facendo solo del male, non posso lasciare la mia famiglia e via discorrendo.
E dopo che ti hanno beccata, ti senti semplicemente una merda.
Grazie tante, Giovanni!

Decisi di averne abbastanza, mi scrollai tutte quelle sensazioni e dissi che avevo da fare, mentre mia madre faceva ritorno dalla sua stanza da letto con in mano qualcosa di miracoloso da mettermi sul viso.
La ignorai, andai a cambiarmi e uscii di casa.
E come al solito, desideravo fuggire e non tornarci più.

Spazio autrice:
Ehilà, Wattpadiani, come state?
Viola sta combattendo contro i mulini a vento o sarà determinata e riuscirà a denunciare Moro senza l'aiuto di nessuno? ❤️

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