Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 23

Il giorno seguente mi svegliai provando una nuova sensazione.
Ero cotta, stracotta di Lorenzo.

Presi in mano il cellulare, lessi un messaggio su Whatsapp:
-Ieri è stata una bella serata. Il finale di più, però. Ci vediamo in giro, Spaghetti.
Seguito da una faccina che faceva l'occhiolino.
-Anche per me lo è stato.
E aggiunsi una faccina sorridente che arrossiva.
Ero estasiata.

E nonostante quello che era successo la sera precedente, durante la cena, sapevo benissimo come funzionava la mia famiglia di svitati.
Dopo una lunga litigata, un gran vociare, una brutta figuraccia, ogni componente della famiglia Chiantini tornava alle proprie vite, come se nulla fosse accaduto.

Pertanto, quando uscii dallo sgabuzzino e notai mia madre e Francesca, sedute in cucina insieme a Sofia, prese dal loro hobby di découpage, le salutai e scaldai una tazza di latte nel microonde.

«Viola, tieni. Queste sono per te. Provale!» disse Francesca, posando due scatole di scarpe sul tavolo della cucina.
Mi spiazzò.
Mia cognata mi stava facendo un regalo.

Mi avvicinai e aprii una scatola.
«Wow! Che belli. Grazie, Fra. Li provo subito» dissi stupita nel vedere quegli scarponcini neri che andavano tanto di moda.
Io non potevo permettermeli e nonostante indossassi sempre le mie scarpe da ginnastica, bucate nei fianchi, sulla parte dell'alluce e con le suole consumate, era arrivato il momento di buttarle e fare spazio a quelle fantastiche Dottor Martins.

«Già, sono proprio belli. E ti stanno bene, sono perfetti. Io ho i piedi troppo gonfi ultimamente» concluse amareggiata.
«Grazie Fra, non sai quanto mi hai resa felice.»
«Ci sono anche un paio di Converse nuove» disse, indicando l'altra scatola.
Sorrisi e d'istinto le diedi un abbraccio.
Ma durò pochissimo.
Era come se mi fossi attaccata a un pezzo di iceberg. Feci spallucce e vestita di una nuova emozione, bevvi un sorso di latte e provai anche le Converse. Erano perfette.
Diedi un bacio sulla testolina bionda di Sofia, salutai le due donne e uscii di casa.

Accesi il motorino e mi diressi verso il Ponte Coperto.
L'aria fresca dei primi di ottobre, il sole pallido, il cielo grigio, le foglie gialle, marroncine, manifestavano l'autunno.
Arrivai nella stradina che costeggiava il Ticino e mi fermai a casa del nonno. Parcheggiai il motorino e mi diressi fino all'entrata di casa. Suonai.

«Ciao, Viola» mi salutò il nonno dopo che ebbe aperto la porta.
«Ciao, nonnino. Fammi entrare che ho freddo.»
«Forza, vieni.»
Appoggiai il casco sulla poltrona della sala, mi tolsi la sciarpa, il giubbotto e mi avvicinai alla stufa che scaldava quella piccola stanza. Sul tavolo della cucina c'erano le castagne. Il nonno mi passò una tazza di tè fumante. La presi e avvolsi le mani intorno. Sentii un calore piacevole. Nel frattempo il nonno si sedette su una sedia e continuò a fare dei tagli alle castagne.

Quell'uomo era la persona più interessante che io avessi mai conosciuto. Persino lì,in quel frangente, sprigionava curiosità e saggezza. Intento nel suo lavoro, mi disse: «Ti ho preparato il paracolpi che mi avevi chiesto.»
«Grazie, nonno» dissi mentre mi accomodavo su una sedia, non tanto distante da lui.

«Posso aiutarti?» chiesi.
Mi passò un coltello.
Cominciai a fare dei tagli alle castagne e chiacchierammo un po'.
«Ti vedo diversa, più solare. È successo qualcosa?»

Nonno Giuseppe era astuto, oppure era quel sorriso stampato sulla bocca che non mi mollava.
Per una volta nella mia vita, ero felice. Dannatamente felice.
Ma non ci tenevo a urlare quella felicità ai quattro venti, la sfiga ci sentiva benissimo. Così, non risposi e alzai le spalle.

«Sofia come sta? È da questa estate che non la vedo.»
«Bene. È una bambina molto intelligente. A volte se ne esce con delle cose così astute. E poi è curiosa, attenta, educata. Strano, vero?»
«Per fortuna, vorresti dire.»
Sorridemmo entrambi.
«Nonno, perché una sera di queste non vieni a cena da noi?»

Sapevo benissimo che non sarebbe venuto. Era molto arrabbiato con quell'asino di suo figlio.
E quell'asino di suo figlio non faceva nulla per spezzare il silenzio che c'era tra loro.
E io non avevo ancora scoperto il motivo della loro lite.

«Viola, la conosci la risposta.»
«Già.»
«Però mi piacerebbe vedere Sofia.»
«Ci stai pensando?»
«No, non cambio idea. Se riesci, portala qui, così la vedo.»
«D'accordo. Farò in modo di riuscirci.»

Rimasi insieme a lui anche per pranzo.
«Lo sai che il papà è un vero stronzo sul lavoro? Non lo riconosceresti nemmeno tu» dissi mentre mangiavo il risotto allo zafferano.
Il nonno aveva lavorato per tutta la sua vita nella riseria di Martinotti.

«Era così anche quando ci lavoravi tu in quella ditta?» chiesi, continuando a mangiare.
«Viola, è un discorso che non voglio intraprendere con nessuno, tanto meno con te» disse con un filo di rabbia nella voce.
«Perché? Ho detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?»
«No. Tu non mi fai arrabbiare, mai! È il pensiero di tuo padre che mi manda in bestia.»
«Ok, ti chiedo scusa» dissi, alzandomi per dargli un abbraccio.

Il nonno si fece circondare dalle mie esili braccia e quando lo guardai mi accarezzò i capelli dandomi un bacino sulla fronte.
Quanto gli volevo bene a quell'uomo.
E cosa diavolo gli aveva fatto mio padre per farlo imbestialire in quel modo?
Avrei indagato.

Aiutai il nonno con i piatti e quando finii di lavarli, misi il giubbotto, presi la borsa con il paracolpi, mi avvolsi la sciarpa intorno al collo e salutai con un bacio il nonno, che restò a guardarmi sulla porta di casa mentre sfrecciavo via con il motorino.

Spazio autrice:
Ehilà, Wattpadiani, come state?
Secondo voi, a cosa servirà il paracolpi? 😂❤️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro