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Cap. 18

I mesi trascorrono, ho fatto più di cinque servizi in ospedale ed ogni volta è sempre una nuova emozione. I bambini, così come gli adulti che incontro lì dentro, mi danno sempre la forza di vivere davvero, di non abbattermi per ogni sciocchezza che mi circonda.

Continuo a sentirmi spassionatamente con Claudio, cerco di rimanere indifferente alle sue attenzioni, anche se è davvero difficile. Ricordo ancora il modo in cui ha guardato la sua fidanzata e dentro me mi sento morire.

Ho bisogno di andare a trovare mio zio, mio cugino, solo con loro sembra che la tempesta intorno a me si plachi: solo guardando chi sta peggio di noi ci riteniamo fortunati di vivere ciò che stiamo vivendo.

E' Settembre e basta una magliettina a maniche lunghe per stare bene. Mi vesto senza pensarci troppo e lego i miei lunghi capelli lisci in una coda alta. Mi faccio accompagnare poiché sono senza macchina: quando si ha fratelli maggiori non si avrà mai un mezzo disponibile.

Avviso mio cugino di essere sotto casa sua e mi viene ad aprire la porta d'entrata.
<< Anche tu quì? >> Mi dice, abbracciandomi. Lo guardo incuriosita.
<< Perché chi c'è a parte me? >> Chiedo, ridendo.
<< Tato! >>
Alla sua risposta rimango immobile. Dimmi che è uno scherzo, cugino...
<< Pensavo, infatti, che vi foste messi d'accordo. >> Continua, scrutandomi.
<< Ehm... no no, mica ci sentiamo io e lui. >> Mento. Non vorrei far capire ad un parente che mi sento con un quarantenne!

Cammino lungo quel corridoio in cui sono inchiodati tutti i miei ricordi migliori dell'infanzia. Come cambiano le cose col tempo... Mio zio era grande, alto e robusto e adesso è a letto senza forze e quasi più magro di me. E' sempre stato il padre ideale, ha dato il dolce e l'amaro a mio cugino, crescendolo con sani valori.

<< Chi era? >> Urla mia zia dall'altra stanza. Mi prendo di coraggio e svolto l'angolo. << Buona sera! >> Esclamo, con un grande sorrisone. Ho le gambe che mi tremano.
<< Alessiuccia! >> Dice mio zio, dal letto. Evito di guardare dal suo lato perché accanto a lui, seduto su uno sgabello, c'è Claudio. Ma dopo aver salutato mia zia, non posso fare altrimenti.
<< Zione! Ciao! >> Mi abbasso e lo saluto con un bacio. Poi, educatamente, saluto pure Tato che non ha smesso, nemmeno per un secondo, di guardarmi.

<< E tu che ci fai quì? >> Mi chiede.
<< Io? Si dà il caso che lui è mio zio, è logico che io sia quì. Tu che ci fai piuttosto? >> Rispondo, ridendo, per non far capire l'aria di sfida ai miei parenti.
<< Io conosco Salvo prima che tu nascessi! >> Esclama, facendomi la linguaccia.
Touché, carissimo Tato!

Mi siedo su una poltrona, posando la borsa e accavallo le gambe. Guardo raramente verso Claudio, ma puntualmente i nostri sguardi si incrociano.

E' sempre un grande... Riesce a far ridere tuttì, regna solo armonia in quella stanza! E' proprio questo suo modo di vivere che a me fa impazzire. Come ci riesce a mettere da parte i problemi della sua vita e far finta di nulla? Mi luccicano gli occhi e all'improvviso la mia rabbia nei suoi confronti sparisce.

<< Carotina, torni con me? Inutile far venire qualcuno a prenderti, tanto... la strada è sempre quella! >> Mi propone.
Rimango in silenzio per qualche secondo... No, no, no! Una vocina dentro di me mi suggerisce.
<< Sì! >> Rispondo.
Cara testa, non metterti mai contro il cuore: perdi sempre!

                                                                        *****************

In macchina regna il silenzio. Ogni volta che esco da quella casa mi rattristo. Non è bello far notare la tristezza agli ammalati, soprattutto se sono tuoi parenti, quindi mi tocca sfogarmi da sola, ma... questa volta c'è Claudio con me e non posso lasciarmi andare.

Accende la radio e di tanto in tanto mi guarda.
<< Come va? >> Chiede, notando il mio sguardo nel vuoto.
<< Va! >> Rispondo, sincera.
<< Vieni qua, dai! >> Allunga il braccio verso di me, facendo segno di avvicinarmi a lui e poggiarmi sulla sua spalla. Con l'altra mano continua a guidare.
<< Forza, tranquilla, non ti mangio. >> Ribadisce, vedendomi esitare.
Mi lascio andare, mi aggrappo alla sua spalla e lo abbraccio forte, facendolo un po' sbandare. Claudio mi ricambia con un bacio in fronte e non dice una parola. Lui sa cosa vuol dire soffrire per un famigliare, lui sa cos'è il dolore e sa che le parole non bastano per placarlo e si milita ad accarezzarmi la guancia ed a continuare a baciare la mia fronte, con quelle labbra piccole che si poggiano delicatamente.
Questo è il Claudio che adoro, ma ho paura... so che domani potrebbe essere di nuovo distante ed io continuerò a starci male. Mi sto davvero affezionando.

Il silenzio è riempito dalla musica, si passa da Tiziano Ferro ad Alessandra Amoroso, fino ad arrivare alla canzone di Riki; Claudio alza il volume, si abbassa vicino al mio orecchio e mi sussurra: << Ascolta questa canzone...>>

Quando qualcuno ti dice di ascoltare un pezzo di canzone vuol dire che ti sta parlando, che ti sta dicendo ciò che magari a parole non riesce a dire.

"Tu dimmi qualcosa, qualcosa che resta, senza fare di più che la scena è perfetta, se quando ti guardo è già tutto migliore... perdo le parole! Prova con gli occhi a dirmi ciò che non riesci, quando il centro sei tu con i tuoi movimenti, se quando capisco che esiste l'amore... perdo le parole! "

https://youtu.be/cyRV7vSAYUc

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Ma ammazziamo tutti, appassionatamente Carotina? :D
Cosa avreste fatto voi al suo posto? Claudio la conquista con "poco" e lei non riesce ad allontanarsi da lui...

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