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Quella Fottuta Paura di

"Cos'è successo con Mario?"

Mia mamma rompe il silenzio proprio mentre sono intento a dare il primo morso al mio pane e Nutella. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo pur di non rispondere alla domanda. Ma mia madre è una donna testarda, peggio di me, che quando si impunta su qualcosa, difficilmente si muove dal suo punto fino a quando non ottiene ciò che vuole.

E infatti. "Allora? Me lo vuoi dire?"

"Sì, ciao anche a te, mamma. Buon giorno. Io sto molto bene, ho dormito da dio. Tu, tutto bene? Sai, potresti anche preoccuparti per tuo figlio invece di pensare sempre e solo agli altri." rispondo stizzito mentre continuo a fare colazione.

Sono stanco di questa situazione che va avanti da due mesi ormai.

Dopo la mia sfuriata contro Mario, i nostri rapporti si sono interrotti e lui ha ben mantenuto la sua parola: è stato lontano da me. In università non mi stuzzica più, non mi spia dalla finestra, neanche mi saluta. Sono invisibile e questa cosa piuttosto che rincuorarmi, mi infastidisce.

Mario ha sempre fatto qualcosa, non è mai stato così. La sua presenza ce l'ho avuta sempre addosso e non sono abituato a ricevere il nulla. Quei suoi gesti idioti, le burla, le prese in giro alla fine era il suo modo per esserci.

"Sì, saltiamo questa parte. Ti vedo e so che stai bene. Quindi, che hai combinato?" continua mia madre, mettendosi le mani sui fianchi e guardandomi col fare indagatore.

"Io non ho fatto nulla, è stato lui."

"Claudio. Lo vedo come cambi strada quando lo incontri e lui tiene sempre la testa bassa. Mi saluta a stento! Gloria è di nuovo preoccupata per lui." mi comunica e io sento che potrei scoppiare da un momento all'altro.

"Piuttosto che fare i pettegolezzi con la tua amichetta del cuore, di a Gloria di educare suo figlio che è un gran presuntuoso e bullo!" sbotto.

Gli occhi di Cristina si chiudono in due fessure e io so che adesso scoppia la bomba. "Non ti permettere, Claudio. Gloria si è rialzata le maniche fin dal principio per far crescere suo figlio sano e forte e ben educato."

"Davvero, mamma? Davvero? E sentiamo dov'era la sua buona educazione quando mi prendeva di mira, mi rendeva la scuola un inferno, quando mi derideva e prendeva in giro, quando non ha fatto altro che importunarmi in venti anni. E dove eri tu che hai fatto finta che tutto questo non è mai successo, anche quando tornavo a casa piangendo o con vestito rotti?"

"Pensi che non lo sappia? Pensi che non abbia mai parlato con Gloria. Io ti ho difeso sempre, Claudio, sempre e Gloria non sai quante volte ha litigato con Mario proprio per questo, per tutte le volte che piuttosto che aiutarti ti feriva. Tu non lo sai."

"Infatti la colpa non è di Gloria. La colpa è che ha un figlio con un carattere di merda ereditato a quel emerito stronzo di suo padre!" e li vedo gli occhi di madre spegnersi un po' e adesso lo stronzo mi sento io.

La verità è che io e Mario siamo cresciuti entrambi senza un padre, solo che almeno lui ha mantenuto un minimo di rapporto con il suo, anche se è ritornato a Roma, mentre io neanche mi ricordo l'ultima volta che l'ho visto mio padre. Gloria e Cristina si sono ritrovati a diventare mamme ancora troppo giovani e si sono fatti forza tra di loro. Io e Mario siamo nati a distanza di pochi mesi. Mia madre ci soffre ancora per l'abbandono di mio padre e questa è l'ennesima cosa che la lega alla sua amica.

"Scusa, mamma. Non volevo ferirti." rispondo mortificato.

"Invece è proprio questo che volevi fare: ferire. Perché tu sei così, Claudio, tu vedi solo il nero e mai il positivo. Tu tendi a dimenticare il bene che le persone ti fanno e ricordi solo il male. E io lo so che non è colpa tua, lo so che è tuo padre la causa di questa tua poca fiducia nel genere umano. Ma ricordarti Claudio di tutte le volte che Mario c'era. Di tutte le volte che ti ha difeso davanti agli altri, si è preso cura di te, ti ha protetto. Forse non riesce ad esternarlo, forse ha fatto una cazzata, ma ci sta male e se Gloria me ne parla io ho diritto di sapere cosa è successo."

Le sue parole sono lame taglienti. Lo so che lo sta facendo per me, ma io proprio non ci riesco. Come posso spiegargli che quando ho sfiorato le labbra di Mario ho sentito dentro di me il vuoto? Come glielo spiego che non voglio soffrire perché lui cambia uomo come mutande, che si scopa l'aria? Come faccio a spiegargli che mi si mozza il fiato e mi sento debole quando ce l'ho accanto, perché mi fa sentire libero, ma poi mi confonde? Che non riesco a lasciarmi andare ai sentimenti, alle emozioni che mi lascia perché è più facile evitarlo, respingerlo, ma che adesso mi manca la nostra continua lotta. La nostra quotidianità.

"Vuoi la verità? La verità è che ho una fottuta paura di innamorarmi di lui."

*****


Se con Mario sono due mesi che non ci parliamo, dall'altra parte sono due mesi che esco regolarmente tutti i giorni con Luca. Quel ragazzo ha davvero portato una boccata di aria fresca e spensieratezza nella mia vita, tanto che ho riscoperto cosa vuol dire ridere, stare bene, uscire con una persona.

E con Luca sto davvero bene.

Non ci sono stati ancora baci tra di noi, solo caldi abbracci e carezze e ce li siamo fatte bastare.

La verità è che questo ragazzo mi intriga ma onestamente non mi lascia niente. Mi piace, c'è anche attrazione fisica, ma è come se tutto ciò che stiamo vivendo fosse finto.

Stasera ha deciso di andare a cena fuori. Abbiamo consumato un pasto in un ristorante davvero carino sul Lago di Garda e abbiamo litigato per chi dovesse pagare il conto, arrivando poi al comune accordo di fare a metà anche se poi lui con la scusa del bagno, si è diretto alla cassa per pagare l'intera cena.

Abbiamo fatto una passeggiata sul lungolago e poi timidamente mi ha preso la mano. Non sono il tipo da queste dimostrare pubbliche ma attorno a noi non c'era nessuno, quindi sorridendogli ho acconsentito.

La sua mano però è troppo grande e umida, circa dopo cinque minuti inizia a sudarmi e un certo stato di schifo si impossessa di me. Colgo l'occasione si prendere un fazzoletto per soffiarmi il naso per lasciarla e non prendergliela più e lui non sembra farci caso.

Rimaniamo a passeggiare e a chiacchierare per un po', fino a quando non si fa tardi e decidiamo di rientrare visto che entrambi domani abbiamo lezioni alle 8.30.

Adesso siamo sotto casa mia perché mi ha accompagnato con la sua auto e mi sta fissando con fare insistente come non aveva mai fatto, tanto da mettermi un po' a disagio.

"Tu mi piace davvero, Claudio." mi sussurra e io ringrazio il buio che nasconde le mie guance rosse dal senso di disagio che lui avrà scambiato per imbarazzo perché in un secondo la sua mano e dietro la mia testa e mi spinge verso la sua bocca.

Le nostre labbra si incontrano e io chiudo gli occhi lasciandomi trasportare.

Ma la verità è che appena ho abbassato le palpebre, gli occhi neri di Mario hanno fatto capolino nella mia mente.

La verità è che questo bacio non mi comunica niente, che quando le nostri lingue si incontro, sento il nulla e mi fa anche un po' di schifo.

La verità è che quel leggero sfioramento di labbra risalente a due mesi fa, mi ha fatto tremare il cuore e fatto diventare le gambe molli, mentre adesso non riesco a provare nessuna emozione.

Ed è per questo che mi stacco quasi subito e mi sento un po' una merda per averlo fatto, così cerco di rimediare e gli sorrido. Anche lui sorride a me e poi colgo la palla in sbalzo per uscire dalla macchina, congedarlo e chiudermi in casa.

Salgo le scale a due a due, cercando di evitare al più possibile di parlare con mia mamma, perché un'altra discussione come quella si stamattina non la reggo, e mi dirigo a passo svelto in bagno. Mi lavo i denti due volte e cerco di scacciare via il retrogusto nauseante che mi ha lasciato quel bacio. Mi sciacquo il viso e mi ritrovo a guardarmi allo specchio dopo mesi che non lo facevo, trovando davanti a me due occhi verdi più spenti e vuoti.

Da quando hai iniziato a mentire a te stesso, Claudio?

Torno in camera mia e mi spoglio dei vestiti, mettendo il pigiama per poi sdraiarmi sotto le coperte.

Prendo il telefono e trovo un messaggio di Luca che mi avverte di essere arrivato a casa, anche se io non gli ho chiesto di scrivermelo. E già da queste piccole cose, dal fatto che lo avevo archiviato, dimenticato che mi rendo conto di essere fottuto. Mi porto una mano sul volto e lo liquido con un buona notte e la promessa di sentirci il giorno dopo.

Ma proprio mentre sto per posare il cellulare, che un nuovo messaggio illumina lo schermo facendomi salire il cuore in gola.

Da Mario:
"Affacciati alla finestra."

Inizio a sudare freddo e penso che posso benissimo ignorare il messaggio e mettermi a dormire, ma Mario è davvero sotto la mia finestra che inizia a tirare sassolini contro il vetro per richiamare l'attenzione.

E io mi alzo, solo perché non voglio rischiare che mi rompa il vetro ovvio, e mi avvicino al davanzale. Da dietro alla tenda riesco a vedere la figura di Mario che tiene in mano due palloncini blu.

Scuoto la testa e apro la finestra per affacciarmi. E dopo giorni finalmente rifiniamo occhi negli occhi. E' mezzanotte, non c'è luce e siamo illuminati solo dalla luce del lampione e della luna, ma i suoi occhi io riesco a vederli comunque per quanto brillano anche in mezzo al buio.
Ed è così bello, più bello di quello che ricordavo. Forse perché lui è bello sempre ai miei occhi, ma stasera sotto la luce fioca della luna, è la perfezione.

E io vorrei scendere, abbracciarlo, dirgli che mi è mancato, ma poi so che non posso farlo.

Aspetto che mi dica qualcosa, ma lui si porta l'indice alla bocca e mi fa segno di non parlare.

Resto allora in silenzio, come mi ha chiesto, a guardarlo mentre lo vedo tirare fuori dalla tasca dei jeans un pennarello argentato e scrivere qualcosa sul primo palloncino. Poi quando ha terminato, si posiziona sotto la mia finestra e lo lascia andare.

Il palloncino ad elio, vola lentamente e io lo afferro per il filo e poter leggere la prima parola che mi gela il sangue e mi ferma il cuore.

Scusa.

Subito dopo anche il secondo palloncino spicca il volo e mi allungo per afferrarlo. E anche su questo c'è una scritta, stavolta una frase.

Puoi perdonarmi?

Mario mi sta chiedendo scusa, Mario mi sta chiedendo se posso perdonalo. Lui che non chiede mai scusa che non dice mai grazie, è sotto la mia finestra che mi ha lanciato due palloncini per supplicarmi di smettere con questa situazione, che anche lui ci sta male.

E io vorrei piangere per il gesto, le sue parole, per il fatto che mi sento piccolo dentro e per aver baciato Luca.

Abbasso lo sguardo per vederlo ma lui è già andato via, rientrato nella sua casa e mi ha lasciato con due palloncini in mano e questa fottuta paura.

Questa fottuta paura di lasciarmi andare.

Questa fottuta paura di perderlo quando saprà che ho baciato un altro.

Questa fottuta paura di ammettere a me stesso che è inutile continuare a lottare, perché tanto è già stato scelto, perché ormai non posso più ribellarmi.

Posso solo abbandonarmi e buttarmi del vuoto insieme a Mario.

Ma io sono disposto a mettere sottosopra tutta la mia vita per lui?



******

Ciao.

Alloraa siamo all'ottavo capitolo in pochissimo tempo (queste pubblicazioni due volte a settimana, sono per farmi perdonare per l'attesa delle altre storie, ma non vi ci abituate) e leggendo un po' i commenti che mi lasciate a fine capitolo, ho deciso di dire due cosine.

1. Il narratore della storia sarà sempre Claudio. Avevo pensato di alternare qualche capitolo, ma sinceramente lasciare Mario un po' nel buio rende tutto più intrigante.

2. Ho letto di vere e proprio discussioni tra chi difende Claudio o Mario. Allora, nessuno dei due è un santo. Sono personaggi che ancora devono venir fuori: fidatevi

3. Non so quanto sarà lunga la storia. Teoricamente non dovevano essere molti capitoli, perché si doveva basare tutto sui cliché, adesso sto pensando di mettere un po di angst perché sono sadica, ma vedremo.

Per il resto, grazie sempre di tutto per le stelline e i commenti e a presto!

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