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Il 24  dicembre era arrivato portando con sé l'aria di festa e di allegria. 

Un Natale uguale a tutti gli altri ma con meno magia.

Quest'anno non c'erano state le mie canzoni stonate cantate a squarciagola, mentre decoravo l'albero di Natale, non c'erano neanche ghirlande e fiori rossi in giro per casa. 

No che il Natale sia sempre stato molto numero a casa mia. Siamo sempre stati in quattro la cena della vigilia; io, mamma, Gloria...e Mario.

Ma le cose ultimamente si erano complicate tra le nostre due mini famiglie. L'equilibrio era stato annullato. Mamma usciva con un ragazzo nuovo. Lo ha conosciuto da poco più di due settimane, eppure ne sembra presa. E' bello vederla sorridere, uscire la sera con qualcuno dopo tanti anni che si è pianta addosso una relazione malsana e triste. Gloria è partita per Roma e quindi non ci sarà neanche lei in città per le feste, tanto che la nostra tradizionale cena di famiglia è stata rimandata a quando saremo tutti liberi.

E poi c'è Mario. Lui è la goccia che ha rotto il vaso, lui e il mio disequilibrio.

Dopo la festa di inizio sessione, le cose tra di noi si sono complicate. Io ho fatto fatica ad uscire di casa e affrontare le chiacchiere delle persone che hanno assistito all'intera scenetta quella sera. Le mie giornate sono state scandite tra casa-studio-università-esame-e poi di nuovo casa per preparare una nuova materia.

Non sono uscito per weekend interi, fino a quando Nico, ritornano a Verona per le feste non è venuto a tirarmi giù dal letto obbligandomi a raccontargli tutto e a superare lo spiacevole episodio.

Di Luca non so più nulla. Non mi ha più cercato, non ha cercato un chiarimento e ad essere sincero neanche io l'ho fatto.

Sono stato scorretto con lui. Gli ho mentito,l'ho tradito, e non ho trovato il coraggio di lasciarlo perché avevo bisogno di riempire le mia mente con un'altra persona che non fosse Mario.

Soffro.

Soffro di questo amore che mi logora dentro e che non riesco a tirare fuori. E' lì a ricordarmi che anche se farò di tutto per reprimerlo, non se ne andrà.

Non era in programma. O forse sì.

L'alchimia che mi legava a Mario è sempre stata qualcosa di forte. Pensavo fosse solo quella, attrazione fisica, un desiderio che mi sono portato dietro da anni, una mia fantasia nel vedere in Mario sempre il mio principe asiatico. 

E sarebbe andata via crescendo, come passano tutte le cotte di infanzia.

Ma poi sono caduto sulle sue labbra, la prima, la seconda, la terza volta.

Poi ho iniziato a prestare attenzione ai suoi gesti, ho ascoltato le sue parole, si è preso un posto nel mio cuore.

Perché Mario nella mia vita ha sempre rappresentato un punto fisso, qualcuno che sapevo ci sarebbe stato sempre. Anche quando mi odiava, anche quando alle cene di Natale mi tirava i pezzi di pane o faceva cadere il mio bicchiere pieno di coca cola sui pantaloni. C'era quando indignato e incitato da sua madre mi salutava e mi dava il suo regalo, che era sempre accompagnata da un bigliettino dove mi ricordava quanto mi odiasse che mi faceva gli auguri solo perché obbligato.

C'era e basta.

Invece adesso non c'è. 

Non mi ignora, mi parla. Ma con distacco. E' ritornato quello di prima, il bullo che mi prendeva di mira. Ha ricominciato ad uscire con Mirko e Alex, riformando il trio che ha reso il mio percorso scolastico un inferno. 

Ma c'è qualcosa che lo ha caratterizzato sempre. Mario non ha mai usato la cattiveria con me, cosa che invece hanno sempre usato gli altri due. Adesso non so più dirlo se mi ignora o semplicemente è ritornato alla vita di prima.

Ogni sera lo spio dalla finestra che esce sempre con qualcuno di nuovo. A volte sono donne altre volte ragazzi e da quando sua madre è partita il via vai di gente è aumentato. 

E io dietro a un vetro, ad accarezzare la mia gatta e a vedere lui dare party in casa sua. Ho chiuso gli occhi più volte rivolendo ritornare a quella mattina, quella che ha segnato l'inizio di tutto ma anche la fine. Vorrei vedere di nuovo lui che mi abbraccia la notte subito dopo aver fatto l'amore, vorrei lui che starnutisce perché allergico al pelo del gatto e che poi ride prendendomi in giro per i miei poster. Vorrei quel ragazzo con le fossette sulle guancia che si formano solo quando chiude gli occhi a cinesino, che appende la foto che gli ho rubato a casa sua, sull'armadio così che io possa vederla sempre.

Come se avessi bisogno di foto per ricordarmi di lui.

Ho avuto tutto nelle mani e adesso mi ritrovo con niente.

E così è andato avanti fino a quando Nico non mi ha detto di smetterla e che non posso piangermi addosso per tutta la vita. 

E così mi ha costretto a partecipare a una festa stanotte. Dopo cena tutti si riuniscono in piazza d'Erba per aspettare la mezzanotte e l'arrivo del Natale. Centinaia di fiaccole verranno accese per illuminare la città ed è un occasione per stare insieme, esprimere un desiderio, scambiarsi gli auguri e sentirsi a casa.

Casa.

Io che non so neanche cosa significa ormai. Non sono di certo quattro mura vuote e un misero albero di Natale che quest'anno contiene solo due regali; il mio per mia madre e il suo per me. Ma lei non ci sarà stasera e quindi io mi sono obbligato ad accettare di uscire con Nico, perché trascorrere la vigilia di Natale da solo è davvero deprimente.

Roba che neanche i peggiori film.

Ho cenato con una pizza d'asporto. Lo stomaco è chiuso quanto il mio umore. 

Ho indossato un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e una cravatta sottile abbinata al completo. 

Elegante, mi ha urlato Nico per telefono, ed elegante lo sono stato allora. Ma anche se ho trascorso un'ora davanti allo specchio nella speranza di far svanire gli occhi rossi e le profonde borse, ma non ci sono riuscito, tanto da rinunciarci. 

Prendo il mio capotto e metto il regalo di Nico nella tasca interna. Il mio migliore amico arriva puntuale come prefissato alle 23.00.

"Dai Cla' che siamo anche in ritardo e Angelica mi uccide." sorrido mentre salgo in macchina. Angelica è la ragazza che ha conosciuto qualche mese fa e sembra davvero felice di stare con lei. E' una tipa apposto, un po' fuori di testa come lui, ma sa tenerlo a bada.

"Non si agitare. Siamo qua." sbuffo e accendo la radio per colmare il senso di vuoto che ho dentro.

Nico non smette di parlare neanche un secondo. Mi racconta di come si svolgerà la festa e che ha visto un sacco di gente tra cui anche ragazzi che potranno interessarmi. Ho alzato gli occhi al cielo e l'ho obbligato a non permettersi di presentarmi qualcuno perché non mi sembra proprio il caso.

"Hai proprio deciso di continuare ad aspettare il tuo cavaliere che venga a salvare il tuo cuoricino sul suo cavallo bianco?" mi prende in giro e riesce a farmi ridere.

"Non sto aspettando proprio nessuno. Solo che mi sono lasciato da 20 giorni e non mi va di conoscere qualcuno di nuovo quando sai benissimo che nella mia testa c'è già qualcuno."

"Qualcuno che per la prima volta dopo 24 anni non ha cenato con te la vigilia di Natale?" azzarda e il vuoto dentro di me si allarga, diventando una voragine.

"Non ne voglio parlare"

"Tanto lo vedrai stasera. L'ho visto prima, è nella troupe che ha organizzato l'evento."

"Tu lo sapevi da prima che ci sarebbe stato e non me lo hai detto."

"Ovvio che sì, avresti cercato una scusa per non venire e io non potevo rischiare." mi spiega e batte le ciglia come per farsi perdonare dalla piccola omissione."

"Ti odio."

"Ti amo anche io, cuore mio." mi stringe le guancia come fa sempre quando vuole prendersi gioco di me e io sbuffo allontanandolo, ma ringraziando chiunque abbia messo lui sulla strada della mia vita perché riesce a colorare anche i giorni più grigi e farmi sentire un po' di più a casa.

*

La festa è organizzata e prende vita su tutte le vie maggiori della città. Io ho sempre amato Verona ma durante le feste è magica e vedere tutte le lucide, le candele accese che segnano un percorso è abbastanza per farvi tornare l'accenno di un sorriso sulle labbra. Nico mi lascia e raggiunge la sua ragazza dicendomi di non sparire e che mi tiene d'occhio anche se a distanza. Lo manda beatamente a quel paese e mi incammino per i mercatini. 

Ricordo il punto esatto dove anni fa baciai il mio primo ragazzo, quel momento esatto in cui Mario coi suoi occhi neri mi perforarono l'anima tanto da farlo partire per Milano.

Adesso sono io che lo vedo ridere insieme a un altro, l'ennesimo. Il tizio lo tocca troppa, parlano e ogni occasione è buona per sfiorargli un braccio o la spalla o toglierli qualcosa di inesistente dai capelli. Stringo la mano in un pugno ma cerco di lasciare stare e dare le spalle. 

Una ragazza mi da una fiaccola e accende la piccola fiamma. Le sorrido e cammino fino guardandomi intorno per un po'. Il problema che i miei occhi sono sempre fissi su di lui che stasera è più bello del solito. Indossa un capotto sagomato nero e sulla mani ha dei guanti spessi. Il naso è rosso, segno che ha freddo e anche le guancia sono rosate. Al collo ha un cartellino col nome che lo indica come membro dell staff. Resto ad guardarlo a distanza di sicurezza per un po', fino a quando il ragazzo coi capelli rossi di poco fa non si allontana. 

Acceso da un attimo di coraggio, vi avvicino alla sua bancarella, facendo finta di essere interessato ai libri che lui sta vedendo.

"Ciao." Lo saluto quando gli sono davanti. 

Alza un sopracciglia indifferente e poi mi ripete la frase di rito che avrà a detto a tutti stasera. "Sei interessato a qualche libro?" mi chiede infatti.

"In realtà no." rispondo sincero.

"Beh, ciò vuol dire che sei davvero senza cuore visto che il ricavato dei mercatini stasera andrà tutto in beneficenza alla casa famiglia. Sapevo che non ne avessi uno, ma non pensavo fino a questo punto." mi mette a tacere e io vorrei sprofondare perché alcune persone accanto a noi adesso si sono girati e mi guardano male.

"Io...io non lo sapevo." rispondo dispiaciuto e prendo la prima copia di un classico che mi trovo davanti. "Prendo questo." gli porgo il libro e lui è veloce a incartarlo e ripassarmelo insieme allo scontrino.

"Sono cinque."

Consegno a lui i soldi, dicendo di tenersi il resto e lui annuisce mentre volta le spalle per andarsene.

"Mario?" lo chiamo ancora.

Lo vedo sbuffare e poi voltarsi. "Cosa c'è ancora."

"Io, vorrei parlarti." sussurro imbarazzato.

"No. Devo lavorare e mi stai disturbando. E poi non abbiamo niente da dirci."

"Dai Mario.."

"Senti." Sbatte dei libri sul banchetto e si fa più vicino. "Io non voglio avere niente a che fare con te. Forse questa cosa non ti è chiara. Abbiamo scopato, è stato bello, tu sei ritornato dal tuo ragazzo e io ho ripreso la mia vita. Fine della storia, anzi è durata fin troppo."

"Lo sai benissimo che tra me e Luca non c'è più niente."

"Oh che peccato. Non è colpa mia se tradisci e poi vuoi passare per santo."

"Io non voglio passare per nessun santo, ma non fare la predica a me perché neanche tu hai perso tempo."

"Sono single posso fare quello che voglio."

"Quindi è vero. Non sono stato nient'altro che l'ennesimo corpo per te." Gli urlo contro, col cuore che mi batte fuori dal letto e sanguina da far male.

Batte le mani col fare teatrale e poi alza gli occhi al cielo "ci sei arrivato finalmente."

E io resto lì senza parole perché le sue mi hanno già abbastanza ucciso. Stringo tra le mani il libro appena comprato e gli occhi mi si inumidiscono di nuovo.

 Ma lui non ci fa caso, preso com'è col suo telefono a scrivere a chissà chi. Poi però alza di nuovo la testa e mi chiede cosa voglia ancora e perché non me ne sia andato.

E mentre l'orologio scocca la mezzanotte annunciando l'arrivo del Natale che trovo le ultime parole da dirgli prima di dargli le spalle e andare via.

"Era passato solo per dirti che mi eri mancato stasera. Che mi è mancato trascorre la vigilia insieme con le nostre mamme, che è stato strano non averti in casa stasera. Ma tanto non ha più importanza."

E lo lascio lì, senza parole io questa volta, con la bocca leggermente aperta.


*

Nico mi raggiunge poco dopo abbracciandomi e facendomi gli auguri. Ricambio l'abbraccio e stringo anche Angelica. Ci scambiamo i regali e poi ci spostiamo tutti verso la seconda location che si trova proprio a Castel San Pietro dove da li faremo volare in cielo tutti insieme una serie di lanterne cinesi.

Cerco di ridire e divertirmi e dopo qualche bicchiere di vino riesco a scollegare la mente e scambiare anche qualche parola con un nuovo ragazzo. Giungiamo al Castello che sono più o meno l'una di notte, tra risate, balli e canzoni stonate, fino al punto più alto della città. Li dove puoi ammirare della vista più spettacolare, il punto più magico di Verona.

Distribuiscono le lanterne e le accendiamo tutti per poi sollevarle in alto e farle volare. Una serie di piccole lucine si libera nel cielo, coppie si stringono, si baciano, i bambini urlano felici, le famiglie sorridono e io ritorno a sentire il vuoto dentro lo stomaco perché mi sento incredibilmente solo. A due passi da me Nico e Angelica lasciano volare la loro lanterna prima di baciarsi. Accanto a me invece, solo me stesso.

E proprio in quel momento che ritorno a guardare il cielo triste che Mario mi si avvicina.

Lo sento arrivare a piccoli passi, ma col suo profumo che lo anticipa sempre.

Non parla, mi resta solo affianco ad ammirare lo scenario e le lanterne che diventano sempre più piccole fino a sparire inghiottiti dal buio della notte.

E poi mentre a poco la gente inizia ad allontanarsi, noi restiamo la sospesi in quel attimo eterno fino a quando non lo sento sospirare e rompe lui il silenzio.

"Non è vero." Sussurra e io per la prima volta che si è avvicinato mi volto a guardarlo. "Non ho toccato nessuno. Non avrei mai potuto."

"Tu-"

"Sei stato l'ultimo. Le mie labbra non potevo baciare qualcun altro, il mio corpo voleva solo te. O te o nessun altro."

E io muoio, leggendo la verità nei suoi occhi.

L'ultimo.

Me lo aveva detto che voleva essere il mio ultimo perché non era riuscito ad essere il primo.

E vorrei dirgli tante cose. ma lui mi porta un dito alle mie labbra prima che io possa parlare.

"Non dire niente, per favore, non dire niente." I suoi occhioni neri si perdono nei miei e rivedo il mio Mario, quello dolce, quello che si prende cura di me, quello che mi protegge, che mi bacia, che mi stringe le mani mentre entra in me, quello che mi abbraccia la notte quando ho freddo.

Poi avvicina la guancia alla mia. Ci sfioriamo lentamente, pelle contro pelle e chiudo gli occhi mentre il suo profumo mi inebria. Sospiro e vorrei che questo durasse per sempre. La sua bocca si avvicina pericolosamente al mio volto ma poi si schiude e stampa un semplice bacio all'angolo della bocca.

"Buon Natale, Claudio." Mi sussurra e poi mi lascia qualcosa nella mano prima di allontanarsi da me.

Quando apro gli occhi lui ormai è parecchi metri lontano da me che mi dà le spalle mentre tra le mani tengo una rosa bianca e un bigliettino.

Mi tremano le dita mentre spiego la carta e leggo quelle parole scritta con quella calligrafia che è la più bella ed elegante al mondo.

E mi manca il fiato quando riconosco la canzone e lì in una fredda notte di dicembre che riscopro in un paio di braccia ciò che per tempo ho cercato: la sensazione di essere a casa.

"It's alright
Calling out for somebody to hold tonight
When you're lost, you'll find a way
I'll be your light
You'll never feel like you're alone
I'll make this feel like home*"




*E va bene
Chiamare qualcuno da stringere stasera
Quando ti senti persa, troverai un modo
Sarò la tua luce
Non ti sentirai mai come se fossi sola
Ti farò sentire come a casa"

Home - One Direction. 

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