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Gli vuoi fare un Succhiotto?

"Mario! Bambino mio. Ma quanto sei bello, 'a nonna" Una signora sui 70 anni ci apre la porta di una graziosa villetta a schiera, appena fuori il caos cittadino nella capitale.

Abbiamo trascorso il resto del nostro viaggio in treno tranquillamente. Mario si è addormentato e ha appoggiato la testa sulla mia spalla, e io tanto avevo lo stomaco in subbuglio per l'emozione che ho trascorso tutto il tempo ad osservarlo e a lasciargli carezze. Abbiamo mangiato i dolci di mia mamma e abbiamo riso tantissimo, parlando del più e del meno fino a quando non siamo arrivati nella stazione di Roma Termini.

Qui, nel traffico e nella confusione più totale, Mario ha preso la mia mano e si è fatto strada fino a prendere un taxi che ha lasciato davanti alla casa della sua nonna paterna e che io non vedo da tipo dieci anni.

"Ciao, nonna Rosa" Mario l'abbraccia e la donna scompare tra le braccia esili del nipote. Poco dopo si stacca e si sistema gli occhiali sul naso. E' sempre la stessa nonna Rosa, forse un po' più invecchiata, ma sempre la stessa signora con gli occhi vispi e il sorriso gentile che quando eravamo piccoli e saliva a Verona, ci regalava ceste di pane e di biscotti fatti in casa.

"Hai mangiato? Ma mangi? Ti vedo sciupato rispetto all'ultima volta. Quella bona donna di tua madre non è stata mai brava. Dillo a nonna tua che non ti cucina gnente." La donna si mette con le mani sui fianchi, con la sua cadenza romanza accentuata e ha un'espressione così seria che mi fa quasi venire da ridere. Anche Mario ridacchia sotto i baffi, mentre continua a stringerla.

"Mangio, nonna, non ti preoccupare" cerca di rassicurarla e gli da un bacio sulla fronte.

"Sei andato in ospedale? E che è successo?"

E okay, Mario mi aveva anticipato che nonna Rosa aveva qualche problema di udito che negli ultimi dieci anni si era aggravato maggiormente e molto spesso capisce tutto il contrario di quello che gli viene detto. Lo so che non è cortese ma non posso fare a meno di ridere.

Mario alza gli occhi al cielo e aumenta il tono della voce. "Nessuno, nonna. Stiamo bene" gli urla letteralmente a un centimetro dal viso e la donna si porta le mani alle orecchie col fare infastidito. "Ma che ci urli, vedi che si sento" a mo di rimprovero.

"Naturalmente"

"Cosa ti è caduto di mente?"

"Ci rinuncio" sospira Mario mentre io osservo quel quadretto divertente di fronte ai miei occhi, con gli occhi divertiti. Nonostante tutto è bello vedere Mario interagire con le persone che ama e lui sua nonna la ama incondizionatamente. Si vede da come l'abbraccia e le lascia innumerevoli baci sulle guance o come anche amichevolmente la prende in giro per il suo poco udito. 

"E questo giovanotto chi è?" Lascia andare finalmente il nipote e si accorge anche di me, che sono rimasto a qualche metro di distanza da loro. "Fai ancora il Don Giovanni, eh" nonna Rosa inizia a ridere e da una gomitata nel fianco del nipote che sbuffa di protesta.

"Lui è Claudio"

"Salve, signora" mi faccio avanti e le porgo la mano per salutarla. "Si ricorda di me?" La donna inarca un sopracciglio e in quel gesto vedo una certa somiglianza col nipote. Lo stesso sguardo indagatore.

"Io ti conosco. Ma certo! Sei il figlio di Cristina! Ah! Ma come ti sei fatto bello. E non chiamarmi più signora, sono Rosa, Rosa e basta" mi butta le braccia al collo e mi lascia due rumorosi baci sulle guance. "Che caro ragazzo, così un caro ragazzo. Mario, non me lo avevi detto che è lui il tuo fidanzatino. Ho sempre saputo che sareste finiti insieme prima poi. Sono così felice, così felice che non vedo l'ora di dirlo alle mie amiche!"

"Veramente noi.."

"Ah, non fate i timidi. Non devi avere paura di me, caro. So tutto e per me va bene così. Accetto mio nipote perché le persone non si giudicano per cosa gli piace, ma per come sono dentro. E poi siete due ragazzi d'oro" mi rassicura, stringendomi una guancia "E se per caso c'è qualcuno che si oppone, ho nell'armadio una bandiera arcobaleno e la sventolo ogni volta che qualcuno si azzarda a dire qualcosa di negativo contro mio nipoti e i suoi diritti" afferma fiera e il mio cuore vacilla nel vedere quanto supporto ha Mario dalla sua famiglia, quanto gli vogliono bene e lo accettano aldilà di tutto. Quanto amore lui ha e quanto è facile per la sua famiglia essere accettato. Al contrario della mia di nonna che ogni volta trova la scusa per chiedermi se ho messo la testa a posto e se ho trovato una ragazza.

Gli occhi mi si inumidiscono e Mario sembra accorgersene perché tira la nonna per il braccio e iniziano a parlare del viaggio e del clima freddo a Verona rispetto che qui a Roma. Sorrido e trascino il trolley in casa. Attaccate alle parati del corridoio, ci sono una decina di foto appese ritraenti la famiglia Serpa. Tra queste spicca anche una foto di un baby Mario di pochi anni insieme a quelli che sono i suoi cugini, con un espressione imbronciata sul viso.

È sempre lo stesso. Dedico di fare una fare col cellulare così da poterlo minacciare in futuro.

"Allora, io non lo sapevo che fosse lui e ho preparato la stanza per gli ospiti giù e la tua su, ma potete dormire insieme." ci comunica Rosa, mentre siamo seduti in cucina a bere caffè e mangiare i suoi fantastici biscotti.

Sorrido e "Ma in realtà posso benissimo dormire qua di sotto."

"Gli vuoi fare un succhiotto?" mi chiede la nonna e si porta una mano scandalizza davanti alla bocca.

Le guance mi si colorano di rosso e "No, cioè. Volevo dire. Per me è lo stesso."

"Vuoi fare con me sesso? Ma sono troppo vecchia! Avresti dovuto incontrarmi anni fa quando ero giovane e bella anche io." la donna scoppia a ridere, contagiata da Mario mentre mi indicano e non fanno a meno di parlare di me come se non fossi davanti a loro.

E io vorrei sprofondare. Questa è la conversazione più imbarazzante di tutta la mia vita. Sento la faccia andare a fuoco e l'intero corpo trema. Cerco conforto in Mario ma lui è intento a ridere allegramente di me e di tutta la situazione e capisco che questo sarà un lungo weekend.



*

"Ho preso le chiavi di casa. Nonna andrà a dormire tra poco quindi non ci sono neanche problemi di orari"

Annuisco mentre usciamo di casa. Sono servite due ore abbondanti per convincere nonna Rosa che non era necessario dormire nella stessa stanza, altrettante due ore per assicurargli che stavano bene e non avevamo fame.

Naturalmente ogni frase in quella casa era urlata per permettere a Rosa di sentire, tra il viaggio in treno, la televisione a volume altissimo e le risate di Mario, mi sento frastornato.

Adesso stiamo per uscire. Stasera Mario ha detto "serata tranquilla, andiamo a fare un giro in centro e rientriamo" quindi ha insistito per portarmi a cena fuori e farmi vedere Roma di notte.

Mario inoltre ha insistito affinché indossasi la camicia a fiori blu che gli avevo promesso, e  abbiamo perso mezz'ora chiusi nel bagno perché mi è letteralmente saltato al collo e lasciato uno stramaledetto succhiotto grosso quanto un chicco d'uva sul collo, giustificando con un "è per marcare il territorio" come se ce ne fosse stato il bisogno.

Menomale che mi sono portato dietro il correttore di mamma.. Sante le donne e i loro rimedi!

Prendiamo in prestito la vecchia fiat 500 risalente al nonno di Mario, che a quanto pare ha un valore affettivo molto alto.

"Riuscirà questo cartoccio a portarci in giro?" lo prendo in giro, quando in realtà trovo le macchine d'epoca di una bellezza unica.

"Ehi, è una signora rossa. Non ti permettere" mi battibecca Mario e sorridendo, mentre guida tra le strade affollate che conosce perfettamente.

"Dai, non c'è neanche la radio!" borbotto, ma Maria allunga una mano e recupera un paio di vecchie cassate dove sopra vi è un etichetta rovinata dal tempo coi i nomi di vecchie hits anni 60/70.

"Sono sicuro che troverai qualcosa che ti soddisfa" mi prende in giro.

Guardo i vari i titoli e gli occhi mi si illuminano. "Oddio questa è una cassetta di Orietta Berti. Io adoro Orietta Berti!" esclamo e inserisco la cassetta al lettore.

"Sei così schifosamente gay" alza il cielo Mario quando le note di In via dei ciclamini riempie l'abitacolo. 

Mi mordo la lingua perché davvero vorrei ribattere con un però ti piace questo gay, ma deciso di non tirare troppo la corda. Almeno non ancora.

Inizio a cantare come un bambino e a battere le mani a ritmo di musica.

"Ah! La stai cantando quindi la conosci anche tu!" lo accuso sorridendo quando lo becco a canticchiare il ritornello. Si ferma al semaforo e alza le mani come colpevole.

"Ma non è vero. Ripete la stessa cosa dieci volte, è impossibile non impararla"

"Certo, certo" gongolo mentre canto a squarciagola i vari pezzi. 

Continuo a cantare e faccio anche un video che invio a Nico per informargli che sono vivo e che Mario non mi ha ancora mangiato. La risposta di Nico non tarda e ancora una volta mi fa scuotere la testa e mi fa arrossire. "Stacca quel cervello, apri le gambe e scopa amico!!!!"  Sbuffo, rispondendo con un serie di emoticons senza senso, ma la verità è che sinceramente, spero anche io di replicare la nottata di fuoco che, ahimè, risale ormai a un mese fa.

In poco tempo raggiungiamo di nuovo il centro della capitale. 

Se Verona durante il periodo natalizio è stupenda, Roma....beh Roma è magia.

Ovunque sono allestiti alberi di Natale mozzafiato, le strade sono illuminate da luci e addobbi, e io sto amando ogni singolo angolo di questa città.

"Sai, non tornavo a Roma dal quarto superiore"

Sai, non tornavo a Roma da quella volta che ti ho baciato per la prima volta.

"Lo so", risponde solamente e parcheggia l'auto per poi venire dal mio lato per aprire lo sportello della Fiat e imitando in un gesto teatrale, quello di un inchino.

"Oh, sono quasi onorato." afferro la sua mano e mi alzo. 

I nostri volti sono a un centimetro e basterebbe davvero poco per baciarlo. E io voglio così tanto farlo. I suoi occhi sono così neri, ma stasera brillano di più di tutte le lucine natalizie che ci circondano. Il suo sguardo si sposta dalle labbra agli occhi in continuazione e poi quando le sue guance di colorano di un leggero rosa brillante, mi sorride imbarazzato e abbassa gli occhi. E' così bello. Dio, perché hai creato una creatura così stupenda?

"Beh, entriamo?" mi domanda e io sbatto le palpebre come svegliato da un sogno dove no, io principessa del reame non sono stata baciata dal mio principe. Metto su un broncio infantile e lui scoppia a ridere mentre mi tira per un braccio e mi trascina verso quello che è l'entrata di un ristorante.

"Non ti bacerò stasera, Claudio. E' inutile che mi guardi così" mi canzona, notando il mio repentino cambio d'umore.

E io vorrei picchiarmi da solo perché non sono in grado di nascondergli nulla. "Non ti sto guardando in nessun modo." ribatto ancora più scocciato e cammino davanti a lui, dandogli le spalle.

"Certo, come no." la sua risatina mi perfora i timpani e io davvero sono confuso di tutta questa situazione. 

Così deciso di non fare il bambino e affrontarlo per bene una volta per tutte. Scendo di nuove le scale del ristorante e lo prendo per la manica della giacca, trascinandolo con me. Lui non ribatte, ma mi guarda con quello sguardo da stronzo e malizioso per tutto il tempo, fino a quando non mi fermo in una via più appartata.

Lo lascio andare e mi volto a guardarlo esausto "Perché siamo qua? Perché hai voluto che venissi con te?" chiedo diretto. 

Perché mi hai voluto qua, se puoi non vuoi nemmeno baciarmi?

Lui mi guarda sorridendo, solleva le spalle e "Perché mi andava."

"Non è una risposta, Mario."

"Okay." si arrende. Si avvicina a me appoggia le mani sulle mie spalle per avere un miglior contatto visivo. "Le cose sono iniziate male tra di noi. So che sono stata una merda con te in tutti questi anni, ma so fatto così, Clà non posso cambiare e forse continuerò a stuzzicarti e farti impazzire per sempre, perché amo quando ti imbarazzi e mi diverto a prenderti per il culo" mi sussurra serio per poi mettere su un sorrisino straffottente "...in tutti i sensi"

Alzo gli occhi al cielo e "Sii serio, per favore." Lui mi rivolge il suo solito sorriso a 32 denti, ma stasera ha gli occhi che brillano di qualcosa che non spesso ho visto sul suo volto: sono sinceri e io ci annego dentro.

"Dicevo. Io ho sbagliato ma hai sbagliato anche tu. Ma c'è questa cosa tra di noi che forse vale la pena provare, non credi?" mi domanda, indicando prima lui e poi me. 

Il cuore inizia a galoppare e avrei tanta voglia di chiedergli cosa c'è, cosa ci unisce e perché non riusciamo a stare lontani anche se ci detestiamo. Tanto domande che metto a tacere per il momento e mi limito ad annuire.

"Potrebbe andare male, lo so. Ma non ci conosciamo sotto questo punto di vista. Non sappiamo se siamo compatibili. Siamo bravi a litigare e metterci a tacere baciandoci o facendo sesso, che per quanto io lo abbia adorato la scorsa volta, non ci ha portato che altri guai. Quindi semplicemente ti ho portato a Roma perché è iniziata qua, e voglio vedere se riusciamo a costruire qualcosa per davvero." ed è così estremamente sincero che mi viene da piangere.

"Niente segreti, saremo sinceri l'uno con l'altro." rispondo e lui si illumina ancora di più.

"Voglio fare le cose per bene co' te, per una volta almeno." mi confessa e mi accarezza una guancia.

Mi abbandono a quel dolce gesto e spingo il viso contro la sua mano per aver maggior contatto. "Mi piace quando dici co' te"

"Perché ti piace il fatto che io non sia un perfettino del cazzo come te e che abbia un'anima tamarra" ribatte e iniziamo a ridere come due cretini.

"Forse giusto un po'" concordo e sospiro, facendo un passo indietro per non cedere alla tentazione, mandare all'aria il suo intero discorso e baciarlo qua davanti a tutti, spingerlo dentro la macchina e strappargli i vestiti. 

"Quindi mi concedi l'onore di portarti a cena, farti girare la città di notte e che ne so farti anche un pompino nel bagno del ristorante?" mi domanda divertito e poi mi porge una mano, indicandomi il locale. 

L'afferro e faccio combaciare le mie dita nelle sue, sorridendogli "Sì, anche perché ti devo ricambiare un succhiotto. Lo ha detto anche tua nonna" sfiato al suo orecchio e mordo la pelle sul suo collo per un istante.

Anche lui ride, stringendo ancora di più la sua mano nella mia e forse sotto il cielo di Roma impareremo ad odiarci un po' di meno.









****

Causa un piccolo problema di salute, probabilmente l'aggiornamento della prossima settima salterà. 

So di lasciarvi un po' in sospeso, ma so anche che le cose non saranno tutti rose e fiori quindi godetevi questo capitolo di quiete... perché non vi garantisco niente!

Spero di rimettermi per ritornare presto da voi.

Grazie sempre, Sabri.

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