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E fa male

È una sensazione di calore che si espande in tutto il corpo.

I muscoli tirano, la fronte sudata, i gemiti sono adesso più alti.

Stringo un lembo delle lenzuola tra le mani e sospiro, tenendo ancora gli occhi chiusi. Il piacere si concentra al centro esatto del mio stomaco e un sussurro scappa dalla mia bocca.

I suoi capelli mi solleticano la pancia, le sue mani mi tengono fermo per i fianchi impedendomi di muovermi e andare incontro alle sue labbra, che stanno letteralmente succhiando via la vita dal mio corpo.

Sospiro e porto una mano alla sua nuca, dove i capelli sono più corti e lo spingo ancora più vicino a me.

Dopo pochi affondi e qualche stoccata, le dita dei piedi si arricciano, i muscoli si irrigidisco e mi svuoto nella sua bocca, esausto.

"Mmh" mi lamento, mentre alzo le braccia per stiracchiarmi e solo allora mi concedo il lusso di aprire gli occhi e quelli neri di Mario sono la prima cosa che vedo. E' ancora in mezzo le mie gambe che si lecca le labbra e mi guarda col suo solito sorrido da stronzo.

E giuro potrei rivenire una seconda volta solo per questa visione: lui che mi fissa dal basso, che si assapora le labbra, che mi guarda in quel modo. Dio, è tutto troppo.

"Ma buon giorno" mi canzona e io di risposta lo prendo per un braccio e lo faccio stendere su di me.

"Vieni qua" sussurro con la voce ancora impastata dal sonno. Lui non se lo fa ripetere due volte e mi bacia. Il mio sapore ancora sulla sua lingua misto al suo potrebbe diventare la mia nuova eroina.

Restiamo a scambiarci baci umidi ed a bocca aperta, quando struscia il suo bacino sul mio e mi accorgo che è eccitato. 

Sorrido mentre allungo una mano per toccarlo e restituirgli il favore che lui mi ha appena fatto, senza smetterlo di baciarlo.

"Oh, finalmente" mormora sulle mie labbra, mentre io accarezzo la punta arrossata e già piena. Mi prendo tutti i suoi sospiri e i suoi gemiti, li soffoco di baci e poi inizio a muovere la mano, prima lentamente e poi sempre più velocemente. Geme forte e smette di baciarmi solo per nascondere la testa nel mio collo e ritornare a martoriale quel povero succhiotto che chiede pietà.

Mi morde la pelle e capisco che anche lui è vicino e dopo qualche altra stoccata, si libera sulla mia mano. 

"Buon giorno, anche a te" gli sussurro all'orecchio e aspetto che si riprenda dall'orgasmo per guardarmi. 

E poi lo fa, con le guance arrossate, i capelli neri corvini che gli ricadono sulla fronte e gli occhi lucidi investiti dal piacere.

Quei danni occhi neri, che stanno dannando l'anima anche a me.

Sorriso come un ebete e lui allunga una mano e mi accarezza la guancia con una strana espressione dolce sul viso.

Il suo tocco sulla mia guancia è tenero e tutto questo è così assurdo che sento la necessità di interrompere tutto questo, sentendomi quasi in imbarazzo.

"Mmh, la mano che stai usando per accarezzarmi, non è quella che ieri sera...ecco mi-"

"Ti ho infilato su per il culo, boh Claudio, onestamente con me lo ricordo." completa la frase con e inizia a ridere, lasciandomi un piccolo schiaffetto. "Che sei schizzinoso, germofobico, manico del pulito o qualche altra cazzata?"

"Emh, in realtà.." mi morbo il labbro inferiore per un ridere dell'espressione teatrale che mette su e in risposta gli bacio il collo. 

"Sei un caso perso, Cla'" si lamenta, ma porge di più il collo per mettermi di baciarlo meglio. Sorriso sulla sua pella e bacio il mio punto preferito, quel neo proprio li in mezzo. Immergo il naso e mi ubriaco della suo profumo.

Restiamo ad oziare nel mio letto per un tempo infinito. Non mi sembra neanche vero che io stanotte abbia fatto l'amore con lui, abbia dormito stretto al suo collo, e mi sia svegliato con le sue labbra sul mio corpo. Sembra tutto così assurdo che sono sicuro di trovarmi in un sogno e ben presto dovrò svegliarmi, però almeno adesso me lo godo.

"Ma che cazz.." lo sento imprecare contro qualcosa e poi inizia a starnutire ripetutamente.

"Ma'..." mi sollevo preoccupare ma lui continua a fare starnuti l'uno dopo l'altro.

"Cla'. Ma hai un gatto?" mi domanda con gli occhi rossi e il fiato corto, mentre si alza e si toglie le coperte di dosso e si avvicina a recuperare i vestiti da qualche parte della stanza. 

Proprio in quel momento la testa pelosa di Minù fa capolinea da sotto le coperte, miagolando e strofinandosi contro la mia pancia per cercare affetto. 

"Ma stai bene? Sei allergico?" gli chiedo allarmato, vedendolo tossire e lacrimare con la tosse. Mi alzo anche io e mi avvicino, ma lui mi mette una mano davanti per bloccarmi, mentre con l'altra si soffia il naso.

"Tu e quella bestia malefica, state lontani da me." mi tuona mentre tira fuori dalla tasca dei jeans un tubetto di compresse e se ne mette una sotto la lingua.

"Vieni, principessa." sussurro alla mia gattina e non so se sono più preoccupato per Mario o per la mia povera gatta che è stata maltrattata. Minù miagola ma poi si lascia prendere tra le braccia e la faccio uscire dalla camera da letto, facendo una carezzina rassicurante dietro le orecchie.

Chiudo la porta e torno a guardare Mario che tiene gli occhi chiusi, ma almeno ha smetto di starnutire e tossire. Anche il respiro è tornato regolare.

"Stai bene?" azzardo, ma lui mi fulmina con lo sguardo, andandosi a mettere davanti la finestra e aprendola.

"Tu mi volevi uccidere. Ammettilo, Claudio. Volevi sbarazzarti di me così hai preso una bestia di satana per farmi stare male."

"Ehi, non parlare così di lei. Potrebbe offendersi." gli rispondo con un sorriso gioioso sul volto.

Lui mi lancia un'occhiataccia, ma stavolta sul suo volto c'è una sorriso dolce.

"Non sapevo fossi allergico al pelo del gatto. E' entrata di nascosto. Avrà aperto la porta."

"Hai un gatto con i poteri magici?"

"Ma no scemo, solo che è capace di aprire le porte di casa."

Mi avvicino a lui per baciarlo, ma anche stavolta indietreggia. "Lavati le mani."

Alzo gli occhi cielo e "che palle che sei, Mario. Ti è passata. E poi hai dormito nel letto dove lei è già stata e sei stato vicino a me senza aver problemi."

"Perché se ci sono peli in giro avverto solo un piccolo prurito mentre se ho un contatto ravvicinato con l'animale inizio a stare male. Scusa se ieri sera ero troppo occupato a strapparti i vestiti piuttosto che concentrarmi sul leggero prurito sulla mia pelle."

Rido divertito e "Lo terrò a mente, così la prossima volta per metterti KO quando mi farai incazzare, saprò chi chiamare." gli strizzo l'occhio e gli do le spalle per andare in bagno e lavarmi per bene le mani.

"E copriti quel culo!" mi urla da dietro, ricordandomi che siamo ancora completamenti nudi.

Ma non faccio neanche in tempo ad aprire l'acqua del lavandino che le sua mani sono di nuovo sui miei fianchi e sta di nuovo mordendomi il collo. 

"Anzi. Per eliminare tutti i peli di quel coso malefico."

"E' una lei."

"Ecco perché non mi sta simpatica." ribatte baciandomi il centro esatto del petto. "Dicevo, abbiamo bisogno di una bella doccia"

"Dici?"

"Dico."

E se poi abbiamo raggiungo il terzo orgasmo nel giro di poche ore, sotto il soffione dell'acqua, beh, dovete solo sapere che è successo.


*

"Dai, Mario. Puoi sederti sul letto. Ho cambiato le lenzuola e ho passato l'aspirapolvere." sbuffo, mentre elimino ogni possibile pelo della gatta in giro. 

"Ma questa è mia!" afferma e io mi volto per capire di cosa sta parlando quando si accorge della maglia nera che avevo messo ieri sera. "E anche questa foto è mia. Sei un fottuto ladro, Claudio."

Ridacchio un po' imbarazzato e lo già che dopo quello che dirò mi prenderà in giro per tutta la vita, ma ormai che ci siamo.

"La maglia l'ho presa quando mi hai lasciato nella tua stanza e sei andato via. E la foto idem. Non sapevo neanche esistesse questa foto." ammetto arrossendo improvvisamente e abbassando la testa. 

Mario ride con la sua solita risata cristallina. Alzo gli occhi e sta scuotendo la testa mentre gli si formano le rughette attorno agli occhi. "Sei davvero scemo."

"Grazie eh" gli rispondo, ma poi fa qualcosa che mi fa letteralmente scoppiare il cuore dal letto. Prende la foto, quella foto tutta rovina e strappata e l'appende con puntina accanto al poster dei One direction.

"Ecco, due bellezze al prezzo di nuovo." dice soddisfatto, facendomi ridere.

"E adesso chi è lo scemo?" chiedo sornione.

Lo prendo per una mano e lo spingo verso di me. Io seduto sul letto e lui in piedi di fronte a me. Le sue dita vanno ad accarezzare quel ciuffo ribelle ancora umido per la doccia di poco fa e poi scendono sul mio volto. Mi disegna i lineamenti del mio viso, accarezza le palpebre, sfiora gli zigomi, gioca col mio naso e poi scende più giù fino a massaggiarmi le labbra, che distinto dischiudo per baciargli i polpastrelli. E mi guardo in modo strano. Mi guarda come ci si ammira un'opera d'arte, mi venera con gli occhi e sorride un tantissimo. E poco dopo piega la testa di fianco e si avvicina per far incontrare le nostre bocche. 

Ma la magia di queste ore svanisce subito.

E io lo so prima ancora di vedere chi sia la persona che sta facendo squillare il mio telefono con insistenza.

Chiudo gli occhi e anche un po' il cuore perché tutta la spensieratezza viene spezzata via.

Mario si allontana quasi scottato alla vista di quel nome.

Sospiro e prendo il telefono. Il nome di Luca lampeggia sullo schermo. Col cuore in gola, passo il dito sull'icona rossa per interrompere la chiamata.
Poso il telefono sulla trapunta del letto e trovo la forza per guardare Mario.

Ma lui ormai è andato. Fissa la finestra davanti a sé e consuma una sigaretta tra le dita.

Non mi parla, non chiede e il suo silenzio mi uccide.

Non ci sono più gli scherzi, non ci sono più i baci, le risate. Non c'è più la sua espressione dolce.

E' un muro. Un enorme mura che ci separa.

E dopo minuti interi io a guardare lui e lui a finire la terza sigaretta nel circo di cinque minuti, che interrompo questo silenzio assordante che ci avvolge.

"Mario..." sussurro. Le mani mi sudato per l'ansia che mi divora dentro.

Lui continua a fumare, aspirando il fumo e poi soffiandolo fuori. Ed è un sussurro la sua voce. Non è una domanda, è una rassegnazione. "Non lo hai lasciato." sfiata, e quelle lettere fanno male.

"No." rispondo secco.

Getta il mozzicone della sigaretta dalla finestra e scuote la testa come se fosse rassegnato, e forse lo è davvero. "Mi fai ridere." mormora con un sorriso tirato sul volto, ma è tutto tranne che felice. 

E' rammarico, è delusione, è un pugno allo stomaco.

"E' complicato." riesco solo a dire. La gola mi diventa secca all'improvviso.

E lui alza la testa e finalmente ritorna a guardarmi in faccia. Ed è una furia, cazzo. "Cosa è complicato, Claudio? Che cosa? Cosa altro devo fare?" mi chiede quasi disperato, portandosi le mani ai capelli.

E io lo so che sto sbagliando, che ho giocato col fuoco, che sbaglierò ancora. Ma come faccio a credergli? Come posso sapere che lui non cambi idea? Sono pronto ai suoi sbalzi d'umore? Sono pronto a confessargli di amarlo?

No, non lo sono. Per ora è solo un tarlo nella mia mente. E' solo un battito del cuore di più ogni qualvolta che mi sfiora. Sono innamorato di lui e lo so, ma non posso dirglielo e non so esternarlo. 

Confessarlo significa coltivare un sentimento che lui non condivide e non è pronto a darmi.

Forse lo attiro, forse è solo attrazione fisica, forse è il desiderio di avermi sempre voluto.

Ma poi passerà, poi si stancherà e io resterò da solo con il cuore a pezzi, a cercare di raccogliere i cocci rotti.

E poi c'è Luca che per quanto noioso, per quanto per niente interessante, mi tratta coi guanti e mi ha rispettato sempre. Sono io che non l'ho fatto e non posso mollarlo su due scarpe, non posso fargli male.

"Non posso lasciarlo." mormoro.

"Ah, e dopo questa." Si allontana dalla finestra e si avvicina alla sedia. Prende il suo giubbotto di pelle e lo indossa.

E scappa, tanto sa fare solo questo. E mi da la conferma di tutto. "Chi mi da la certezza che tu ci sarai anche domani?" gli domando io, dando sfogo ai miei tormenti. 

E lui è colpito da quelle parole. Si ferma in mezzo alla stanza e quando si rivolge di nuove a me, ormai sta urlando. "Quindi non ti fidi. Bene. Forse è meglio se non parli più perché è sempre peggio."

"Ti sei scopato il mondo. Chi me lo dice a me che io non sarò che l'ennesimo pezzo della tua collezione." E anche io vengo investito dalla stessa fiamma. Perché siamo così noi, prendiamo fuoco subito. Mi alzo dal letto e lo fronteggio. 

Dimmi che resti, urla il mio cuore

Oppure vattene, risponde la testa

"Ma tu ti rendi conto di cosa stai dicendo? Adesso quello sbagliato sono io. C'eri tu con me su quel letto un'ora fa, c'eri tu con me in doccia mezz'ora fa. C'eri tu a casa mia, ci sei sempre tu in tutto. E adesso mi dici che il problema sono io solo perché non vuoi lasciare quello sfigato?"

"Non parlare così di lui."

"Ah già. Non sia mai che ti tocchi il fidanzatino."

Perdiamo le staffe e ci perdiamo anche noi. Ed ogni tentativo ormai è vano.

Sale la zip e apre la porta della mia stanza per uscire. 

"Dove vai?" lo seguo, urlandoglielo dietro mentre scendo per le scale per raggiungerlo.

Gli afferro il polso prima che possa uscire di casa, ma lui e veloce a spingermi via e liberarsi.

"Via. Forse quello che voleva solo una scopata sei tu, non io." e la vedo quella lacrima solitaria, una, che illumina il suo occhio perché vuole scendere. E scende, cazzo. Gli accarezza la guancia, le tocca le labbra. 

E mi fa male. E capisco che ho combinato un casino ancora. E mi uccide vederlo soffrire per mano mia. E non voglio più che vada mia.

"Mario, aspetta. Parliamone." cerco invano di fermarlo.

"Non dobbiamo parlare di un bel niente. Vai a 'fanculo, Claudio."

E poi solo il portone di casa che si sbatte dietro le sue spalle.

E resto così, con la testa appoggiata al legno, a pensare a come ho fatto a rovinare tutto in mezz'ora.

Ho perso tutto. Tutto ciò che avevo desiderato per una vita.

Perché si sa, quando stringi il tuo più grande sogno tra le mani e poi per miracolo quel sogno diventa reale, hai paura. Hai cosi fottutamente paura che tutto ti possa sfumare in battito di ciglia che finisci tu stesso per rovinarlo.

Ed è allora che un'unica lacrima gemella scende anche dal mio volto. Si unisce alla sua e mi spacca il cuore.

E fa male, cazzo.

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