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Lo Scrigno delle Quattro Perle

Ehara era una bellissima, giovane donna. I capelli scuri come la notte, gli occhi a mandorla, le labbra rosate...

Ma non era speciale solo per questo, come gli altri abitanti del villaggio aveva dei poteri. La magia nera era stata da tempo bandita, troppo pericolosa per tutti.

Ad ognuno era proibito mescolarsi tra gli umani e mostrargli la magia.

Un giorno, lo sciamano più potente si ammalò. Tutti cercarono un modo per curarlo, ma si accorsero troppo tardi che mancava il Tarassaco. Senza quello, lo sciamano sarebbe morto. Ehara si offrì volontaria per recuperarlo, così partì alle prime luci dell'alba.

Dopo il confine, la ragazza vide un giovane. Sembrava avere la sua stessa età, e lei non poté fare a meno di pensare che fosse bellissimo.

Il suo cuore accelerò, ma dovette ricordarsi della sua missione.

«Ciao» decise di rivolgergli la parola, magari avrebbe potuto aiutarla. «Sapresti dirmi dove posso trovare del Tarassaco?»

Il giovane sorrise. «Certo. Vieni con me, ti accompagno.»

Ehara riportò il Tarassaco al villaggio, sapendo di aver già infranto una delle regole. Lei non si era solo mescolata tra gli umani, se n'era innamorata.

La giovane riusciva a pensare solo a Ishihara, a tutto l'amore e la passione che sentiva soltanto a guardare i suoi occhi; come un fuoco che ardeva, vivo e potente come in un incendio.

Presto, i loro incontri in segreto divennero una consuetudine. Nonostante stesse infrangendo le regole, ad Ehara non importava. Si amavano più di qualsiasi altra cosa, e ognuno dei due avrebbe fatto di tutto per proteggere quell'amore.

Una sera, Ishihara le chiese di sposarlo. La ragazza accettò con gioia, il cuore le batteva a mille e la felicità cresceva ogni secondo. Non poteva immaginare che i guai erano proprio dietro l'angolo.

«Devi lasciarlo» furono le due parole che Ehara sentì una volta a casa. Capì subito che sua madre l'aveva seguita, non aveva più scampo.

Si mise sulla difensiva. «No, madre. Mai.»

Fu una lunga notte, Demura provò a far ragionare sua figlia, ma fu tutto inutile.

Ehara fuggì quella stessa notte, così la madre fu costretta ad agire. Con la magia oscura invocò lo spirito di un Nogitsune.

Questo si impossessò del corpo di Ishihara, e in poco tempo cambiò. Divenne cattivo, sembrava quasi pazzo... Fino a quando Ehara non capì: quello non era più il suo amore, ma uno spirito malvagio.

«Ha una bocca ma non parla. Cos'è?» chiese Ishihara, ormai perduto.

«Non lo so!» rispose la ragazza «ti prego, torna in te!»

«Rispondi, o ti ucciderò!» ringhiò quasi di rabbia.

Pensa, Ehara, si ripeté mentalmente la fanciulla. Doveva solo restare viva... Ma come? Non le rimase che sperare nella sua magia.

Si guardò in giro, e vide una perla. Brillava con il suo rossore al chiarore della luna, così prese una scelta.

Ehara trasferì corpo ed anima nella perla, e l'uomo che aveva amato e poi perduto non poté più farle del male.

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