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La Luce tra le Ombre

È colpa mia, solo mia.

Avanzavo nel Regno dell'Ombra con quel pensiero in testa, ed era l'unica cosa che mi spingeva a proseguire.

Sapevo che lì il sole non sorgeva mai, ma vederlo era tutta un'altra cosa. Cercavo qualsiasi accenno di luce, ma c'era solo una tenebra eterna. Ed io, col mio sangue luminoso, camminavo impaurita.

Non sapevo come avrei fatto a passare per un'Ombra, ci avrei badato al momento. Sigrid mi aveva fatto notare che agivo senza pensare. Certo, lei era una maniaca del controllo, ma non aveva tutti i torti.

Hic et nunc era diventato il mio motto.

Ero partita da sola per salvare Åke, ero inarrestabile.

Quelli come noi non potevano stare troppo tempo senza luce; quanto, dipendeva dal singolo individuo. Per fortuna Åke era un osso duro, ma non avrebbe retto per sempre. Allora, niente avrebbe più avuto importanza: nemmeno la mia vita.

La profezia e la sua Gemella mi tornarono alla mente. Dovevo dominarmi, le lacrime di luce erano pericolose in quell'ambiente.

Nascerà la purissima luce
che forza possiede ed ombra riduce.
Il Potere Proibito sarà attivato
e stabilito, il fato.
Spente saranno le ombre
sotto il potere che Sole offre,
una lacrima luminosa,
sulla gemma si posa.
Ma attenzione alla Gemella,
allo spegnimento di ogni stella.
Il versamento delle luminose mine
sancirà l'inizio o la fine.

Bel casino. La profezia riguardava me. Åke sarebbe morto invano se non avessi provato a salvarlo. Mi aveva protetta, ed era stato catturato.

Quando il capo avrebbe scoperto che ero in missione suicida sarebbe andato su tutte le furie. Ma non potevo lasciarlo morire.

Arrivai davanti al palazzo dove tenevano Åke. Non sapevo dove cercare, ma sperai in un po' di fortuna.

Entrai da una finestra, poi tolsi un guanto. Aumentai il bagliore del sangue, fino a quando la pelle diventò retroilluminata. Mi assicurai di vedere, e proseguii.

Un lamento in lontananza mi fece bloccare. Di sicuro Åke era sorvegliato, mi preparai a combattere.

Fulminea, colpii le due guardie prima che potessero difendersi. Caddero a terra con una bella bruciatura, svenuti.

«Astrid?» chiese Åke, appena mi vide. Il mio cuore si riempì di gioia.

«Sono io» sorrisi, poi lo liberai, fondendo le sbarre col calore. Ci abbracciammo.

«Ma come... Sei da sola? Che-»

Portai l'indice alle labbra. «Ti spiegherò tutto dopo. Ora dobbiamo-»

Qualcosa ci interruppe. Altre guardie. Un suono assordante diramò l'allerta, cominciarono ad arrivare a frotte, fino a quando lo vidi. Dag L'Ombra. Lui aveva fatto catturare Åke.

«Ora, dovete morire» sogghignò. «Prendeteli!»

Le guardie ci aggredirono in massa, ma avevo la luce dalla mia parte, e un po' di disperazione.

Mi illuminai fino a diventare incandescente, l'aria cominciò a crepitare. Le ombre cercarono di risucchiare la mia luce, ma con pochi risultati.

Però non potevo resistere a lungo. Mano nella mano, fuggii con Åke. Sigrid si sarebbe accorta della mia assenza e avrebbe avvertito tutti.

Sperai che arrivassero presto, fino a quando non vidi un fascio di luce lontano. Avremmo avuto una speranza.

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