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La Destinata

Aprii il cassetto col pomello a forma di spada, curiosa. Avrei voluto la nonna lì con me...

Dentro ci trovai una semplice busta. Forse l'aveva dimenticata lì? Era una lettera scritta per un ragazzo tanto tempo prima? E chissà se quel ragazzo era il nonno!

La curiosità ebbe la meglio. Con delicatezza e riguardo aprii la busta.

Non era una lettera d'amore, ma riconobbi la calligrafia ordinata e spigolosa della nonna. Quando provai a leggere però, mi resi conto che quella lingua non la capivo: non era la mia. Lessi ad alta voce.

Himeum zalatos klanghi bram. Ahlmanum ginepris hellmani am.

Cosa diamine voleva dire? Strinsi gli occhi, cercando di trovare un senso a quelle parole assurde. Provai persino a leggere al contrario, ma non ottenni risultati.

La parola muemih non aveva senso, e inamlleh neanche. Che cosa cercava di comunicarmi la nonna?

Notai solo allora una nota, in basso. Mi rincuorò riconoscere la mia lingua. La calligrafia era senza dubbio quella della nonna.

Ti conosco, Aster. Sono sicura che avrai già letto la formula, probabilmente pensando fosse una lettera d'amore. Come avrai visto ti sbagliavi, ma non temere... È l'inizio della tua storia. Sii coraggiosa. Ti voglio bene.

Dopo aver letto quelle parole avevo le lacrime agli occhi, ma non ebbi tempo di pensare ad altro. Non avevo idea di cosa volesse dire mia nonna, ma lo scoprii un attimo dopo.

Lo sentii nella spina dorsale, come un brivido. Un bisogno fisico di affacciarmi al balcone.

Ciò che vidi mi scosse nel profondo, come un terremoto. Una sagoma gigante sfrecciò nel cielo a grande velocità, fino a pararmisi davanti. Era un lucertolone dalla pelle squamosa, gli occhi gialli, dalla pupilla verticale e zanne dorate; altrimenti conosciuto come drago.

La cosa che più mi lasciò stupita fu vedere qualcuno a cavalcarlo. Era un ragazzo. Aveva dei bellissimi occhi blu, e i capelli d'onice erano scompigliati dal vento.

«Tu chi sei?» mi venne automatico chiedere, intimorita ma allo stesso tempo... Era strano da spiegare, era come se ne fossi attratta. Dal drago, dal ragazzo... Come se una forza mi stesse chiamando.

«Mi chiamo Adim, mia signora. Sono venuto a prenderla non appena Neivat ha sentito il suo richiamo» rispose il giovane.

Scoppiai a ridere e mi diedi un pizzicotto. «Mia signora? D'accordo, davvero un bel sogno, ma ora devo proprio svegliarmi!»

Adim sembrò trovare buffo il mio comportamento, perché rise. «Non stai sognando. Sei tu la Destinata, quelle parole che hai letto ne sono la prova. Solo quelli come noi possono vedere i draghi e parlare la loro lingua senza bruciare vivi.»

Bruciare vivi? Cosa stava blaterando?

«Andiamo, Aster. È ora che tu conosca la tua storia» disse, poi mi porse la mano.

Sentii di nuovo quella forza attrarmi a lui, a loro. Gli strinsi la mano e poi saltai su, e allora ricordai le parole della nonna sulla lettera che tenevo stretta al petto.

È l'inizio della tua storia. Sii coraggiosa.

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