•~ Cadute ~•
-Davvero non sai la verità su tuo nonno?- chiede John con un tono gentile e sincero.
-Purtroppo no- rispondo e un po' di quella voragine, che nel frattempo si era leggermente rimarginata, si riapre.
-Oh, scusami! Non volevo essere troppo... Ehi- non trova le parole giuste e io non me ne ero accorta che stavo camminando con il broncio e con lo sguardo basso, quindi si ferma e prendendomi il mento con la sua mano calda e rassicurante mi costringe ad alzare la testa,a guardarlo negli occhi e mi chiede:
-Sei curiosa di sapere un po' la mia storia? Visto che l'altra sera ti ho lasciata sulle spine?-
Io annuisco mentre i suoi occhioni verdi mi fanno sciogliere per la dolcezza con cui mi guardano.
Così procediamo a camminare verso la cima della scogliera altissima.
-Allora... Da dove cominciare...- dice corrugando la fronte e facendo una breve pausa.
-Io sono nato in Italia, poi all'età di 14 anni mi sono trasferito con i miei genitori in Atlanta.
I miei sono i proprietari di un'azienda che si occupa l'elettronica e che, per problemi finanziari,si è dovuta spostare negli Stati Uniti.
Mio padre, voleva obbligare me e mio fratello maggiore a condurre una vita alienante nella sua azienda e, siccome io non volevo, e preferivo lavorare a contatto con i turisti e con nuove persone, grazie all'aiuto di mia madre e al surf a 15 anni mi ritrovo qui-
-Grazie a tua madre e al surf?- chiedo incuriosita. È riuscito a distrarmi.
-Si...Io amo fare surf! Mi alleno ogni mattina e da quando sono in America partecipo a gare importanti, ed è grazie ad una gara che ho scoperto quest'isola in cui le onde possono arrivare a circa 5 metri! È fantastico!- gli brillavano gli occhi, ecco spiegato cosa ci faceva in spiaggia quella mattina- Mentre, mia madre, ha convinto papà a mandarmi a lavorare qui, promettendo però di non tralasciare gli studi, ritornando ogni anno in Atlanta a fare degli esami-
-Ah, sei un autodidatta! E tuo fratello invece?-
-Mio fratello si è fatto coinvolgere da papà e dai suoi affari, così lavora nell'azienda con lui-
-Oh-
Intanto siamo arrivati in cima alla costa rocciosa da cui si vede maggiormente tutta l'isola.
Mi fermo sul bordo del precipizio che si affaccia sul mare. Spaventato John mi prende subito un braccio e mi dice -Puoi fare tutte le pazzie che vuoi ma, per favore, non in mia presenza-
Io comincio a ridere -Davvero credi che sia così matta da buttarmi giù da una scogliera?-
-Bhe...visto che ti stavi facendo travolgere da un branco di cavalli...-
Rido di nuovo nel vederlo irrigidirsi ad ogni mio movimento.
Mi giro verso il mare aperto davanti a me e guardo giù... Era veramente alto!
-Non ci provare... E non architettare tuffi futuri...- dice stringendo ancora di più la stratta della sua mano al mio braccio.
Alzo gli occhi al cielo e indietreggio fino a quando non mi allineo a lui.
-Così va bene? Ora posso respirare un po' di aria marina?-
Lui annuisce ,scrutandomi attentamente.
Chiudo gli occhi e quando inizio a inspirare una bella boccata d'aria, ecco che mi interrompe di nuovo.
-Non è che ti butterrai appena mostrerò un minimo di distrazione?-
-No- risposi continuando a respirare lentamente davanti all'aria pura del Pacifico.
-Ti tufferai appena avrai finito con questo tuo... Yoga?- chiese abbassando la voce.
-No- risposi nuovamente, cercando di mantenere la calma.
-Allora mi avvertirai ? Ah! Ci sono! Ti tufferai per scappare dal tuo ladro!- grida, questa volta.
Siccome la mia pazienza e quasi al limite e siccome non voglio dire a John di starsi zitto gridandolo, allora apro gli occhi e indietreggio di circa cinque metri dal bordo roccioso.
-Cosí va bene?!- chiedo irritata anche se volevo mantenere il controllo.
-Wow... Acrobatica la ragazza. Comunque, non penso che ne uscirai viva se prendi la rincorsa e fai un triplo salto mortale con avvitamento... Sai, ci sono scogli appuntiti là giù...- ridacchia.
La mia pazienza aveva un limite, ormai avevo capito che la stava facendo apposta e non potevo godere di un attimo di relax.
Quindi decido di fargli prendere un bello spavento... D'altronde, Gil mi aveva tenuta in allenamento nel fatto di architettare scherzi all'ultimo minuto.
Mentre ero sul bordo dello scoglio, avevo visto che poco piú giù c'era un altro piano roccioso, che era il sentiero che avevamo appena lasciato.
-John...- sussurro.
-Si?- risponde metre ancora rideva.
Comincio a correre verso il bordo gridando -Guarda! Mi tuffo!-
-Cosa?- chiese e poi, quando si accorge di me che correvo verso il pericolo, comincia ad inseguirmi gridando - Nooo! Eleee!-
Mentre mi inseguiva io ero già arrivata al bordo e con cautela salto al "piano di sotto".
Una volta con i piedi a terra, mi schiaccio contro la parete aspettando che John si affacciasse.
-Noo- lo sento gridare.
Poi un mento pallido appare sopra. Vedo che guarda verso il mare cercando di trovarmi viva oppure morta, ma non si era accorto che io mi stavo godendo la scena da sotto. Quando finalmente, vedo la disperazione in ogni suo singolo movimento allora mi allontano poco poco dalla parete (altrimenti rischio davvero di cadere) e ridendo gli dico:
-Credevi davvero che mi sarei buttata da uno scoglio?Ahaha-
Lui mi guarda in giù, verso di me, e sulla sua faccia "sfilano" molte emozioni che vanno dal sollievo alla rabbia, dalla felicitá allo smarrimento.
Poi alza gli occhi al cielo dicendo - Ma tu sei pazza davvero...-
E poi scompare.
Mentre ancora rido, percorro la fine del sentiero precedente per poi ritrovarmi di nuovo al "piano di sopra" della scogliera.
-John?...- chiamo, ma non ho nessuna risposta -John?!...- ma niente.
Ad un tratto...
Flashback...
-Nonno?...- lo chiamo, ma in casa sua la sua voce non c'è -Nonno?! Rinaldo?!...- niente, non si sente neanche un piccolo nitrito del mio cavallo.
Mi metto a piangere.
-Nonno!- lo chiamo più forte tra un singhiozzo e l'altro. Niente.
Sono nella casa del mio nonnino ma è vuota. Vedo la disperazione nel volto dei miei e, anche se sono una piccola bambina insignificante, avverto la tensione e voglio aiutarli. Andiamo subito alla polizia...
Ritorno...
-JOHN!!!- grido in preda al panico. Ho paura che quel ricordo diventi realtà un'altra volta.
Sto per crollare in preda al terrore che quell' episodio si possa ripetere di nuovo facendomi perdere un' altro amico.
-JOHN!!- ma lui non risponde, mi guardo in torno ma c'è solo mare, prateria e spiaggie.
Ok, sto crollando e la voragine si sta riaprendo.
Mi raggomitolo a terra mettendo la testa tra le ginocchia e inizio a piangere.
-Ehi, ehi, ehi! Che cavolo ti prende?!- sento il suo passo veloce e subito le sue mani sulle mie braccia.
-Electra... dai, era uno scherzo stavo dietro a quel cespuglio- lo sento ridacchiare.
Alzo la testa ed eccolo lì di fronte a me con quegli occhi verdi puntati su di me, velati da un filo di preoccupazione.
Gli tiro un pugno sul suo braccio muscoloso e (come mi sarei dovuto aspettare) mi sono fatta male io e John ha cominciato a ridere.
-Ma certo che sei una tipa proprio strana... Dai su, asciuga le lacrime... Sono qui- conclude la frase in tono rassicurante.
Riprendo fiato e asciugo le mie lacrime tirando un respiro di sollievo(lo so, assomiglio ad una bambina. Non posso farci niente).
Mi alzo e lo prendo sottobraccio mentre lui ancora ride a crepapelle della mia reazione infantile.
-Idiota...Non farlo mai piú- riesco a dirgli.
E lui comincia a creparsi ancora di più di risate mentre io ancora blatero guardando i suoi tatuaggi.
-Ben ti sta! Visto che mi hai fatto venire un infarto mentre ti ho vista saltare!- ribatte.
Mentre continuiamo il nostro battibecco scherzoso, ecco che ,un po' piú in là, compare una capanna fatta di foglie di palma.
-Ecco, siamo arrivati da Phil- mi informa John.
-Finalmente... Il ladro di pomodori- gli rispondo.
Lui alza gli occhi al cielo - Quante volte ti devo dire che non è un ladro?-
-Se se...-
Ci incamminiamo verso la capanna e John inizia a chiamare Phil o meglio, il ladro.
-Phil? Ci sei?-
Nessuna risposta.
-Phil sono John-
Niente.
Ci scambiamo uno sguardo incredulo e inconsciamente decidiamo di entrare nella grande capanna.
Al suo interno c'è solo l'essenziale: un falò spento, un letto e alcuni piatti sporchi sparsi per il pavimento.
-È un po' disordinato eh?- chiedo a John.
Siccome non ottengo nessuna risposta, mi giro a guardarlo.
Sta con le braccia incollate rigide al busto e gli occhi sgranati.
-Ehi cosa ti prende?- chiedo cauta.
-Dev'essere successo qualcosa qui- risponde spaventato.
Ci guardiamo in torno: in effetti è troppo disordinato e i piatti sparsi a terra sono tutti rotti.
-Diamo un'occhiata- suggerisce.
-Ok. Evidentemente, da queste parti, le sparizioni vanno di moda- rispondo sarcastica beccandomi un'occhiataccia da parte sua.
Per lui non era il momento di scherzare.
Cominciamo a guardare a terra, sopra e sotto il letto,tra i piatti rotti, nelle ceneri del falò...
-Ehi! Guarda- esclama John
Io mi avvicino a lui e mi indica un'uscita dalla parte opposta dell'entrata.
Annuisco e l'attraversiamo.
Di fronte a noi, c'è sempre la scogliera, il mare e la prateria
A terra troviamo la nostra stessa collana: il ciondolo a forma di vulcano e il quattro dipinto sul retro.
Ci avviciniamo e John la raccoglie e cominciamo a studiarla anche se è uguale alla nostra.
Ad un tratto...
La terra sotto i nostri piedi comincia a scricchiolare ma noi non ci facciamo caso. Poi comincia a tremare molto forte e ad un certo punto scompare sbriciolandosi in migliaia di frammenti e roccie.
Cominciamo a precipitare velocemente nel burrone che si è appena aperto e continua a scendere.
Perdo John, comincio a gridare dal terrore.
Mentre cado mi dimeno in cerca di un appiglio che non esiste.
Cado, cado e cado ancora piú veloce, troppo veloce. Il panico si impadronisce di me e grido mentre nella mia mente scorrono tutti i momenti della mia vita, sia tristi che felici.
Piú in là, sento gridare il mio nome.
Sgrano gli occhi, cercando per l'ultima volta il viso di John, ma la polvere me lo impedisce e mi entra dritta negli occhi.
Poi un colpo alla mia testa mi stordisce e tutto diventa buio.
L'ultima cosa che riesco a sentire è un -Miao-.
Buio totale , il peso del mio corpo inerme che si scaraventa senza reagire sul fondo del burrone. Dolore dappertutto.
Stop, fine della corsa. La mia corsa...
~•spazio scrittrice •~
Wei ragazzi!
Cosa succederà ad Electra e John?
Sarà veramente la fine di Electra oppure riuscirà a sopravvivere insieme a John?
E chi lo sa!
Se questo capitolo vi è piaciuto (o vi ha messi sulle spine) lasciate una stella oppure fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.
Grazie di cuore per il vostro supporto (visualizzazioni, arrivate a 400, commenti e voti)! Spero che questa storia continui a piacervi...
Ciaooo!
Ps: sono appena iniziate le Olimpiadi a Rio. Chi di voi sta seguendo i campioni del suo sport preferito?
Io, essendo un'appassionata del mondo equestre, sto seguendo le gare d'equitazione e quindi anche i miei idoli del salto ostacoli.
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