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~*Autocontrollo*~

È il 20 Giugno.
I giorni passano e io continuo a sbrigare le faccende di casa per distrarmi.
I ricordi di Jake fanno male. Mi sento spenta e apatica, come se qualcuno mi avesse tolto la parte del cervello legata alle emozioni. Sono diventata indifferente a qualsiasi cosa.
Mella se ne accorge, perché non le do più molta attenzione e quindi, quando si spazientisce, ecco che si avventa sul mio polpaccio o sulla mia caviglia mordendomi, facendomi male, ma senza far uscire del sangue. Ormai si è collaudata.

Eh giá, Non sono riuscita a mettere fine alla mia tristezza.

Metto i piatti pronti in tavola per pranzare, ma i miei oggi stanno tardando a rientrare.
Cos'è successo?

-Ehi Electra- risponde mamma alla mia chiamata telefonica.
-Cos'è successo? Perché state tardando?-
-Tranquilla, Electra siamo in macchina. Stiamo tornando-
-Ok. A dopo-
-Ciao-

Mia madre riaggancia ma... Ma non era quella di sempre: aveva il tono di voce inquieto, come quando stava in pensiero per me, quando andavo a Whitehorse con le mie amiche e con la neve.
Mmm... Qualcosa non torna.

Ecco che la porta dell'ingresso si apre.
-Ehi ciao!- li saluto.
-Wei- rispondono in coro con un falso entusiasmo.

Ci sediamo e cominciamo a mangiare.

Comincio a osservarli attentamente. In 16 anni ho imparato tutte le loro singole reazioni. Ormai riesco a riconoscerli anche dal rumore dei passi. È naturale.

Mamma fissa il piatto e mangia lenta : sta pensando a qualcosa da fare o a come fare.

Papà, invece, fissa un po' il piatto e un po' la tv : sta pensando anche lui a qualcosa ma... Ma sul suo viso c'è un'espressione mai vista prima. È nuova. Ha le caratteristiche guancie di chi ha smesso di piangere da poco e gli occhi lucidi.
È strano per lui. Mio padre è forte, un tipo che non si arrende mai.

Cosa può essere successo di tanto grave?

Non oso arrivare subito al dunque, per paura di reazioni inaspettate.
Quindi comincio a indagare, cominciando da domande superficiali.

Intanto c'era un silenzio tombale. Si sentiva solo la voce del giornalista del telegiornale in tv.

-Bhe? Come è andata al lavoro?-

-Come al solito, il capo mi ha chiesto di scrivere un articolo extra, per il giornale- risponde mamma in tono triste.

I miei lavorano entrambi per il giornale di Whitehorse, curandosi della rubrica "cultura&viaggi".

-A me, ha chiesto di finire entro domani pomeriggio l'articolo che sto scrivendo, in modo da poterlo pubblicare nel prossimo numero- dice papà fissando sempre il suo piatto.

-Mmm... Sento che mi state nascondendo qualcosa...- dico, assumendo uno sguardo insospettito.

- E tu invece come hai passato la giornata?- chiede papà.

-Ok. Nascondete qualcosa. Ditemi, senza cercare di cambiare discorso- rispondo cauta.

-In effetti, qualcosa ci sarebbe...- dice la mamma.

Io rizzo orecchie per ascoltare meglio, poi continua

- Non ti abbiamo detto il numero di parole usate nei nostri articoli- conclude con una risata forzata.

-Va bene. Vi lascio in pace- rispondo rassegnata.

Non voglio tirare troppo la corda, anche perché sono stanchi. Ma lo devo scoprire. Non ho mai visto i miei così.

󾠰😔😢😔😢😔😢😔😢😔😢😔😢😔😢

È pomeriggio e non so cosa fare.
Decido di stendermi sul letto, con accanto Mella che dorme, ed iniziare a leggere.
Prendo il libro in mano e inizio.

Sto leggendo la storia di una ballerina di hip hop che dopo aver subìto un incidente e dopo essere parzialmente guarita, aveva ricominciato a seguire il suo sogno.

"Si, posso farcela. Johnny ha detto di ascoltare il ritmo della musica e ballare. Salgo sul palco..."

Mi fermo a rileggere questi righi. Non so perché, ma mi ricordano tanto, le parole che c'erano scritte dietro a quella cartina.

Mi viene un dubbio. Controllo sotto il letto per vedere se il bauletto c'è ancora e, fortunatamente, è ancora lì.
Dal giorno in cui l'ho trovato, l'ho lasciato sotto il letto dimenticandomelo.

Vorrei ascoltare un po' di musica italiana da quello strano mp4 fatto in legno. Magari più tardi...

󾠰😔😢😔😢😔😢😔😢😔😢😔😢😔😢

Abbiamo appena finito di cenare e i miei genitori non hanno spiccicato parola. Sono le 21:50. Hanno ancora il loro segreto.
Mi guardo e mi spazientisco, d'altronde faccio anch'io parte della famiglia.
Quindi comincio a gridare stufa:

-Si può sapere cosa succede?! Non parlate e ve ne state lì pensierosi. Cosa mi nascondete?!-

-Tranquilla è solo stanchezza, piccola- dice papà.

-Che se ti sei svegliato ora dal riposino pomeridiano!- ribbatto.

I due si mandano uno sguardo rassegnato, poi interviene mamma rivolta a papà.

-Chi le lo dice di noi?-
- Diglielo tu. Sei tu la madre, e trovi sempre le parole giuste- risponde papà

Poi la mamma si rivolge a me,alzando gli occhi al cielo.

-Electra... Ha chiamato la polizia-

-Perché?! Hanno trovato il ladro?! L'hanno catturato?!-

-Ehm... No-

-Hanno trovato qualche indizio?!-

-No Ele- mamma abbassa lo sguardo -Hanno trovato il corpo di un uomo di circa 70 anni in una piccola foresta poco lontana da qui...-

-Quindi? Il ladro è anche un assassino?-

-No! Non c'entra niente il tuo ladro immaginario OK?!- si spazientisce.

-Allora?! E poi non l'ho immaginato, è vero!-

-Dopo il lavoro siamo andati a riconoscere il cadavere e....-
Fa una pausa. Io la guardo accigliata.

-E... cosa?- un brivido mi attraverso tutta la schiena. Non volevo sentire quel nome.

-Ed era.... il corpo del nonno-

-Cosa? No...-

-Si, era lui-

-No..no...nonno Fi...Filippo-balbetto e le lacrime cominciano a riempire gli occhi.

No... Non può essere.
Ed ecco che il mondo mi ricade addosso come quando era scomparso cinque anni fa. Ogni speranza di riabbracciarlo è volata via.

I miei abbassano gli occhi e a mio padre cade una lacrima, visto che è il figlio del nonno.
Hanno paura che mi metta a urlare e ad appensantire la situazione
Cerco di mantenere l'autocontrollo. I nervi ben saldi.
Anche se, in questo momento, ho voglia solo di stare sola e piangere, finché le lacrime non si finiscono o non mi avranno consumato le guance.

Mio nonno. Non può essere.
L'uomo che mi ha insegnato ad andare a cavallo, che mi ha vista crescere, che mi è stato sempre accanto, il mio complice nei litigi con mio padre, quando mi difendeva dicendo "ma sta' zitto! Tu da piccolo eri peggio di Electra!".

E ora?...

Il dolore mi spezza in due. Mi apre una voragine al centro del mio cuore. Non può essere finita così. Io rivoglio mio nonno!!
Voglio che mi racconti di nuovo, per la millessima volta, della sua storia con la nonna e di come l'ha conquistata.
Lo rivoglio qui! Accanto a me!!

-Electra, tutto ok?- chiede mia madre.

Non me ne ero accorta. Avevo finito di mangiare e ora stavo lì, a stringere il coltello e la forchetta tenendo gli occhi serrati dal dolore.
Ho un  nodo in gola fortissimo. Non mi fa respiare. Temo che le lacrime, tra qualche secondo, sfondino le palpebre.

Mi alzo e corro in camera mia.
Socchiudo la porta mentre sento mia madre che cerca di seguirmi e mio padre che la ferma, dicendo che è meglio lasciarmi un po' da sola.

Mi butto sul letto e premo la faccia contro il cuscino per cercare di nascondere l'urlo. Di soffocarlo.

Mi giro su un fianco e mi porto le ginocchia al petto, stringendole con le braccia. Cerco di richiudere un po' la voragine, inutilmente.

Comincio a piangere come mai ho fatto prima d' ora.
Non riesco a rimanere apatica di fronte a questa perdita importante.
Non ci credo.

Sto pensando e piangendo talmente tanto, che il mio cuore va a mille e tra poco mi sfonda il petto.
Ma non voglio smettere di piangere.
In fondo, cosa mi è rimasto da fare?

😢😢😢😢😢😢😢😢😢😢😢😢

Si sono fatte le 22:30 è ancora sto con le lacrime. Mella è accanto a me ,sul letto.
Spengo tutte le luci, voglio cercare di riposare, per affrontare la giornata di domani.

Mentre mi addormento, pensando troppo, ecco che il mio corpo va in tilt.

Sento una vampata di calore percorrermi tutta, da capo a piedi, non riesco a respirare regolarmente e il mio cuore sembra avere la tachicardia. Batte troppo veloce.

Tutto questo,successo in circa un minuto, sembrato durare un'eternità.

Mi sono spaventata troppo, mi trovo in un bagno di sudore.
Poi ho capito cos'era successo: era un attacco di panico.

Mella mi fissava. Ho preso il suo corpicino e l'ho strinto a me. Lei per rassicurarmi mi fa le fusa.

Devo calmarmi.

Mi viene un'idea. Prendo il bauletto da sotto il letto. Estraggo l'mp4 fatto di legno e ci collego le cuffie.

Di solito la musica mi aiuta. Silenzia il mondo.

Metto le cuffie e alzo il volume al massimo, fregandomene dei miei timpani.

Avvio la prima canzone ed ecco la voce di Nek a rassicurarmi.

"Uno di questi giorni, andiamo via..."

~• spazio scrittrice •~
Ciao amici!
Lo so, questo capitolo è un po' troppo drammatico ma era necessario, per il proseguimento della storia.
Spero vi stia piacendo.
Accetto sempre vostri consigli e pareri nei commenti oppure una bella stellina, se vi è piaciuto.
Arrivederci al prossimo capitolo😘.

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