19.3
Non si rese conto di essersi imbambolato finché la sua voce con il classico tono accigliato non lo risvegliò.
- Se mi brucio i capelli ti uccido! - urlò lei tra l'ammonimento ed il divertito. Possibile che fosse così tonto da dimenticare il coperchio?! Addio popcorn!
- Se me li brucio io vorrai dire! -
- Oh mamma quanto sei insopportabilmente vanesio! -
- Non mi trovavi così insopportabile poco fa – non riuscì a trattenere la provocazione, ma lo sguardo minaccioso che lei gli rivolse lo costrinse ad alzare le mani in segno di resa - Ok sto zitto –
Quando lo scoppiettio della prima guerra dei popcorn sembrava finito, i due temerari decisero di tirare fuori la testa dal tavolo.
- Sembra terminato –
- Vediamo se c'è rimasto qualcosa di commestibile – decretò avvicinandosi alla pentola, ed i suoi occhi si colmarono di stupore per ciò che vide – Se ne sono salvati alcuni! –
- Fantastico! Andiamo in salotto, voglio un divano comodo –
- Prendo la coperta e il film lo decido io! – urlò precipitandosi al piano superiore e ricomparendo subito dopo armata di una pesante coperta di pile.
Si accomodarono beatamente sul divano, mentre una strana tensione aveva trasformato l'aria in una pesante nube plumbea e appiccicosa. Uno strano imbarazzo colse entrambi, fin quando l'attenzione verso il film fece sciogliere la glaciale sensazione che si era impadronita di loro.
- Questo film mi farà venire il diabete – esclamò seccata
- Ma se l'hai scelto tu – replicò lui visibilmente annoiato. Quel film era nauseante.
- Speravo fosse meglio! – ammise per niente entusiasta
- E' di una noia mortale! – protestò Harry
- Va bene allora scegli tu il prossimo – gli passò svogliatamente il telecomando
- Non vuoi finire di vederlo? –
- Non ci tengo proprio a sorbirmi il triste finale –
- Che ne sai che è triste? – domandò perplesso
- Deducibile, quando le cose vicino alla fine vanno troppo bene, bisogna sempre aspettarsi il peggio – spiegò lei con atteggiamento da maestrina.
- Disse l'esperta – borbottò lui con il chiaro intento di infastidirla.
- Cambia –
- Questo mi piace – affermò lui dopo una selezionata carrellata di canali.
- Dai il Signore degli Anelli no! – protestò lei cercando di riafferrare il telecomando - E' un insulto a mago Merlino! – ma Harry alzò la mano.
- Dovresti mostrare più rispetto quando parli di Gandalf –
- E tu del mio stomaco! Non è carino propinarmi queste visioni disgustose! – brontolò ancora inorridendo alla vista di quei cosi orribili chiamati orchi. Nei cartoni animati erano più carini.
- Ma dai è bellissimo! – replicò lui rivelando uno sguardo ammonitore.
- Fa schifo! – sbraitò - Ora che ci penso, tu assomigli un po' a Gollum – ridacchiò immaginando quanto si sarebbe potuto offendere quel narcisista patentato. Infatti il soggetto in questione sembrò indispettirsi.
- Ma che stai dicendo! – sbuffò - Semmai ad Aragorn! – scherzò passandosi una mano tra i capelli teatralmente.
- Ti piacerebbe! Lui è bellissimo ed affascinante e sexy... -
- Il mio tessssorrroooo – sibilò lui scherzosamente volandole addosso.
- Aaaah che schifo!!! – urlò cercando di levarselo di dosso, cominciando l'ennesima lotta, che naturalmente avrebbe perso – Ma sei ingrassato? – domandò di colpo.
- Cooosa? – esclamò scandalizzato. Era troppo abituato a ricevere complimenti che critiche.
- Ti sono venute.... – si trattenne dal ridergli in faccia – Le maniglie!!! Ahahahahah –
- Non è vero! – si scostò lui offeso.
- Ma guardale! Eccole! – esclamò toccandogli quei pezzi di pelle ai lati del suo bacino che per lei erano maniglie dell'amore.
- Pagherai la tua insolenza! – minacciò lui torreggiandole ancora addosso. Si calò lentamente sulle labbra, incapace ancora una volta di resistere a quel maledetto richiamo, alla tentazione che quelle labbra rappresentavano per lui, completamente assuefatto, stregato, rapito. Lei indugiò, tentando di non cedere, di non cadere ancora in quella spirale senza uscita, ed un secondo prima che quella meravigliosa tentazione potesse solo sfiorarla, si scostò di colpo, evitando quel tanto desiderato incontro. Era stato troppo lento perché lei cedesse, aveva avuto troppo tempo per pensare, per essere sommersa dai perentori sensi di colpa.
Il ragazzo riprese la posizione iniziale, prendendo ad osservare la stanza con insensato interesse, volto a non farsi scoprire più dispiaciuto di quanto non volesse ammettere, poi però la sua attenzione fu rapita veramente da una rivista che si stagliava beata al centro di un cestino di vimini.
- Ah vedo che ti interessi – scherzò allentando la tensione che aveva intrappolato i loro corpi.
- A cosa? Fa vedere! – domandò curiosa sporgendosi verso di lui per osservare la rivista - Oh ma ci sei tu...pff il più sexy – ridacchiò.
- Che hai da ridire – lo stava insultando un po' troppo quella sera, pensò vagamente divertito.
- Perché non hanno visto quel tatuaggio orribile! -
- Basta insultarmi! – lei rideva apertamente divertita, la sua faccia era un programma, vanesio com'era doveva essersi risentito sul serio! Harry le si buttò nuovamente addosso, questa volta sferrando un attacco di solletico al quale lei non seppe resistere.
- Ti arrendi? – domandò minaccioso
- Si ahaha si ahahahaha basta!! – urlò intrappolata dalle mani di lui che le correvano su tutto il corpo. Quando la vista fu meno sfocata dalle lacrime dovute al troppo ridere fece appena in tempo a distinguere quanta poca distanza ci fosse tra le loro labbra, prima che lui tentasse nuovamente il contatto con il suo respiro e che lei potesse nuovamente, meno drasticamente questa volta, opporsi.
- Cos'è quest' improvvisa voglia di baciarmi? – l'ultimo spiraglio di lucidità stava abbandonando velocemente la sua testa, lasciandola a ciò che i suoi più selvaggi istinti le avrebbero suggerito, in balia del suo lato oscuro, se così poteva chiamarsi.
- Non ne ho idea... – rispose con onestà, prima di trattenersi dall'avvicinarsi ancora. Lene osservò attentamente i tratti del suo viso che ormai aveva imparato a conoscere, e quando si soffermò, un po' troppo insistentemente sulla bocca socchiusa, pronta per accogliere la sua, il muro delle sue difese crollò come un castello di carte alla prima leggera folata di vento estivo.
- Al diavolo – e si lanciò spudoratamente verso quelle labbra che invano aveva tentato di respingere, ignorando gli impulsi nervosi, solo i suggerimenti che corpo e cuore inviavano tra un battito accelerato e l'altro. Finalmente diede ancora ascolto alla forza che la spingeva a lui. Harry non si stupì più quando la vide volargli in braccio, prendergli il viso tra le mani e baciarlo con tutta la passione ed il desiderio che lui avrebbe mostrato a lei, se solo non avesse fatto tanto al sostenuta. Si lasciò trascinare subito nel vortice che lo aveva ammaliato fin dal primo tentativo. Le afferrò i capelli con una mano e la natica con l'altra, stringendo con autoritario possesso tanto da farla ansimare in quel concentrato miscuglio di piacere aromatizzato da una punta di dolore. Rafforzò la presa sul suo sedere prima di alzarsi e portala con sè fino alla camera da letto. Una volta su di esso lei ribaltò ancora una volta le posizioni, nella solita guerra senza vincitori o vinti, ma ormai entrambi avevano capito che quello era l'unico modo per dimostrare cosa tormentasse il loro cuore, perché di sentimenti nessuno dei due era pronto ad inserire nel loro linguaggio. Un linguaggio segreto che non avrebbero saputo dire quando appreso, un linguaggio che i loro corpi sembravano conoscere e capire perfettamente.
- Lo vedi che alla fine sei sempre tu a saltarmi addosso -
- Stai zitto! – adorò tappargli la bocca con un bacio.
La mattina dopo sapeva che sarebbe stato imbarazzante, ma non avrebbe mai creduto di raggiungere un livello d'imbarazzo tale da portar con sè anche eccitazione quando lo vide fare capolino nella cucina, vestito solo dai pantaloni e con la maglia in mano, con quella sua camminata strascicata e sexy, i capelli arruffati nei quali poteva perfino trovare i segni di come le sue mani li avevano afferrati e tirati. Smise di fissarlo non appena notò una nota di divertimento trapassare i suoi occhi verdi.
- Certo che mi fai svegliare sempre da solo – ammiccò sornione - Grazie ma non resto, gli scopamici non condividono certe cose – dire quella frase fu quasi uno sforzo, mentre indicava la tavola apparecchiata anche per lui.
- Infatti non lo siamo – si affrettò a precisare
- Ah no? E cosa siamo? – chiese curioso di sentire quale strana definizione avrebbe partorito quella mente bacata.
- Amici! – affermò semplicemente
- Gli amici non fanno quello che abbiamo fatto noi stanotte – replicò lui.
- Infatti non accadrà più – e fu come se uno spettatore esterno avesse perduto un passaggio, perché un istante dopo la distanza tra i due non esisteva più, ma solo due corpi perfettamente attaccati, due bocche che respiravano l'una nell'altra, e mani intente a scoprire ancora ciò che sembravano mai imparare a conoscere, con la stessa curiosità della prima volta.
La sollevò sul bancone della cucina mentre lei gli avvolgeva il bacino con le gambe. Baciò la pelle del petto assaporando l'odore di lenzuola che ancora emanava. Era caldo. Tremò percependo l'eccitazione crescere in maniera esponenziale nel suo corpo, incontrollabile.
Harry le morse le labbra liberandola della vestaglia e subito dopo dei pantaloncini. Avrebbe sopportato il pigiama di Cip e Ciop tanta era l'urgenza di averla ancora, e lei rispondeva sempre colpo su colpo in quella che era ormai una battaglia persa per entrambi, vinti.
Nessuno dei due seppe come erano finiti sul divano mentre si guardavano stanchi ed ansanti, e se possibile, ancora eccitati.
- Era l'ultima volta? – chiese Harry ansimando
- Assolutamente si – rispose di getto
- Allora diamoci dentro – sospirò prima di impossessarsi ancora della sua bocca, una sete che sembrava non riuscire a fermare.
- Se continuiamo così non usciremo più di casa – bofonchiò lui, sudato e visibilmente affaticato, il pavimento non era stato molto comodo, ma dopo che erano rotolati giù dal divano avevo deciso entrambi di sacrificare la comodità.
- Non possiamo permettercelo Harry – sussurrò assaporando il suo nome forse per la prima volta con dolcezza prima di tirarsi a sedere e cominciare a cercare quello che rimaneva dei suoi vestiti. Al momento era anche più disorientata di prima. Le cose chiare erano due, e per sua sfortuna erano completamente contrastanti. La prima: doveva smettere subito quel gioco erotico e ripristinare il vecchio rapporto, più civile se possibile; la seconda: il richiamo sessuale era troppo invitante per non essere ascoltato, aveva acceso in lei un desiderio potente, avrebbe voluto perdersi nel suono della sua voce spezzata, perdersi nell'odore della sua pelle tremante, perdersi nel verde accecante che i suoi occhi assumevano poco prima di diventare una cosa sola. Infine, la morsa del passato quando tutto finiva era una pressante compagnia da sopportare. Non riusciva a non sentirsi sporca, ogni volta quando il cervello si riconnetteva con la realtà, veniva piegata dal dolore, succube di un ricordo che non riusciva ancora a lasciare andare. Non voleva ancora lasciare andare.
Ama e accendi il buio, grida la tua presenza. Ama, e ferma il tempo, ama, dai luce al pianto e brucia nel desiderio. Ama con ogni forza, ama senza paura, dona ogni respiro. Ama fino al delirio, grida la tua presenza. Ama, non c'è peccato, ama con le tue mani, brucia nel desiderio. Ama e dai speranza. Ama senza confine, dona pelle e cuore.
- Dovremo risolvere la cosa in qualche modo –
- Non credo di farcela – ammise di colpo. Quella parole accesero l'attenzione ed Harry si porto seduto di fronte a lei.
- Perché? – chiese serio cercando i suoi occhi, che ancora gli sfuggivano.
- Non ho le forze di stare dietro ad un ragazzino ed i suoi sbalzi ormonali – farfugliò – Ti sei dimenticato che sono più vecchia? -
- Disse la donna matura! - occhiataccia - Io non sono un ragazzino e tu sei più "vecchia" – mimò le virgolette con le mani – Solo di due anni -
- Disse il ragazzino! – ridacchiò – Mi hai appena parlato di scopamicizia, ossia un tipo di relazione inventato dai ragazzini solo per dare un nome ai loro continui sbalzi ormonali –
- E se non si trattasse davvero di quello? – sussurrò lui sapendo di cacciarsi in un discorso senza possibilità di tornare indietro. Lene percepì il cuore accelerare il suo battito in un'emozione che non si sarebbe aspettata. Voleva davvero qualcosa di più di una sessione di sesso? Finalmente si decise ad allacciare i loro occhi.
- Non ce la farei – bisbigliò tentando di convincere anche se stessa e cercando di ignorare le capriole, le piroette che il suo cuore stava figurando in segno di rivolta. Non era preparata a niente di tutto ciò, perfino le reazioni del suo stesso corpo l'avevano colta alla sprovvista, ne avrebbe affrontato le conseguenze prima o poi.
- Perché? – chiese con una evidente nota di tensione che gli fece vibrare la voce. Lei tirò un pesante sospiro prima di parlare.
- Perché mi sento come se lo tradissi – ammise con un enorme groppo alla gola. Harry rimase perplesso un attimo prima di capire effettivamente a chi si riferisse. Spalancò gli occhi una volta inquadrato il soggetto.
- Ma lui è... -
- No! – gridò lei improvvisamente portandosi le mani intorno al viso - Non dirlo -
In quel momento qualcosa in lui esplose, violenta come la rabbia, distruttiva come il dolore. Harry ringhiò.
- Significa che hai pensato a lui mentre lo facevamo? – insinuò con arroganza.
- No! – si affrettò a rispondere mentre lui cominciava a rivestirsi velocemente come morso da una tarantola – Proprio per questo! –
- Sei contorta lo sai? – le diede le spalle
- Mai detto il contrario – ammise stizzita per poi alzarsi anche lei – Si può sapere cosa ti prende? – cercò di richiamare la sua attenzione toccandogli una spalla, ma Harry scattò come se avesse preso una scossa. Lene rimase stupita da quel gesto, perfino il suo cuore sussultò. Cosa stai combinando, continuava a domandarsi.
- Niente – ringhiò lui
- Ed io sono Miss Universo – lo prese in giro
- Cosa vuoi che mi prenda? – domandò tornado a guardarla – Mi hai appena detto che pensi ancora al tuo ex mo... -
- Non dirlo! – lo interruppe ancora istintivamente. Odiava quella parola, soprattutto accanto a lui, associata a lui. Era fuggita da quel binomio per più di un anno, e ancora non credeva di essere pronta ad sentirlo. Era tutto decisamente troppo per lei. Aveva trascorso più di un anno a vivere come una bolla, ed ora non poteva lanciarsi sulla realtà senza paracadute ed in picchiata! Ne sarebbe rimasto solo un cumulo di ossa rotte a far compagnia ai resti del suo cuore.
- Ma è un dato di fatto! – replicò lui con amarezza
- Grazie Mr sensibilità! – borbottò di riamando
- Hai appena fatto sesso con me – l'accusò puntandole un dito contro – Due volte in poche ore e dopo hai il coraggio di dirmi che ti sembra di tradirlo? – inveì – Ma come ragioni! – si passò nervosamente le mani tra i capelli. Si era esposto e lei si era brutalmente ritratta, lasciandolo solo a combattere una guerra che solo lei avrebbe potuto vincere. Solo a contare i frammenti di qualcosa di rotto dentro di lui. Aveva temuto quella fine dal principio, l'aveva prevista neanche fosse stato un veggente, eppure non era comunque riuscito a tirarsi indietro, ormai avvelenato. Nonostante tutto, nonostante fosse vagamente preparato, il dolore era arrivato più forte e distruttivo del previsto.
- Non posso negare che ci sia attrazione tra noi –
- Halleluja un passo avanti! – aveva perso tutta l'enfasi iniziale.
- E allora? Cosa vuoi sentirti dire eh? – lo incalzò lei invece con atteggiamento di sfida – Che mi piaci? Lo sai! – lo tirò per un braccio per costringerlo a guardarla ancora - Ma sono ancora legata a lui – ammise con titubanza. Bastavano i suoi occhi per farla vacillare – Non sono la persona che stai cercando –
- Non sai quanto ti sbagli – soffiò prima di chiudersi la porta alle spalle.
Avrebbe dovuto tenerla lontana, avrebbe dovuto evitarla, invece ora si ritrovava schiacciato dalle sue stesse azioni, dai suoi stessi, un tempo inconsapevoli desideri. Era riuscito quasi a confessarle di volere qualcosa di più da lei, avrebbe voluto dirle che la desiderava solo per sè, ma lei si era gia ritirata, protetta da un fantasma che lui non avrebbe potuto contrastare. Arreso, si era arreso come il più vile dei codardi a cui l'unica cosa che restava da fare era tentare di dimenticare.
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