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11.1


11.

- Parti? – chiese mentre la testa del suo migliore amico era infilata nell'armadio in stile struzzo.

- Nils mi ha invitato ad una festa a Northwich, sarà un mega party pieno di attori, cantanti e chi più ne ha più ne metta! – era entusiasta come sempre.

- Wow! Fai tante foto mi raccomando! – il campanello interruppe la conversazione, mentre il suo amico sbiancava.

- Non sono pronto! – urlò disperato tirando i vestiti in aria.

- Vado io – lo tranquillizzò – Così prendo tempo! – si affrettò a scendere le scale mentre lui le schioccava baci a distanza. Inutile, era sempre in ritardo! Purtroppo quando aprì la porta al posto di una testa biondissima comparve una riccioluta e molto più scura. Sgranò gli occhi, non era proprio preparata ad incontrarlo, era decisamente presto. Improvvisamente le immagini nitide del loro bacio la trapassarono la mente come lampi, mentre il cuore tuonava come se stesse rivivendo quel momento ancora. Harry la osservò in silenzio come se sapesse esattamente cosa stesse pensando in quel momento.

- Che ci fai qui? – domandò tentando di non arrossire come una bambina.

- Sono venuto a prendere il tuo amico, e avvisarlo che staremo tutti a casa mia – la sua voce risultò stranamente più calda.

- Sta scendendo – lo avvisò prontamente, lui le rispose con uno strano cenno del capo. Il silenzio imbarazzante si stava alzando tra di loro – Vuoi entrare intanto? – cercò di abbassare la strana tensione che si era creata tra loro. Harry era strano.

Era nervoso, perché accidenti era così nervoso, non la stava per invitare a cena, era un semplice atto di gentilezza, se n'era già convinto. Allora perché si sentiva in imbarazzo! Accidenti doveva tornare in sè, anche perché a lei non era sfuggita la sua stranezza, certo a lei non sfuggiva nulla, almeno quando si trattava di lui, ciò non  aiutava. Inspirò profondamente, dandosi ancora dell'idiota per quel nervosismo ingiustificato.

- Se non hai niente da fare potresti venire anche tu – le disse cogliendola di sorpresa. Dopo il primo momento di titubanza Lene si convinse di aver capito male e si guardò intorno, voltandosi prima a destra, poi a sinistra.

- Stai dicendo a me? – chiese sarcastica indicandosi. Ma il ragazzo la fulminò con uno sguardo di chi non trovava niente da ridere.

- Non fare la stupida –

- Sicuro di star bene? – continuò ignorando il tono minaccioso usato da lui.

- Hai tre secondi per decidere. Uno, due ... -

- Ok, ok! Va bene, vengo, grazie per l'invito – balbettò ancora stupita di quell'invito inaspettato.

- Allora muoviti, vai a prepararti, ti aspetto in salotto – così dicendo la superò andandosi a sistemare sul divano. Lene rimase imbambolata per un attimo, non erano mai stati così cordiali. Arrossì ancora al pensiero di loro due stretti da un buio complice che si cercavano, si desideravano. Scosse la testa, idiota!

- Vuoi qualcosa da bere? – chiese.

- Sei ancora qui? No grazie, sparisci, vai a prepararti o ti lascio qui! – la minacciò seccato che fosse ancora rimasta a contemplare la porta, una cosa sola lo divertì: era arrossita, e per la seconda volta in poco tempo, credette di sapere quale fosse la fonte del suo imbarazzo.

Ecco, aveva parlato troppo presto, pensò lei. E senza se o ma si precipitò al piano di sopra, senza neanche domandarsi il motivo per cui avesse deciso di accettare quello strano e inaspettato invito.

Nel frattempo anche Nils li aveva raggiunti, Lene naturalmente fu l'ultima a scendere, ma per una volta non si sentì in colpa, l'aveva saputo all'ultimo!

- Non disturberemo tuo padre? – domandò ad Harry dopo aver chiuso la porta di casa. Non sapeva il motivo, ma stranamente di tutta la biografia che Wikipedia vantava su di lui, ricordava solo questo dettaglio. Forse perché le era dispiaciuto che il padre e la madre vivessero il posti diversi e per giunta discretamente lontani l'uno dall'altro. Presa ancora dai suoi ragionamenti non fece minimamente caso al cambiamento di colore del viso del ragazzo.

- Come fai a sapere che li vive mio padre? – la sua voce era più affilata di un fulmine trivellato, la colse alla sprovvista. Come poteva cambiare  umore così velocemente!

- L'ho letto su internet – spiegò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- Hai fatto ricerche su di me? – non trattenne la nota d'indignazione che assunse le sua voce. Si era ben informata la ragazza, appena le avevano detto di essere famosi si era subito adoperata in ricerche su di loro. Ancora una volta un moto di rabbia misto a delusione lo trovò impreparato. Aveva imparato, sapeva che chiunque avvicinasse prima o poi avrebbe voluto qualcosa da lui, lei non era diversa, non doveva stupirsi. Ciò che lo stupì fu l'improvviso nodo che gli percosse lo stomaco al solo pensiero che tutto quello che avevano vissuto fino ad allora fosse stata solo pura e semplice finzione.

- Vi ho solo googlati, tranquillo, non ho assunto un investigatore. Ero solo curiosa di sapere esattamente chi foste, dato che prima di incontrarvi non ne avevo la benché minima idea – spiegò sbrigativa, non notando la vera preoccupazione nella voce di lui, che però non diede minimo cenno di aver incamerato le ultime informazioni.

Per tutto il tragitto fu stranamente silenzioso.

La casa era un grande villino in stile moderno, con un ampio patio frontale e un grande giardino sul retro. Era marrone, un marrone caldo e ricercato che le donava l'aria di baita di montagna, forse anche per tutti gli alberi che la circondavano.

- Mio padre è fuori per il weekend, scegliete la stanza che volete – avvisò Harry prima di scomparire al piano superiore. Gran padrone di casa.

Aveva optato per un vestito comodo ed elegante nero e rosa aderente, con un grande fiocco in vita, per poi allargarsi in una gonna a palloncino. E naturalmente le sue ballerine nere lucide, altrettanto dotate di fiocco, il tocco che la rendeva maggiormente soddisfatta.

- Non dirmi che questo è il vestito per la festa – esclamò Gigi spaventosamente serio appena varcata la porta della stanza. Panico.

- Perché? E'... - ma prima che potesse solo trovare l'aggettivo adatto venne prontamente interrotta .

- Dimmi che hai una seconda opzione – era vagamente autoritario.

- Si, ma.... – ma perché?

- Niente ma! – ancora la interruppe - Siamo in ritardo, fammi vedere – a quell' ordine perentorio dovette obbedire senza fiatare tirando fuori dal borsone un vestito blu notte, che aveva portato giusto per caso. Era stretto e corto, completamente di pizzo con una scollatura a cuore che aiutata dal pizzo, faceva nascere un sexy gioco di trasparenze. Peccato che il suo decolté non vantasse di una grande taglia – Aggiudicato, con le scarpe marroni con il tacco – decretò velocemente dopo averlo inquadrato da cima a fondo.

- Ma non è troppo? – domandò agitata, cambiandosi sarebbe stata di nuovo in ritardo!

- Tesoro, è una festa per le celebrità di Hollywood, l'altro è bellissimo, ma con questo si volteranno tutti a guardarti – ammiccò.

- Certo, quando mi vedranno a gambe all'aria, sicuramente avrò tutti gli occhi puntati addosso – esclamò sarcastica ma per nulla divertita.

- Harry ti ha invitato, non vorrai farlo sfigurare! – l'ovvietà nella sua voce la fece arrossire.

- Gigi – lo ammonì velocemente, non doveva pensarci, ma quelle maledette immagini sembravano sbucare ogni qual volta sentiva pronunciare il suo nome.

- Lo so, lo so, però pensavo, anzi speravo – si affrettò a correggersi per evitare un'inutile discussione - Che un po' ti piacesse – in quel momento gli fu grata per la sua delicatezza, solo lui aveva il potere di capirla solo con uno sguardo. Ma arrivata a quel punto, tanto valeva essere finalmente onesta con lui e con se stessa.

- Mi piace...però... - s'interruppe non sapendo neanche lei cosa dire. Quel discorso era ancora un tabù – E comunque non mi ha invitata in quel senso – scosse la testa

- Siete due testoni, possibile che non capiate ancora cosa vi sta succedendo? – sbraitò alzandosi di colpo dal letto.

- Perché cosa sta succedendo? – a quella domanda, per lui idiota, l'amico sbuffò sonoramente.

- Di questo passo prima di scoprirlo saremo già in via di putrefazione –

- Che scena disgustosa – blaterò lei cercando di cambiare discorso.

- Bando alle ciance Lene! – aiuto, non l'aveva mai visto così perentoriamente operativo – Vuoi che lui ti guardi come una donna e non come una bambina, almeno? – ed era ancora spaventosamente serio.

- Ma... - provò ad obbiettare

- No niente ma, basta trovare giustificazioni. Lo vuoi o no? – sospirò, messa alle strette.

- Si – sussurrò più a se stessa che a lui.

- Halleluja!! Mettiti questo! A dopo! – e velocemente come era entrato, sparì.

Quando scese le scale, naturalmente per ultima, tutti la stavano aspettando nell'atrio. Pregò di non cominciare la serata con un sonoro tonfo per qualche gradino.

- Scusate sono pronta – dichiarò una volta in equilibrio su una superficie piana.

- Spero tu abbia seguito il mio consiglio – le sussurrò l'amico all'orecchio dato che il grande cappotto color biscotto che portava non gli aveva permesso di vedere cosa vi si nascondesse sotto.

L'ambientazione della festa era in stile villa holliwoodiana, con molteplici piani e piscina e notando l'abbigliamento degli invitati lanciò uno sguardo di ringraziamento a Gigi. L'ingresso era ampio ed illuminato a giorno con tanto di maggiordomo e guardaroba. Wow! Buttò uno sguardo intorno a sè. Il porcospino si era appena tolto la giacca e senza neanche degnarla di uno sguardo si era allontanato velocemente, non prima di aver preso sottobraccio due, che più che ragazze sembravano giraffe, erano altissime! Cercò di combattere l'improvvisa sensazione inversamente proporzionale alla sua distanza, più si allontanava, più in lei cresceva, ed era tutt'altro che piacevole.

La svolta che aveva preso la serata cominciava ad essere imbarazzante. Lei si alternava tra una colonna e Gigi, quando non era con Nils, che cercava di districarsi tra tutta la massa di invitati e loro. Harry sparito completamente. Volatilizzato. Un moto di rabbia improvvisa la invase nauseante quanto un conato di vomito. Cosa si aspettava, che l'avrebbe portata in giro presentandola a tutti come si fa con le fidanzate? No, no e poi no! Ma allora perché era talmente nervosa da poter bruciare qualcuno con lo sguardo? Pochi istanti dopo l'oggetto dei suoi pensieri comparve magicamente davanti a lei, tenendo per mano una ragazzina, non sembrava molto matura, mora con i capelli liscissimi, talmente magra da sembrare potesse spezzarsi. Se la trascinava dietro come un fuscello, per poi sfilare, letteralmente davanti a loro, e infine sparire al piano di sopra, chissà a fare cosa, si domandò ironica, cercando di contenere la rabbia che le stava facendo formicolare le mani. Era una stupida, e la cosa che le faceva salire ancora più i nervi era il dolore imprevisto che aveva provato vedendolo ignorarla tutta la sera, per poi sbatterle in faccia che si sarebbe dato da fare con la ragazzina. Non ce la faceva più a fare la bella statuina e rimuginare ancora su cose decisamente poco diplomatiche che avrebbe fatto volentieri a quel carciofo, decise di cominciare a vagare per la villa: era enorme e con un po' di fortuna, ne sarebbe bastata davvero poca data la sua naturale inclinazione, si sarebbe persa! Senza sapere esattamente come, ma con estrema gioia, finì proprio nella cucina! Era destino, si disse, il suo istinto volente o nolente l'avrebbe condotta sempre al cibo. Fortunatamente un gruppetto di ragazze aveva scelto proprio quel luogo per darsi ai pettegolezzi più piccanti. Sentendo il rumore dei tacchi sul marmo, si voltarono immediatamente a guardarla, anzi squadrarla era il termine più appropriato.

- Scusate, stavo facendo un giro e non so come, sono arrivata qui – disse cercando in qualche modo di avviare una conversazione. Nessuno degli invitati era stato particolarmente loquace con lei, non si aspettava molto effettivamente neanche da loro. Non era un'attrice famosa o cantante o modella.

- Non preoccuparti, noi abbiamo trovato la scorta segreta di fragole con cioccolato – spiegò gentilmente la più bionda mentre le porgeva il vassoio. Giurò di avere gli occhi a forma di cuore.

- Le adoro – commentò afferrandone una – Grazie, mi chiamo Raelene – allungò amichevolmente la mano destra che le ragazze senza indugio strinsero una alla volta.

- Che bel nome! – disse la mora, giurò di essere sul punto di commuoversi.

- Grazie! Pensa che nessuno lo capisce al primo colpo, devo sempre ripeterlo almeno due volte, comunque potete chiamarmi Lene – sorrise, rallegrandosi di aver incontrato finalmente un gruppo di ragazze simpatiche.

- Cosa fai? – le chiese una

- In che senso? –

- Sei una cantante, attrice, ballerina, non ti ho mai vista, anche se il tuo viso mi dice qualcosa –

- Oh no, io non lavoro nel mondo dello spettacolo, sono qui con Nils ed Harry –

- Ah – esclamarono in coro, sembravano stupite – E come li hai conosciuti? – domandarono curiose. Lene non sapeva cosa potesse o non potesse dire riguardo a come si erano conosciuti, così decise di fare ciò che le veniva meglio, dribblare le domande e dare meno informazioni possibili!

- In realtà è stato un caso! – confessò, ed era la verità – Invece voi fate sicuramente parte del cast di qualche film famoso –

- Pretty Little Liars – esclamarono in coro con fierezza.

- Caspita! Une serie molto famosa! –

- La segui? – ohoh, domanda sbagliata.

- Onestamente no, però la tengo presente da tempo, mi sono ripromessa che l'avrei cominciata presto a seguire! –

- Ora devi farlo per forza! –

- Si vede che era destino! – ridacchiò.

Cominciarono a parlare di tutto e niente, intrappolate in un turbine di discorsi senza senso tipici delle donne. Erano simpatiche ed estremamente cordiali, si rivolgevano a lei come fosse stata un'amica di vecchia data, raccontandole pettegolezzi di persone di cui mai avrebbe potuto immaginare la faccia e perfino segreti riguardanti loro stesse con una facilità incredibile. Vecchie amiche. Ecco perché adorava la cucina!

Quando finalmente sgusciarono fuori per buttarsi ancora nella mischia, trovò il porcospino comodamente seduto nel divano del salotto con l'acciuga attaccata al braccio. Digrignò i denti cercando di ignorare entrambi. Fortunatamente le ragazze non le diedero tempo di rimuginare su quei due idioti, perché cominciarono a presentarla a qualunque, povero malcapitato, passasse loro di fronte. Non avrebbe ricordato alcun nome a fine serata, ne era certa, però almeno grazie a quello strano gruppetto la festa aveva assunto una piega inaspettatamente piacevole e divertente. Presa dal marasma di presentazione non si accorse che l'acciuga, come l'aveva affettuosamente soprannominata, le si era avvicinata con passo sicuro e che una volta giuntale alle spalle, le aveva dato una spinta che, per colpa dei trampoli, le fece perdere l'equilibrio fino a finire su un vassoio di bicchieri da liquore, naturalmente pieni. Per fortuna non aveva rotto nulla, ma il liquido era finito sulla parte inferiore del vestito, bagnandolo. Fantastico, mancava solo quello all'appello per completare quella grandiosa serata! Lanciò un'occhiata omicida alla ragazzina mora che ora rideva alle sue spalle.

- Oddio mi dispiace! – esclamò poco, pochissimo convinta – Penseranno te la sia fatta sotto – esclamò a voce troppo alta continuando a ridere. Il suo sguardo colpì inevitabilmente quello del riccio che dalla sua postazione, troppo vicina, non solo aveva visto tutta la scena, per di più sghignazzava apertamente divertito. Giurò di avere fumo che usciva dalle orecchie. Che bisogno avevano avuto di fare quella pagliacciata! Tornò a guardare la piccola, per modo di dire, arpia davanti a lei, era talmente furiosa che avrebbe potuto rivoltarla come un pedalino.

- Confido nell'intelligenza dei presenti nel sapere che se me la fossi fatta sotto, non avrei macchiato il vestito in questo modo – le ragazze che erano prima con lei scoppiarono a ridere di gusto, mentre l'arpia si defilò velocemente tornado alla sua originaria postazione.

- Ma perché l'ha fatto? – chiese una aiutandola ad asciugarsi.

- Smanie di protagonismo? – ipotizzò sicura che fosse una parziale verità - Vado in bagno a tentare di ripulirmi –

- Veniamo con te – quanto era grata di aver incontrato quelle ragazze!

Il bagno si tramutò in un'altra cucina quando fu riempito di altri pettegolezzi su pettegolezzi, tra i quali uscì fuori che il nome dell'arpia era Jennifer e che era stata una vecchia fiamma dell'idiota riccioluto, almeno da parte di lei, perché dalle voci di corridoio, sembrava che per lui fosse sempre stata solo un passatempo. Se avesse potuto avrebbe tirato i capelli a quel babbeo, uno ad uno! No, quelli erano troppo belli, allora pensò ai peli, con quelli avrebbe sofferto di più. La seduta di informazione nel bagno fu interrotta dall'arrivo improvviso di Nils.

- Mi dispiace interrompere ma sarebbe meglio tornare a casa, Harry non sembra molto in forma –

- Fosse per me, lo investirei con la macchina e ci passerei sopra cinque volte – scherzò, ignorando volutamente la visibile preoccupazione del ragazzo. Le ragazze risero con lei.

- Per favore, non è il momento – l'ammonì dolcemente. Come faceva a dirgli di no?

- Ok, ma sappi che lo faccio solo per te. Ragazze – disse infine rivolgendosi a loro – Devo tornare a fare la baby sitter ad un bambino troppo cresciuto, ho i vostri numeri, domani creo un gruppo e vi scrivo! –

- Si, cosi organizziamo presto un' uscita! – esclamò la bionda prima di salutarla affettuosamente, subito imitata anche dalle altre.

- Andiamo – ordinò prima che il ragazzo la precedesse – Cosa succede? –

- Credo sia ubriaco marcio –

- Meraviglioso – esclamò vedendo il soggetto in questione ridere senza neanche riuscire a reggersi in piedi, barcollava cercando l'uscita. Sarebbe bastata una piccola, lievissima spinta erronea per farlo crollare, le suggerì il suo lato perfido, ma a lei non piaceva vincere facile.

- Portiamolo a casa –

I due ragazzi lo caricarono con qualche difficoltà in macchina, e lei finì nel sedile posteriore con un Harry ubriaco fradicio e per di più aveva anche cominciato a straparlare.

- Ti sei divertita? – lei non rispose, limitandosi a guardarlo in cagnesco – Oh, sei arrabbiata con me? – chiese con voce strascinata e divertita al contempo – Cosa credevi che bastasse un bacino per essere presentata a tutti come la mia fidanzatina? Povera sciocca – blaterò mentre si lasciava sdraiare sul sedile. Neanche da ubriaco marcio riusciva a tapparsi la bocca! E per di più stava anche rovinando il ricordo di ciò che avevano vissuto insieme. Non tanto per il bacio in se, quanto per la complicità che erano riusciti a creare e che naturalmente era bastato troppo poco per sgretolarla. Gigi e Nils non fiatarono, fecero solo finta di concentrarsi sulla strada, ma era scontato che entrambi sapessero a cosa si stesse riferendo l'imbecille. Lei si era confidata con Gigi il giorno immediatamente successivo all'accaduto ed era convinta che la voce fosse arrivata anche a Nils. Quei due oramai erano due orecchie in quattro.

- Stà zitto idiota, sento la puzza di alcohol da qui –  ma lui aveva già chiuso gli occhi in uno stato di semi coscienza.

- Dovremmo farlo vomitare – esclamò Nils, una volta arrivati a casa, poggiandolo malamente vicino al water. Che bella fine!

- La caduta dei potenti – commentò lei amaramente.

- Per favore – l'ammonì il ragazzo biondo. Era seriamente preoccupato, ma diamine era solo una sbronza! - Aiutami –

- Non sono un medico! Ficcagli due dita in bocca – era stata più acida di quanto avrebbe voluto, ma veniva da una serata poco piacevole.

- Mi fa schifo –

- E a me no? – gridò presa da uno scatto nervoso – Sono astemia! Ciò significa che non mi sono mia ubriacata! Non sono la persona più adatta a risolvere queste situazioni – immediatamente gli occhi di entrambi fulminarono il povero Gigi, che fino ad allora aveva tentato di rimanere in disparte.

- Ah no, non guardate me! – li liquidò con tono di rimprovero. Lene sbuffò cercando nervosamente qualcosa in borsa, quando la trovò, lanciò un ultimo sguardo alla carcassa abbracciata al water prima di prenderlo letteralmente per i capelli in malo modo e ficcargli in bocca un mucchietto di caramelle. Lui non aveva altre forze se non quella di assecondare ogni cosa.

- Non penso riesca a vomitare con quelle – l'avvertì l'amico.

- Sono scadute da 2 anni – spiegò quasi divertita - Vomiterà –

- Basta che non gli facciano male – neanche finito di pronunciare l'ultima parola che il riccio vomitò tutto quello che aveva bevuto, comprese le caramelle incriminate. Lene distolse lo sguardo vagamente schifata.

- Bene, il mio lavoro è finito, me ne vado, qui c'è puzza di marcio, e non mi riferisco al vomito – si defilò velocemente lasciando i tre ragazzi in bagno, uno dei quali ancora abbracciato alla tazza.

- Che stai facendo? – Gigi, solo lui si preoccupava veramente per lei e la conosceva al punto da riuscire spesso a prevedere le sue mosse.

- Vado in albergo, ci sarà una stanza libera – spiegò velocemente, intenta a riempire il borsone con le poche cose che aveva portato con se.

- Perché te ne vuoi andare? –

- Hai davvero bisogno che te lo spieghi? Ah si forse tu non hai visto la sua amichetta, sicuramente in combutta con lui, darmi una spinta e farmi finire sui liquori che, cosa te lo dico a fare, mi hanno bagnata tutta – disse indicando la parte inferiore del vestito tinta di un liquido scuro - Mentre lui trovava la cosa divertente! Non voglio restare in casa sua un minuto di più, e non torno a Runcorn solo perché è notte fonda e non ci sono pulman –

- Cerca di calmarti, capisco che sia stata una brutta serata per te, ma dormici sopra e domani prenderai il pulman – tentò amorevolmente di convincerla.

- No, non se ne parla, provo all'hotel Hartford, non è lontano, sperando ci sia posto – affermò risoluta afferrando cappotto e borsone – Ti chiamo domani –

L'hotel non aveva gli agi di un cinque stelle, ma era confortevole, la stanza era piccola e dai colori caldi, con una finestra che affacciava sulla strada. Erano le quattro, notte fonda ma il sonno non si accingeva minimamente a contagiare i suoi occhi, così decise di farsi una doccia per togliere via la puzza di quello che le era finito addosso. Ricordò in un flash la risata di quel sedano rinsecchito con i capelli, era stata talmente tonta da non accorgersi che bastava che lei le desse la stessa spinta per farla volare sulla luna. Con la violenza non si risolveva niente, pensò come un mantra. I suoi pensieri furono contaminati inevitabilmente da quella palla di pelo dagli occhi verdi e la rabbia si sciolse in tristezza. Si sentì improvvisamente sola, mentre l'eco di quell' antico dolore tornava ad invaderle ogni fibra del corpo in un rimbombo sordo e disperato. Quando sentì le lacrime minacciare i suoi occhi si morse il labbro inferiore, convincendosi che fosse solo colpa dello stress, del nervoso e della stanchezza. Non riusciva a spiegarsi il perché di quello strano comportamento, continuò a rimuginarci fin quando il buio della notte non avvolse anche i suoi occhi.

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