Capitolo 66: Questione di fiducia
<<Che cosa significa?>> gli domando, confusa.
Spartaco esita. Socchiude le labbra, si accarezza la barba. Nadia lo osserva, stupita quanto me. Siamo arrivati a Torino insieme. Per quale ragione dovrei tornare da sola?
<<Si tratta della mia ex moglie, Verdiana. Ma soprattutto di mio figlio José.>>
Si interrompe, sposta lo sguardo verso la piazza. Il viavai di persone non accenna a diminuire. Il suono delle voci che si sovrappongono in strada si unisce ai rumori del dehor e alla musica.
<<Che cos'è successo?>>
Scuote la testa e sospira. Mi accorgo che fa fatica a trovare le parole, e so che non è da lui.
<<Estrella, lei...>>
Scuote di nuovo il capo.
<<Ha avuto una delle sue crisi, a quanto pare. Ha alzato troppo il gomito –non è una novità- e ha dato di matto. Anche di questo... c'è poco da stupirsi. Ma sembra che José non l'abbia presa bene. Lui...>>
Si interrompe e i suoi occhi blu scivolano nei miei, inchiodandomi.
<<L'hai conosciuto, Verdiana. È un bravo ragazzo. Ma tutto questo periodo... non è stato semplice. Me ne assumo la responsabilità, per quanto possa valere. Sono tornato in Versilia per cercare di sistemare le cose, soltanto che... ci vuole tempo, e...>>
<<Oh, Spartaco>> dico, sentendomi in colpa. <<Non dovevo trascinarti in questa storia. Avevi bisogno di rimanere con tuo figlio e invece... hai deciso di aiutare me. Potevi dirmelo, potevi...>>
Ma non mi lascia terminare. Solleva una mano, bloccandomi.
<<No che non potevo, Verdiana. Ho fatto la cosa giusta, con te. E se tornassi indietro, la rifarei. Il nostro lavoro qui... è finito. Però Nadia deve essere di nuovo ascoltata domani, e non voglio lasciarla sola. In più, c'è la situazione di mio figlio. Eh... beh, ecco, io... ho pensato a te.>>
Mentre cerco di metabolizzare le parole di Spartaco, il cameriere torna al nostro tavolo, sparecchia e ci chiede se gradiamo qualcos'altro. Ordiniamo tre caffè.
<<Non c'è bisogno che tu rimanga qui, Spartaco>> dice Nadia, scuotendo la testa. <<Parlerò di nuovo con il sostituto procuratore e poi prenderò il primo treno. Non...>>
<<Ho già deciso. Resterò>> la interrompe lui. <<Sono stati giorni duri anche per te. L'aggressione, le visioni e tutto il resto.>>
<<Ma...>>
<<No, nessun "ma". E poi c'è la questione di mio figlio.>> Torna a guardare verso di me. Beve il caffè senza aggiungere zucchero, posa la tazzina sul tavolo e mi sorride. <<Faccio fatica a fidarmi delle persone, sapete. Di chiunque. E il lavoro che ho scelto ha cementato questo lato del mio carattere. Ma, Verdiana... Se avessi un ultimo centesimo da puntare, lo scommetterei su di te.>>
Socchiudo le labbra, esito, cerco di distogliere lo sguardo ma gli occhi di Spartaco sono calamite. Non mi lasciano scampo.
<<Che cosa... vorresti che facessi?>>
Si stringe nelle spalle.
<<Soltanto che raggiungessi mio figlio. Vorrei che trascorressi con lui i prossimi due o tre giorni. Io farò compagnia a Nadia finché il sostituto procuratore avrà bisogno di lei, poi tornerò a casa. Ma intanto saprò che José è con te. Potrai anche lasciare da parte il latino fino al mio ritorno.>>
Allarga le braccia, sorridendo ancora.
<<Andate a fare qualche passeggiata, andate al mare, o al cinema, o dove vi pare. L'importante è che tu gli resti accanto finché non vi avrò raggiunti. La mia ex... Estrella... è una brava donna, ma... è incasinata. Nel senso peggiore del termine. E...>>
<<Va bene, Spartaco. Lo farò.>>
<<Sul serio?>>
<<Sì. Certo.>>
Mi sorride. Allunga una mano verso la mia e la stringe.
Io ricambio il sorriso.
<<Grazie, Verdiana. Sapevo che avrei potuto contare su di te.>>
<<Non dirlo. Come troverò tuo figlio?>>
<<Beh... gli dirò di venire a prenderti alla stazione.>>
<<E se non dovesse risponderti? Voglio dire... è un po'... sulle sue, adesso, giusto?>>
Spartaco solleva una mano a mezz'aria e la muove come se fosse una spugna, con cui cancella le mie ultime parole.
<<Risponderà a me>> dice, tranquillo. <<Risponderà al primo squillo a papà Spartaco>> ripete, sorridendo.
<<Va bene. E se non vorrà rimanere con...?>>
<<Ho visto come ti guarda, Verdiana>> mi interrompe, << Lo conosco. È mio figlio. Vorrà rimanere con te, credimi.>>
Mi sento arrossire.
<<Ma...>>
<<Andrai alla grande. Ne sono sicuro.>>
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