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Capitolo 65: Una richiesta inattesa

La Polizia di Torino ha dato il via alla ciaccia all'uomo, in coordinamento con i Carabinieri e diverse altre squadre speciali. La svolta è arrivata con il riconoscimento di Teodoro Restivo da parte di Nadia. È stata interrogata per l'intero pomeriggio dal sostituto procuratore Carla De Biasi. L'abbiamo conosciuta: è una donna determinata, dai modi diretti. Spartaco le ha raccontato tutto dal principio, omettendo le questioni sovrannaturali.
Con la testimonianza di Nadia, con il riconoscimento da parte sua di Teodoro Restivo, si è aperta una porta insperata sul caso. Il sostituto procuratore le ha domandato se sarà disposta a testimoniare in tribunale, e la veggente ha acconsentito. Certo, il fatto che Teodoro fosse iscritto al liceo frequentato da mia madre e che abbia tentato di uccidere Nadia non lo rende automaticamente l'assassino della prostituta cinese nell'hotel di Baia Azzurra e della ragazza trovata morta pochi giorni fa nel cuore di Torino, ma ci sono ottime possibilità che si tratti di lui.
<<A che cosa stai pensando?>> mi domanda Spartaco, posando il menù.
È tarda sera. Siamo a cena in una pizzeria del centro, a pochi passi dalla Biblioteca Nazionale Universitaria, in Piazza Carlo Alberto. Il dehor è affollato, il clima piacevole, il cielo limpido e stellato. In sottofondo, Vasco canta di Sally.
<<Non lo so. Non mi sembra vero che abbiamo un nome, finalmente.>>
Spartaco annuisce. Guarda Nadia. Le sorride.
<<Beh, Nadia ci ha dato un aiuto enorme, riuscendo a riconoscerlo.>>
<<Sì>> dice la donna, <<e non ho dubbi. Era lui sul Lungomare del Vento. Mi avrebbe uccisa. L'avrebbe fatto, il bastardo...>>
Spartaco le sfiora una mano con la propria e si guardano per un lungo momento, senza parlare.
<<Ma adesso sei con noi, e va tutto bene. Lo troveranno, Nadia>> le dice infine.
Nessuno aggiunge altro per un po', e il silenzio viene interrotto dall'arrivo del cameriere, che prende nota delle nostre pizze. Mentre lo osservo scrivere, per la prima volta sento che la tensione degli ultimi giorni sta allentando la morsa. Credo che non dovrebbe essere così. L'uomo che ha ucciso mia madre è ancora libero. Stando alle visioni di Nadia, si trova in compagnia della prossima vittima, e le possibilità che la polizia lo catturi prima che lui la uccida quante sono? E quelle che non lo prenda affatto?
Ma se la tensione si è allentata, il resto di me è rimasto com'era. Sapere di aver finalmente dato un nome e un volto alla persona che potrebbe avermi portato via per sempre quanto di più caro... non ha cambiato nulla. Non è ancora finita, è vero, ma mi sembra di riuscire a vedere oltre il velo. Credevo che dietro il sipario si celasse... una sensazione di riappacificazione, forse. Ma adesso inizio ad intuire che non è così. Ho trascorso anni domandandomi come mi sarei sentita se avessi saputo chi fosse stato ad uccidere mia madre. Ora che la verità potrebbe essere vicina, ogni passo in avanti mi ha condotta sul ciglio del burrone, e sto guardando nel baratro. Ma non vedo niente. Soltanto oscurità.
Arrivano le pizze, arrivano le birre. "Liberi liberi" ha preso il posto di "Sally". La cena scivola via senza fretta. E mentre sollevo l'ultima fetta, realizzo che il nostro lavoro a Torino è giunto al termine. Se dobbiamo tirare le somme, si può dire che abbiamo avuto successo.
Nadia dovrà ripresentarsi in questura domani, perché il sostituto procuratore intende porle qualche altra domanda. Dopodiché potremo tornare in Toscana. E sperare che la polizia catturi Teodoro Restivo.
<<Siamo stati bravi>> commenta Spartaco. Poi fa un cenno al cameriere e ordina un'altra birra.
<<Già. E fortunati. Ma...>> esito per un momento, guardandolo. Un pensiero mi assale; un pensiero che credevo di avere accantonato.
<<Clara Ravanelli>> dico, quasi sottovoce. <<Non ho parlato con lei. Non l'ho nemmeno incontrata...>>
Spartaco mi osserva e noto un'ombra oscurare il suo volto quando pronuncio il nome dell'amica di mia madre.
<<Non credo che abbia più molta importanza, Verdiana. Clara...>>
Si blocca per un momento, guardandosi intorno. Il cameriere arriva con la seconda birra, e lui ne beve subito un lungo sorso.
<<Clara Ravanelli ha diversi... problemi personali. Non ti dirà nulla che tu già non sappia. Fidati di me.>>
Lo osservo a lungo senza rispondere. So che sta cercando ancora una volta di proteggermi. Di tenermi alla larga da memorie che potrebbero farmi del male. E di cui, probabilmente, non ho più bisogno.
<<D'accordo>> rispondo, sospirando. E penso che possa andar bene così.
<<Ma devi farmi una promessa>> dico a Spartaco, guardandolo negli occhi.
<<Spara.>>
<<Se lo cattureranno, intendo incontrarlo. E vorrei che tu mi accompagnassi. >>
So che qualcun altro mi domanderebbe "perché", ma Spartaco non lo fa.
Si limita ad annuire. Manda giù un altro sorso di birra.
<<Va bene. Te lo prometto. Quando lo prenderanno, ti porterò da lui.>>
Gli porgo la mano e me la stringe. Ricordo quando mi aveva promesso che mi avrebbe aiutata a scoprire la verità sulla morte di mia madre, e da allora mi è stato accanto fin qui. So che, quando avrò bisogno di lui, ci sarà. E mi basta.
<<Adesso però>> dice, senza distogliere gli occhi dai miei, <<sono io che devo chiederti un favore, Verdiana.>>
<<Certo. Di che cosa si tratta?>>
Mi osserva senza rispondere, e la sua espressione è seria.
Tanto da far paura, quasi. Quando finalmente si decide a parlare, il tono della voce non è quello di qualcuno che stia chiedendo una cortesia. Piuttosto, è il tono di chi stia dando un ordine che non ammette repliche. Scandisce le parole, poche ma pesanti come macigni.
<<Voglio che tu torni in Toscana. Domani mattina.>>

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