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Capitolo 64: Lacrime (dirsi grazie)

Apro la porta scorrevole del balcone ed esco. Mi siedo davanti al tavolino e osservo il movimento di via Po.
Nadia si è ripresa e non ha avuto altre visioni. Spartaco stava per chiamare un dottore, ma per fortuna non ce n'è stato bisogno.
Il traffico scorre a rilento. La processione di auto, pullman, tram e taxi sembra non conoscere tregua. Come i pensieri che si inseguono dentro di me, frenetici.
Teodoro Restivo.
Spartaco ha fatto già diverse verifiche con un paio di ex colleghi di Livorno e Roma. Dopo la morte dei genitori, il ragazzo ha vissuto con una famiglia affidataria di Torino. È durata poco: qualche mese, fino all'estate.
Dopodiché, di lui si sono perse le tracce.
Spartaco ha contattato la coppia affidataria. Gli hanno raccontato che un bel giorno si sono svegliati e Teodoro non c'era più. Era scappato.
Da quel momento è svanito nel nulla.
Fino ad ora, almeno.
Vorrei sapere se...
Dei colpi alla porta mi distraggono. Mi alzo, torno dentro, apro.
<<Ciao, Spartaco.>>
<<Ciao. Posso entrare?>>
<<Certo.>>
Gli faccio strada fino al balcone. Ci sediamo e lui rimane in silenzio per un po'.
<<Come sta Nadia?>> gli chiedo.
<<Dorme. Meglio, comunque.>>
Annuisco. Ci sono domande che continuano a rincorrersi nella mia mente. Domande su di me, soprattutto. Sul fatto che io non abbia più avuto visioni, per esempio. È un po' come se Nadia fosse diventata il tramite. Il collegamento con Teodoro.
Spartaco tira fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e apre la galleria delle foto. Mi mostra il display.
<<Mi sono fatto girare qualche fotografia dai colleghi di Roma, Livorno e Viareggio. È lui, Verdiana. Era lui con Nadia, sulla spiaggia.>>
Scorro le immagini con gli occhi, una dopo l'altra. Sono scatti di un giovane Teodoro. Non molti, due o tre. Ma è lui. Non ci sono dubbi, lo riconosco anch'io. Era lui a minacciare Nadia sul Lungomare del Vento. Ad averla quasi uccisa. Ed è il ragazzo delle mie visioni, il ragazzo con la maglietta dei Nirvana.
Ha assassinato mia madre, penso, scrutando a fondo il nero dei suoi occhi.
<<La polizia ha appena emesso un mandato di cattura, Verdiana. Nadia l'ha riconosciuto. Lo troveranno.>>
Spartaco sospira. Sposta lo sguardo verso la Mole che spunta tra i palazzi.
<<Lo troveranno>> ripete. <<Da questo momento in avanti, è soltanto più questione di tempo.>>
Chiudo gli occhi. Li copro con entrambe le mani. Li strofino e non riesco a non ripensare alle parole pronunciate da Nadia al bar del liceo. Alla sua ultima visione.
<<Ne ha rapita un'altra, Spartaco. La ucciderà. Lui...>>
<<Lo so. Ma le ricerche sono partite pochi minuti fa. Si concentreranno su Torino. Abbiamo...>>
Si interrompe, girandosi verso di me. <<Abbiamo fatto un grande lavoro. Non avevamo nulla in mano, fino a pochi giorni fa. E siamo arrivati a un nome e a un volto. Prenderanno il bastardo.>>
Allunga la mano verso la mia e la stringe.
Vorrei essere in grado di trattenermi, ma non ci riesco.
Piango, ed è come se parte della tensione che mi si è accumulata dentro nel corso del tempo avesse appena trovato una via di fuga.
Piango senza freni. Le lacrime mi rigano il viso e Spartaco stringe più forte la mia mano nella sua.
<<Grazie, Spartaco>> cerco di dirgli, la voce rotta dai singhiozzi, le parole che vengono fuori quasi incomprensibili.
<<No>> risponde, sollevandosi dalla sedia e avvicinandola alla mia, abbracciandomi, <<grazie a te, Verdiana.>>
Sposta lo sguardo su piazza Vittorio, poi sul fiume in lontananza.
<<Grazie a te>>, ripete.

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