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Capitolo 62: Al liceo

Il liceo Pascal si trova in una traversa di via Po parallela a via Verdi, nel cuore della zona universitaria.
Ci siamo svegliati alle sei. Nadia si è ripresa, per quanto possibile. Ci accompagna mentre entriamo nella scuola.
Percorriamo il viale in salita costeggiato da due muriccioli su entrambi i lati. La sessione degli esami di Maturità è quasi giunta al termine, e qualche studente è intento a ripassare sotto il sole mattutino.
Attraversiamo l'ingresso e ci imbattiamo nel gabbiotto dei bidelli. È uno stanzino rettangolare, piccolo e poco illuminato.
All'interno, un uomo di mezza età è seduto su di uno sgabello ed è intento a sfogliare un giornale. Spartaco gli si avvicina e con la sua enorme mole si appoggia al bancone che sporge esternamente.
<<Buongiorno. Come posso aiutarvi?>> chiede l'uomo, sollevando lo sguardo verso di noi.
<<Buongiorno. Mi chiamo Spartaco Da Vinci. Sono un investigatore privato.>> Spartaco parla lentamente, e intanto infila una mano nella tasca dei pantaloni e tira fuori un biglietto da visita, che non gli avevo mai visto prima.
<<Verrò subito al dunque. Sono in compagnia delle mie due clienti. Sto lavorando per loro a un vecchio caso che potrebbe essere collegato ad eventi accaduti a Torino molti anni fa.>>
Guarda negli occhi l'uomo nel gabbiotto, che sembra ascoltarlo con attenzione.
<<Ho bisogno di un piccolo favore. Mi serve risalire all'elenco degli studenti che si sono iscritti al Pascal nell'anno scolastico 1996/1997.>>
<<Oh, capisco>> risponde l'impiegato annuendo. <<Beh, non saprei. Credo che dovreste parlare con il preside, ma al momento non è presente. Forse potreste tornare a settembre, con l'inizio del nuovo anno. Stiamo lavorando a organico ridotto e...>>
Spartaco sorride. Tira fuori il portafoglio e fa scorrere una banconota da cinquanta euro verso l'uomo, che socchiude le labbra.
<<Andiamo, Diego>> dice, leggendo il nome sul tesserino. <<So che puoi fare di meglio. Ti prometto che saremo fuori di qui in un batter d'occhio.>>
L'inserviente lo osserva e poi abbassa gli occhi sulla banconota.
<<Beh, immagino di poter dare un'occhiata agli schedari on line. Se avete intenzione di aspettare un...>>
<<Aspettiamo>> lo interrompe Spartaco. <<C'è un bar qui dentro?>>
<<Sì. In fondo al corridoio girate a destra. È proprio dietro l'angolo.>>
<<D'accordo, Diego. Pensi di poterci raggiungere con la lista dei nomi?>>
<<Io... beh, non dovrei lasciare la postazione, ma... sì, immagino di sì.>>
<<Bravo. Come sono i toast?>>
<<Eh?>>
<<I toast.>>
<<Oh... beh, buoni, mi sembra.>>
<<Ti sembra?>>
Spartaco si appoggia nuovamente con il gomito all'estremità del gabbiotto.
<<I toast sono la base, Diego. Dai toast puoi comprendere tutto di un bar.>>
Lo osservo allibita, domandandomi di che cosa diavolo stia parlando.
<<Sì?>> chiede l'altro, dandogli corda.
<<Ma certo. Ma certo. Lascia che ti spieghi. Se il prosciutto non è di qualità elevata, il toast sarà mediocre. E fin qui si potrebbe anche chiudere un occhio. Se però la tostatura non è perfetta, significa che chi lavora dietro il banco non è attento.>>
Si interrompe per un istante, guardandosi intorno. Il corridoio al momento è deserto.
<<Ora>> riprende, <<se la qualità del prosciutto è mediocre e la cottura di un piatto elementare come il toast non è all'altezza, significa che il bar pecca sia per quanto riguarda i prodotti che per quanto riguarda il personale. E non è strano, se ci rifletti un momento. Per quale ragione un titolare che non si preoccupa della qualità del prosciutto dovrebbe badare alla preparazione del personale? E quindi, se le cose stanno così, significa che il cliente sarà legittimato a dubitare di tutto all'interno del locale. Dalla pulizia delle tazzine e dei cucchiaini alla conservazione degli alimenti, fino all'igiene in generale. Tutto, mi spiego?>>
L'inserviente lo osserva con la bocca spalancata, e Spartaco gli strizza l'occhio.
<<Questa è la lezione del toast. Potrei quasi riprendermi la banconota che ti ho allungato, per una tale perla, capisci?>>
Diego arrossisce e torna a fissare i soldi che ha davanti. Scorgo il panico improvviso nei suoi occhi, ora che si trova di fronte alla possibilità di perdere un guadagno tanto semplice.
<<Sto scherzando>> gli dice Spartaco, poi si volta e si incammina lungo il corridoio, facendo a me e Nadia cenno di seguirlo.
<<La lezione del toast, eh?>> gli dico, mentre vediamo l'insegna del bar scolastico.
<<Già. Fondamentale, Verdiana.>>
<<Sei un bel tipo, lo sai?>>
Sorride, entrando nel locale. Do una gomitata a Nadia, che si volta verso di me. Anche lei sta sorridendo e un pensiero mi coglie all'improvviso. L'idea che Spartaco abbia imbastito questo siparietto per alleggerire la tensione. Forse, soprattutto, per Nadia.
Lo osservo mentre si appoggia al bancone, richiamando immediatamente a sé l'attenzione della barista, senza neppure aprir bocca.
Gli voglio bene, penso. E mi mancherà, quando tutta questa storia sarà finita.
<<Che cosa prendete?>> ci domanda.
Ordiniamo un paio di cappuccini e due brioche.
<<E per lei, signore?>> gli chiede la barista, sorridendogli.
<<Un toast, grazie.>>

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