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Capitolo 40: Ragazza ostinata -nuove scoperte

Ho trascorso gran parte della notte sveglia nel letto pensando a ciò che avrei dovuto chiedere a mio padre al telefono.
Non parliamo mai di quanto è accaduto alla mamma.
Va bene così: abbiamo raggiunto un equilibrio. Non voglio ferirlo scavando in ricordi dolorosi, e credo che lui cerchi ancora di proteggermi, in un certo senso.
Ma la visione che ho avuto mi ha mostrato che la mamma era tornata a Torino nel maggio del 2009. L'unico modo che ho per scoprire che cosa l'avesse riportata lì è rivolgermi a mio padre.
Sono seduta in giardino, il telefono in una mano e una tazza di caffè nell'altra.
Mentre appoggio lo smartphone all'orecchio, il riflesso del sole che si infrange contro il mare in lontananza mi costringe a socchiudere gli occhi tanto è forte.
Papà risponde al quarto squillo.
<<Tesoro, ciao! Come andiamo?>>
<<Benone. E tu? Come si sta a Roma?>>
<<Alla grande. Se non fosse per i casini dello zio, potrei addirittura cercare di rilassarmi un paio di giorni.>>
<<Lo zio è messo molto male?>>
<<Malissimo. Sembra che la moglie faccia sul serio, e che non abbia intenzione di tornare. Se non ci fossero i ragazzi di mezzo, non sarebbe così triste.>>
<<Già, immagino.>>
<<Come va in libreria? Tutto sotto controllo?>>
<<Sì. Avevi dubbi?>> gli domando, pensando al povero Felix che anche oggi dovrà sgobbare al posto mio.
<<No, in effetti. Ma sai, è sempre meglio chiedere, giusto?>>
Esito per qualche secondo, pensando a come introdurre il discorso. Sollevo lo sguardo e vedo la scia bianca di un aereo tagliare il cielo a metà.
<<A proposito di chiedere, papà... c'è qualcosa che vorrei domandarti. Ti sembrerà strano, o stupido, ma...>>
Un silenzio riempie la distanza tra Roma e Baia Azzurra, e si prolunga.
È lui a interromperlo.
<<Riguarda il "dono"? Hai avuto qualche...>>
<<No, no. Riguarda la mamma.>>
Altro silenzio, più breve.
<<Ok. Spara.>>
Penso a come dirglielo senza mentire, e ad una versione che potrebbe risultare credibile. Non ne trovo neanche una.
Così, decido di essere sincera. Almeno in parte.
<<E va bene, ho avuto una specie di visione.>>
<<Continua.>>
<<Su... su di lei, papà.>>
Non risponde. Sento il suo respiro all'altro lato del telefono. Torno a guardare il cielo, e la scia dell'aereo di è dissolta.
<<Parlamene.>>
<<Ecco... è durata poco. Alcuni secondi. Ma... la mamma si trovava a Torino. In Piazza Castello. C'era una specie di festival musicale, gli Mtv Days. E su un maxischermo, ho letto la data. Era il 30 maggio del 2009.>>
Lo sento sospirare all'altro capo dell'apparecchio.
<<Verdiana... oh, Verdiana.>>
<<Ciò che vorrei sapere è... se c'è del vero in questa visione. E soltanto tu puoi dirmelo, papà.>>
<<Sta cambiando>> risponde lui, in un sussurro.
<<Eh?>>
<<La tua abilità. Si sta... modificando.>>
Non sai quanto, penso. Vorrei dirglielo in modo lieve, senza caricarlo di altra pressione. Già, fosse facile.
<<Lo penso anch'io. Non si tratta più soltanto del libro nel cassetto del comodino, di... leggere la morte della gente. Credo che queste visioni abbiano un loro significato speciale, papà. È come se fossero... dei messaggi.>>
<<Che cosa vuoi dire?>>
<<Non lo so. Sto cercando di capirlo. Ma prima di tutto mi piacerebbe sapere se sono veritiere o no. Ed è per questo che ho pensato di chiederlo a te. Ricordi se la mamma è tornata a Torino nel maggio del 2009, dopo che vi siete trasferiti a Baia Azzurra?>>
Lui esita per un momento.
Davanti a me, un passerotto si posa sul ramo del vecchio ciliegio che abbiamo in giardino, e sembra guardarmi.
Quando mio padre risponde, schiude le ali e vola via.
<<Sì, tesoro. Mamma è stata a Torino nel maggio di quell'anno. Lo ricordo bene. Io ero ad un evento per librai, a Lucca. Durò un weekend, lo stesso che la mamma trascorse in Piemonte.>>>
Sento una scarica di tensione attraversare tutto il mio corpo ed esplodermi dentro, come una bomba.
<<Ricordi perché ci è andata?>>
<<Sì, certo. È stato per via di una sua vecchia amica, una compagna di classe... Clara Ravanelli. Ricordo il suo nome perché si chiama come il calciatore della Juve. Hai presente?>>
<<Veramente no.>>
<<Comunque, Clara le aveva telefonato. Problemi di cuore o roba del genere. Erano molto legate, e lei è salita su un treno e l'ha raggiunta a Torino.>>
Sento le mani tremare e i battiti del cuore accelerati.
L'adrenalina si è rimessa in moto. Ho ottenuto più di quanto avrei potuto sperare.
Ho un nome e un cognome.
Allontano il telefono dall'orecchio e lo segno nelle note.
<<Grazie, papà>>
<<Di nulla. Ma, Verdiana?>>
<<Sì?>> gli domando, sperando che non mi chieda niente per cui sarei costretta a mentirgli.
<<Quando torno voglio che ne parliamo.>>
<<Di che cosa?>>
Lui fa una pausa. Sento dall'altro lato del telefono il rumore improvviso di traffico e clacson e capisco che dev'essere appena sceso in strada.
<<Del modo in cui le tue capacità stanno cambiando.>>
<<Certo, papà.>>
<<Ti voglio bene. Fai la brava.>>
<<Anch'io ti voglio bene. Fai il bravo pure tu.>>
Riaggancio, chiudo gli occhi, faccio scivolare le dita della mano destra tra i capelli.
Poi, telefono a Spartaco.

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