7. Goodbye-Part two
Emma
Alla fine degli applausi voglio solo correre verso di lui ma vengo preceduta da un gruppo di persone, relatori e professori mi raggiungono per stringermi la mano e farmi complimenti e io rispondo a tutti distrattamente. Quando vengo lasciata sola e tutti si allontanano per la pausa guardo dove prima c'era Lorenzo e non lo vedo più.
Mi guardo intorno ed evito lo sguardo di Luca prima di correre fuori dalla stanza.
Giro per i corridoi chiamando il suo nome, chiedo ai suoi colleghi ma nessuno l'ha visto.
Arrivo col fiatone all'ingresso dell'università, mi fermo piegata sulle ginocchia per riprendere fiato e lo riconosco.
Riconosco la sua giacca oltre le porte di vetro all'entrata dell'edificio.
Scendo i pochi gradini, supero le porte aperte e lo raggiungo.
Sta di spalle nella piazza davanti ad un vecchio pozzo.
Si volta e ha in mano una rosa bianca.
Me la porge sorridendo.
"Qualcuno le ha lasciate cadare nell'aula..." dice in un sorriso e io la prendo in mano.
"Pensavo non saresti venuto..." ammetto rigirando la rosa tra le dita.
"Non l'avrei fatto infatti...ma non sono il tipo che lascia le cose in questo modo e...hai detto che volevi parlarmi...Anche se credo tu abbia detto abbastanza lì sopra..." dice con un cenno.
"Mi dispiace per quello che è successo con Luca...lui...penso sia solo diventato geloso di noi e si è imposto di voler stare con me per proteggermi. È il mio migliore amico e non volevo fargli del male, ma devi credermi...tre me e lui non c'è niente oltre amicizia e con te...con te..." un sorriso si apre sul suo viso e capisco di star arossendo.
Abbasso lo sguardo ma lui mi prende il viso tra le mani e mi sfiora le guance.
"Mi sono innamorato anch'io di te, Emma Giordani...per la prima volta davvero nella mia vita, non ho più paura di amare un'altra persona..." sussurra e poggia le sue labbra sulle mie.
Mi sento come se fossi stata finalmente scaldata da un inverno freddo e la dolcezza della sua pelle contro la mia è capace di fermare il tempo.
Il profumo della sua rosa sembra accentuato e inebria le mie narici, il sapore della sua bocca è zucchero e mi fa sorridere mentre mi bacia; ancora una volta mi dimentico di tutto il resto e mi aggrappo alla sua bellezza.
Qualcuno tossisce alle mie spalle e ci separiamo velocemente.
Scopro con sorpresa che si tratta del rettore e di uno dei professori universitari.
"Professore...Signore..." li saluta educatamente Lorenzo che sembra improvvisamente intimorito dal loro arrivo.
"Sa signor Livieri, quando mi ha parlato della signorina Giordani credevo che le sue fossero solo le patetiche avance di un giovane innamorato e adesso..." inizia il professore e lui esita "Ho la conferma che le tue parole sono profondamente influenzate dai tuoi sentimenti verso questa ragazza..."
"Oh andiao Paolo!" lo interrompe il rettore raggiante dandogli uno schiaffo sul petto che lo irrigidisce più di quanto non lo sia già "Parli come se non fossi stato un giovane amante anche tu!" il professore fa una smorfia sistemandosi la cravatta "Ovviamente quando Lorenzo ci ha parlato di lei, signorina, era visibilmente coinvolto emotivamente ma posso dire a nome di tutti i presenti che lei oggi ha dimostrato apertamente di godere di tutte le eccezionali qualità che il signor Livieri vantava di lei quando è venuto a parlare con me...quindi la mia risposta è ovviamente un sì!"
Alle sue parole Lorenzo si accende di una nuova gioia e sorride stringendo la mano del rettore.
Solo io ancora stento a capire.
"Beh...io la ringrazio ma...non so davvero di cosa stiate parlando..." dico e lui alza le sopracciglia.
"Non lo sa? Pochi giorni fa il suo fidanzato, se posso permettermi, mi ha chiesto di darle una possibilità speciale per studiare qui da noi...diciamo una sorta di borsa di studio. I miei studenti sanno che sono sempre ben disposto verso le loro proposte ma in genere sono anche molto rigido sulle iscrizioni...per questo devo dire di non avere preso davvero in considerazione la cosa fino a che la passione con cui ha esposto il suo elaborato mi ha davvero colpito. Il dipartimento di lettere apprezzerebbe davvero una risorsa come lei..." poggia una mano sulla spalla del professore che per la prima volta sembra mostrare un sorriso sincero.
Io al contrario sono senza parole e sono certa di avere sul viso la mia solita espressione da ebete che non sa cosa dire.
"Io...sono davvero onorata...non, non so cosa dire..." farfuglio e Lorenzo mi prende la mano e allora mi rivolgo a lui stringendolo tra le braccia. Gli salto letteralmente al collo e lui mi solleva da terra.
"Grazie grazie grazie grazie grazie!" ripeto e sento il mio cuore accelerare.
"Signori..." ci richiama il professore "Sono sicuro che avete molto tempo e luoghi più adatti per festeggiare..."
"Giusto, scusi..." ci ricomponiamo senza poterci togliere i sorrisi dal volto "Vi sono davvero grata...devo, fare un test o..."
"No signorina, solo un colloquio con una commissione di professori per ottenere la borsa di studio straordinaria e ovviamente l'ammissione, che si svolgerà tra due giorni...si tratta di una pura formalità, non si lasci intimidire da questi visi tristi! Io sarò presente allo stesso modo ovviamente!"
Mi rivolge un grande sorriso incoraggiante e gli stringo la mano ringraziandolo ancora.
I due si allontanano e io mi getto di nuovo tra le braccia di Lorenzo.
"Aspetta ma...ha detto tra due giorni? Dopodomani?" chiedo "Come faccio? Non ho neanche il tempo di tornare a casa...e..."
"Dovresti restare qui..." conclude al mio posto e poggia le sue mani calde sul mio viso.
Lo guardo un attimo e poi sorrido.
"Non potrei trovare soluzione migliore..." dico prima di baciarlo un'altra volta.
Il sole finalmente torna a brillare dietro le nuvole grigie di Venezia, la primavera riprende il suo posto e come si colorano di nuovo gli alberi, le strade e il cielo, così fanno i miei occhi fissi nei suoi.
Tutto torna perfetto come un fiore che rifiorisce; tutto tranne un ultimo petalo rimasto caduto.
Un ultimo albero che non ha ancora ripreso le foglie.
Luca.
-
Dopo la premiazione vado insieme ai miei compagni alla stazione per salutarli.
La professoressa Tommasi mi abbraccia e mi ringrazia, mi fa tanti complimenti per la borsa di studio prima di salire sul treno con una mano in quella di Trevisani e nell'altra stretta il nostro primo premio.
Sorrido guardandoli andar via; ogni favola ha il suo lieto fine, anche se si devono aspettare anni.
"Ah, Emma!" mi ferma Veraldi che nonostante la sua totale assenza e i postumi di un trauma cranico è stato incaricato di contare gli studenti "Non trovo Ferri...e tra un quarto d'ora dobbiamo essere tutti ai nostri posti, sai che fine ha fatto?"
Luca...
Non l'ho più trovato in università, né in albergo.
Volevo parlargli ma non c'è stato modo di vederci...e adesso non si fa trovare nemmeno dai professori?
Guardo Lorenzo che mi tiene abbracciata per un fianco.
Mi sorride e annuisce.
"Ci penso io, professore..." dico poi e corro fuori dalla stazione.
Scendo i gradini e dopo non molto lo vedo; seduto con le gambe a penzoloni sul canale, dall'altra parte della stazione.
Corro verso di lui e mi siedo al suo fianco.
Mi guarda di traverso e torna concentrato a lucidare l'obbiettivo della sua fotocamera.
"Non vuoi nemmeno rivolgermi la parola adesso?" chiedo ma lui si limita a sbuffare.
"Dì a Veraldi che tra poco arrivo, non lo farò aspettare..." risponde con noncuranza.
"Luca...per favore..." dico poggiando la mia mano sulla sua e lo sento irrigidirsi.
Si ferma e si volta a guardarmi.
Gli occhi rossi.
"Perché sei venuta a cercarmi? Pensavo fossi tranquilla a casa del tuo Casanova..." dice.
"Perché sei il mio migliore amico Luca, e sai che fin da bambini non ho mai lasciato che ci salutassimo dopo aver litigato...figurati che non ci salutassimo affatto..." dico "Ascoltami...io lo so che tu pensi che preferisca lui a te ma...sono cose diverse..."
Lui mi sorride con sarcasmo.
"Luca..." lo richiamo "Tu vuoi davvero che non potendo stare insieme...noi non siamo più niente..."
Mi guarda ma non dice nulla.
Alla fine abbassa gli occhi.
"No..." dice alla fine "Io ti voglio bene Emma...credevo solo che, saremmo potuti essere...di più."
Gli passo una mano attorno alle spalle e lui si volta verso di me per portermi abbracciare.
"Saremmo stata una coppia davvero litigiosa ora che ci penso..." dice poi e io rido.
"Saremmo durati un mese..."
"Una settimana!"
Come sempre, con una risata, io mi riprendo il mio migliore amico.
"Aspetta...vieni qui..." dice e gira la fotocamera puntando l'obbiettivo verso di noi. Non ho il tempo di mettermi in posa che scatta una foto. Come sempre mi prende alla sprovvista...
La fotografia esce lentamente dalla macchina e, ancora bianca, lui me la porge e io la metto in tasca.
"Sono fiero di te, Ems...per la borsa di studio e tutto. Anche se Lorenzo non ci avesse messo una buona parola, avresti avuto successo lo stesso!" dice.
"Ehi non parlare troppo presto, devo ancora superare il colloquio!" esclamo "Grazie comunque...e togliti quella faccia triste che tra tre giorni torno ad essere la compagna di banco migliore del mondo!"
"Lo so! E poi voglio che mi racconti tutto! Anche quello che mi sono perso in questi giorni..." mi fa il solletico sulla pancia ma io lo fermo prima che possa iniziare a farmi ridere senza controllo.
"Contaci!" esclamo e ci guardiamo negli occhi poi i suoi tornano seri "Tuo padre come l'ha presa? Questa storia dell'università intendo..."
"Beh, meglio di quanto pensassi...è ancora convinto che Milano sia la scelta migliore per me, ma vuole che, una volta datami questa opportunità, io ci provi in ogni caso..." spiego "Credo che affronteremo davvero l'argomento una volta tornati a casa..."
Di queste cose riesco a parlare solo con lui...
Mi sorride e automaticamente sorrido nuovamente anch'io.
"Farai meglio ad andare, o Veraldi ci boccia entrambi..." dico e lui mi abbraccia un'ultima volta prima di alzarsi in piedi.
"Ah Emma!" mi richiama fermando di scatto la sua corsa verso la stazione "Prendi questo..." si avvicina e tira fuori dal suo zaino un quaderno ad anelli, più simile ad un diario che ad un quaderno di scuola "Te lo avrei dato in ogni caso, per il tuo compleanno...Ci vediamo a Monza!"
Ricomincia a correre fin sopra ai gradini dentro la stazione.
Poggio il quaderno sulle gambe; è nero, di pelle, con delle cuciture bianche.
Lo apro e nelle poche pagine beige ci sono decine di polaroid, tutte mie.
Rivedo il mio viso a volte stufo, a volte sorridente o sorpreso, catturato volutamente o a tradimento dalla sua macchina fotografica. Non mi aveva mai dato queste foto, e io non ho mai chiesto cosa ci facesse dopo averle scattate...e ora lo vedo.
Sfoglio l'album e mi sembra di ripercorrere la storia della nostra amicizia; sono anni che compone questo quaderno...
L'ultima pagina è vuota, c'è un riquadro disegnato a penna e dentro una frase:
Io ed Ems a Venezia.
Lo guardo un attimo e istintivamente metto la mano in tasca; la foto che abbiamo appena scattato.
L'immagine è comparla del tutto: lui sorride, gli occhi socchiusi e i capelli scompigliati, io guardo ancora confusa con un sorriso appena accennato.
Una foto contorta come lo siamo noi.
La metto al suo posto e chiudo l'album.
Sul retro noto una frase scritta nell'angolo del quaderno, la frase di una canzone che entrambi conosciamo bene:
"E tu sei bella, come Venezia addosso."
Ti voglio bene Ems,
Il tuo migliore amico.
Sorrido a me stessa.
Persone come lui non se ne trovano in giro...
"Emma!"
Mi volto e Lorenzo grida il mio nome dai gradini della stazione, in mano due coni gelato, cioccolato e pistacchio e un grande sorriso che già mi riscalda il cuore.
Forse però, io sono così fortunata da conoscerne due...
"Arrivo!" scatto in piedi, mettendo l'album nella borsa e raggiungo il mio principe azzurro nella primavera appena sbocciata di una magica Venezia.
"E se fosse per sempre, mi stupirei
E se fosse per sempre, ne gioirei
Perchè quando mi rubi e mi stacchi dal mondo
Sale forte il rumore dell’amore
E l’amore va in sole"
-Se fosse per sempre
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