☾ 𝟏𝟒
"È la 14esima volta che sento quell'aggeggio vibrare, ragazzina. Sei sicura che sia tutto ok?"
"No, Lorenzo, non è tutto ok" rispose stizzita Emma entrando nel bagno delle ragazze. Si poggiò con la schiena al termosifone e si lasciò scivolare, finché non toccò il pavimento. Si portò le mani sul viso e poi guardò il soffitto. Si rivolse al suo mentore che era lì fermo ad osservarla con il suo vestito nero come la pece, il cui colore non copriva però il verde intenso dei sui occhi e disse:
"Non dovresti essere qui"
"Ho fatto molte cose che non avrei dovuto fare, Guerrieri. Di certo, non ho paura di infiltrarmi in una scuola piena di adolescenti in pubertà" Sorrise e si avvicinò alla ragazza, riducendo la distanza che li divideva. Poi aggiunse:
"Coraggio, alzati, Guerrieri. Devi affrontare la situazione, per aspera ad astra, ricordalo." Le porse la mano e attese che lei la prendesse ma, non vedendo nessuna reazione da parte della giovane, si abbassò di scatto e le alzò il mento con le dita.
"Mi hai sentito, Guerrieri? Voglio che tu ti alzi da questo sudicio pavimento e risponda a quella chiamata con tutta la grinta che hai. Forza, alzati, non amo dovermi ripetere."
"Non sono la tua schiava, Lorenzo"
"Non ricordo di averti mai dato della schiava, della serva, della sguattera o della sgualdrina. Mai lo farei e mai lo farò." Fece una lieve pausa, si soffermò sullo sguardo triste della ragazza e poi proseguì "Inizi a farmi pena, Emma."
"Cos'è, hai mangiato pane, acidità e frustrazione stamattina a colazione?" Sbraitò lei stanca e irritata.
Lucenti scoppiò a ridere, senza un apparente motivo, rideva e basta.
"Mi ricordi quei bastardi che ho tramutato in arbusti nella notte del 31 ottobre. Incapaci di reagire, inermi, vittime del mio potere, adesso la vittima sei tu, sei la vittima di quel dannato aggeggio che hai in tasca e che continua a suonare senza sosta"
"Come dovrei reagire, mio mentore, sentiamo. Illuminami con il tuo sapere e la tua immensa conoscenza" La sua ironia pungente sembrò colpire il mago, il quale si allontanò con uno scatto fulminio.
"Voglio che tu risponda a tuo padre e gli dica di smettere di tediarti mentre sei a lezione"
"Non si fermerà mai, fa così ogni volta che io cerco di svagarmi e di passare del tempo con le mie amiche. Critica tanto mamma ma alla fine si comporta come lei. Adesso, ha deciso che non posso neanche stare con Martina."
"Allora, elimina il problema alla radice, spegni quella trappola infernale e basta"
La ragazza stette lì ferma, poi prese lo smartphone e fissò lo schermo.
"Mi ha chiamato 16 volte"
"Va bene, ci penso io"
La mano di Lucenti si mosse con velocità verso il telefono, senza neanche toccarlo, lo mandò in cortocircuito rompendolo definitivamente.
"Dio, Lorenzo ma sei pazzo! Manuel mi ucciderà!"
"Ti farà bene stare senza quell'arnese per un po', Guerrieri, fidati di me"
Emma si alzò e si mise a camminare nervosamente avanti e indietro per il bagno. Si voltò verso il suo mentore e lo guardò con sguardo sprezzante, poi disse:
"Non hai pensato nemmeno per un attimo che quello mi sarebbe servito a contattare i miei genitori o Martina?"
"Ai miei tempi non esistevano e riuscivamo a vivere lo stesso." Sentenziò l'altro
"Certo che non esistevano, sei nato nel 1600! Vi contattavate con i segnali di fumo!"
Lui rise
"Che c'è?!" Sbraitò lei fulminandolo con lo sguardo.
"Nel 1600 si usavano le lettere."
Lei grugnì stizzita e lo spinse contro il muro. Poi indietreggiò e si portò le mani tra i capelli. In un attimo iniziò a tremare.
"E se fosse successo qualcosa? E se mamma si fosse fatta del male? Se fossero in pericolo?"
"Chiamerebbero i soccorsi e non di certo una ragazzina di 17 anni" Commentò l'altro, poi a bassa voce aggiunse: "Anche se, non credo che una famiglia di maghi abbia bisogno dell'aiuto di dei mondani"
Emma si fermò e lo fissò incredula.
"Cos'hai detto?"
Il tempo si fermò per un attimo, poi Lucenti schiccò le dita e il tempo ricominciò a scorrere. Martina entrò in bagno e guardò con serenità la sua amica.
"Hey, ciao"
"Ti ha mandato la prof, vero? Scusami, sarò stata qui dentro per mezz'ora, è solo che..."
"Mezz'ora? Stai scherzando? Ma se sei appena uscita dalla classe" L'altra indicò la porta e alzò le spalle.
- 'Maledetto Lorenzo, prima o poi mi farà prendere un infarto. Non me l'avrebbe potuto dire prima che aveva fermato il tempo?' -
"Allora, vogliamo rientrare?" Osservai l'espressione di Martina, era palese che avrebbe voluto dire di no, che non ne aveva alcuna intensione. Quel giorno, infatti, la prof di latino aveva portato le verifiche e aveva fatto la solita predica agli alunni poiché quasi tutti avevano preso un insufficienza.
Le due arrivarono davanti alla porta dell'aula e Guerrieri sospirò. L'altra si giro e con occhi sorridenti si rivolse a lei dicendole:
"Io e te, oggi pomeriggio, casa mia, Captain America: The Winter Soldier. Ci stai?"
La neomaga annuì ed entrarono in classe.
***
"Dai, lascia fare me!"
"No, tu sei l'ospite e devi stare ferma, rilassati." Martina spinse Emma sul letto per l'ennesima volta.
"Ma dai, almeno fatti dare una mano a fare i pop corn!" Replicò Guerrieri rialzandosi
"Devo solo metterli nel microonde non devo mica fabbricarli! Se proprio vuoi fare qualcosa, cerca il film" La padrona di casa le lanciò il telecomando ma la neomaga non riuscì ad intercettarlo. Un'espressione imbarazzata le dipinse il viso, l'altra rise e uscendo dalla stanza esordì così:
"Vado a preparare i vari spuntini, torno tra un attimo"
Guerriero annuì e non appena la porta si chiuse, si abbassò a prendere il telecomando.
Sentì una mano accarezzarle la schiena e sussultò. Quando si voltò per capire chi fosse, non vide nessuno. Scosse la testa più volte pensando di essersi sbagliata, che quella fosse solo una strana sensazione. Iniziò a canticchiare per scacciare la paura e si mise a sedere. Si guardò intorno, osservando con attenzione la stanza dell'amica. Le pareti erano di colore ceruleo e sui muri c'erano dei poster raffiguranti la galassia e le varie costellazioni, sul soffittò c'erano delle stelline che si illuminavano al buio e sulla scrivania aveva un proiettore con il quale proiettava il cielo stellato nella stanza quando si rilassava dopo lo studio. Al lato destro del letto aveva una piccola libreria con dei manuali sull'astronomia e sulle varie ricerche sul cosmo. Sul comodino vi era una luce a forma di luna e una foto che raffiguravano la giovane e assieme alla sua famiglia in un planetario, in un cofanetto teneva degli orecchini a cerchio con Saturno come pendolo. Emma osservò la foto incuriosita e un sorriso amaro si dispiegò sulle sue labbra, ripensò a suo padre e a come l'aveva trattato quel giorno.
- 'Avrei dovuto rispondergli, magari voleva semplicemente sentirmi, non è detto che necessariamente avesse intenzione di farmi la predica' - Rifletté tra sé e sé. Un attimo dopo, la porta si aprì.
"I pop corn stanno scoppiettando in cucina, tra qualche minuto dovrebbero essere pronti"
Si avvicinò alla sua amica e prese in mano la cornice con la foto poi poggiò una mano sulla sua spalla. Guerrieri fece finta di nulla e guardò il letto, osservando la trapunta con un astronauta raffigurato sopra e sorrise.
"Non sapevo che avessi questa passione per lo spazio"
Le due si sedettero vicine e Martina sfiorò il letto con la mano.
"È stato mio padre a trasmettermi questa passione, lui ha vissuto all'estero per qualche anno e ha lavorato nel campo dell'astrofisica, una volta tornato in Italia ha conosciuto mia madre e si è dedicato interamente al sogno di costruire una famiglia con lei. Lui ci ama ma so che infondo il suo lavoro gli manca da morire e che il suo sogno era quello di proseguire con le varie ricerche astronomiche. Io vorrei realizzare il suo sogno"
Emma sorrise, si passò una mano tra i capelli e disse:
"E poi ci sono io che non so nemmeno che mi mangerò stasera"
Le due scoppiarono a ridere.
"Vedrai che capirai che strada prendere. Sei portatissima per la musica, lo sappiamo tutti, potresti scegliere una facoltà che abbia a che fare con l'arte. A proposito, sai che i Pitagorici credevano che ci fosse una relazione tra la musica e l'universo? Erano convinti che attraverso la musica si potesse riprodurre il suono del cosmo"
"Vero, hai ragione! Ce l'ha spiegato la prof di filosofia l'anno scorso"
L'altra annuì e il suono del forno le avvertì che i pop corn erano pronti.
Martina si alzò per andarli a prendere ma si fermò di colpo, iniziò a guardarsi intorno intimorita e sussurrò:
"Emma, cosa..."
Fece in tempo a portarsi la mano alla testa prima di perdere i sensi, avrebbe sbattuto la testa se non fosse stato per la neomaga che prontamente pronunciò un incantesimo per salvarla. Stese la ragazza sul letto e le fece aria con le mani.
"Andiamo, svegliati Martina!" Esclamò scuotendola, poi chiamò i genitori della ragazza che accorsero subito e dissero alla neomaga di tornare a casa.
"Ma sta male! Ci dev'essere qualcosa che posso fare!" Esclamò Emma cercando di prendere Martina in braccio
"Sta tranquilla, ci penseremo noi a farla riprendere, è solo un capogiro. A breve tornerà in sé e potrà mettersi a riposare. Non preoccuparti, torna a casa" Disse con tono rassicurante e tranquilla il padre della ragazza. La sua voce era colorata dall'accento britannico che mai aveva lasciato la parlata dell'uomo da quando aveva vissuto in Inghilterra.
Emma non voleva lasciare la sua amica lì sofferente, voleva esserci quando si sarebbe svegliata ma fu costretta ad andarsene perché sua madre era venuta a riprenderla. Prima di uscire, chiese ai genitori di Martina di darle sue notizie e di augurarle una pronta guarigione da parte sua, poi dovette uscire per tornare a casa.
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