☾ 𝟏𝟑
Altra domenica, ennesimo pranzo di famiglia disastroso.
La giornata iniziò male dal principio, la neomaga si era svegliata troppo tardi e aveva fatto tardi a prepararsi, in compenso però suo papà e Chanel erano arrivati prima del previsto. La giovane iniziò a prepararsi in fretta e furia mentre la madre faceva gli onori di casa. Quando questa entrò, si rivolse a lei dicendole:
"Non capisco per quale motivo debbano sempre stare da noi. Non lo sopporti eppure ogni domenica sta qui a casa nostra"
"Si chiama quieto vivere, figlia mia. Sai bene quali sono le dinamiche che ci legano a quei due" Sussurrò la madre sperando che gli ospiti non la sentissero.
Effettivamente lo sapeva, era a conoscenza degli accordi legali che c'erano tra i due, suo padre non si era mai sforzato di nascondere il certo disturbo che gli recava versare i soldi per gli alimenti.
Emma scosse la testa per scacciare quei brutti pensieri e, dopo aver tirato un sospiro, andò a sedersi al tavolo con gli altri. Quando Chanel la vide, alzò gli occhi al cielo, mentre suo padre le diede un colpetto con il gomito per rimetterla in riga e salutò sua figlia con un cenno della mano. La neomaga si mise comoda e attese che sua madre si accomodasse, tirò un sospiro e guardando sua sorella, disse:
"Allora, come stai passando questi giorni?"
"Oh, le solite cose, sai. Ieri io e le mie besties siamo state in giro per negozi"
Ci fu un lungo silenzio, Emma non sapeva proprio cosa dire, sapeva che a sua sorella non importasse nulla di cosa facesse; doveva solo mettersi in moda. Fortunatamente, e stranamente, suo padre tentò di approcciare un discorso:
"Allora, come va a scuola? E con la ginnastica?"
"Con la ginnastica tutto ok. L'allenatrice è contenta e non vede l'ora che inizi il periodo delle gare. Per quanto riguarda la scuola, mh, ci sono un po' di difficoltà con il latino. Fortunatamente, una mia compagna mi sta aiutando a studiare e sto capendo molte più cose di quante ne riuscissi a capire in classe"
"Sono contento che tu stia riuscendo ad integrarti, Emma. Con il piano, invece? Stai continuando lo studio della musica? Mi piacerebbe sentire qualche tua canzone, un giorno"
Le parole di suo padre provocarono un sorriso genuino sul volto della giovane. Si sentì felice e apprezzata, non capì perché suo padre la stesse compiacendo così, ma il sentimento le piacque molto.
Quando sua madre si alzò per servire il secondo, Emma si ricordò del trattato che aveva analizzato assieme alla sua amica Martina mentre stavano studiando latino: 'Guerrieri, questo è il nome di uno di loro, il più famelico di tutti'. Ciò che il suo mentore le aveva detto sui marchi le balenò nella mente. Se la sua famiglia aveva davvero qualcosa a che fare con la magia, allora uno dei suoi genitori doveva avere un marchio sul dorso della mano, come quello di Lorenzo. Doveva andare affondo a quella storia.
Sembrò che il padre fosse riuscito a leggerle nel pensiero, perché non appena ripensò al giovane dagli occhi verde smeraldo e alle sue parole, l'uomo abbassò le maniche del suo maglione fino a coprirsi quasi l'intera mano. Come se non bastasse, aggiunse in tono stranito:
"Che succede, Emma?"
La giovane esitò a rispondere perché intimorita dal tono utilizzato dall'uomo che a stento chiamava papà. Quando aprì la bocca per parlare, Chanel la precedette e disse:
"Il gatto deve averle mangiato la lingua"
La neomaga rise e, con astuzia, trovò un pretesto per poter osservare bene le mani di suo papà:
"Stavo solo pensando che potremmo provare a suonare un brano insieme. Infondo, l'intelligenza musicale l'ho presa da te" si sporse verso suo padre, portando una mano sul viso per coprirsi la bocca e aggiunse sarcasticamente "Sappiamo che mamma è stonata come una campana"
Manuel Guerrieri abbozzò un sorriso e trattenne una risata. Annuì con la testa e guardò verso sua figlia maggiore con occhi gioiosi, occhi che la neomaga non aveva visto molte volte.
"Inutile dire che adorerei suonare un pezzo con te, cara Emma. Se vuoi, possiamo farlo anche adesso"
"Andiamo, allora" Emma sorrise e fece per alzarsi, ma una mano la fermò.
"Dove state andando?" Domandò la mamma stranita
"Io e Emma volevamo suonare un pezzo insieme al piano. Se tu sei d'accordo, ovviamente"
"Sono sicura che avrete altre occasioni per suonare. Ho appena portato il secondo, ho preparato il pollo al forno, non vorrai che si raffreddi"
"Veramente, io non ho molta fame ma se proprio dobbiamo accomodarci" Rispose in tono scocciato Manuel.
I tre tornarono a sedersi ed Emma riuscì ad osservare le mani sia di suo padre che di sua madre. Non vide nulla, nessun marchio, niente di niente.
Quello non sarebbe stato il giorno in cui avrebbe scoperto la verità, non era ancora il momento.
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