☾ 𝟏
"La magia, l'oscurità, la luce, si annidano in ognuno di noi. Scorrono nelle nostre vene come fonte di vita. Se utilizzata con consapevolezza, la grande forza, può portare a conoscenza e potere. A prescindere che tu sia un mago aulico o oscuro, Lorenzo.
Tutto ciò che devi fare, è avere fiducia nelle tue capacità magiche e rispettare le sette leggi. Esse, riusciranno a mostrarti la via"
Quelle parole riaffiorarono nella mente del ragazzo e divennero un pensiero fisso. L'insegnamento del suo mentore era l'unica cosa che potesse distrarlo dopo aver visto dei luridi maghi peccatori sul territorio sacro.
I peccatori, o nati Aulici, erano "maghi", che avevano rinunciato alla purezza per seguire l'oscurità. Loro, assetati di potere, si erano lasciati sedurre dalla magia nera.
Secondo Lorenzo, rappresentavano la feccia della magia. Avevano avuto la possibilità di scegliere, a differenza sua. Li avrebbe attaccati senza pietà, se ne avesse avuto l'occasione.
La legge imposta dai Magus Covina era chiara: "Non doveva svolgersi nessun duello sul luogo sacro". Il ragazzo era solito infrangere le regole e l'avrebbe fatto ancora. Si avvicinò furtivamente, sgusciando dietro di loro, voleva coglierli di sorpresa in modo da non lasciargli scampo. Avrebbe voluto che si togliessero quelle maschere, per vedere la loro pelle logorata dal marcio.
Mentre il mago oscuro si lasciava andare ai suoi pensieri malevoli, una ragazza bassina dai lunghi capelli corvini e la pelle chiara si avvicinava al 'sacro triangolo', guidata da una strana voce che non le permetteva di dormire. I peccatori la videro subito poiché la loro vista era affilata come rasoi.
Era il 31 ottobre, tutti gli abitanti di Triora si trovavano in paese a festeggiare Halloween. Solo qualche tossico o una coppia d'amanti, potevano addentrarsi in quel bosco a quell'ora.
Lorenzo non le diede troppo peso finché non si fece più vicina e non vide le sue prede avvicinarvisi con aria minacciosa. Continuava ad avanzare, ignara del pericolo. Ad un certo punto, si fermò ed aprì gli occhi, uscendo da quella specie di trance. Era al centro del triangolo che raffigurava i vari simboli magici. Solo i maghi però potevano vederli.
La ragazza si guardò intorno al quanto spaventata, sia dalla presenza di quegli strani individui, che da sé stessa. Cos'era quella voce e cosa l'aveva spinta ad arrivare fin lì? Chi erano quei due uomini con indosso dei mantelli e delle maschere? Le avrebbero fatto del male?
I due si guardarono e risero. Poi, per non lasciarle via di scampo, lanciarono l'incantesimo deflecto. Esso aveva il potere di indebolire notevolmente la propria vittima lacerando ogni sua arma di difesa, rendendola letteralmente impotente. Lorenzo però, precedette i peccatori, difendendo la ragazza:
"Sacrosantitas!" Urlò per poi avvertire un acuto bruciore al braccio. Il nome dell'artificio si incise sulla pelle del ragazzo, insieme alla quinta legge della magia: "I maghi oscuri non possono pronunciare gli incantesimi di natura pura. Così come i maghi aulici non possono pronunciare incantesimi di natura oscura. O verranno puniti". Quello era il prezzo da pagare per aver disobbedito, la legge rimaneva impressa in modo tale che lo sventurato imparasse la lezione. Nonostante ciò, la cosa non lo sfiorò.
- 'Meglio un incisione che la morte' - ripeté tra sé e sé, pensando allo scotto che avrebbe dovuto pagare già molto tempo fa.
Il maleficio lanciato dagli uomini mascherati rimbalzò sull'incantesimo di protezione posatosi sul corpo della giovane, colpendoli e indebolendoli notevolmente.
Lucenti guardò le sue vittime, e con superiorità disse:
"La Magus Covina verrà a sapere di ciò che avete fatto. Non potete aggredire un umano. Eppure, i vostri amichetti aulici, dovrebbero avervelo insegnato"
"Voi maghi oscuri non potete star fuori da affari che non vi riguardano, non è vero? Dovete sempre mettervi in mezzo, come accadde anni fa nel consiglio. Dovevate portare la vostra feccia anche lì" rispose uno dei due avversari tentando di rialzarsi. Il suo compagno, probabilmente il più forte e determinato dei due, guardò schifato Lorenzo e il simbolo che portava sul dorso della mano. Qualunque mago con un minimo di senno, avrebbe fatto attenzione ai propri momenti se mai si fosse trovato a suo malincuore davanti a lui. Uno degli oscuri più ricercati in Italia dal lontano 1589.
"Voi siete la feccia della magia. Dovreste vergognarvi, usare la grande forza per ottenere il potere, avete tradito la vostra stessa natura aulica. Vi siete lasciati sedurre e controllare da qualcosa che non avrebbe neanche dovuto sfiorarvi. Adesso, non vi resta che perire" L'aguzzino non li degnò di uno sguardo, era certo di aver ragione. Non si aspettava nessuna obiezione da parte dei due, ma invece:
"Sono stati quelli come voi a sedurci. Ci avete convinto che l'oscurità fosse la strada giusta da seguire"
"Oh- non mi dire! Siamo così affascinanti e convincenti da riuscire a convertire anche i puri di cuore. Non hai tutti i torti, lurido traditore, non puoi nemmeno immaginare quante anime innocenti abbiano perso la loro flebile vita per mano mia" Sorrise e si avvicinò lentamente ai due. Rimase qualche istante a fissare gli occhi delle sue vittime. Erano impressi terrore e pentimento in essi. L'esatto contrario di ciò che gli occhi verdi e luminosi del giovane trasmettevano.
Avvicinò lentamente le labbra all'orecchio del temerario e sussurrò:
"Non hai più nulla da dirmi, peccatore? No, neanche una parola?"
Tutto tacque.
"Deverto" l'incantesimo tramutò i due in alberi, rendendoli un tutt'uno con la terra. Intanto Lorenzo, assorbì la loro linfa vitale diventando ogni secondo sempre più forte. Continuò a prenderne finché i due, ormai divenuti salici, non persero l'ultima goccia di vita rimasta in loro facendo seccare anche il più piccolo ramo dell'albero.
Emma aveva osservato tutta la scena e ne era rimasta scandalizzata.
- Come si può essere così crudeli, così meschini, così putridi, così... viscidi per fare una cosa simile?! - si era domandata cimentandosi una fuga disperata alla ricerca della salvezza. Aveva davvero creduto che lui non sarebbe riuscito a prenderla, ma la stanchezza le giocò un brutto scherzo. Non appena si fermò per riprendere fiato, fu troppo tardi. Si voltò e lo trovò alle sue spalle. La prese per le braccia per farla stare ferma ma lei si divincolò:
"Non farmi del male, ti prego, non ho fatto nulla!" Sbracciò la poverina trattenendo le lacrime.
"Non voglio farti del male" rispose tranquillamente Lorenzo sfoderando il sorriso più finto che avesse mai propinato nella sua intera esistenza. I suoi occhi divennero verde smeraldo. Le due pozze verdi attirarono immediatamente l'attenzione della ragazza. Non aveva mai visto degli occhi così brillanti e lucenti, erano così belli che ne rimase incantata. Non sapeva che dietro di essi, si nascondeva un inganno.
"Voglio solo che dimentichi ciò che è successo. Immediatamente" proseguì poi prendendola per il collo da dietro la nuca. Era l'unico modo che aveva per entrare nella sua mente e cancellare il ricordo. Un suono lo fermò dal compiere l'ultimo passo.
- Sono già qui... - pensò. Lasciò stare la ragazza e iniziò a correre. Emma lo seguì combattento contro il lancinante msl di testa che il mago le aveva procurato. Ad un tratto, si accasciò a terrà, era sfinita.
Quando Lorenzo si voltò per vedere dove fosse, fu troppo tardi. I Segugi l'avevano presa e sicuramente, la giovane non avrebbe ricordato molto di ciò che era successo.
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