6 - Chiaro di luna
Io la porterò via da qui! Non la lascerò nelle grinfie di quei mostri! Léopolde uno di loro è di questa scuola!
Vuoi davvero rischiare il tutto e per tutto?
Con ogni mezzo. Lei deve vivere
Florian sentì delle vocine pizzicargli le orecchie e al sentire il suo nome aprì gli occhi di scatto. La stanza del dormitorio che ricordava era completamente sparita, lasciando il posto a quello che pareva un bosco, forse la foresta che era solito studiare insieme a Léopolde. Ma non sembrava nella sua solita forma: era tutta buia, senza luce e alcuni alberi parevano avere vita propria. I rami sembravano... Braccia, e il tronco aveva una corteccia che pareva assumere diverse smorfie.
A guardarla maglio... La corteccia aveva le sembianze di volti che Florian era sicuro avere già visto.
Le vocine che aveva sentito prima si fecero vive di nuovo, e Florian voltandosi di scatto vide tante piccole forme fumose che reggevano lanterne: tanti Fuochi Fatui lo stavano fissando con occhi vuoti e luminosi. Il primo, davanti a tutti, parve porgere la piccola mano per condurlo all'interno della foresta.
"Incantatore... "
Florian si girò di scatto un'altra volta, sentendo una voce più profonda. Era molto strana, pareva un misto di tante voci lamentose, alcune sussurravano e basta. Florian sentì il corpo in preda ai tremori, ma il Fuoco Fatuo ancora teneva la mano protesa verso di lui.
"Incantatore... "
I Fuochi Fatui si sistemarono in fila indiana, lasciando al primo e al ragazzo il passaggio libero. Florian sentiva freddo, anche se era certo si trovasse in un sogno. La foresta era buia e piena di piccoli fiori bianchi che brillavano, sembravano tante piccole lanterne. Piccoli Non-ti-scordar-di-me illuminavano i sentieri enil prato dipinto di un blu notte che non lasciava intravedere nemmeno le impronte dei piedi di Florian, che sperò di non inciampare da qualche parte, mentre il Fuoco Fatuo ancora lo tirava con la sua mano di fili gassosi.
Camminando si ritrovarono davanti ad una frossa roccia con un'incisione, era una lapide scolpita in un grosso masso conficcato nel terreno. Vi era un cognome: Richis. Florian fece un passo indietro spalancando gli occhi: quello era il cognome di Arnauld e Laura, questa tomba doveva essere della moglie, oppure... Non poteva essere reale, Laura era ancora viva, ne era sicuro.
Si staccò a forza dalla lieve e debole presa dello spiritello con in mano la lanterna. Indietreggiò quasi cadendo in un grosso buco che riuscì per fortuna a schivare. Voleva svegliarsi, tornare nel suo letto del dormitorio e rilassarsi, non voleva più vedere quel paesaggio tanto tetro.
"Incantatore... Aspetta... "
Le voci inquietanti si fecero risentire, e lo stesso quelle stridule dei piccoli Fuochi Fatui che continuavano a fissarlo con quegli occhi vuoti e luminosi. Non capiva cosa volessero da lui, né cosa ci facesse in quel posto.
Poi una figura si fece pian piano vedere dalla lapide: una donna, bellissima e luminosa anche se informe. Capelli lunghi e dorati che ondeggiavano ad ogni suo passo silenzioso, occhi che riflettevano la luna essendo ormai privi della loro vita e pelle candida. Aveva un visoctroppo familiare per pensare una coincidenza, ma Florian ancora non capì perché lei fosse apparsa proprio a lui.
"Mi serve il tuo aiuto... Aiutami... " la voce lamentosa e piangente del fantasma fece accapponare la pelle del ragazzo, sentendo dei brividi lungo la schiena. Poteva vedere lacrime di luce scendere lungo le fessure degli occhi.
"Cosa vuole?" chiese Florian con un filo di voce. Non riusciva a nascondere la paura di quella visione, ma allo stesso tempo ne era quasi affascinato.
"Mia figlia... In pericolo... " disse di nuovo il fantasma, Florian si rese conto che le labbra non si schiudevano, serrate per sempre dal tempo che l'aveva congelata. "Non devono averla... Non devono prenderla... "
Il fantasma si sollevò di pochi centimetri e in un secondo raggiunse il ragazzo andandogli praticamente addosso.
Florian sobbalzò sul materasso emettendo un grido sorpreso e spaventato. Si alzò a sedere sul letto liberando parte del corpo dalle lenzuola e respirando pesantemente. La fronte era colma di sudore e alcune ciocche corvine si appiccicarono al viso offuscando parzialmente la vista, anche se non stava guardando in nessun punto preciso. Gli ci volle un po' per calmarsi e realizzare che fosse stato tutto un sogno.
Sentì poco distante il suo amico girarsi sul suo letto borbottando nel sonno e spostò lentamente lo sguardo in quella direzione per assicurarsi che fosse nella realtà. Sospirò profondamente chiudendo gli occhi per calmare il battito cardiaco. Aveva bisogno di calmarsi e di sentire di nuovo il corpo operativo: si alzò piano infilando le pantofole e la veste da notte ed uscì senza farsi sentire.
La scuola di Beauxbatons di notte era tanto silenziosa e pur tanto luminosa da sembrare una cattedrale. La luce lunare rifletteva sui vetri dei finestroni delle scale illuminandole quasi a giorno. Quelle scale ormai le aveva già percorse diverse volte, ormai era in grado di scendere senza farsi scoprire. Voleva andare fuoro in quel bel prato grande e sempre verde e luminoso anche dopo una nevicata. Di solito lo calmava anche quando quello stronzo di Paul lo infastidiva. Superò i quadri dormienti ed uscì dal portone spingendolo piano e assicurandosi che Adéle non lo sentisse.
Odiava trasgredire le regole, faceva eccezione solo saltare Storia della Magia per stare di più nella riserva delle Creature Magiche, per il resto non andava matto per gli aggiri. Superò il viale di ghiaia guardandosi intorno e sentendo la brezza fredda scompigliare i capelli mossi e neri. I suoi occhi azzurri riflettevano le stelle che trapuntavano quel cielo scombro e nero, dandogli più un senso di calma. Dove andare, non lo sapeva, solo camminava per rilassarsi. Dalla ghiaia passò al prato e poté sentie i suoi passi attutirsi e il fruscio dei fili d'erba coperti da una leggera patina candida.
Poco distante, in un ulteriore sentiero, una bisorcazione dell'originale che dava alla foresta, scorreva un ruscello che dava ad un lago cristallino. Le sue acque riflettevano i monti e gli alberi come se fosse un quadro girato alla rovescia, e la corrente era tanto calma da essere quasi assente. Florian lo percorse quasi senza nemmeno accorgersene, tanto era automatico quel percorso. Guardava fisso, ogni tanto spostava gli occhi verso il cielo, oppure girava la testa sentendo la brezza smuovere le foglie innevate. Il lago riprendeva una piccola parte di foresta dove si ergevano delle grosse rocce che fungevano quasi da monumenti, non parevano essere sempre state lì, e alcune erano contornate da fiori e alberelli giovani e rigogliosi.
Florian si bloccò di colpo appena le vide. Una figura era davanti ad una roccia, con intorno tanti piccoli fiori candidi; portava il mantello della scuola, quindi doveva essere uno studente, un sorvegliante o un insegnante. Sperò non fosse un insegnante o un sorvegliante, si ricordò gli uomini che aveva visto nella foresta la notte. Ma quella figura sembrava troppo piccola per essere una figura adulta, e aveva mani candide come la luna, lo vide quando toccò la roccia dove sopra erano incise delle parole. Si avvicinò piano, scrutando per bene la piccola figura e vedendola leggermente più piccola di lui. Appena l'ebbe bene a fuoco, vide delle lunghe ciocche bionde dorate scendere lungo la silhouette del seno: "Laura?"
La ragazza sobbalzò girandosi di scatto ed emettendo un verso sorpreso. Guardò Florian con uno sguardo tra il preoccupato e lo spaventato: "Florian..." gemette con tono impaurito, per un attimo il ragazzo ne fu desolato, non voleva spaventarla e temeva lei potesse pensare che volesse farle del male. Ma lei continuò: "Oh per favore Florian, non dirlo alle sorveglianti! È l'unico momento in cui posso venire a trovarla"
"Ma... Io non volevo certo avvertire qualcuno. Credevo non ci fosse nessuno" si scusò Florian cercando di calmarla. Le si sedette accanto vedendo il suo dolce sorriso e i suoi occhi limpidi. Poi guardò la lapide, ricordansi quella che aveva visto in sogno: "É una tomba?"
"É la tomba di mia madre... Mio padre ha chiesto che venisse seppellita qui dove si sono incontrati. Ha detto che lo aveva sempre desiderato, tornare qui per vedersi nell'acqua cristallina" disse piano Laura senza spostare gli occhi dalla lapide. L'accarezzò di nuovo, con un movimento delicato e lento.
"É stato un pensiero carino, da parte di tuo padre" disse Florian rivolgendole un sorriso dolce. Non voleva vederla triste, voleva farla sorridere in qualunque modo, soprattutto sapendo le condizioni in cui versava ora, che tutti la cercavano, e non certo per farle del bene.
"La amava tanto, mi ricordo che li vedevo spesso danzare insieme. Erano una bellissima coppia" disse Laura guardandolo con occhi che ridevano. Gli prese la mano e ci si attorcigliò le dita candide, come se volesse scaldare le sue. Si slegò il mantello e lo posò sulle spalle del ragazzo: "Sei freddo come il ghiaccio, non dovevi uscire così leggero"
"E tu?" disse di risposta Florian avvolgendola con metà mantello. Ora erano entrambi sotto il caldo mantello, stringendosi l'un l'altra. Laura appoggiò la testa sulla spalla di Florian, chiudendo gli occhi e lasciando che lui potesse inspirare il profumo dei suoi capelli. Le sue dita presero ad accarezzare il dorso della mano di lei, sentendo la morbidezza della pelle liscia. Rimasero così per un po', sentendo ognuno l'affetto dell'altro, sentendo il sostegno dei propri animi. Ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altra, e anche se non si erano ancora dichiarati, senivano che non ce n'era bisogno, perché l'amore che ognuno provava lo si percepiva anche da lontano.
Le posò un bacio sulla testa, mentre lei avvicinò la mano del ragazzo alle labbra stampando piccoli e lievi baci, quasi potessero riscaldarla. Quel momento diceva molte più cose di quante si sarebbero pptute dire durante un appuntamento romantico, ma loro non avevano bisogno di niente di tutto quello: non servivano discorsi romantici, promesse sotto il vischio o giuramenti solenni, bastava solo che si sentissero bene.
Le loro emozioni parlavano già in quel momento, e quelle due parole dal grande significato le aveva già pronunciate l'aria fresca per loro, tenendoli stretti stretti in quel caldo e protettivo abbraccio. Poteva essere una promessa quella, Florian fissava la tomba con uno sguardo rispettoso, come per promettere che si sarebbe preso cura di Laura a qualunque costo, una promessa fatta a sua madre.
Li accomunava l'essere orfani di madre, e anche se Laura godeva di un padre amoroso e attento, era come se ognuno di loro avesse preso il posto di una figura genitoriale che potesse salvaguardali. Una delle cose positive che il vecchio Fulcran Lestrange aveva trasmesso al figlio.
"Ti proteggerò io Laura" disse a un certo punto facendosi serio.
Lei lo guardò sorpresa, quasi non credendocalle sue orecchie, come se quelle parole non fossero reali: "Che cosa?"
"Lo giuro: non permetterò che ti facciano del male, ti porterò via da qui, e loro non dovranno nemmeno toccarti" continuò Florian risoluto.
"No, Florian ti prego non farlo" quelle suppliche da parte di Laura lo sorpresero "Ho già tante persone intorno a me che rischiano pur di proteggermi, non voglio che anche tu possa farti male per colpa mia" gli prese entrambe le mani e lo guardò negli occhi con un volto preoccupato "Le sorveglianti si preoccupano già di vedermi a letto la sera o in classe ogni giorno; mio padre non dorme la notte pur di mettere fine a tutto questo e mi tempesta di lettere... Ti prego non voglio che anche tu possa rischiare per me"
Nonostante quelle parole però, Florian non volle demordere, era intenzionato più che mai a proteggere la ragazza, a qualunque costo. E lo sguardo implorante di Laura non gli fece cambiare idea. Si alzò dal prato, tenendo le mani della ragazza e lasciò scivolare dalle loro schiene il mantello di lei. La guardava negli occhi con una determinazione che sorprendeva la ragazza, nessuno si era mai fatto tanto avanti.
"Sei sicuro di quello che vuoi fare? É pericoloso, molto pericoloso" disse Laura, con una mano che spostò una ciocca corvina dagli occhi di lui.
"Fidati Laura" disse Florian sorridendo. Si guardarono a lungo negli occhi, come se da lì potessero leggere più di quanto non potessero dire a parole. La risolutezza di Florian si rifletteva negli occhi incerti di Laura.
Lui le prese il viso tra le mani, continuando a guardarla negli occhi e accarezzando le gote con i pollici. Lei sollevò le mani afferrando le sue braccia all'altezza dei gomiti, come se volesse attirarlo di più a sé. Le stelle si riflettevano nei loro occhi così simili, entramvi così limpidi e timidi. A Laura venne da ridere, e Florian la guardò con sguardo interrogativo: "Che cosa c'è?" chiese inclinando leggermente la testa di lato.
"Stavo solo pensando... Che mi sono immaginata questa scena così tante volte che mi semvra assurdo trovarmi qui adesso, con te" disse Laura abbassando leggermente la testa ma continuando a sorridere imbarazzata.
Florian emise una risatina dolce, per toglierle l'imbarazzo. Sapere che quello che diceva Léopolde era vero, dava una grande soddisfazione. Si cercavano e ognuno pensava all'altro nei momenti di solitudine. Decise di non spendere ulteriore tempo e avvicinò le labbra a quelle della ragazza, chiudendo gli occhi nel suo stesso momento e prendendo a stringerla forte a sé, come per scaldarla vista l'assenza del mantello, caduto per terra.
Laura non oppose resistenza, si lasciò avvolgere, cercò quanto più contatto possibile, finalmente vicino al ragazzo che amava e che, a dispetto di tutti, era l'unico a farsi avanti per lei. Anche se in quel momento era stata una circostanza banale, nessuno l'aveva difesa da Paul Lebrac, nessuno tranne Florian.
"Sei la cosa più importante che ho Laura Richis" disse piano Florian una volta che si furono staccati.
"Più importante? E Léopolde dove lo metti?" disse leo ridendo, contenta di quella dichiarazione e divertita dal fatto che Florian avesse anche un migliore amico chhe non lo abbandonava mai e che probabilmente tifava per il suo imminente fidanzamento.
"Lui è L'AMICO più importante che ho. È diverso" concluse Florian abbracciando di nuovo lei e tornando ad unire le proprie labbra a quelle di Laura.
Caro cugino, Incantatore di Creature Magiche,
Abbiamo ricevuto la tua lettera, e abbiamo letto tuttovquello che sta succedendo dalle tue parti. Newt é andato su tutte le furie, dice che non si può essere così crudeli da far del male a delle creature tanto innocenti! Quelle povere Veela staranno sicuramente soffrendo molto! Ha passato un sacco di ore in biblioteca sperando di trovare qualcosa che potesse esserti utile. Anche io mi sono attivata, ho chiesto al nostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure se potesse esistere qualche incantesimo o qualsiasi cosa che potesse fermarli, ma senza delle prove concrete noncha saputo aiutarmi.
Dopo che ci hai inviato quella comunicazione, abbiamo notato un intero giro di Auror che pattugliava boschi e laghi, ma nessuno ha saputo dirci il motivo. Temiamo che questa cosa possa essersi proagata anche fino a qui, ma per ora siamo fiduciosi.
Speriamo che questa cosa passi in fretta, per qualsiasi aiuto non esitare a chiederci consiglio.
Tua cugina, Leta Lestrange.
"Dove sei stato ieri sera? Hai finito di uscire di notte? Se ti vedono puoi dire addio al tuo impiego futuro" disse Léopolde una volta che si furono seduti al tavolo, anche se Florian era troppo impegnato a leggere la lettera di Leta per ascoltarlo.
"Io credo che tu ti stia lanciando in un'impresa troppo grande per uno studente; ma visto che io ti ho dato la mia parola che ti avrei aiutato, posso solo aspettare istruzioni" continuò Léopolde fingendo di avere un amico che lo stesse ascoltando e gli stesse rispondendo; "Capisco che tu abbia il sonno sempre agitato, ma certe volte puoi anche trovare pace solo guardando fuori dalla finestra, prima lo facevi"
Ancora una volta Florian non rispose. Passò dalla lettera al giornale mentre prese a sorseggiare il latte caldo dalla tazza, senza aggiungere il caffé che era nella teiera vicina. Fissò quelle parole d'inchiostro in un modo tanto attento da apparire folle. Léopolde scosse la testa mormorando un'esclamazione, ritenendo oltremodo impossibile che un ragazzo potesse perdersi così tanto dietro a notizie e cronache di cui, seppur tristemente, non poteva mettere becco.
Dopo il terzo fruscio delle pagine girate, e dopo aver fatto altre domande che parvero essere buttate al vento, non ci vide più: "Per il cappello rattoppato di Merlino, ma mi stai ascoltando Florian?!"
"Anche Laura era uscita di notte" Disse finalmente Florian, come se gli avesse rivolto la parola solo in quel momento.
"Io non ti ho chiesto cosa fa Laura di notte, non mi interessa. Ma non devi più trasgredire in questo modo. Lo abbiamo promesso: solo Storia della Magia e nient'altro, non voglio essere bocciato" sentenziò Léopolde.
"Esce di notte per andare a vedere la tomba di sua madre. È poco distante da qui, vicino al lago. Ha detto che è il luogo dove si sono conosciuti i suoi genitori" disse di nuovo Florian, con una punta di tristezza.
"Ah... Capisco... " fece Léopolde mortificato, non aveva intenzione di offendere la memoria di una persona scomparsa. Florian non se la prese, lo capiva meglio della scuola intera quando il suo amico si sentiva in colpa, senza bisogno di specificarlo. Per questo non aveva mai avuto bisogno di chiedere scusa, non era mai servito.
Riposò lo sguardo sul giornale e una notizia in particolare attirò la sua attenzione: la foto in grande mostrava un mago, all'apparenza molto abile, con una didascalia che nominava Beauxbatons. Era un uomo alto e piazzato, con una capigliatura bionda e ben curata; un sorriso limpido e timido e uno sguardo fiducioso.
Mostrò il giornale a Léopolde: "Ehi, tu lo conosci per caso?"
"Ma sì, è Richard McMillan, britannico" disse Léopolde guardando la foto "É un abile alchimista, sarà il nostro nuovo insegnante di Pozioni" prese in mano il giornale sorridendo. Il signor McMillan era uno dei migliori maghi che sapessero padroneggiare l'arte delle Pozioni. Scrutò l'immagine quasi con ammirazione.
Florian lo guardò un po' perplesso, lui non lo aveva mai sentito nominare, poi la sua attenzione per un attimo passò al gruppo di ragazze che varcò la porta, scorgendo i fluenti e lunghi capelli dorati di Laura. I loro sguardi si incrociarono, e non sorridere fu davvero impossibile. Si ricordavano ancora le ore precedenti, quando i loro corpi si erano stretti per resistere il freddo, e il respiro che ognuno sentiva dopo il bacio che si erano dati. Léopolde alzò lo sguardo dal giornale incuriosito dall'espressione imbarazzata dell'amico, rendendosi conto solo quando si voltò del motivo, e non potendo non sorridere a sua volta.
"Vedo che ieri sera pare essere successo molto di più" disse rivolgendosi di nuovo all'amico, che sentendo la frecciatina tornò in sé in modo alquanto confuso. Non voleva farsi vedere in uno stato tanto ebete dagli altri, anche se non aveva nulla di cui vergognarsi: essere riuscito a conquistare la ragazza di cui era innamorato da sempre era solo un enorme traguardo. E Laura non ne sembrava per nulla restia.
"Ti avevo detto che vi cercavate a vicenda, dovevi solo accorgertene da solo" disse ancora Léopolde, ma sorridendo da amico, senza scherzo. Ma Florian non volle comunque mostrarsi tanto imbambolato, anche se gli risultò molto difficile non perdersi nei leggiadri movimenti di Laura durante il pasto. "Com'è stato?" chiese poi Léopolde per mantenere l'attenzione dell'amico verso di sé.
"Perfetto, potrei dire. Lei é perfetta sotto ogni aspetto" disse sorridendo Florian, per poi rattristarsi "Non voglio che le accada qualcosa"
"Non succederà Florian, vedrai che la proteggeremo" lo rassicurò l'amico sentendo la tensione nella mente di Florian, di solito a lui non piaceva quando gli scavava nella testa, ma lì non disse niente.
Florian riportò poi l'attenzione e lo sguardo verso il giornale, osservando meglio l'immagine. Dapprima provò la stessa ammirazione che il suo amico aveva mostrato, per poi accorgersi di un dettaglio in particolare: gli pareva di averlo già visto da qualche parte.
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