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20 - Vittime Veela

Florian? Prima di andare... ti volevo dire una cosa, riguardo agli anni passati...

Ne abbiamo già parlato Léo, ricordi? Non posso ricambiare i tuoi sentimenti

No no, lo so. Non intendevo sfociare in quel punto: solo che ora so davvero cosa significhi per me: non é quel sentimento, che tu provi per Laura. Lo credevo anche io, ma non era forte abbastanza. Forse avrei voluto provare, anche solo un periodo breve. Però io voglio che tu sappia che per te, per la nostra amicizia, farò sempre di tutto. E ti seguirò ovunque

Sei e sarai una delle persone più importanti della mia vita Léo, non lo devi dimenticare

Il rumore del loro passi echeggiò in tutta la lunghezza del tunnel. Un odore vagamente acre e nauseante inondò velocemente le loro narici facendo lacrimare gli occhi. Si guardarono intorno e indietro diverse volte per assicurarsi che nessuno li stesse seguendo.

L'ansia e l'adrenalina stavano pian piano crescendo dentro i loro stomaci, ignorando quello che di lì a poco avrebbero visto e affrontato. Tutte quelle Veela rapite e uccise, era sempre successo sotto la loro scuola? E nessuno se n'era mai accorto.

A un certo punto, una lieve luce bianca si fece sempre più forte, annunciando la fine del tunnel e l'entrata effettiva della sala delle torture. Una scala che dava verso il basso mostrò un'ampia stanza dai colori e dagli elementi freddi come la morte che conteneva; dei grossi contenitori pieni di un liquido trasparente bollivano contro la parete e vicino secchi e botti sporchi e pieni; vi erano dei carrelli vicino a dei tavoli, anch'essi sporchi e incrostati, e gli strumenti sopra i carrelli dall'aspetto crudo e affilato. A quella vista, a Léopolde venne un conato di vomito che trattenne a fatica.

"Possibile che sia questo il loro laboratorio? Orribile..." Florian si portò una mano sugli occhi per non vedere quell'orribile e grottesco spettacolo. E pensare che Laura era prigioniera da qualche parte in quel postaccio...

"Troviamola e andiamocene da qui" fece Léopolde ansimando.

Scesero le scale un gradino per volta, facendo meno rumore possibile, stando attenti che il metallo con cui erano fatte non emettesse scatti o colpi improvvisi. La visione peggiore sarebbe stata quella di una Veela in pieno procedimento, con McMillan al comando intento a tagliare ogni parte con un sorriso sadico e una precisione che non avrebbe lasciato scampo. Sperarono però che non li vedesse, magari entrando, mentre scendevano, in modo da poterli abbattere senza troppa fatica. Erano loro i topi dentro quella taverna, loro erano in svantaggio.

"Muoviti, finiscila di dimenarti! Rovini tutto questo ben di Dio..." una voce li fece nascondere velocemente sotto alla scala, un rumore di una porta che si spalancava venne seguita da delle urla femminili, e delle risate per niente amichevoli di due uomini. Florian sbirciò da una fessura tra due gradini, vide due volti familiari - gli stessi che avevano cercato di rapire Laura la prima volta - trascinare di peso una ragazza non tanto più giovane dei ragazzi. Si dimenava come una posseduta, urlando e piangendo, implorando che la lasciassero andare, che non avrebbe detto niente. I due carcerieri sembravano sordi, e a ritmo di tre suppliche sembravano beffarsi del suo terrore.

I corpi di Florian e Léopolde iniziarono a tremare dalla rabbia, fremevano pronti a caricarli con tutto il loro peso pur di salvare quella ragazza. Videro i due uomini spogliarla in modo brusco e per nulla gentile, strappando il tessuto con una forza tale che contribuì solo a impaurire di più la ragazza, e con l'altra mano la tenevsno con una forza e una pressione tale da provocarle dei segni.

"Attento! Se ha anche un solo segno sulla pelle, addio guadagni!"

La tirarono su di peso e la fecero sdraiare sul tavolo, già segnato dalle prime vittime; legarono le caviglie e i polsi per poi stendere i capelli dove la schiena non potesse schiacciarli. La ragazza continuò a piangere e ad implorare, guardando i suoi carcerieri con occhi colmi di paura. Appena uno di loro afferrò un bisturi, constatandone lo stato della piccola lama, lei prese ad urlare più forte, riprendendo a dimenarsi cercando di liberarsi dalle manette che la tenevano incollata al tavolo da lavoro.

"Da dove vuoi partire signorina? Ti diamo la scelta: dai capelli o dalla pelle?"

"Ma col cazzo..." bisbigliò Léopolde digrignando i denti, quella scena era la goccia che avrebbe fatto trovare il vaso e loro due non erano più intenzionato ad osservare senza reagire. Sentì la mano di Florian stringere il suo braccio e gli scappò un'occhiataccia nella sua direzione, incredulo nel vederlo immobile quando avrebbe dovuto correre, e se ci fosse stata Laura su quel tavolo? Ma scoprì poco dopo che il suo gesto aveva avuto un motivo ben preciso: dei passi fecero tremare le scale, e poco dopo le scarpe di Richard McMillan di materializzarono davanti ai loro occhi.

"È l'ultima?" chiese senza nemmeno salutare, quasi avesse la luna storta.

"Prima della Richis? Sì: lei è l'ultima. Capo, dobbiamo prelevare dei campioni per constatarne la qualità?"

"No, usate tutto quello che trovate. Quella che dobbiamo sezionare con parsimonia è la Richis. Il sangue che avete preso mesi fa è andato a ruba ed ora ci serve del nuovo materiale".

Quei discorsi fecero accapponare la pelle, peggio ancora sapendo che parlavano davanti ad una povera Veela che sarebbe finita in pochi secondi sotto i ferri. Al sentire quelle parole la ragazza prese a supplicare e a piangere più forte, gridando aiuto e pregando che avessero pietà per lei; ma l'unica cosa che ottenne di un gesto infastidito del suo carnefice con l'ordine di farla tacere, e una mano di uno dei due complici premere sulla sua bocca con forza e crudeltà, quasi fosse una conferma della condanna a morte che l'aspettava.

Florian e Léopolde rimasero a fatica nascosti a guardare, ma era necessario: dovevano vedere dove McMillan sarebbe andato a prendere Laura ed era meglio non affrontarlo con i complici vicino, tre contro due in quel caso sarebbe stato svantaggioso. L'uomo si allontanò verso una porta alla fine della stanza, sembrava essersi una zona anche più attrezzata, dove di sicuro trattavano le Veela più belle e più costose. A quel punto il tempo era passato anche troppo, appena la porta si chiuse i due ragazzi uscirono allo scoperto, puntando la bacchetta contro i due contrabbandieri; almeno lei, almeno quella ragazza doveva vivere.

"Non toccate quella ragazza nemmeno con un dito, luridi pezzi di merda!!"

I due uomini, contro tutti i loro principi, furono colpiti alla sprovvista al punto da ritrovarsi disarmati, salvo per gli attrezzi da sezione che comunque non avrebbero provocato danni abbastanza fresco da poter difendersi come si deve. Quando uno dei due provò a ferire la Veela, Florian lo schiantò con forza e velocità invidiabili. Non avrebbero permesso un altro cadavere. Léopolde lo imitò disarmando il secondo
- che aveva afferrato un coltellino dal carrello - e schiantandolo verso uno dei grossi contenitori pieni di liquido, provocando una leggera crepa.

I due ragazzi rimasero leggermente sorpresi della loro stessa determinazione, ma non era ancora il momento di esultare. Si avvicinarono alla Veela tentando di slegarla e ignorando quanto più possibile le sue urla, ancora in preda al terrore e non riconoscendo in loro una speranza di salvezza.

"Ehi, ehi, ehi! Non vogliamo farti del male, siamo qui per salvarti!" Léopolde cercò di calmarla parlandole dolcemente, assumendo quanto più possibile un atteggiamento rassicurante. Florian riuscì a rompere l'ultima manetta con l'aiuto della bacchetta, puntando bene per colpirla con un Relascio. A quel punto la fecero scendere dal tavolo, e lei istintivamente si aggrappò a Delacour che era il più vicino.

"Non avere paura, è tutto finito adesso" la rassicurò Florian accarezzandole piano la testa. Dentro di loro si fece strada una breve e piacevole sensazione di trionfo: avevano salvato una Veela che altrimenti sarebbe morta sotto i loro occhi. Non era molto, sapendo la scia di morte che la precedeva, ma valeva per vendicarle tutte.

Léopolde si tolse la giacca turchese dell'uniforme appoggiandola sulle spalle di lei, almeno per coprire parte del corpo nudo. Ora cosa potevano fare? Era ancora in pericolo finché sarebbe stata sotto la scuola.

"Ascolta" disse Florian, "Sali le scale, adesso nessuno potrà farti del male. Scappa da qui e torna a casa, chiedi aiuto, qualsiasi cosa ma non voltarti indietro. Salvati almeno tu".

La ragazza li guardò con i suoi grandi occhi, e sussurrò un dolce grazie nei loro confronti, adesso sicura di avere davanti degli amici e non dei nemici.

Dall'altra parte della sala delle torture, in un silenzio tombale anche più assordante di tutte le urla sentite in quei giorni, Laura fissò la porta scura e priva di finestre con occhi colmi di terrore. Ogni rumore la allarmava, le faceva girare di scatto la testa e le faceva saltare il cuore in gola. Aveva sentito delle voci qualche giorno fa, manca solo una prigioniera, e poi arriva il meglio; sapeva benissimo che si erano riferiti a lei, la più bella e la più preziosa.

Da quando era stata chiusa lì, non era mai riuscita a smettere di piangere e di tremare, temendo il suo ultimo giorno, la sua ultima ora. Erano già entrati diverse volte, prelevando piccole quantità di sangue o qualche filo dei suoi capelli dorati, una tortura anche peggiore sapendola una procedura lenta.

Quando sentì la porta aprirsi in lontananza, sentì una brutta morsa al cuore e allo stomaco, un'altro segnale della sua lenta profanazione. Sentì i passi avvicinarsi, la sua voce canticchiante sempre più alta, il terrore che le percorse le vene fino al cervello.

"Laura? Dormito bene?" La porta della sua prigione si spalancò e il viso freddo di McMillan le si parò davanti contribuendo a spaventarla di più. Era il suo turno, la sua ora, presto avrebbe fatto la fine di tutte quelle ragazze così simili a lei e nessuno sarebbe corso a salvarla. L'unico su cui poteva contare non era più in quel mondo ormai.

Dai suoi occhi celesti sgorgarono grosse lacrime di paura, iniziò ad ansimare e balbettare, tra un singhiozzo e l'altro e mantenendo lo sguardo fisso sul suo carnefice. Non voleva andare, non voleva questo: diventare l'ingrediente principale di tutti i prodotti di bellezza che le streghe cercavano con tanta avidità... ecco perché sua madre non aveva mai voluto che le venisse regalato un qualsiasi tipo di cosmetico - oltre al fatto che non ne aveva mai avuto bisogno: "Stai lontano da me..."

Vide quelle avide mani allungarsi verso di lei, mentre il suo corpo lottava contro la parete facendosi piccola piccola nell'angolo dov'era confinata.

"Vogliamo prendere un po' d'aria piccola?"

"Risparmiami... ti prego..."

In tutta risposta, quelle mani l'afferrarono dell'uniforme e dalle braccia strattonandola fuori, con il sottofondo delle sue urla disperate che lo imploravano di fermarsi. Di sicuro uno scenario che gli era passato davanti così tante volte da averci fatto l'abitudine, fino ad ignorarle completamente. La tirò con forza per staccarla dallo stipite a cui aveva cercato di aggrapparsi. La sollevò di peso per impedirle di porre ulteriore resistenza, riuscendo a dominare il suo corpo che si contorceva per liberarsi: "Sarai la mia fonte di guadagno, anche migliore delle altre. Ho intenzione di consegnarti molto lentamente..."

"NO, NO!! TI PREGO!!! Ti prego..."

"Non fare un altro passo McMillan!" Florian e Léopolde sfondarono la porta con uno schiantesimo e si pararono davanti all'uomo puntando le loro bacchette, pronti ad attaccare al primo movimento. Richard di tutta risposta strinse a sé la ragazza tenendola in ostaggio, afferrando un coltellino da un carrello vicino e puntando alla sua gola.

Per Laura, a dispetto della situazione, vedere davanti a sé il suo amato Florian vivo e vegeto di l'equivalente del Paradiso; se fosse stato un sogno, un magnifico sogno prima dello scoccare della sua ora, avrebbe voluto che finisse tutto senza che lei non se ne accorgesse nemmeno. Il suo sguardo determinato e la postura audace, pronto a combattere per lei... ma non era un sogno: Florian era proprio lì davanti a lei, ed era pronto a rischiare per salvarla.

"Florian... amore mio..."

"Posso felicemente contrastare che l'erba cattiva non muore mai, vero?"

"Ed io che la gente come te è disposta a tutto, TROPPO, pur di guadagnarci dietro. Te lo ripeterò solo una volta: lasciala andare o ti spezzo le ossa con un colpo solo".

"Non sei molto nella posizione di darmi ordini. Siamo ricercati tutti e due mi risulta. Anzi tre: il tuo amico chiacchierone ti segue a ruota".

"Intanto il suo amico chiacchierone lo ha aiutato ad arrivare a te, alla tua complice e a stanare il vostro laboratorio. Ammettilo: ci hai sottovalutati ed ora ti mangi la foglia".

Richard teneva salda a sé Laura, impedendole ogni tipo di movimento; non avrebbe lasciato andare il suo tesoro per niente al mondo, avesse anche dovuto combattere e uccidere più del numero di persone che si era prefissato. Sentiva la ragazza ansimare e tremare sotto il suo tocco, impotente davanti alla sua presa. Doveva trovare il modo di allontanare quei due ficcanaso una volta per tutte e finire il lavoro. Gli venne in mente un'idea: avrebbe sprecato un campione importante per la sua attività, ma ne sarebbe valsa la pena.

"Voi non avete idea della qualità di risorse che questa ragazza porta con sé, vero? Non avete idea della ricchezza che si trascina dietro da diciotto anni! Questa ragazza è una fonte di guadagno vivente, una risorsa fondamentale per il settore che tutte le streghe adorano di più in assoluto! Vi immaginate cosa vorrebbe dire avere sempre una fonte per le vostre ricchezze? Ho passato otto anni a cercarla, quando ho scoperto che sua madre era sposata. Non è stato facile, ho dovuto nascondermi, lo scandalo aveva fatto troppa strada" cercare di abbindolare e manipolare quei due fu l'unica strada alternativa, il modo più efficace per indebolirli e poter agire di conseguenza, "Ora vi mostro una cosa" tirò fuori dalla tasca della giacca una boccetta, passando il coltellino nell'altra mano e tenendolo puntato contro il mento di Laura. Mise la piccola ampolla nel carrello tra lui e i ragazzi, aprendo il tappo perché fuoriuscisse il profumo intenso che conteneva dentro.

"Sentite bene: questa essenza l'ha prodotta lei, ha un dono naturale. Il suo sangue può dare questo profumo, il suo e basta. Voi avete idea di quello che significa poterne produrre tantissimo solo da lei?" il suo scopo era quello di indurli a riconoscere l'importanza di quella ricchezza corrotta, per poter guadagnare e unirsi a lui. Avrebbe fatto credere di poterli tenere come alleati per poi liberarsene, ma intanto loro non avrebbero portato a termine il loro intento.

Vide i ragazzi abbassare la bacchetta e guardare la boccetta, ignorando le suppliche della ragazza: "No... Florian, ti prego... no..." si avvicinarono al carrello. Richard assunse una lieve espressione di trionfo e intimò a Laura di tacere se ci teneva alla sua ancora breve vita.

Florian e Léopolde osservarono incuriositi la boccetta sentendo il sottofondo delle parole di McMillan che ancora farneticava su quanto Laura fosse importante per l'economia dei cosmetici, su quanto fosse una risorsa importante e su come loro avrebbero fatto meglio a passare dalla sua parte. Non lo sentivano del tutto, nei loro occhi viaggiarono parole invisibili che solo loro due capirono.

Poi Florian prese l'ampolla in mano, sollevandola lentamente: l'uomo aveva ragione, il profumo li avvolse in pochissimo tempo inondandoli con un'aroma unica, intensa. con una mossa veloce e fugace guardç lo sguardo speranzoso, trionfante e malato del professore osservarli aspettando una risposta.

"Léo?" fece a un certo punto, fingendo di non vedere né carnefice né vittima davanti a sé, "Ricordi cosa dicono sempre le etichette di ogni prodotto?"

"Intendi le avvertenze? Certo: bisogna usarli evitando diverse parti del corpo, come tenere lontani dalla bocca, dalla pelle se prodotti troppo forti e..."

"... e tenere lontano dagli occhi!" con un gesto fulmineo, Lestrange gettò il contenuto della boccetta contro il viso dell'uomo, che distolse lo sguardo urlando di dolore per l'immediato bruciore agli occhi, lasciando Laura. Lei cadde in ginocchio, impietrita dalla paura e dal fatto che sentiva ancora quelle mani addosso. Florian le corse incontro mentre Léopolde tirò uno schiantesimo per allontanare Richard.

"Laura! Stai bene!?"

Lei si aggrappò con tutte le sue forze al corpo del suo ragazzo, in un abbraccio disperato che chiedeva aiuto, sentendolo ricambiare in modo protettivo. Quanto le era mancato quel contatto, sentire il suo corpo contro quello del giovane e il profumo dei suoi capelli corvini. La sua voce nelle orecchie sembrava in quel momento la migliore delle melodie, che confermarono ulteriormente la realtà di quell'evento, il fatto che il suo Florian fosse proprio lì davanti a lei, a stringerla con forza e con protezione

Lui la sentì piangere, singhiozzare e premere il volto nel suo collo, cercando ogni possibile contatto, che il ragazzo non avrebbe mai rifiutato. doveva realizzarlo anche lui: l'averla lì abbracciata sembrava ancora solo un sogno, di quelli che aveva avuto prima di trovarla.

"Guardami: come stai, ti hanno fatto del male?"

"Orribile... è stato orribile. Hanno preso... mi hanno preso... ridevano..."

"Florian meglio andare, non possiamo restare qui o sarà peggio" intervenne Léopolde incitando l'amico ad allontanarsi da quella sala delle torture, per loro e per Laura.

McMillan si strofinò gli occhi diverse volte, per poi passare un fazzoletto sopra e riuscire a intravedere i tre scappare: "Ve la siete voluta... questa me la pagate".

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