17 - Spie nella scuola
Florian raggiunse una porta pesante e incrostata. L'odore di umidità e muffa gli penetrò nelle narici facendogli prudere il naso. Fece un bel respiro con un nodo allo stomaco, il battito accelerato, spinse la porta faticando un po'.
Quello che gli si parò davanti lo lasciò senza fiato, avrebbe cento volte scorgere le solite ampolle falsificate, ma invece no: fogli, fogli interi contenenti informazioni che nmeno il Ministero aveva in mano. Florian osservò tutto con un sudore freddo che gli imperlò la fronte. Foto di Veela, donne, ragazze... il professore non solo aveva rapito e ucciso le più belle, le aveva intercettate e tenute d'occhio.
Altro che trafficante! McMillan é il capo!
"Allora Florian?" chiese Léopolde chiudendo la porta del loro dormitorio alle spalle "Qual é il piano? Hai capito dov'è Laura?" nella sua voce vi era una nota di speranza mischiata all'inquietudine.
Florian non aveva detto una parola da che erano usciti dall'aula di Pozioni, a parte quando aveva scoperto quegli inquietanti altarini, ma a quella domanda per un attimo ebbe dei dubbi su dove muoversi. Richard McMillan era il capo di tutto quel giro, che avesse montato il suo successo sopra a quei fatti illeciti? Forse, ma per avere una certa fama, avrai avuto anche un tuo circolo personale di informatori. E se avesse sorvegliato tutto e tutti dal principio? Si ricordò del giorno in cui lo avevano conosciuto, sapeva già i loro nomi e cosa facevano, non lo aveva mai scoperto nessuno.
"Va tutto bene amico?"
"Purtroppo... non ho trovato né il posto dove la tiene, né Laura stessa" mormorò piano con un'evidente nota di delusione nella voce. Léopolde espresse un'esclamazione di sollievo, correggendosi e compensando anche con una di delusione, ma Lestrange non lo biasimò: in un certo senso era meglio così, non aveva trovato Laura ma almeno non l'aveva vista come tutte le altre. Sperando ovviamente che fosse un segno positivo.
Solo... ora quale sarebbe stata la prossima mossa? Non potevano stare ad aspettare che facesse un altro errore banale come quello, non ne avrebbe fatto un altro. Incrociò le braccia riflettendo per bene: l'unico posto dove avrebbero trovato degli indizi lo avevano già visitato, ma non avevano trovato molto a parte tutte le piste che quel maledetto seguiva pur di arricchirsi. Aveva come una rete infinita di informazioni e di vie pur di prendere sempre il bersaglio corretto, ma qualcosa in più doveva esserci.
Il problema era che tutte le piste seguite avevano comunque portato ad un vicolo ceco; ogni tentativo che gli aveva permesso di fare un passo avanti poi aveva fatto eseguire due indietro, come se fossero in un tabellone circolare che siripeteva all'infinito. Quel traffico pareva non avere sbocchi da nessuna parte.
Sentì il corpo di Léopolde abbandonarsi sul letto sospirando, da lì poté anche intuire il movimento della mano passare sulla fronte e massaggiarsi gli occhi, un gesto che tradiva la sua stessa frustrazione. Un senso di colpa si fece strada: lo aveva trascinato in una situazione anche troppo grande per un Auror, figurarsi per due ragazzi di diciotto anni come loro... aveva rischiato di morire insieme a lui, schiacciato dalla supremazia del nemico.
E Jean... la vittima peggiore, caduto nel baratro per una cosa che non lo avrebbe dovuto toccare. Nonostante fosse ovvio chi fosse il responsabile, Florian se lo sentì nella coscienza: tutto quello era successo perché si era intestardito a voler proteggere Laura, fallendo per giunta.
"Fermiamo questo inferno Florian" disse improvvisamente Léopolde rompendo il silenzio.
Florian si girò lentamente con uno sguardo sorpreso, poi mostrò un sorrisetto abbozzato: "Come mai così determinato?"
"Ci ho pensato bene, non che non fosse stato chiaro di principio, ma adesso sento che mi ha toccato. Tutte quelle Veela, quelle donne, ragazze... voglio dire: guarda cos'è successo, quell'uomo ha rapito Laura, ha una famiglia! Suo padre la sta cercando in preda al panico. E anche tutte le altre! Erano donne, madri, figlie... loro non solo uccidono creature innocenti, distruggono famiglie, gli portano via per sempre delle persone care e ridono di questo beandosi del loro dolore come se la cosa non li toccasse! Perché ci guadagnano! E poi... Jean... aveva la nostra età, era un ragazzo pieno di sogni! E lui che ha fatto? Lo ha ucciso senza nemmeno un minimo di rimorso! Lo ha guardato negli occhi mentre gli toglieva ciò che per lui era importante! Ha un padre anche lui, una madre e due sorelle! Florian... io non voglio più vedere questo dolore ingiusto! Non se lo meritano! Fermiamoli! Per Laura, per tutte quelle povere ragazze, e per Jean! Fermiamo quei mostri che di umano non hanno niente!" dai suoi occhi sgorgarono grosse lacrime, lacrime di rabbia nell'aver sopportato troppo, nell'aver visto cosa quelle bestie fossero in grado di fare a danno di persone, che come loro avevano un passato, un presente e un futuro.
Florian rimase a fissarlo, quasi non credette alle proprie orecchie ma non si sentì di interromperlo, perché Léopolde aveva perfettamente ragione, avevano superato ogni limite e la cosa peggiore era che non avevano nemmeno un minimo di riguardo. E quel discorso parve svegliare qualcosa dentro, qualcosa di più forte del pensiero di Laura in pericolo, come un cardine importante.
Si avvicinò all'amico e gli mise le mani sulle spalle, lo guardò con uno sguardo che avrebbe restituito la forza perfino a un leone: "Noi Léopolde, fermeremo questo inferno" diede due pacche in contemporanea. Dovevano essere più uniti che mai. Se avessero aspettato ancora... insomma avevano già trovato troppi corpi e nemmeno un trafficante a cui eseguire un interrogatorio, a questo punto chi poteva ribaltare la situazione se non loro?
Quello che dovevano capire adesso era come McMillan era venuto a conoscenza della posizione di Laura. Era troppo meticoloso e furbo per aver provato a tentativi e non poteva aver davvero setacciato ogni scuola. L'unica spiegazione era che a Beauxbatons qualcuno lo aveva avvisato. E perché tutti i bracconieri agivano di sera? Perché qualcuno glielo aveva detto. Il volto di Florian si illuminò: aveva senso, lo aveva detto anche Léopolde, gli orari erano troppo sistematici.
Gli venne improvvisamente in mente un'idea che avrebbe potuto funzionare: "Léo" disse "Ricordi quando mi hai detto come sai tutto ciò che succede a scuola?"
"Sì, certo" rispose l'amico asciugandosi il volto.
"Credo che questo tuo talento ci tornerà molto utile"
I timidi raggi di sole che inaugurarono un nuovo giorno questa volta non incontrarono la solita atmosfera allegra e frizzante che accompagnava ogni studente di Beauxbatons. La morte di Jean e il rapimento di Laura aveva come messo davanti a tutti un chiaro segnale di pericolo. I corridoi furono più taciturni del solito, i volti dei ragazzini dei primi anni rimasero bassi, privi della solita vitalità e, a completare il tutto, uno schieramento di Auror pattugliò aule e stanzette entrando di tanto in tanto.
Qualche ragazzo di tanto in tanto li guardò con un misto di ammirazione e paura, temendo che potessero scoprire qualsiasi cosa a proprio danno. Gli insegnanti si occuparono delle lezioni con disagio, perplessi dal continuo via vai che parve non portare mai da nessuna parte. Arnauld Richis si presentò diverse volte chiedendo eventuali novità, belle o brutte che fossero, e il suo volto iniziò a mostrare, giorno per giorno, segni di cedimento.
Florian e Léopolde scutarono ogni volto, ogni comportamento che potesse tradire anche il più piccolo indizio. Non era possibile che fossero così tanto meticolosi. Le sorveglianti passarono in rassegna ogni tavolo controllando le pietanze e che tuto stesse andando bene, alcune si fermavano a chiacchierare con gli studenti, a rassicurarli e a ricordare loro determinati impegni. Léopolde notò che Paul Lebrac era più taciturno del solito, probabilmente sconcertato anche lui di quello che era accaduto.
Adéle, a dispetto di quello che aveva sempre dato a vedere, non sembrò molto preoccupata per la sorte della ragazza scomparsa, eppure era sempre stata lei a starle vicinoa più di tutte.
Un guizzo trapassò gli occhi di Florian: "Léopolde?" chiese a bassa voce "Sai quanti anni ha Adéle?"
"Be', considerando la sua permanenza a scuola, più o meno una cinquantina" rispose l'amico con lo stesso tono. Non fu necessario esplicitare nulla, entrambi sapevano già dove avrebbe portato il ragionamento. In effetti Adéle era sempre sembrata più giovane della propria età, tanto da indurre qualche ragazzo a sbavare dietro nonostante la differenza.
"E hai notato anche che ha preso subito confidenza con McMillan?" chiese ancora Florian bevendo il caffelatte dalla tazza.
Léopolde annuì in silenzio anche questa volta, e ciò non poteva essere una coincidenza. Si guardarono con la coda dell'occhio mentre lei e le altre sorveglianti passarono per gli ultimi tavoli.
la campanella suonò e un fiume di studenti si fece gonfio e rumoroso, calpestando le candide piastrelle con il sottofondo di un vociferare del più e del meno, alternando toni allegri da toni rassegnati. Florian e Léopolde si alzarono approfittando della calca più fitta: "Léo…"
"Non preoccuparti amico" rispose a bassa voce con un ghigno e nascondendo un coltello in tasca "Sarò la sua ombra"
Adéle si staccò dal gruppo restando quasi in fondo contando tutti i presenti che lasciarono in fretta la Sala Grande. Rimase dritta nella sua posizione composta mantenendo il sorriso cordiale.
Léopolde fece in modo di restare ultimo, stando attento a non farsi vedere, per poi nascondersi dietro ad uno dei pilastri che adornavano il portone della Sala sentendo i portoni chiudersi. Il corridoio improvvisamente divenne deserto e l'atmosfera mutò a tal punto da poter quasi sentire la pesantezza. Sentì la sorvegliante sospirare e poté scrutare la sua sagoma in un piccolo candelabro appeso ad una parete.
La sorvegliante rilassò le spalle, la sua espressione tramutò da cordiale a fredda e distaccata, per la prima volta dimostrò un'età decisamente più vicina alla sua. Parve quasi assicurarsi che nessuno fosse rimasto indietro e Delacour dovette fare uno sforzo per non far sentire il suo respiro.
Osservò la donna muoversi e poco dopo prese a seguirla con sguardo attento. Una cosa che aveva imparato attraverso la legilimanzia era il movimento del corpo: in base ai pensieri una persona eseguiva un certo numero di movenze muscolari. Anche senza entrare nella sua mente, Léopolde notò la tensione che scorreva lungo le braccia.
Adéle percorse i corridoi apparentemente senza un itinerario preciso, come se sapesse essere seguita e osservata. Il Legilimens, di tanto in tanto, le diede più terreno per alleggerire l'atmosfera ma i suoi occhi rimasero puntati addosso alla donna. La vide entrare piano dentro una stanza e sporgendosi appena, per sentire attraverso la porta, riconobbe la voce di lei e quella maschile, che da troppe settimane l'aveva impressa nella testa.
"Mi avevi promesso la mia parte, ora la esigo. Non sai la fatica che ho fatto in questi anni per poterti informare di tutto"
"Sai bene che le ricompense migliori hanno bisogno di tempo per maturare. Appena inizieremo il trattamento avrai tutti i prodotti che vorrai. Per ora accontentati dei campioni"
Léopolde si impegnò per non parlare. Sperò di aver sentito male, ma a quanto pareva Adéle aspettava solo che Laura venisse smembrata per poter sfruttare i benefici. Alla frase sentita dovette sopprimere un conato di vomito.
"Perché aspettare? Hai bramato tanto di averla tra le tue grinfie e adesso? Hai paura di toccarla?"
"Paura? Non vedo l'ora di vedere il suo sangue scorrere pronto per essere trattato"
Da fuori si poterono sentire dei gemiti e dei sospiri, non lasciando spazio a grandi fantasie. Era una delle ultime cose che Léopolde si sarebbe aspettato di scoprire: quei due erano complici e soprattutto una coppia, e i pezzi iniziavano ad avere un collegamento sensato. Adéle aveva sorvegliato per tutto il tempo Laura informando il suo amante per poi colpire. Una visione del genere lo disgustò sapendo che la ragazza si era sempre fidata di lei.
Indietreggiò fino a nascondersi dietro un grande vaso bianco e sentì la porta aprirsi e le due figure uscire e separarsi. Ma prima il professore consegnò alla donna una piccola ampolla con un liquido roseo: "Cerca di essere credibile come tuo solito, mi sono già dovuto sporcare le mani una volta per colpa di alcuni ficcanaso"
"Sai che ti puoi fidare di me"
"Me lo auguro" concluse secco avviandosi verso la propria aula. Adéle borbottò qualcosa in tono scocciato e si diresse verso le scale che portavano ai piani di sopra. A quel punto Delacour riprese la sua sorveglianza cercando di fare meno rumore possibile con le scarpe. I passi della donna echeggiarono sul pavimento come il ticchettio di un orologio a pendolo che segnava secondo per secondo il realizzarsi di una tragedia.
All'altezza dell'infermeria, Adéle si girò di colpo scoprendo dietro di sé il ragazzo.
"Monsieur Delacour… a cosa devo la vostra presenza qui e non in classe?"
"Andavo in infermeria Madame Adéle, mi sono ferito" replicò Léopolde con tono tranquillo e mostrò la mano con un taglio insanguinato, fattosi con il coltello nascosto nella tasca.
"Oh…" fece la donna, confusa nel vedere quella scena senza saperne la ragione "Capisco. Venite vi accompagno"
"Grazie Madame" sorrise Léopolde avviandosi verso l'infermeria.
Quel lato della foresta non era mai stato un grande mistero, gli alberi erano più radi e Florian lo aveva sempre adocchiato durante le lezioni di Cura delle Creature Magiche. Lo avevano attirato dei movimenti in particolare che sapeva non fossero comuni in quella zona. Era sicuro che quella Creatura sarebbe tornata molto utile per il suo scopo.
Percorse gli arbusti secchi guardandosi intorno cercando di scorgere il minimo movimento, ricordandosi di una cosa sola: la Creatura era astuta e furba. Si accorse di un'ombra sotto ad un cespuglio e iniziò a muoversi a caso, senza una traiettoria precisa e svuotando completamente la mente dai pensieri. Non doveva mostrarsi prevedibile, e mentre si abbassò ad osservare un sasso apparentemente interessante, due grandi occhi lo fissarono e Florian abbozzò un sorriso sapendo di aver centrato il punto.
Si girò lentamente a quel punto mantenendo il contatto visivo sugli occhioni curiosi, tendendo la mano come se volesse mostrare qualcosa. Il suo respiro si mischiò all'aria che scompigliava i capelli corvini nascondendo le iridi celesti con alcune ciocche come se stessero giocando a nascondino.
Quello che pareva un braccio coperto di pelo argentato si rese visibile voelnteroso di toccare quelle dita che semveavano chiamarlo, quasi ci fosse una forza che lo attraeva a quella mano così amichevole.
"Ciao piccolo amico" sussurrò Florian sorridendo "Ti sei perso?"
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