15 - Cadavere
Be' posso dirti con certezza che se si stesse dimenticando il volto di sua madre... adesso potrà rivederlo.
Laura a quel punto poté solo stare lì a piangere, si lasciò cadere del tutto appoggiandosi al muro freddo mentre dall'altra parte urla di dolore echeggiarono rompendo il silenzio. Ma Laura ebbe come le orecchie ovattate; tutto quello che poterono farle percepire fu come lontano e contro, offuscato come la sua vista. Si abbandonò a forti singhiozzi, nella sua testa ora teneva la triste scena in infermeria, il corpo esanime di Florian; e lei era la responsabile.
Avrebbe voluto tornare indietro per impedire che tutto accadesse, per impedire che Florian, Léopolde e altri innocenti finissero in quel circolo pieno di morte e soldi. Avrebbe voluto impedire che suo padre soffrisse, già troppo scosso per sua madre; avrebbe voluto non conoscere mai Florian per proteggerlo da tutto quello. Però non aveva potuto fare niente.
"Florian... Florian... Cosa fai? Ti stai attendendo?"
"Florian... lei morirà, lo sai?... perché l'hai abbandonata?"
Florian aprì piano gli occhi. Il paesaggio che gli si mostrò davanti parte un luogo idilliaco, come il giardino dell'Eden. Candide nuvole baciare da una chiara luce solare gli riempirono la vista, per un attimo non riuscì a tenere le palpebre sollevate. Sentì la morbidezza di quelle masse candide sotto la punta delle dita, tanto che gli trasmise una piacevole sensazione di benessere. Si sentì così leggero e provo da ogni pensiero. Avrebbe voluto restare lì in eterno.
Ma le voci che udì prima lo chiamarono ancora, quasi come un rimprovero, costringendolo ad alzare la testa. Davanti a sé, le sagome di Newt e Leta lo guardarono con uno sguardo torvo. Sembravano arrabbiati, ma Florian non riuscì a capirne il motivo, non sapeva nemmeno dove si trovasse.
Posò gli occhi prima sulla cugina, che per la prima volta non gli mostrò il suo solito sorriso affettuoso, ma tenne degli occhi delusi e cattivi. Newt invece gli rivolse uno sguardo semplicemente deluso, quasi avesse davanti uno sconosciuto.
Florian fece fatica a raccogliere i pensieri nella sua testa: le ultime immagini furono il professore di Pozioni in infermeria che lo minacciava, e poi...
"Lei morirà adesso... lo sai? Florian ... la stai abbandonando?"
"Perché ti arrendi ora?... Mi hai sempre detto di farmi forza ... mi hai mentito?"
Quelle frasi così fredde lo lasciarono confuso. Newt e Leta lo guardarono delusi, indifferenti. Florian li scrutò senza capire, mentre un leggero mal di testa si fece strada sulle tempie. Cercò di ricordare gli ultimi avvenimenti. Ricordò solo di essersi improvvisamente addormentato e che l'aria nei polmoni smise di infilarsi. Ma perché ora quel posto? Era forse morto? Morto ... lei morirà ...
Laura! Il professore l'aveva narcotizzata per rapirla! Nello stesso momento in cui affiorò quel nome, la scena del rapimento si materializzò davanti ai suoi occhi. Laura entrò in infermeria preoccupata e ignara di quello che McMillan avrebbe fatto dopo. Il momento in cui l'afferrò con forza piantandole una sfortuna al collo fu tanto nitido da sembrare reale.
"Florian ... perché le fai questo?... le avevi promesso ... lo avevi promesso a lei ..."
"Non puoi arrenderti! La perderai ... volevi così tanto la sua compagnia ... avevi promesso di proteggerla ... Florian ..."
Quel sole accecante lo illuminò quasi in modo omogeneo. Florian poté sentire addirittura il calore dei raggi su di sé. In quel posto tanto tranquillo e puro ... ma cosa poteva fare ora? Non era più sulla terra, ormai la pozione soporifera aveva fatto effetto uccidendolo, lasciando che soffocasse.
Non poteva fare più niente. Se fosse stata una partita, ne sarebbe uscito sconfitto. Richard McMillan era stato più furbo di lui, ma in fondo era un trafficante esperto e uno studente del settimo anno non avrebbe mai potuto competere contro un uomo del genere. Anche senza avere uno specchio, Florian poté immaginare il suo stesso sguardo colmo di dolore e sconfitta.
"Mia figlia ... la mia bambina ..."
Una voce familiare lo fece girare di scatto, e una massa di fuochi fatui si fermarono intorno formando quasi un'arena. Poco dopo, una sagoma che lui conosceva bene si mostrò sempre più nitida. La madre di Laura, la prima vittima di tutto quel girone.
Lo guardò con uno sguardo triste, come rassegnata a quello che sarebbe successo. Presto avrebbero visto anche lo spirito della ragazza apparire in quello che, a quanto fu notabile, doveva essere il paradiso. Florian quindi si trovava in paradiso?
"Non importa ... hai fatto quello che potevi ... ti ringrazio ... presto sarà tutto finito..."
"Florian ..." gli occhi di Newt si fecero lucidi, lo stesso fecero quelli di Leta.
Quindi era la fine, aveva oltrepassato l'ultima porta e aveva perso tutto ... tua quella fatica, le immagini e le scoperte con le Creature Magiche buttate al vento ...aveva lottato e ne era rimasto sepolto. Newt aveva ragione, si era arreso: Florian si era arreso, aveva gettato la spugna... tutto quello per cui si era battuto ormai era perduto.
Intorno A lui la luce del sole iniziò a farsi sempre più accecante, sempre più intensa. Le nuvole iniziarono a sfumare, componendo forme confuse. Le sagome di Leta e Newt iniziarono a farsi meno nitide, e Florian sentì il corpo farsi più leggero.
"No" disse improvvisamente, e tutto intorno a lui si fermò di colpo.
Le figure lo guardarono incuriositi.
"No! Non finirà così, non gliela darò vinta così facilmente! Ho promesso a Laura che l'avrei protetta, da tutti e a costo di perdere la mia vita; ma non così, non senza lottare!" con uno scatto si alzò in piedi, il corpo riacquistò forza e pesantezza.
Guardò dritto negli occhi oggi figura davanti a sé, dove in ogni volto comparve un sorriso fiducioso e trionfante. E tutta la luce che prima lo avvolse si fece sempre meno brillante, come se stesse cadendo in un buco nero. In un attimo tutto lo spazio cisrcostante perse forma e colori, fscendolo capitolare nel buio più totale.
"Florian! FLORIAN SBAGLIATI!" Léopolde lo scosse nel letto dell'infermeria grondando sudore freddo.
Gli diede due forti schiaffi urlando il suo nome e ordinandogli di svegliarsi. Per un attimo tenere di arrivare troppo tardi. Fu già molto difficile uscire da quello stanzino senza svenire, non avrebbe accettato di perdere il suo migliore amico. Lo scosse più violentemente, non trovando la bacchetta nella foga per poterlo risvegliare, e poi optò per tirargli anche un pugno.
Ma non ce ne fu bisogno: Florian aprì di scatto gli occhi inspirando persantemente tutta l'aria che i suoi polmoni non ricevettero fino a quel momento. Ci mise un attimo a capire dove si trovasse e trovò incredibile come fosse riuscito a sopravvivere fino a quel momento. Vedere Léopolde davanti a sé fu un vero sollievo; vederlo vivo e vedo e soprattutto sano.
"Grazie a Morgana, stai bene ..." Léopolde parve liberarsi da un peso enorme, tanto che non riuscì a trattenere le lacrime.
Si gettò sul petto di Florian abbandonandosi prima alla disperazione e poi al sollievo, emettendo sonori singhiozzi, sapendo che ora il suo amico sarebbe stato bene. E anche se non era ancora finito tutto, o se fossero stati solo all'inizio, aveva una certezza per essere forte.
Florian lo lasciò sfogarsi, comprendendo la paura che doveva aver avuto che lui stesso sentì ancora in corpo. Fece fatica a trattenere le lacrime anche lui, sentendo ancora la tensione camminare lungo i nervi. Ma trattenne l'impulso, aveva promesso che sarebbe stato forte e che avrebbe lottato con tutte le sue forze.
Quando sentì i singhiozzi del suo amico calmarsi, lo vie alzare prima la testa e poi gli occhi. Gli sorrise piano: "Se nemmeno una Manticora ti ha ucciso ... ci t'ammazza più"
"Vero ... ma McMillan ci é andato molto vicino" commentò piano Lestrange.
Léopolde abbassò gli occhi: "Se penso che Jean lo ha aiutato ..."
Jean Morel... non avrebbero mai creduto che potesse tradirli in quel modo, aveva dalla voglia di fatta piacere a tutti voluto lo avevano un tempo trattato con indifferenza. Non ci pensò due volte ad aiutare quel malato solo per un tornaconto personale.
"Ma ... adesso dov'è Jean?" chiese poi Léopolde aggrottando la fronte.
Effettivamente non si era più fatto vedere in giro, Léopolde riuscì ad uscire dal stanzino senza la minima sorveglianza. Un brutto dubbio si fece strada nella mentre di entrambi. Florian scese dal letto anche se ancora indolenzito, facendosi aiutare dall'amico, e assicurandosi che buffo stesse sorvegliando l'infermeria, iniziano a ispirazionare tutto lo spazio circostante.
Florian ricordò di averlo visto l'ultima volta vicino fatto che il professore gli aveva intimato di stare fuori. Poi doveva aver avvertito Laura.
Un'improvvisa sensazione molto sgradevole investì il ragazzo nel momento in cui si avvicinò a dei grandi armadietti. Erano abbastanza grandi da tenere una persona, e sapendo che il professore non esitò ad assenze alla sua vita ...
"Léopolde ... puoi venire un secondo?" mormorò con voce tremante.
L'amico si avvicinò piano sentendo i pensieri negativi di Florian. Osservò a sua volta l'armadietto con occhi fissi. Florian poi afferrò la maniglia del mobiletto tirando piano, e un tonfo leggero fece pressione quasi spingedo l'anta. Dopo una piccola pausa, l'anta si aprì del tutto, e uno spettacolo raccapricciante si parò davanti ai loro occhi.
Jean Morel era rannicchiato dentro al piccolo spazio; gli occhi spalancati e vitrei colmi di terrore e la consapevolezza di chi si era trovato davanti. Pallido come un cencio, sul collo portava di segni di strangolamento. Nel suo sguardo si poteva leggere la paura e l'esatto momento in cui la vita doveva essergli scivolata via. I posso e le caviglie erano legati, probabilmente per far sì che entrasse dentro agli mobiletto.
"Merda ..." sussurrò Léopolde tenendo gli occhi fossi e spalancati.
"Lurido bastardo ..." mormorò Florian venendo meno all'etica del linguaggio.
In quel momento non sentì paura dentro, gli mondo montò addosso un carico enorme di rabbia. Non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe dovuto portar via un innocente in quel modo.
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