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12 - Trappole e manipolazioni

Se sei veramente colui che tutte le creature magiche del mondo vedono come un mito, PROVALO!

Florian lanciò uno sguardo preoccupato a Léopolde, ancora aggrappato alla sua gamba; e vedendo in lui la stessa espressione incerta, non poté fare altro che eseguire il solito procedimento di sempre. Questa volta però non tenne la mano tesa ad angolo retto come per accogliere il muso di un animale, ma la tese come per aspettare una stretta di mano. Fece un lungo e profondo sospiro rilassandosi e chiudendo gli occhi. Si sarebbe mostrato come sempre.

Il Centauro, come attratto da una forza improvvisa, allungò la mano a sua volta. Era come se non potesse fare a meno di stabilire un contatto con il ragazzo davanti a sé. Così inoffensivo e indifeso pareva essere la creatura più innocua possibile. Gli altri Centauri rimasero a fissarli sbigottiti, tutta la rabbia e la possenza del loro capo era come scivolata via. Léopolde rimase a bocca aperta nonostante per lui non fosse più una novità quel meccanismo, ma era empre sorprendente.

Non sappiamo che abbia commesso una crudeltà simile. Sappiamo solo che la foresta é disseminata di corpi seppelliti come questeo. Arrivano da quella parte e una volta lasciata la loro merce abbandonano i carretti nelle vicinanze aspettando che qualcuno li distrugga.

"Alexis! Un altro..." François sospirò fissando i resti dell'ennesimo corpo di Veela e ispezionando la foresta davanti al parco. Gli sembrava incredibile: parevano chiari segni di provocazione. I corpi erano sempre più vicini alla scuola di Beauxbatons, dove tutti al dipartimento Auror speravano che Laura stesse ancora bene. Se il loro capo, o meglio ex capo, fosse venuto a conoscenza di quei ritrovamenti sarebbe andato su tutte le furie e nel panico più totale. E come degli torto? Aveva già perso una moglie, non aveva voglia di perdere anche l'unica figlia che aveva.

"Incredibile..." sospirò Alexis avvicinandosi, ascolto in un telo teneva in mano degli altri resti "Questa... Non era ancora diventata maggiorenne"

"Ma non capisci? Questo non é un massacro privo di senso: hanno uno schema e delle vittime preferite" suggerì il primo Auror avvolgendo il corpo in un telo bianco. Tutti quei ritrovamenti così grotteschi lasciavano davvero poco spazio per fantasticare, la verità era solo che ora le giovani ragazze che portassero almeno un elemento riconducibile alle Veela erano in serio pericolo. Me come potevano impedire tutto? Non avrei nemmeno le prove per incastrare il britannico che si era stabilito da poco in Francia; François lo aveva intuito dal viso: troppo allegro, non la raccontava giusta.

Ma nessuno aveva potuto muovere operazioni contro di lui.

"Come facciamo adesso? Se Arnauld lo scopre... "

"Cosa dovrei scoprire?" la voce profonda di Arnauld Richis fece studiare entrambi gli Auror. Si fermò a guardare i resti della Veela, il suo volto sbiancó leggermente: "É..."

"No signore, non è sua figlia" si affrettò a informare Alexis. Il volto di Richis si rilassò pian piano sospirando lentamente.

Il perimetro del parco era disseminato di buche dove erano stai ritrovati svariati corpi, tutti con le stesse ferite e gli stesso segni di primi ritrovamenti. Quei malfattori sembravano non essere affatto spaventati dallem iniziative che il ministero francese aveva iniziato a muovere, aumentando i controlli e le pattuglie. Quanti ne avevano trovati solo in quel mese di febbraio? Venti, trenta, cento? Avevo anche smesso di contarli.

Arnauld passò in rassegna ogni scavo, guardando ogni telo bianco sporcarsi di terra e di ciò che restava detto liquidi di ogni corpo, mentre nella sua testa quell'orribile vicine non accendeva ad abbandonarlo. Ad ogni intervento la vista di sua moglie, privata di tua la sua bellezza e della sua vita si presenza sempre più crudele, come se il destino dovesse quasi avvisarlo della prossima vittima: Laura.

Non vi era una sola notte dove non sognava il suo ritrovamento, coperta si terra e di sangue secco, il suo sangue; enormi some nelle braccia e nelle cosce prove di little e di carne, questo scoprendo l'osso; e i suoi lunghi capelli strappati dalla testa senza nemmeno considerare di essere delicati. Quante volte si era alzato di scatto bagnato di sudore dalla testa ai piedi, soffocando poi la tensione dietro a litri d'inchiostro stesso in lettere infine che venivano spedite in fretta a scuola aspettando con ansia una risposta.

"Avete controllato ogni millimetro di terreno?" chiede in tono irritato e disgustato a un certo punto "Non possono sempre lasciare tutto perfettamente pulito"

I due Auror si guardarono perplessi, non sapevano sinceramente cosa rispondere. Avevano già controllato che non fosse stata usata alcuna magia, non erano così stupido da farsi scoprire sapendo che con un incantesimo avrebbero potuto lasciare tracce indelebili. Eppure ogni volta che spiegato un omicidio sembrava che il corpo si fosse spostato da solo.

"Signore" intervenne François avvicinandosi "Ma lei crede che questo cambio improvviso di occultamento sia senno di paura? Crede che stiano facendo ciò perché siamo vicini?"

"Paura..." Arnauld si girò verso l'Auror "É esattamente il contrario: ci fanno pure perdere tempo a dissotterrarli mentre ogni possibile traccia è già stata cancellata dai vermi. Ci prendono in giro, é una strategia" spostò con una brusca pedata un ramoscello. Odiava essere preso in giro in quella maniera, morire di terrore ogni notte temendo di sentire buttare alla porta a tarda notte e di ricevere quella notizia. Si avvicinò all'ultimo corpo che presentava diverse fattezze simili a sua figlia, nella tasca strinse l'ultima lettera che gli aveva spedito.

Alexis mosse qualche passo sulla collina adiacente al parco: era quasi macabro vedere la scuola di Beauxbatons così vicina e non riuscire a proteggerla.

Alle prime luci del mattino, i raggi timidi del sole di inizio marzo si fecero strada tra le finestre dei dormitori della scuola. Un rumore di passi, appartenenti alle sorveglianti e agli insegnanti echeggiarono per i corridoi principali, secondari e in quelli aperti dove i quadri iniziarono a sbadigliare accarezzati da quei fasci dorati che annunciavano l'imminente fine dell'inverno.

Dalle cugine, gruppi comprato di Elfi Domestici si rincorrono le maniche per sfornare la colazione, preparare il the caldo o il caffè accompagnando con dei piccoli dolcetti.

Montblanc sbatté le ali contro la finestra del dormito maschile. Florian si svegliò emettendo un verso assonnato e spostando i capelli corvini con una manata dal volto, sospirò fianco il vuoto e si alzò per andare ad aprire al suo gufo. Montblanc si divincolava in aria con delle buste nel becco.

Léopolde si girò nel suo letto emettendo un verso scocciato: "Florian! Fai tacere il tuo gufo, per favore!" esclamò in tono lagnoso. Erano tornati tardi nel dormitorio dopo la visita ai Centauri, riuscendo a sgusciare a letto senza essere visti dalle sorveglianti; ma le poche ore recuperate non erano state sufficienti.

Florian riuscì ad aprire la finestra faticando per alzare il chiavistello; se quella scuola doveva presentare dei difetti, questi si concentravano tutti su cardini e giunture.

Montblanc planò fino alla testata del baldacchino turchese lasciando cadere le lettere sul lenzuolo del medesimo colore. Dopodiché si posizionò sulla spalla del suo padrone.

"E meno male che voi Lestrange di solito siete rivisto e silenziosi. Avrà svegliato come minimo tutta la squadra di quidditch" borbottò Léopolde sbadigliando, con un cespuglio di capelli castani che gli cadeva sugli occhi.

"Chiedo scusa, ma dopo tutta la notte a volete posso solo capirlo" convenne l'amico accarezzando il petto piumato del suo animale. Poi raccolse le tre lettere fatto letto e lesse i mittenti: sua cugina Leta - con la probabile partecipazione di Newt - suo padre, e poi una lettera anonima, senza alcuno stemma o altro. Aveva solo il destinatario: Florian Lestrange.

La girò più volte nella mano, cercando di trovare qualche elemento riconoscibile, ma nulla poté indicare il mittente. Léopolde si avvicinò grattandosi la testa castana ed osservò il pezzo di carta a sua volta; poté sentire la leggera nota di tensione che trasudava dal corpo di Florian, ma cercò di rassicurarlo, non dovevano vedere il male ovunque.

Uscirono dal dormitorio e si diressero verso la Sala Grande. Florian lesse nel mentre la lettera - come al solito chilometrica - di Leta sentendo di tanto in tanto i commenti dell'amico. Nonostante non forse affatto una novità, restava sempre sorprendente come la cugina di Lestrange riuscisse a metter giù ogni lezione nei minimi dettagli. E come previsto, non mancarono gli intervento del suo amico Tassorosso che, da quando aveva sentito parlare del bracconaggio delle Veela, aveva iniziato a documentarsi assiduamente.

Il corridoio aperto che dava al cortile interno pullulava già di studenti del sesto anno con gli occhi sui libri per ripassare gli argomenti più difficili, in attesa degli esami che avrebbero fatto. Ogni tanto qualche membro della squadra di quidditch tirava una forte spallata sbilanciando i malcapitati, che perdevano di mano i libri facendoli cadere con tonfi sordi, seguendo il rumore con uno sbuffo. Qualche studente temerario aveva anche mandato a quel paese sottovoce il giocatore, rischiando però la faccia.

Florian e Léopolde si sedettero ai loro soliti posti, afferrando il giornale per leggere le ultime notizie e sperando in buone e rassicuranti novità. Il tavolo della ragazze si riempì poco per volta, con Laura sempre circondata dalle sue amiche e con il suo sorriso radioso.

Ma quella bella visione bene interrotta da una voce timida: "Florian?" chiese piano Jeans Morel "Posso chiedi un piccolo aiuto?"

"Se posso dare una mano volentieri, ma sono un po' indisposto adesso..." fece il ragazzo con educazione.

"Non ti prenderò molto tempo, lo prometto" si affrettò a finire Jean. I due si guardarono, aveva uno stanno tono di voce, pareva in ansia. Florian allora si alzò darla sedia scusandosi con l'amico, che gli rivolge un sorriso incoraggiante dicendogli che lo avrebbe aspettato al corridoio principale per raggiungere l'aula di Incantesimi.

Doveva ammette di essere un po' geloso della loro amicizia, ma sapere che Florian era ben voluto in caso di aiuto lo rendeva fiero, orgoglioso di essere stato almeno per una posate responsabile di questo sto lato aperto e disponibile.

Dal giorno in cui si eranoconosciuti, Florian aveva fatto posso da gigante, iniziando a possiate di più anche grazie alla tendenza di Léopolde di fare da cantastorie o di informare su tutto ciò che circondava a scuola. E sapeva che il suo amico non lo avrebbe mai abbandonato, questo sovrastava la gelosia.

Ma poco dopo che i due si furono allontanati, Léopolde scorse il professor McMillan avvicinarsi con il suo solito sorriso rassicurante mente tutti gli studenti del primo, secondo e terzo anno lo salutarono a gran voce piena di gioia. Léopolde invece pareva l'unico a non essere contento della sua presenza.

L'uomo però, per sua sorpresa, si avvicinò al suo tavolo con fare amichevole: "Buongiorno monsieur Delacour, spero abbia dormito bene" il tono mieloso fece percorrere un lieve brividi lungo la schiena del ragazzo, che riuscì comunque a nascondere il disagio.

"E monsieur Lestrange? Non si é alzato?" chiede poi il professore guardando il posso vuoto.

"Oh no" rispose Léopolde con tono cordiale "Un nostro compagno di anno gli ha chiesto una mano, sa Florian é sempre ben disposto a dare una mano" nonostante l'atmosfera non lasciasse trasparire alcun segno negativo, il ragazzo non si sentiva tranquillo.

Vide negli occhi del professore un lampo, raggelante come un vento freddo. McMillan si schiarì la voce, con un verso strano: "Deve essere molto appagante vedere il tuo amico così ben voluto grazie a te" disse accendendo un sorriso sincero nel voluto dello studente "Come deve essere davvero straziante e dura vedere la persona più importante della tua vita abbracciare qualcuno in modo così amorevole, e sapere che quel qualcuno non sei tu" il sorriso di Léopolde si spense in un attimo.

Quel tasto avrebbe preferito non toccarlo per nessuna ragione, non dopo che aveva passato cinque anni a soffocare un amore non ricambiato, e in seguito avendo la certezza di essere importante in un altro modo. Ma lui come faceva a sapere una cosa del genere? Non lo aveva mai saputo nessuno, Léopolde non lo aveva mai rivelato a nessuno, era uno dei poi segui che dovevano restare tali.

L'uomo prese la sedia di Florian e si sedere di traverso, fanno gli occhi al ragazzo: "Vedi Léopolde, io ti capisco perfettamente. So cosa provi e, se me lo permetti, posso aiutarti a ottenere quello che vuoi. Ma tu dovrai fare una cosa per me" improvvisamente un sorriso inquietante si dipinse nel suo volto, ma Delacour non ebbe quasi la forza per controbattere.

Florian seguì Jean fino alla riserva delle Creature Magiche. Il luogo gli piace bizzarro, Jean Model non aveva mai avuto l'attrazione per le Cresture, anzi ogni volta che poteva evitava ogni forma di contatto. Eppure il compagno di anno non lasciò intendere alcun errore. Il paesaggio era deserto, come le persone fossi stata allontanate apposta. La preside aveva sicuramente informato della sospensione del corso di Cura delle Creature Magiche, vista l'aggressione che lui e Laura avevano subito; la riserva e l'ha foresta non erano più luoghi sicuri dove tenere gli studenti, almeno per il momento. Ma allora perché loro stavano andando proprio lì?

Si fermarono vicino al lago, dove era situata la tomba della madre di Laura, l'acqua cristallina e calma in quel momento rendeva il silenzio circostante davvero pesante e austero. Il cielo era sgombro dalle nuvole, quasi a volete indicare nessuna possibilità di nascondiglio, piaceva un avvertimento. L'erba sotto i loro porti non emetteva alcun suono, così anche i possibile aggressori avrebbero potuto attaccarli più facilmente.

"Jean" lo chiamò una volta fermatisi davanti allo specchio d'acqua "Lo sai che non dovremmo essere qui?"

Jean Morel non dire nulla, rimase giusto a guardare un punto vuoto tra il lago e la lapide. Rimase come pietrificato senza voltarsi verso Florian, e dopo una pausa quasi interminabile mormorò: "É un bellissimo lago vero? Non lo avevo mai notato a lezione" teneva lo sguardo inespressivo, almeno per quello che si vedeva nel riflesso dell'acqua.

Florian emise un sospiro teso e spazientito: "Non scherzare Jeans, per favore. Dimmi cosa ci facciamo qui, tu non sei il tipo che trasgredisce le regole, specie così importanti" sentenziò guardandosi intorno ripetutamente, quella sgradevole sensazione di pericolo gli si incollava addosso come l'umidità della mattina si vestiti.

Jean non parlava, restava fisso nella sua posizione e guardava lo stesso punto. Sembrava non sentire né avere una volontà in quel momento. In più l'assenza di Creature Magiche in quel punto era davvero poco rassicurante.

"Davvero Jean, non sto scherzando. Per favore, torniamo dentro. Non dovremmo stare qui" insistette Lestrange avvicinandosi di qualche passo.

Jean Morel continuava a fissare il lago, tanto che Florian fu costretto ad affiancarlo. Guardò il suo riflesso, gli sembrava incredibile che poco più di un mese fa proprio in  punto, lui e Laura si erano baciati dichiarando il loro amore ricambiato.

"Chissà però perché tutti adorano questo lago, intendo per sceglierlo come posto romantico. È stato così anche per te e Laura vero?" chiese Jean ad un tratto.

Florian ebbe un brivido lungo la schiena: "E tu come lo sai?" chiese a quel punto totalmente diffidente.

Non ne aveva parlato con nessuno, eccetto Léopolde, per paura che potesse essere un portato per mette in pericolo Laura o sé stesso; erano informazioni che non avevano divulgato per nessun motivo. Quello che era sempre stato lo studente più timido e goffo della scuola, si stava rivelando ora l'unica persona che Florian non voleva vedere in quel momento. E Jean iniziava ad essere davvero ambiguo.

Cercò di trovare un po' di conforto attraverso ciò che vedeva nell'acqua cristallina e limpida, tranquilla per l'assenza di aria forte. Aveva comunque una buona visuale, se qualcuno si fosse mostrato e avesse cercato di aggredirlo, avrebbe saputo difendersi.

"Ti chiedo scusa Florian" disse a un tratto Jean Morel, il compagno lo sorprese a fissarlo "Mi ha promesso una ricompensa se l'avessi aiutato... Mi ha promesso che Paul Lebrac non mi avrebbe più fatto fastidio..." aveva una voce cantilenante.

Ma non fece in tempo a realizzare cose stesse per succedere che Jean gli fu addosso. Lo scaraventò per terra con tutta la forza che aveva e iniziò a prenderlo a calci cercando di tenero incollato al suolo. Florian in un primo momento fu costretto a subire senza poter trovare una vita di fuga, non avrebbe mai creduto che un ragazzo mingherlino come Jean potesse nascondere tanta forza. Dopo quel momento, capendo effettivamente che l'unico nemico che avrebbe trovato lo aveva davanti, fece appello a tutte le forze che aveva per contrattaccare.

Spinse il nemico con una ginocchiata buttandolo di lato, ma Jean gli si fiondò di nuovo addosso trascinandolo verso il lago. Florian fece di tutto per divincolarsi, immaginando cosa volesse fare l'altro. Non si sarebbe fatto battere tanto facilmente. Non ebbe scelta e tirò fuori la bacchetta scelto un lieve incantesimo che provocò una piccola scarica elettrica. Jean al contatto con il legno emise un lamento di dolore e mollò la presa. Non gli era mai piaciuto lasciare incantesimi contro i suoi amici e compagni, ma Jean Morel sembrò come posseduto.

Florian provò ad allontanarsi vedo un punto dove potesse nascondersi, ma improvvisamente sentì le unghie del nemico affondare nella carne della caviglia e riportarlo accanto a sé. Estrasse qualcosa di appuntito dalla tasca dell'uniforme e con un colpo secco lo conficcò nell'incavo del collo. In un attimo avvertì qualcosa scorrere lungo le vene. Sentì i muscoli intorpidirsi.

"Ti stai paralizzando" disse freddo Jean lanciando la siringa nel lago "Se dovessi addormentarti moriresti di certo"

Florian non riuscì a emettere un suono, sentì il respiro bloccarsi in gola. Vide Jean guardarsi intorno come per entrare in una recita: "Ti chiedo veramente scusa" mormorò, per poi andare a chiamare aiuto.

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