10 - Campo minato
Al Ministero si era presentata un'altra gatta da pelare: corpi seppelliti in fosse comuni, disseminati per tutta la zona. Come se non fosse già abbastanza terrificante il solo sapere che nessuna ragazza Veela era ormai al sicuro in quel mondo. Il giornale informava del ritrovamento di una giovane vittima proprio da un bambino all'ingresso di un parco giochi, delle mani fratturate e ossute sbucavano dal terreno e lui pensando fosse un ramo con una forma particolare, l'aveva tirata fuori. Aggiungendola agli avvenimenti precedenti, non era da escludere che potesse trovarsi anche un covo nelle vicinanze, così gli Auror aveva setacciato ogni angolo della zona, ma come le altre volta, era già stato tutto smantellato.
Nella scrivania vi era una grossa ampolla con dentro del liquido rosso, con un'etichetta: Richis
Il professor McMillan era la spia.
Florian e Léopolde si fiondarono nel loro dormitorio e chiusero la porta a chiave. Quello che avevano visto confermava non solo i sospetti di Florian, ma dava anche una terribile sensazione: se il professore era la spia, allora i rapitori e i trafficanti entravano indisturbati dentro Beauxbatons, per forza avevano scoperto di Laura. Ma come aveva fatto McMillan a sapere chi fosse? Era in carica da troppo poco tempo, e con tutti i delitti che stavano accadendo nessuno aveva sicuramente pensato di avvisarlo, incerti sul fidarsi o meno.
"Cazzo!" si lasciò sfuggire Léopolde percorrendo a grandi passi la stanza avanti e indietro, mentre Florian si era avvicinato al letto e aveva ripreso a tremare leggermente.
"Ok calmiamoci, deve essere stato un errore. Non voglio credere che il professor McMillan possa essere coinvolto in quell'aggressione, in quel tentato rapimento... Non collego, non capisco" disse ancora Léopolde cercando di essere più razionale possibile, non voleva credere che l'alchimista più famoso di tutto il mondo magico, che godeva di una carriera da urlo e che negli anni aveva sempre dimostrato grandi valori, fosse il nemico numero uno del suo migliore amico e di Laura, non aveva senso. Perché poi? Perché arricchirsi in modi tanto loschi? Aveva una bellissima carriera, un percorso che tutti prendevano come esempio, perché buttare via tutto così?
"Stai calmo... Stai calmo..." Florian intanto sentiva un altro attacco di panico salirgli dallo stomaco, la spiacevole sensazione di trovarsi dentro una gabbia infrangibile e di essere dentro le grinfie del nemico dall'inizio. Si sentiva impotente e incerto sul da farsi, impurito da fare la mossa sbagliata. Ma avevano un piccolo vantaggio: McMillan non li aveva visti, vi era una piccola possibilità che non fosse a conoscenza del loro sapere, e così doveva restare. Se avesse capito, avrebbe di certo preso Laura il prima possibile, e a vederlo non era uno che agiva in modo impulsivo.
Ma nascondere una scoperta del genere non era facile, vederlo con occhi consapevoli avrebbe smascherato troppo in pochissimo tempo, trasformando quella situazione nel peggiore degli inferni: sarebbero stati in pericolo in ogni momento opportuno per il carnefice, e chi li avrebbe aiutati? Non potevano esibire prove, e lui pensava bene a camuffarle in modo da non renderle utilizzabili. Non poteva pensare ad una situazione del genere, non adesso che aveva rischiato di perdere Laura.
"Florian ascoltami" fece Léopolde avvicinandosi "Forse abbiamo preso un abbaglio, di non é possibile" cercava di tranquillizzarlo, ma non ci voleva un Legilimens per capire che persino lui era impaurito, la voce tremava e a fatica finiva le frasi, il patetico tentativo di autoconvinersi pur sapendo la realtà dei fatti.
"Ma quale abbaglio Léo!" sbottò Florian con voce terrorizzata "Non puoi negare l'evidenza! Quello ci ammazza tutti e due adesso e poi..." non riusciva nemmeno a terminare la frase, non voleva terminare la frase. La sensazione di pesantezza e la paura non lo lasciavano in pace, impedendogli di ragionare come doveva. Erano in una morsa e pensare di cappare in quel momento era fuori discussione: con tutti i mostri che di sicuro stavano pattugliando la acuola, dentro la foresta o addirittura entrando come se niente fosse...
"Flo, ehi adesso calmati, da bravo..." Léopolde si avvicinò di più facendogli sentire la sua presenza, odiava vedere il suo amico in quelle condizioni e troppe volte aveva cercato di rassicurarlo aggirando il problema. Era inutile farsi pensieri razionali, la realtà era che avevano un assassino come insegnante che non avrebbe guardato in faccia nessuno pur di ottenere quello che voleva. Dopo un piccolo momento di blocco, non riuscì più a resistere e avvolse Florian in un abbraccio protettivo, facendogli sentire la sua vicinanza e il suo conforto, quel conforto che li aveva accompagnati per sette anni.
Aspettò che Florian si calmasse un po', nei limiti del possibile: "Siamo ancora tutti e due qui, Laura è ancora qui e lui oggi sarà troppo impegnato per colpire. Non é tutto perduto" sussurrò con voce rassicurante.
Forse, per quanto potessero resistere, una possibilità potevano averla. Sarebbe stato difficile, sarebbe stato pericoloso, ma ormai erano dentro e scappare non avrebbe portato a niente. Dovevano però muoversi come in un campo minato, cercando di non incappare in una bomba che li avrebbe condannati tutti e tre. E Léopolde sapeva che in quel momento Florian non era in grado di affrontare la situazione da solo, per quanto volesse essere forte, sentiva la troppa tensione e capitolava facilmente.
"Ora ascoltami" gli disse poi con tono deciso, costringendolo a guardarlo negli occhi "Non è il momento di frignare e di disperarsi Florian. Cosa pensi di fare? Vuoi lasciargli la via libera così te la porta via? Ti ricordo che sono otto anni, come hai detto tu, che Laura rischia la vita, quindi ora rimboccati le maniche e vedi di non farti trovare impreparato. Hai una donna da salvare"
Florian lo fissò con occhi sorpresi. Aveva ragione, non doveva disperarsi adesso, avrebbe condannato tutti. Vi era la possibilità che il professore non fosse a conoscejza del loro sapere sul suo conto, avrebb reso più vivibile la situazione, per quanto complicata fosse. Ma il sostegno del suo amico gli dava forza, o almeno gli dava un minimo di speranza.
"Hai ragione Léopolde" disse asciugandosi gli occhi con le nocche "Non possiamo arrenderci ora. Lui non deve vincere così" si alzò e fece un lungo respiro, cecndo di calmarsi del tutto. Dovevano tenerlo d'occhio e soprattutto lontano da lei. Léopolde lo guardò risoluto, avrebbero intralciato segretamente ogni possibile tentativo.
Solo un elemento li preoccupava, e volevano essere certi di non fare un passo falso: Jean Morel sapeva dell'identità della ragazza. Lo aveva sentito o qualcuno glielo aveva detto? Era facile per lui passare inosservato, un faccino tanto innocente e un portamento tanto maldestro non avrebbe mai dato segni di complotto. Ma loro due ora sapevano di non potersi fidare di niente e di nessuno se non di loro due, e vrebbero dovuto agire nell'ombra per non mostrare i loro movimenti e le loro tracce. Anche Paul Lebrac, per quanto risultasse solo uno stupido bullo, non era da escludere che qualcuno potesse plagiarlo, per il successo avrebbe fatto tutto, forse anche tradire dei compagni di scuola.
Potevano essere circondati da nemici, da spie o anche dagli assassini stessi. Nonerano più certi di vivere in una scuola tranquilla, forse una gabbia dorata che dava l'illusione di essere al sicuro.
Uscirono dal dormitorio con un viso diffidente, analitico, era il momento di tenere la guardia alta. Presto, finita la loro ora d'aria, avrebbero avuto Pozioni con il signor McMillan, dove era presente anche Laura, quindi lo avrebbero tenuto d'occhio e avrebbero fatto in modo di avvisare anche la ragazza. Ma avrebbero fatto bene? Se lei avesse scoperto chi era il suo aggressor principale, ci sarebbe stato il rischio che non riuscisse a tenerlo nascosto, terrorizzata da quello che avrebbe potuto farle. No, era fuori discussione metterla in mezzo per il momento.
"Pensi ci siano spie anche tra i nostri compagni?" chiese sotto voce Léopolde mentre si incamminavano verso l'aula di Pozioni.
"Non lo so Léo, nel dubbio cerchiamo di essere più cauti possibili, niente informazioni riservate e importanti fino a che non saremo nel nostro dormitorio, e chiudiamo sempre bene porta e finestra, potrebbero sentirci in ogni modo" dichiarò Florian sussurrando. Quello era il loro unico modo per agire senza che qualcuno potesse ostacolarli, la guardia dovea sempre restare vigile.
L'ora di Pozioni non era ancora iniziata, mancava poco più di un quarto d'ora, e i ragazzi erano gli unici ad essere presenti. Fermatisi davanti al portone, si guardarono intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi, nemmeno il professor McMillan.
"Laura da dove dovrebbe arrivare?" chiese poi Léopolde avvicinandosi di più a Florian per non farsi sentire.
"Aveva il corso di Divinazione, ora tranquilla. Dovrebbe arrivare da là" indicò con una mano nascosta sotto l'ascella il corridoio dietro di lui.
Quell'attesa in un primo momento parve interminabile. Nessun rumore, nessun movimento. La scuola pareva di punto in bianco deserta. Senza un sorvegliante o uno studente, anche novellino che correva. Nemmeno gli uccelli parevano cantare. Era come se in quel momento il mondo intero potesse sentire l'atmosfera che li circondava, come se tutto sapesse e tutto taceva. Chi si doveva nascondere si nascondeva e chi doveva cappare cercava di non pestare la trappola nel momento sbagliato. Cosa avrebbero fatto se tutto fosse andato rotoli? Come si sarebbero comportati? Avrebbero avuto il coraggio di affrontarlo? Non lo sapevano, non ne erano sicuri; avrebbero potuto affrontarlo con le bacchette ben impugnato come avrebbero potuto scappare divoarti dal terrore. Erno comunque ragazzi di diciotto anni che avevano un intero esercito di trafficanti pronti a farli sparire.
Poi sentirono dei passi. Erano pesanti, lontani che piano piano si avvicinavano. Non erano di uno studente, erano troppo tranquilli. Un professore? Un sorvegliante? E se fosse stato MacMillan? I cuori dei due ragazzi presero ad acelerare il battito non appena sentirono il supno di quei tacchi farsi sempre più vicino, alle loro orecchie parve rimbombare come una campana di un campanile, i rintocchi che gli angeli picchiavano prima della morte.
Una figura si fece vedere dal corridoio grande, si faceva sempre più grande e da sfocata e indistinguibile si fece più, chiara, mostrando il carnefice in tutta la sua potenza. Lì, sicuro e consapevole dell'imminente e possibile vittoria, avanzava come un predatore che sapeva dove colpire, sapendo che le prede sarebbero cadute in ogni suo tranello. si muoveva disinvolto, pacato, confondendo le vittime e facendogli credere di essere al sicuro. Ma le vittime che aveva deciso di sfidare silenziosamente non si sarebbero lasciate prendere tanto facilmente
Il professor McMillan sfoggiò un sorriso amichevole vedendo Florian e Léopolde davanti al portone, e salutò cordialmenteuna schiera di ragazzini del primo anno che, solo quando fu effettivamente vicino, i due si resero conto essere presente.
"Lestrange e Delacour! Non sapevo che il corso di Pozioni vi interessasse tanto per essere così in anticipo!" disse con un tono allegro. I due ragazzi tentarono di sembrare più disinvolti possibile sorridendo e facendo in modo che non sembrasse forzato.
"Spero non foste qui da molto. Oggi abbiamo fatto lezione all'aperto, sul campo è molto più facile riconoscere le piante curative e i vari elementi utili"
"Nessun problema professore" disse Léopolde tentando di rendere il suo tono il più tranquillo possibile, mentre Florian non poteva fare a meno di fissare le sue tasche, dove teneva le mani, temendo potessero esserci resti discutibili di Veela.
"Ottimo, odio far aspettare i miei allievi, specie se dimostrano un certo entusiasmo come voi due. Prego iniziate a prendere posto" fece McMillan, e con un cpgesto di accoglienza, fece antrare Florian e Léopolde.
Gli scaffali erano nello stesso ordine dell'ultima volta; i banchi sistemai in due colonne con tre righe da due banchi ciascuno esattamente come l'ultima volta; Florian e Léopolde, approfittando dell'assenza improvvisa del professore per recuperare il materiale del settimo anno, si guardarono con uno sguardo disgustato, avrebbero potuto aver usato i resti di quelle povere Veela come ingredienti non conoscendone la reale provenienza.
Ora dovevano pensare ad una strategia per tenere d'occhio la situazione e per vedere se e come intendeva muoversi il nemico. Dividersi sarebbe risultato sospetto, loro che normalmente erano sempre vicini di banco. Potevano allora optare per posizionarsi in centro, per avere una visuale più ampia e non sporgersi troppo per guardare dietro. Iniziarono a maledire il fatto che le aule fossero rettangolari in lungo e non in largo per pote vedere in più punti.
Florian improvvisamente sentì qualcuno afferrarlo da dietro ed ebbe un sussulto improvviso, ma una voce dolce e di sua conoscenza lo fece rilassare subito: "Ciao amore mio" Laura gli girò intorno prendendogli il volto tra le mani e avvicinandoselo per baciarlo. Lui la imitò e dopo aver accolto le sue labbra strofinò i nasi sorridendo felice. Sentire e vedere la sua presenza e il suo sorriso in quel momento fu liberatorio e rilassante, saperla viva e illesa nonostante loro avessero coscienza di quello che stava succedendo.
"Mi sei mancata lo sai? Come é andata l'ora di Divinazione?" chiese Florian accarezzandole il volto con i pollici.
"Tutto tranquillo, un'ora molto rilassante" fece lei appoggiando di più il volto in una mano di lui.
Léopolde in tutto ciò distolse lo sguardo momentaneamente in imbarazzo, per poi richiamare la loro attenzione schiarendosi la gola. Non voleva rovinare i loro momenti romantici, ma non era proprio il caso di farlo in quell'istante. Laura colse il significato del gesto e si allontanò ridendo imbarazzata, per poi prendere posto con Le sue amiche.
"Scusa amico" disse poi Léopolde "Ma non é il momento per amoreggiare. Avrete sicuramentw altri momenti più consoni"
"Sì, hai ragione. Scusa" disse Florian passandosi una mano tra i lunghi capelli corvini. Sapeva quanto la cosa, anche se non l'aveva mai data a vedere, gli facesse male, ma ne avevano già parlato e si erano comunque ripromessi che si sarebbero sostenuti l'un l'altro sempre, che la loro amicizia veniva sopra a tutti gli ostacoli.
Presero posto a metà, Laura e le sue amiche erano nelle prime fle, avrebbero avuto un campo preciso dove tenere d'occhio la situazione. Ma non era semplice restare vigili e disinvolti vedendo il carnefice che girava per i banchi con quella sicurezza e quella semplicità codarda, sorridendo pur sapendo quello che nascondeva. Florian, per quanto cercasse di sembrare tranquillo, vedeva i suoi occhi nocciola phntaticaddosso, come se sapesse. Cercava di non far tremare le mani, di scegliere le ampolle o di prendere apohnti nel solito modo ordinato, ma le linee dell'inchiostro parevano tremolanti e per nulla regolari.
Ad ogni ingrediente che mostrava, non poteva non immaginare quale intruglio di Veela ci fosse dentro, deglutendo e trasmettendo sensazioni fin troppo chiare. Cercava di non avere contatto visivo, a tratti alzava leggermente gli occhi per vedere dove il professore si posizionava, o se avanzava troppo verso la ragazza. Sentiva i sudori freddi. Non era mai stato bravo a tenere segreti.
"Monsieur Lestrange, sta bene? Il suo volto sembra pallido" nello stesso istante in cui Florian, incuriosito dalla domanda, alzò lo sguardo, il tempo parve fermarsi con un rintocco di orologio: il volto del professor McMillan era vicinissimo al suo con uno sguardo fin troppo attento che lo fissava.
Sentì il respiro fermarsi di colpo, il cuore accelerare pericolosamente e la pelle divampare dalla tenzione. Rimase fermo al suo posto, nella sua posizione, in quei secondi che parvero improvvisamente senza fine. Il professore lo fissava come per scrutare il primo muscolo traditore che lo smascherasse. Léopolde accanto a lui pareva anche più teso, mentre nella mente dell'amico leggeva tutti i pensieri che gli vorticavano in modo confuso.
E ora cosa poteva fare? Florian lo fissava con occhi spalancati e fissi, leggermente tremolanti che si perdevano in quelli troppo attenti del professore.
"Allora monsieur Lestrange, va tutto bene?" chiese ancora McMillan.
Léopolde gli diede un colpo con il ginocchio, per cercare disvegliarlo e farlo reagire, ma Florian era immobile. Con la coda dell'occhio, poco distante, vide Laura guardarlo peroccupata che gli lanciava dei segnali per capire se stesse bene, ma lui doveva giocare bene le carte che aveva in mano prima che il mazziere potesse mischiarle facendolo perdere miseramente. Doveva respirare con calma, rilassare il corpo e svuotare la mente, tre semplici pasaggi che avrebbero ingannato per bene il carnefice dandogli più vantaggio. Ma era una mossa cruciale: non un balbettio, non una pausa brusca di parole, una frase ben distinta e lineare.
"Sì signore" disse alla fine "Solo un po' di fiacchezza per via della convalescenza" sorrise cordiale come era solito fare.
Il professor McMillan si alzò del tutto e rilassò la achiena sorridendo nello stesso modo, dando l'idea che fosse sollevato dalla frase: "Mi fa piacere sentirtelo dire, se dovessi stare male non esitare a fermare la spiegazione d'accordo?" chiese con uno sguardo speranzoso.
Floria annuì, e vide l'uomo spostarsi per emettere un sospiro silenzioso e liberatorio, da sotto il banco aveva martoriato il ginocchio destro con le unghie, poteva quasi sentire le dita bagnate di sangue per aver logorato la pelle e il pantalone turchese.
Léopolde sospirò insieme all'amico, dopo quell'attesa che per poco non lo fece svenire terribilmente; che sapesse qualcosa? Lo avevano avvisato? Jean Morel non poteva ager saputo per caso il fatto che Laura fosse figlia di una Veela, c'era per forza una spia che a sua volta informava il professore gli altri aggressori.
"Ci é andata bene Flo" sussurrò Léopolde dandogli una leggera gomitata "Mi son sentito il cuore in gola dal terrore"
"Non dirlo a me, quegli occhi puntati addosso mi hanno preso alla sprovvista, per poco non mi sono messo ad urlare" rispose a sua volta Florian, e ancora era incerto se prendere o meno l'ingrediente di quell'ampolla. Aveva un brutto colore, rosso scuro e molto denso e viscoso, generalmente la consistenza del sangue.
"Quello che avete davanti é sangue di Salamandra, molto utile per rendere le pozioni molto più digeribili" commentò il professore, quasi avesse intuito i pensieri del ragazzo.
Perfetto, probabilmente quel professore poteva anche essere un Legilimens come Léopolde, avrebbe dovuto anche stare attento ai pensieri che nascevano nella sua mente?
"Vi ho visti pensierosi, spero non abbiate mai visto sangue oltre a questo" il professore corresse il colpo vedendo alcune facce non molto contente al pensiero di dover maneggiare quello strano liquido.
Forse lo era davvero, sangue di Salamandra, non poteva essere tanto stupido da sprecare un elemento tanto prezioso per i suoi loschi affari. Ma proprio per questo, chi li assicurava che non stessero preparando loro stessi dei filtri illegali?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro