NOTRE-DAME
Claire
-Mi sento proprio Esmeralda- mormorai, guardando la piazza che avevo di fronte. Una mano era aggrappata alla grande statua di pietra al mio fianco. Era una strana sensazione stare seduta accanto ai gargolle di Notre-Dame. La luna rendeva tutto più spettrale, con la sua luce argentea. Stelle brillanti splendevano nel manto nero.
-E io sarei Quasimodo?- John mi lanciò un sorriso sulla punta delle labbra.
-Beh, è certamente il personaggio più buono del romanzo-
-Hai proprio un cuore puro- la sua voce si ridusse a un sussurro.
-Non è vero- mi strinsi di più alla statua per paura di scivolare giù.
-Quando venivo a Parigi mi piaceva nascondermi qua- mormorò John, lo sguardo attento puntato sulla piazza, sui passanti.
-Non ci vedranno?- chiesi. Non che la cosa mi preoccupasse davvero. Mi spostai leggermente, la pietra dura sotto di me, le gambe a penzoloni.
Lui scosse la testa. –La gente vede ciò che vuole vedere, è sempre stato così- poi si voltò verso di me e mi sorrise –siamo nascosti dalle tenebre, al massimo ci prenderanno per delle statue e poi chi crederebbe mai che ci siano due persone su Notre-Dame?-
-Hai ragione- gli sorrisi e cercai il suo sguardo.
Mi sentivo stranamente a mio agio ferma lì, l'aria fredda che mi accarezzava il viso e mi scompigliava i capelli.
-Sai, molto tempo fa avevo un palco all'Opera- John distolse lo sguardo, il sorriso che appassiva sul suo viso.
-Davvero?- chiesi sorpresa.
-Esatto, mi piaceva molto l'Opera... forse una sera potremmo andarci, che ne pensi?-
-Ne sarei molto felice- indugiai un attimo, chiedendomi cos'avrei dovuto dirgli. Jane avrebbe saputo cosa fare, cosa dire, come comportarsi, forse sarebbe addirittura riuscita a farsi baciare. Non mi sarebbe dispiaciuto un bacio a Parigi. Anche se lui non era umano. Anche se tra noi era tutto impossibile. Anche se presto la realtà ci avrebbe stritolati.
-Perfetto, hai preferenze sullo spettacolo?-
-No, nessuna preferenza, scegli tu- scossi la testa.
-Sceglierò sicuramente qualche opera pesantissima- rise. Era bellissima la sua risata, cristallina, sembrava l'acqua di una cascata
-Perché ti succede spesso?- chiesi.
-Mio fratello si lamentava sempre del fatto che fossi noiosissimo- disse, con uno strano tono di voce.
Improvvisamente ricordai ciò che ci aveva raccontato la governante. John era stato ucciso dal fratello. Scrutai il suo viso, ma era immobile, inespressivo, il viso di una statua.
-Sembra solo ieri, eppure è passato tantissimo tempo- continuò.
Inspirai a fondo, presi coraggio e alla fine parlai. –La storia della maledizione... come si spezza?- chiesi in un sussurro.
-Dovrei versare lacrime per il sacrificio di una persona dal cuore puro- disse lui, lo sguardo fisso sulla strada.
-Quindi qualcuno dovrebbe sacrificarsi per te- artigli si conficcarono nel mio stomaco. Un sacrificio.
Lui annuì cupamente. –Non mi piace parlare della maledizione-
-Non deve essere un argomento piacevole- mormorai.
-Per nulla- si voltò verso di me –allora, devi ancora spiegarmi come funziona questo folle mondo-
-Sono disponibile a qualsiasi domanda- mi tirai indietro una ciocca di capelli che mi era finita davanti agli occhi.
-Ne ho una: cosa sono quegli aggeggi che avete tutti in mano?-
Non compresi. Fu solo quando seguii il suo sguardo che notai che era fisso sui passanti che avevano in mano i loro smartphone. -I cellulari?-
-Non lo so, sono piatti e molto luminosi-
Sorrisi. –Servono per chiamare... o meglio un tempo servivano principalmente per chiamare, adesso servono per moltissime altre cose... sai cos'è internet?-
-Mai sentito-
-Allora ci vorrà un po' di tempo- sorrisi –Internet è un posto in cui puoi trovare qualsiasi informazioni e puoi anche comunicare con gli altri-
-E come funziona?- chiese John, lo sguardo curioso.
-Aspetta, ti faccio vedere- presi il cellulare dalla pochette che tenevo legata al polso, quindi glielo mostrai –Cosa vuoi che cerchi?-
-Non saprei- pareva confuso.
-Cerchiamo Parigi- rapida digitai il nome e un attimo dopo vidi tutta una serie di voci –vedi, qui compaiono i siti in cui parlarono di Parigi- feci scorrere lo schermo davanti a lui.
-Incredibile- sussurrò –è stregoneria?-
-Oh no, è la tecnologia... per certi versi potrebbe sembrare stregoneria- ammisi.
-Non ci posso credere- John scosse la testa, lo sguardo confuso.
-Ci vorrà un po' di tempo-
-Sì, presumo di sì, beh, non si può dire che il tempo mi manchi- esclamò con un sorriso.
Risi alla sua battuta. –No, decisamente non ti manca-
-Ottimo- si mordicchiò il labbro inferiore -Sai, da quando sono diventato così... non ho più avuto amici... credo che sia parte di questa storia... niente amici- fece una smorfia -l'eterna solitudine-
-Tu non sei solo... ci sono io-
John mi fissò, il viso immortale e teso. -Lo so- mormorò infine. Abbassò lo sguardo, esitò, serrò le labbra. Il suo braccio si allungò verso di me e mi cinse le spalle.
Un brivido caldo. Una carezza invisibile. Un sussulto del mio cuore. E appoggiai la testa contro la sua spalla. Restammo così, a guardare le stelle nella notte di Parigi.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Dopo moltissimo tempo pubblico il nuovo capitolo di questa storia. Spero di riuscire a pubblicare più regolarmente.
Grazie a tutti coloro che continuano a seguire la storia ❤
A presto!
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