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Capitolo 98

Gli occhi di Hermione si fecero enormi.
Ah, se Harry e Ron lo avessero sentito!
Non sapeva descrivere cosa stava provando in quel momento.

Era forse una delle cose più belle che Draco le avesse mai detto, e certamente non aveva grande varietà di scelta; e trovarselo davanti così, rammaricato di aver pronunciato quelle poche e semplici parole, ma vagamente lieto della pura felicità che si poteva leggere sul volto di Hermione, la rendeva orgogliosa di lui.

Si, lui era il suo orgoglio.
E quando si sporse in avanti e lo baciò, parve che non ci fosse stato mai momento più perfetto per farlo. Si beò della sua stretta e delle sue labbra, della morbidezza dei suoi capelli, sfiorati con dita quasi tremanti, del calore che il suo corpo freddo sembrava sprigionarle contro la propria volontà.

E quando lei fu soddisfatta, tentò di far separare le loro labbra, ma Draco continuava a stringerla forte; e così passarono altri istanti di piena estasi, colmati di languide carezze e baci lascivi, ma presto sentirono la necessità di allontanarsi al fine di affievolire la tentazione da cui entrambi, inaspettatamente, si sentirono dominati.

Ed Hermione, molto più di Draco, riteneva che quello non fosse il momento più opportuno per lasciarsi totalmente andare.
Nonostante ciò, rimase stretta a lui quasi involontariamente. Era piacevole essere abbracciata da Draco, essere cinta dalle sue braccia fin troppo protettive; era in quei momenti che davvero poteva sentirsi a casa, dove nessuno le avrebbe fatto del male, e mai avrebbe osato farlo.

« E' stato bello ciò che hai detto » sussurrò.

Sentì Draco chinarsi sulla sua nuca e rispondere sui suoi capelli.

« Sì, ma non farci troppo l'abitudine » rispose, prevedibilmente, e Hermione sorrise.

« Non c'è pericolo ».

Cadde il silenzio; Hermione non aveva alcuna intenzione di staccarsi da lui. Draco sembrava sorpreso da lei più di quanto lo fosse mai stato. In due giorni l'aveva vista come non gli si era mai mostrata: arrendevole e poi caparbia, interessata e poi indifferente, orgogliosa e poi umile.

C'era da ammettere che non lo aveva mai abbracciato in quel modo, né si era mostrata desiderosa di un contatto con lui come in quel momento.

Era dolce, pensò Draco.
Stucchevole, gli suggerì l'amarezza dentro di lui.
Forse troppo.

« Non per rovinare un momento così sentimentale... »

Dal suo tono, però, era quanto mai evidente che intendesse proprio farlo.

« Ah, Malfoy. - Sibilò Hermione, guardandolo con dispetto. - Sei una completa disgrazia ».

« Così va meglio, grazie ».

« Dico sul serio. Sembri allergico a qualsiasi cosa sia anche solo lontanamente romantica, e soffri nel dimostrare del bene a qualcuno. Questo era un bel momento, e tu ovviamente l'hai rovinato. Fa niente, cercherò di rimuovere la parte in cui sei stato te stesso ».

Sogghignando, Draco le scoccò a fatica un bacio sulla guancia e si lasciò spingere via da Hermione, che però era divertita. In certe cose aveva sempre saputo accontentarsi, e sapeva bene qual'era il limite che Draco si era posto con lei. Non aveva alcuna intenzione di forzarlo a spingersi più in là.

« Credo che sia meglio cominciare l'allenamento » disse Hermione.
Draco annuì, e nonostante il bel momento appena trascorso, assunse un'aria molto pratica. I suoi occhi indagarono la stanza e sembrava perso in pensieri non attinenti alle sue parole. Probabilmente aveva bisogno di riordinare le idee.

« Uhm... prima che quel viscido Dhampyro passasse all'attacco su di te, cosa ti aveva spiegato? »
Hermione, come al solito, aveva la risposta pronta sulla punta della lingua.

« Mi aveva fatto una panoramica sulle armi in grado di uccidere i Vampiri, dopodiché mi aveva insegnato a maneggiare una pistola e a colpire il bersaglio di quella sagoma » disse, indicando la forma umana con un cerchio rosso dipinto nell'esatto punto in cui si trovava il cuore.

Draco sembrò soddisfatto.

« Bene, mi risparmierò la parte teorica. Come te la cavavi con i tiri? »
Hermione cercò di non apparire eccessivamente imbarazzata.

« Uhm... non lo so con precisione. Avevo qualche problema con la mira ».

« Ammettilo, eri uno schifo completo ».

« Non esagerare » disse Hermione indignata, ma Draco si trovava già in fondo alla stanza, e prelevò una pistola argentata da uno scompartimento.

Una volta tornato, la lanciò alla ragazza, tirando contemporaneamente fuori la bacchetta. Hermione la prese al volo.

« Fammi vedere cos'hai imparato ».

Molto poco, in realtà. Come entrambi scoprirono dopo più di un'ora di allenamento, Hermione non era quella che si poteva definire un'allieva infallibile, almeno in campo pratico, poiché rimaneva certa che, se si fosse trattato di imparare a memoria la teoria riguardo a quell'argomento, nessuno avrebbe mai potuto superarla.

Purtroppo, non essendosi mai allenata dall'ultima volta, la sua scarsa mira non era affatto migliorata anche se Draco, ad ogni madornale errore di Hermione, si tratteneva con impazienza dall'alzare gli occhi al cielo e le spiegava con esattezza cosa sbagliava e come migliorare.

Non che i risultati non ci fossero. Infatti Hermione, dopo aver quasi amputato entrambe le gambe alla sagoma già gravemente bucherellata, aveva imparato ad alzare lievemente l'arma rispetto al punto in cui visualizzava l'obiettivo, a tenere i piedi abbastanza distanziati tra di loro e a non permettere alle sue mani di tremare eccessivamente, tanto che con sua sorpresa riuscì a colpire il torace; non era un risultato eccellente, ma sicuramente, considerata la sua poca predisposizione alle armi, era un passo avanti.

Colpo dopo colpo, Draco spostava con la bacchetta la sagoma sempre più lontano. L'esercizio diventava ogni volta più difficile, ed Hermione solitamente sprecava ben cinque pallottole prima di riuscire a colpire un punto decentemente vicino a ciò a cui Draco mirava.

Una volta che la sagoma, ormai lontana, ebbe raggiunto l'estremità della sala, Draco la incantò perché si muovesse lentamente avanti e indietro; l'unica difficoltà consisteva nella prospettiva diversa che Hermione aveva del suo obiettivo mano a mano che si spostava.

La velocità dell'incantesimo di Draco aumentava ogni qual volta la ragazza riusciva a colpire il cuore della sagoma, e ben presto prese anche a spostarsi a destra e a sinistra, finendo per mandarla in crisi; il primo colpo del nuovo esercizio, infatti, mandò in frantumi una vetreria in fondo alla stanza.

« Riprova. - La raggiunse la voce di Draco, che stava dietro di lei, ferma e decisa. - Ricorda di non muoverti ».

Ma non andò certo meglio. Il secondo colpo trafisse la spalla destra della sagoma, cosa che Draco giudicò pura fortuna, dal momento che la terza pallottola fu spedita addosso ad uno orologio a cucù che prese a trillare istericamente finché Draco, al colmo dell'esaurimento, lo bombardò senza pietà.

Una volta che l'unico rumore udibile fu quello degli sbuffi che l'orologio continuava a mandare, Malfoy si voltò verso di lei con divertimento.

« E' peggio di quanto pensassi » dichiarò, tetro.

« Non è vero! - Si ribellò Hermione. - E' soltanto la seconda lezione, non puoi aspettarti... »

« Granger. - La interruppe con forza. - Non è universalmente possibile che tu non riesca a colpire una sagoma che si muove alla velocità di dieci centimetri all'ora ».

« Non dire sciocchezze, andava molto più veloce ».

« Hai ragione, facciamo dodici centimetri! »

Hermione incrociò le braccia, contrariata.

« Riuscirò a farlo. Sul serio ».

« Mezzosangue, non sai quel che dici. Sei proprio impedita ».

« Dammi una settimana di tempo! » disse Hermione, promettendosi di fare di tutto perché Draco cambiasse la sua opinione, ma lui non sembrava prenderla sul serio.

« Perdonami, Granger, se non ti crederò. A quanto pare - aggiunse, lanciando a Hermione uno sguardo molto astuto, - la nostra secchiona non è brava in tutto ».

Hermione si sentì punta sul vivo. Non solo Malfoy aveva ragione, cosa che non avrebbe ammesso nemmeno sotto la più atroce delle torture, ma le possibilità che lo avrebbe in qualche modo smentito erano considerevolmente basse, data la sua inettitudine nel colpire una semplice, stupida sagoma. Nonostante i suoi pensieri, si tenne ferma delle sue dichiarazioni.

« Ci riuscirò in una settimana. Te lo dimostrerò, Malfoy ».

« Sai cosa voglio che mi dimostri, adesso? » rispose Draco inaspettatamente, prendendola prontamente per i fianchi e approfittando della sua rabbia; Hermione però di divincolò non appena le labbra di Draco si furono abbassate sul suo collo.

« Non possiamo. - Disse a malincuore. - Abbiamo lezione con la Umbridge proprio tra cinque minuti ».

« E allora? La preferisci alla mia compagnia? »

« Oh, preferirei chiunque altro alla tua compagnia » sibilò Hermione, ma Draco la sentì e, prima che avesse tempo di riacchiapparla, gli sgusciò via tra le braccia correndo verso l'uscita.

Hermione si voltò ridendo proprio in tempo per vederlo svoltare l'angolo del corridoio. Vide il sorriso scaltro di Draco incrociare il suo e pensò che non le bastava altro, in quel momento, per essere serena come aveva da tempo sperato.

Con la piena consapevolezza, per la prima volta, di poter essere davvero felice insieme a Draco Malfoy.

=Fine Prima Parte=
Qui finisce la prima parte della storia. La seconda parte arriverà presto ❤️

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