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Capitolo 96

Turbini rossastri sfumavano nel contrasto del cielo color nebbia. I giocatori filavano su e giù, tra le rapide gocce di pioggerella, fulminei come saette con il mantello della casata che sventolava agitato sulle loro spalle.

Harry ne fissò i movimenti con concentrazione; da sotto al suo ombrello piegato dal vento, riusciva a scorgere la chioma rossa di Ron che era appena sceso in picchiata per recuperare la Pluffa. Altre due giocatrici stavano sospese ai lati del campo, in attesa che Ron fosse riemerso dalla linea delle tribune.

Harry era appena uscito dalla Sala Grande, in seguito all'incontro con gli altri Vampiri che si era rivelato imbarazzante come aveva precedentemente previsto. Era rimasto in loro compagnia soltanto per una manciata di minuti, che gli erano però parsi sufficienti per convincersi che in occasioni simili non si sarebbe mai sentito a proprio agio.

Aveva apprezzato la discrezione e l'indifferenza di Claudius che nonostante, tra tutti gli altri, sarebbe stato quanto mai giustificato dal chiedergli notizie sulla sua salute, gli aveva dedicato un saluto fuggevole prima di reimmergersi in altre conversazioni; in quanto a Geordie, a Phillys e a Sanguini, Harry aveva a fatica tollerato i loro penetranti sguardi sulla propria figura, farciti di domande buttate lì sulla sua condizione e sulle lezioni. Aveva risposto loro con educazione, facendo però a capire a Hermione di volersene andare, e difatti lei aveva colto il suo segnale d'irritazione ed era partita alla volta di Antiche Rune.

Un fischio acuto risuonò per il campo da gioco, scavalcando con facilità le tribune. Harry aguzzò lo sguardo e prese a scendere dagli spalti bagnati proprio mentre le sagome dei giocatori si annidavano verso il basso; i pochi spettatori che erano scesi per assistere alle prove ne approfittarono per riparare i loro ombrelli spezzati e strizzare le proprie uniformi intrise di pioggia.

I piedi di Harry toccarono la terra fangosa del campo proprio mentre Ron lo raggiungeva, impennando con la propria scopa e frenando appena in tempo per non travolgere l'amico.

« Ehi, Harry! - gridò, i capelli fradici appiattiti sulla fronte. - Non è andata male, eh? »

« No. - Rispose Harry con un breve sorriso, faticando ad impedire al suo ombrello di venir trascinato via dal vento. - Le hai parate quasi tutte ».

Ron scese dalla sua Tornado, abbandonandola vicino ai suoi piedi, incurante dello stato pietoso in cui i suoi abiti erano ridotti. Aveva l'aspetto di un annegato, e Harry si aggrappò felicemente a quella vaga ironia prima di essere riportato bruscamente alla realtà dalla voce di Ron.

« Ti sei già dato da fare, eh? - Disse Ron allegro, dandogli un colpetto sulla spalla. - Le voci hanno raggiunto perfino il campo. "Harry Potter l'ubriacone"; credo che sia la critica più innocua che ti abbiano mai rivolto, no? Ma hai bevuto davvero? Come... »

« Mi hanno visto con una bottiglia in mano » rispose Harry mesto, la gola che si era fatta improvvisamente secca.

« Ah sì? - Ron era stupito e ammirato nello stesso tempo. - E dove hai pescato del vino di prima mattina? »

Harry esitò, godendo di quel breve silenzio. Il ritmo della pioggia sembrava essersi fatto più veloce e autoritario, come ad impedirgli di dar voce a una sua probabile risposta. Le giocatrici, molto distanti, avevano preso ad inforcare le scope, segno che i pochi momenti di pausa stavano per scadere.

« Non era vino ».

« Come? » chiese Ron, che non era riuscito a cogliere il sussurro di Harry; nell'accorgersi dell'aria tetra che l'amico aveva assunto, sembrava incerto nel sorridere di nuovo.

« Ho detto che non era vino. - Ripeté, stavolta con più forza, troppa forza. - Non si trattava di un alcolico ».

Ci fu di nuovo silenzio. Alicia Spinnet, lontana, agitava in aria un braccio per richiamare l'attenzione di Ron.

« Ah no? - Rispose l'altro, ora accigliato e un po' confuso. - Allora di cosa si trattava? Non sarà stato qualcosa di strano, vero? Bè, non poteva essere niente di pericoloso, visto che Hermione era con te... »

« Appunto. - Lo interruppe Harry, senza riuscire a guardare Ron negli occhi. - Ti ho mentito sul motivo per cui mi trovavo in infermeria una settimana fa. Una parte di me sperava che te ne accorgessi da solo, ma anche quando hai commentato il mio cambiamento fisico, non sono riuscito a dirti la verità. Forse avevo paura di una tua reazione. E ancora adesso non sono del tutto certo di come la prenderai ».

Ron continuava a guardarlo, sconcertato e turbato. I suoi occhi erano semichiusi dalla pioggia e le compagne di squadra avevano preso a chiamarlo ad alta voce.

« Harry, cosa stai dicendo? - Sbottò, fissandolo. - Va bene, mi sei parso cambiato non appena ti ho rivisto da vicino, ma da qui a dire certe cose... voglio dire, sei lo stesso di sempre, no? C'entra per caso Hermione? »

Harry si maledisse per la sua goffaggine. Non era mai stato bravo nell'essere schietto e nel dire la verità alle persone; e mai, come in quel momento, si rammaricò per le sue parole incerte e per la sua riluttanza nel dire a Ron le cose come stavano esattamente, senza mezzi termini, proprio come
avrebbe dovuto essere.

« Sì... c'entra, ma indirettamente. Non è stata colpa sua; anzi, l'ho tenuta all'oscuro di quel che stavo facendo, lo ha scoperto soltanto quando avevo già... finito. Nella bottiglia di stamattina non c'era vino, Ron ».

Esitò.
Dannazione, dillo.

« Era sangue ».

« Weasley! Weasley, dobbiamo riprendere l'allenamento! »

La moltitudine di voci esterne sfumarono sulla rivelazione ora impressa, a chiare lettere, sulla faccia di Ron. Probabilmente aveva avuto bisogno di una manciata di secondi per assorbire il colpo e riordinare le idee; dopodiché, in un quadro che a occhi maliziosi sarebbe parso piuttosto comico, entrambi gli occhi e la bocca si spalancarono e arretrò istintivamente di un passo, tendendo leggermente l'indice in direzione del volto di Harry.

« Tu... - farfugliò. - Sei... sei diventato... »

« Non ho avuto scelta, Ron! - saltò su Harry, sentendosi mancare la terra sotto ai piedi. - Voldemort è diventato un Vampiro, l'avrai saputo. Non avevo più possibilità di sconfiggerlo. Adesso siamo tornati pari, e ho la possibilità di vendicarmi, di combatterlo come ho sempre tentato di fare. Era naturale che andasse a finire così. E se non lo accetterai, sarà segno che la nostra amicizia era davvero destinata a finire ».

Rimase a guardarlo in ansia, l'espressione di Ron che comprendeva tutto il suo campo visivo e la tentazione di spazzare via con un incantesimo le giocatrici che li stavano raggiungendo di corsa. Ron, del tutto incurante di loro, deglutì sonoramente anche nello scroscio della pioggia.

« Bè... - borbottò a fatica, ancora troppo indignato e sorpreso per aver l'aria di riuscire a mettere in fila una frase decente. - Non che possa scegliere di non accettarlo ».

« Certo che puoi, riprendendo a far finta che io non esista. - Harry perse la pazienza. - Sei stato bravo a farlo, e dubito che non ti possa riuscire di nuovo ».

Cadde di nuovo il silenzio. Ron accusò il colpo senza reale sentimento, troppo preso dalla verità di Harry per poter far caso ad altro.

« Per Voldemort, dici? - Ripeté, la voce remotamente scettica. - Hai... hai fatto questo per lui? »

« Tu non l'avresti fatto, Ron? Voglio chiudere i conti una volta per tutte. Ho bisogno di avere le sue stesse capacità e di persone che siano dalla mia parte. Vorrei che tu fossi una di queste, ma se la mia nuova natura ti disturba, non avrò rancore nel caso in cui... »

« No. - Disse Ron, velocemente. - Io ci sono, amico. Sul serio. Solo che... bè... è una cosa grossa. No, non mi piace per niente. Avrei preferito che mi dichiarassi la tua omosessualità, ad esempio ».

Harry aprì a malincuore un sorriso proprio mentre le giocatrici li raggiungevano, aggredendo subito Ron con i loro rimproveri sull'importanza degli allenamenti e del rispettare gli orari, di cui Harry colse a malapena qualche parola sparsa.

La verità era che, nonostante la reazione di Ron non fosse stata delle migliori, pareva essere comunque pronto ad accettare la situazione, magari con un po' di tempo e di buona volontà nel non farlo sentire un mostro ad ogni istante che passava.
Sì, era probabile che ce l'avrebbero fatta.

« Devo andare. - Disse Ron improvvisamente; quando Harry lo guardò, lo vide già in sella alla sua scopa, le giocatrici già in alto e il vento che frustava le loro vesti. - Ne riparliamo dopo, okay? » e si librò in aria, volando agli anelli.

Harry lo guardò andare via con un grande peso dissolto nello stomaco. E fu con un mezzo sorriso che si volse, arrampicandosi di nuovo sugli spalti e inviandosi in direzione del castello, perdendosi in quel momento una spettacolare parata che Ron aveva eseguito compiendo un giro della morte.

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