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Capitolo 95

Quel fresco mattino aveva accolto le prime aurore dell'alba col suono dello scroscio della pioggia primaverile.

Il ritmo cadenzato e flebile delle gocce d'acqua, che si poggiavano dolcemente sui dorsi dei primi fili d'erba e sulle lucide gemme degli alberi, era in grado di coprire qualsiasi altro rumore naturale che si fosse manifestato nella vallata; e perfino dall'interno delle mura umide, sommersi nelle loro calde coperte, il sonno degli studenti era turbato dal rovescio che picchiettava insistentemente sulle finestre ben serrate.

Harry Potter udiva quel suono indistintamente, senza dedicarvi la minima considerazione. Già in piedi nonostante mancasse ancora un'ora all'inizio delle lezioni, aveva trascorso la nottata nel proprio letto, fingendo con Ron di essersi addormentato e inventando, nelle occasioni in cui l'amico, nel mezzo della notte, lo scopriva intento a finire i compiti di Astronomia, di non essere minimamente stanco.

Fortunatamente, Harry era riuscito a seppellirsi nelle coperte proprio un istante prima che Ron, alle sei, si alzasse per andare agli allenamenti di Quidditch, serrando le palpebre e prendendo a russare; soltanto più tardi si rese conto di non avere mai avuto quest'abitudine, ma Ron sembrò non far caso al rumore e uscì ignaro del sospiro di sollievo di Harry.

La verità era che non sapeva come dirgli come stavano le cose; ed era una sensazione odiosa e degradante, sul serio, quasi peggio di com'era stato confessare i suoi sentimenti a Cho Chang. Non avrebbe saputo come iniziare, né osava immaginarsi la faccia che Ron avrebbe assunto nel sapere che anche Harry era diventato un Vampiro.
Si sarebbe allontanato di nuovo? Il loro riavvicinamento sarebbe durato soltanto un paio di giorni?

Harry si sentiva male solo al pensiero di cominciare il discorso; avrebbe potuto chiedere una mano a Hermione, ma sicuramente si sarebbe sentito rispondere che Ron avrebbe preferito una confessione da lui, piuttosto che da un intermediario.
Eliminato l'unico, possibile aiuto esterno, Harry continuava a rimuginare sulla faccenda con aria sepolcrale. Scacciando l'idea di mostrare "accidentalmente" i canini a Ron sbadigliando vistosamente, si rese conto, a meno di non essere il responsabile dell'infarto mortale del suo migliore amico, che non rimaneva alternativa se non quella di parlargli chiaramente.

Non che l'aver raggiunto una soluzione rendesse le cose più semplici. Harry non aveva idea di quali parole avrebbe dovuto scegliere, né gli restava molto tempo per decidere; era soltanto questione di ore, perché qualche studente di troppo cominciasse a nutrire marcati sospetti sul suo strano aspetto etereo. E se tali voci avessero raggiunto Ron, con che faccia le avrebbe smentite?

Harry si strofinò gli occhi. Non si sentiva affatto bene. La sua sete di sangue era peggiorata nella notte, la sua pelle pareva ancora più candida e i canini affilati pungevano la carne della sua bocca, come ansiosi di affondare in qualcosa di morbido il prima possibile.

Non sapeva quando esattamente si sarebbe nutrito per la prima volta, ma era per quel motivo che l'uniforme scolastica già aderiva alla sua pelle e la borsa scolastica giaceva accanto ai suoi piedi; aveva intenzione di scendere a colazione prima di tutti gli altri, nella speranza di arrivare in tempo per la colazione con gli altri Vampiri.

E Hermione, che avrebbe dovuto scendere assieme a lui, stava tardando. Era già passata mezz'ora dall'ultima volta che aveva bussato alla sua porta, senza peraltro ricevere alcuna risposta; adesso la pazienza di Harry era arrivata al limite.

« Hermione! - sbottò, avanzando di qualche passo e fissando crucciato la liscia porta marrone. - Ti aspetto da un'infinità, non ti puoi dare una mos... »

Ma Harry si bloccò di colpo. Il buco del ritratto si era appena spalancato con un tonfo, dietro di lui, e una Hermione piuttosto trafelata si era appena precipitata nella Sala Comune. I suoi capelli gonfi facevano concorrenza alla criniera di un leone, ma i suoi occhi brillavano di una luce insolitamente luminosa.

« Finalmente! - Harry allargò le braccia, grandemente contrariato. - Ma si può sapere dove diavolo eri? »
Hermione, che si era bloccata di colpo nel vederselo davanti, lo superò velocemente. La sua uniforme era stropicciata, infilata alla meglio, e nella camicia aveva saltato un paio di bottoni.

« Aspetta, Harry, devo prendere i libri! » squittì, travolgendo la porta della sua camera e lasciando Harry solo e irritato.

« Ehi, ti ho chiesto... »

« Ero con Draco! » fu la risposta lontana, esasperata, che doveva aver fatto arrossire Hermione fino all'inverosimile.

Harry, invece, si chiuse in un silenzio più indignato che risentito.
Con Draco. Quindi adesso passavano le notti insieme? Le cose tra di loro andavano così bene?
Era di certo l'accoppiata più assurda che avesse mai avuto occasione di vedere; perfino Hagrid e Madame Maxime, al confronto, sembravano perfettamente ordinari.

Ma Hermione con lui... di cosa parlavano?, si chiese Harry con ostinazione. Quali argomenti potevano avere in comune? Cos'era esattamente che li legava?
E soprattutto, pensò Harry minaccioso, come poteva Hermione fidarsi di uno come Malfoy?

Decise di tenere per sé queste sue ultime considerazioni, ma scoprì di non potersi trattenere quando si ritrovò Hermione davanti, con un aspetto un po' più dignitoso e la borsa dei libri caricata sulla spalla.

« Ci stai insieme? »

Avrebbe dovuto essere una domanda gentile; invece quella fuoriuscita dalle labbra di Harry era parsa un'aggressione vera e propria, tanto che Hermione, assumendo istantaneamente un contegno distaccato, prese ad oltrepassare la sala con passo rapido.

« No » la sentì rispondere.

« E allora perché vai a letto con lui? »

Il ritratto della Signora Grassa si era appena chiuso dietro di loro. Nel corridoio illuminato dalla luce esterna, Hermione si voltò a guardare Harry con le sopracciglia aggrottate.

« Gradirei che non ti rivolgessi a me in questo tono, Harry. - Disse, placida e controllata. - E poi, come mai ti interessa? Non hai mai affrontato questo argomento prima d'ora. Te e Ron vi siete forse messi d'accordo per darmi il tormento? »

Harry esitò.

« No, non sapevo che Ron te ne avesse parlato. - Spiegò, essendo convinto che, se era vero, Ron aveva sicuramente fatto un buon lavoro. - Ma ciò non toglie che sia preoccupato anche io, Hermione. Sappiamo com'è fatto Malfoy, vanitoso, arrogante, assolutamente inadat... »

« Harry. - Lo interruppe Hermione, decisa più che mai a stroncare la discussione prima che prendesse una piega indesiderata. - So bene che Malfoy non si possa definire un ragazzo perfetto ».

« Non sto parlando di ragazzi perfetti! - esplose Harry, gli occhi verdissimi sgranati al di là delle lenti rotonde. - Lui non è semplicemente adatto a te! Forse non sarei scusato dal dirti queste cose se avesse dimostrato di essere cambiato, se avesse almeno il coraggio di farsi vedere da tutti quanti insieme a te... invece continuate a incontrarvi di nascosto, salti fuori negli orari più strani e spesso ti vedo scontenta; se davvero tu fossi felice, Hermione, non direi niente. Sai bene che non lo farei. Ma le cose non stanno così, lo vedo io, lo vede Ron, e anche tutti quelli che mormorano alle vostre spalle ».

Il volto di Hermione era diventato liscio e imperscrutabile. Fissava Harry nel silenzio del corridoio e qualcosa sembrava essersi rotto dentro di lei, seguito da una pungente sensazione di abbandono e di malessere; dall'esterno, il suono della pioggia penetrava ancora le mura.

« Harry, sei all'oscuro di molte cose. - Disse infine Hermione, la voce leggermente tremante. - Non sai cosa sta accadendo esattamente tra me e Malfoy, e hai basato i tuoi giudizi sul rancore che hai verso di lui e sulla gelosia che provi nel vedere che passo molto più tempo con lui che con te e Ron. Lo capisco, e mi dispiace. Non posso dirti nient'altro. - Hermione scosse la testa, l'aria stanca e rassegnata. - Le cose cambieranno, davvero. Lui mi vuole bene. Lo so. Non ti basta? »

Il Ragazzo Sopravvissuto accolse a labbra socchiuse il resto della frase, lo sgomento che trapelava in ogni tratto del suo volto. Perché Hermione non capiva?
« Te lo ha mai detto? - Chiese, gelido. - Ti ha mai detto che sei importante per lui? Ti ha mai dimostrato qualcosa? Se dici che lo ha fatto, Hermione, ti crederò. Adesso, senza sapere la tua risposta e conoscendo il carattere di Malfoy, sai bene come posso pensarla ».

« Smettila, Harry! - Scattò Hermione, inalberandosi subito, come se quelle parole l'avessero scottata. - Certe cose si capiscono anche senza dichiarazioni e sviolinate. Non è nella sua natura sbilanciarsi troppo, come non lo è nella tua smettere di immischiarti negli affari altrui ».

L'aveva detto quasi senza pensarci; le parole erano semplicemente scorse nella sua bocca e non aveva potuto far niente per trattenersi. Tuttavia, Hermione non se ne pentì. Era stufa delle contestazioni riguardo al suo rapporto con Malfoy, dei suoi migliori amici che si ostinavano a non capirla e a non sostenerla. Stanca di giustificare continuamente i sentimenti che provava, e che nessuno si dava la pena di comprendere.

« Benissimo. - Soffiò Harry. Il suo tono era tranquillo, ma lo sguardo sembrava celare in sé una brezza gelida. - Dal momento che non apprezzi il mio interessamento, non c'è motivo di disturbarti ancora ».

« Aspetta » mormorò Hermione.

Harry si era già voltato, intenzionato ad imboccare il corridoio adiacente; nell'udire il richiamo dell'amica, però, si bloccò. Hermione aveva appena preso una bottiglia dalla borsa e gliela stava tendendo con solennità.

« E' sangue animale. - Gli disse. - La fame spesso ci rende più irascibili e collerici ».

Harry osservò le sfumature cremisi della bottiglia. Un crampo del suo stomaco lo convinse, nonostante il suo risentimento verso Hermione, a non potersi permettere di rifiutare quell'offerta così generosa. La prese con esitazione.

« Grazie » borbottò.

Hermione sorrise. Il suo malumore si era già dissolto: era certa che Harry pensasse davvero tutto ciò che aveva detto, ma che, con un minimo di assennatezza in più, si sarebbe risparmiato dal dare loro voce.

E Harry intanto aveva stappato la bottiglia e ne fissava ora l'apertura circolare con curiosità. Forse avrebbe voluto bearsi della visione del suo pasto ancora per un altro po'; tuttavia, lo scontento del suo stomaco parve ricominciare a torturarlo, e il Ragazzo Sopravvissuto si attaccò avidamente alla bottiglia.

Il liquido caldo scese lungo la sua gola. Era un sapore squisito, non rivoltante e aspro come si era immaginato da umano, ma saziante, invitante, dolce. Harry continuò a bere finché poté, e quando ne ebbe abbastanza, rimase a fissare la bottiglia mezza vuota con l'aria di chi ha appena preso una botta in testa.
Improvvisamente, continuare a discutere di Malfoy gli parve una grande perdita di tempo.

« Dove sono gli altri Vampiri? » mormorò, la voce più innocua di come era stata in precedenza.

« In Sala Grande » disse Hermione.

« Scommetto che siedono al tavolo dei Serpeverde ».

Hermione diede un mezzo sorriso, sistemandosi la borsa sulla spalla.

« Siedono dove c'è posto. - Affermò. - E adesso andiamo, te li presenterò tutti ».
Harry accettò di malavoglia, lasciandosi guidare giù per le scale. Il sangue nella bottiglia oscillava pericolosamente.

« Sarà sicuramente imbarazzante. - Disse. - Sarò l'infiltrato della situazione ».

« Di certo sarai molto osservato. - Rispose Hermione, allegra. - Ma non dovrai farci caso, Harry. Sono tutti innocui ».

Harry ridacchiò nell'atto di bere un altro sorso, e quasi soffocò nella bottiglia. Una piccola studentessa che li incrociò parve pensare che Harry si stesse ubriacando, e dalla sua faccia pettegola si poteva dare per certo che, nell'arco di un'ora, tutta la scuola lo avrebbe saputo. Hermione rise alla faccia di Harry, continuando a scendere le scale.

Si sentiva spensierata e ottimista come poche volte le era capitato in precedenza, sorridendo alla prospettiva del suo pomeriggio libero dai compiti.

E adesso doveva soltanto aspettare di incontrarlo di nuovo.

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