Capitolo 94
Draco Malfoy varcò la soglia della Sala Comune dei Serpeverde all'imbrunire della sera.
La sua aria stressata era il meraviglioso risultato di un intero, sfiancante pomeriggio trascorso nell'aula di Storia della Magia, all'insegna di una tediosa lezione sulle rivolte dei Giganti nordici di cui non ricordava il benché minimo dettaglio, essendo stato troppo intento a lanciare, con i suoi compagni, palline di carta masticate sugli ignari studenti Tassorosso; attività certamente rilassante, che però non gli aveva impedito di sbuffare più e più volte dalla noia e lo aveva portato spesso a guardare con nostalgia al di là della finestra, oltre la quale aveva distinto il profilo del campo di Quiddich.
Era da molto tempo che non si allenava, e la partita contro quegli incapaci Grifondoro incombeva sulla settimana seguente. Correva voce che Flitt avesse tappezzato la bacheca di annunci pur di trovarlo, dal momento che Draco aveva preso l'abitudine di sparire misteriosamente non appena il suo Capitano si trovava nei paraggi; era certo che volesse propinargli decine e decine di schemi di gioco e rintontirlo a forza di sfuriate circa le sue ultime assenze sul campo, ragion per cui, ogni volta che metteva piede nella Sala Comune, toccava a Tiger e Goyle avvertirlo dei luoghi che Flitt aveva setacciato durante la giornata pur di stanarlo, per esser certi di scovare ulteriori nascondigli per il giorno dopo.
Nonostante questa piccola complicazione, tuttavia, Draco era deciso più che mai a presentarsi sul campo per la prossima partita; non avrebbe accettato, stavolta, di farsi battere dal Cicatrizzato. Ne andava della sua reputazione e della sua dignità, senza contare che non si fidava del tutto di un Potter esageratamente felice in compagnia della Granger.
Non si poteva mai sapere, maledizione.
Sbuffando ancora una volta, si fece largo per lo stretto corridoio d'ingresso e qualche istante dopo si ritrovò nella sala principale.
Il fuoco smeraldino scoppiettava nel camino di pietra; di fronte ad esso, una moltitudine di divani di lucida pelle nera erano occupati dagli altri Serpeverde. Lampade verdastre gettavano bizzarre luci fluorescenti sui loro volti.
Draco schivò alcuni tavoli e raggiunse il divano in fondo alla sala, quello solitamente occupato da Tiger e Goyle; e difatti fu lì che li avvistò, da soli che occupavano interamente tre larghi posti, le divise brulicanti di granelli di zucchero e briciole, le gambe incrociate schiacciate dal peso di enormi sacchetti di dolci di Mielandia e sacchetti vuoti e scricchiolanti sparsi attorno a loro.
Sembravano intenti ad esaminare la loro collezione di carte di Cioccorane.
Draco lanciò loro un'occhiata sbieca e gettò la borsa scolastica tra le braccia di Goyle, che rovesciò l'intera pila di carte e cominciò finalmente a dedicargli la giusta attenzione.
« Ma - Malfoy... » temporeggiò, liberandosi dagli impacci dei rifiuti, mentre Tiger si puliva il volto sporco con la manica del mantello.
Draco incombeva su di loro, le braccia incrociate sulla camicia bianca e il volto liscio e severo che li valutava con attenzione.
« Tiger, hai fatto il tema di Trasfigurazione? »
« Sì » grugnì lui, indicando vagamente le librerie, dove solitamente i Serpeverde studiavano nei pomeriggi.
« Da chi lo hai copiato? »
« Da Daphne ».
Draco sorrise soddisfatto, lasciando poi cadere il maglione della divisa sul bracciolo del divano. Alle sue spalle, le ragazzine Serpeverde continuavano a lanciargli occhiate bollenti interrotte da sciocche risatine alternate.
« Bene. Duplicalo, e ricordati di modificare la scrittura ».
« Ma non lo so fare. - Protestò Tiger, il triplo mento che tremolava dallo sforzo. - Sai già che quell'incantesimo non mi riesce ».
« E tu sai già - lo scimmiottò Draco acido, gli occhi argentati pericolosamente sottili, - che mi arrabbierò molto se entro domani mattina non avrò quel maledetto tema. Non vorrai che mi becchi una punizione per colpa tua, vero, Tiger? »
Il compagno non rispose, ma annuì miseramente. In quel momento, la porta segreta dei Serpeverde si aprì nuovamente e Nott fece il suo ingresso nella sala.
« Malfoy! - Disse, non appena ebbe scorto Draco. - Flitt è in Sala Grande e ti sta cercando, come al solito ».
Draco roteò gli occhi, allentandosi con stizza il nodo della cravatta.
« Salazar, che stress. - Sospirò. - Digli che non mi hai trovato ».
« Diglielo tu. - Sbadigliò l'altro Serpeverde, mollando la borsa su un tavolo qualunque e stiracchiandosi verso l'alto. - Ruf mi ha distrutto, non ho nemmeno la forza di fare il tema per... ehi, Tiger, - disse improvvisamente, come accorgendosi solo in quell'istante della sua presenza. - tu ce l'hai il tema, giusto? »
« Sì » squittì Tiger, definitivamente rassegnato.
« Bene, allora fammene una copia. E ricordati di modificare la scrittura, eh. - Nott sorrise, soddisfatto di essersi liberato dell'ultima grana della giornata, e si rivolse di nuovo a Draco. - Ehi, hai per caso un po' di roba? Quel dannato gufo non si è ancora fatto vedere. Dev'essere stato spazzato via dal vento ».
Draco socchiuse le palpebre, dopodiché agguantò la borsa che Goyle gli stava ancora portando nelle braccia.
« No che non ce l'ho, Theodore, ti pare che me la porti dietro come un Babbano qualunque? »
« Bè, dovresti. - Nott gli lanciò un ghigno furbo. - Vale la pena di seguire Cura delle Creature Magiche soltanto per questo. Con quel matusa di Hagrid che ci lascia da soli nei boschi... soli e annoiati... »
Tiger e Goyle sogghignarono. Malfoy, tuttavia, fece soltanto l'ombra di un sorriso e si tastò le tasche.
« Dovrei avere le... ah, no, non ci sono. - Mormorò, aprendo il pacchetto di sigarette vuoto e sventolandolo di fronte agli altri. - Giuro che se vado in camera mia e non le trovo, torno qui e compio un omicidio » aggiunse minaccioso, ma mentre Tiger e Goyle si guardarono sinceramente preoccupati, Nott ridacchiò.
Draco reintascò il pacchetto vuoto e scese le scale dirette ai dormitori, inghiottito dall'ombra del pianerottolo. Fu soltanto grazie alla sua vista sviluppata che ebbe modo di vedere la maniglia e afferrarla, per poi entrare nella sua stanza per la prima volta da quando era uscito per andare a lezione, la mattina presto.
Lo scatto della porta che si chiuse alle spalle riecheggiò un po' sinistramente nella camera dalle pareti pietrose.
E poi cadde un silenzio di piombo.
Prison gates won't open up for me
on these hand and knees I'm crawling
oh, i reach for you
I muscoli di Draco si erano intorpiditi senza che lui quasi se ne rendesse conto. Bastò quel singolo istante a dargli la certezza che ci fosse qualcosa di strano.
La piccola lanterna vicina al letto era curiosamente accesa; il suo riverbero si rifletteva fiocamente nelle irregolarità del profilo murario. Le tende bianche del baldacchino davano l'aria di non celare alcunché dietro di loro.
Eppure gli occhi di Draco davano l'impressione di non volersi allontanare da quel preciso punto. E bastò un solo, singolo respiro per far sì che le sue labbra sottili si schiudessero sorprese.
C'era il suo profumo.
Well I'm terrified of these four walls
these iron bars can't hold my soul in
all I need is you
Inebriante, saziante e invitante, una tenue fragranza di petali di rosa brillava nella scia che conduceva al letto color perla. Fu un richiamo divino capace di rapirlo e trasportarlo nei più reconditi abissi delle sue brame, una stella leggera che cattura l'attenzione nella notte più fosca, scivolando veloce nel cielo.
E Draco avanzò di un passo, avvertendo le proprie gambe molto più leggere del solito, come il fluttuare in un sogno incantevole e candido, diverso dall'oscurità che lo schiacciava, ma chiaro e tenue come gli umani sogni paradisiaci.
Poi avvenne un movimento. Draco non se ne meravigliò; le tende avevano sempre attirato su di loro il suo sospetto, e lei non era qualcosa di facile da vedere, da capire.
L'aveva vista attraverso gli anni, attraverso le parole e gli sguardi, la cattiveria che sporcava le loro bocche e il sangue che macchiava la loro ultima scia; e adesso la guardava meravigliato, la osservava spaventato, paura di lei e di sé stesso racchiusi nel tempo eterno che ancora rimaneva da vivere, da scoprire.
Come please, I'm calling
and oh, I scream for you
hurry, I'm falling, I'm falling
La osservava e ancora voleva vederne di più, penetrare nel suo cuore dorato e strapparglielo dal petto, divenire il padrone del suo amore e di quella devozione che non gli aveva mai mostrato. Voleva averla semplicemente la metà di quanto lui se ne sentiva posseduto.
L'ombra si mosse nuovamente, i contorni sfumati che si confondevano con le pieghe della tenda. Due dita sottili scostarono lievemente i lembi chiari, increspando il tessuto quasi trasparente. Draco immaginò i suoi capelli riccioluti ancora prima di vederli davvero, scuri nelle tenebre, riversati su un morbido cuscino di seta e toccati, baciati, amati; e quando i suoi occhi nebbiosi si scontrarono con essi li trovò perfetti come li aveva ricordati, cornice del viso dolce che era appena affiorato dall'oscurità.
Lo sguardo di Hermione incrociò il suo inaspettatamente, rapido e affilato come una lama pregiata. C'era qualcosa di strano, in esso; era una malizia che Draco aveva avuto soltanto poche occasioni di poter scorgere, la riva di un'emozione che lei stava provando per la prima volta e per lui, solo per lui.
Show me what it's like
to be the last one standing,
teach me wrong from right,
then I'll show you what I can be
La guardò, senza osare perdersi un solo momento, far scivolare una gamba sulla coperta di seta perlata. Il fruscio della sua pelle delicata sul tessuto gli provocò un brivido comparabile a pochi altri provati prima d'ora. Draco rimase inchiodato dov'era nonostante l'istinto gli suggerisse di raggiungerla; qualcosa di forte lo incatenava al suolo, il cuore fermo nel suo petto, divenuto di piombo, non gli dava la forza di poter avanzare anche solo di un solo passo.
E Hermione, lì sulle sue lenzuola, sporse le gambe lisce facendo sì che i suoi piedi nudi toccassero il pavimento. Sembrava una fata, una di quelle creature misteriose intente a stregare e ammaliare, che si divertivano a confondere i pensieri e a far avverare i sogni più intimi.
Lei sembrava una di loro. Perché era bellissima.
Sì, era bellissima.
Say it for me, say it to me
then I'll leave this life behind me
say if it is worth saving me
E si era alzata in piedi, le braccia sottili abbandonate ai fianchi coperti da un leggero abito da notte che sfiorava a malapena metà della sua coscia. Fu forse la prima volta in cui Draco avvertì la bocca inaridirsi, proprio come accadeva a qualsiasi umano di fronte a una visione estatica.
Ma lei era più di questo. Hermione, dapprima immobile come una fiera Regina che sceglie il proprio Re, prese ad avanzare delicata come un sogno, un piccolo piede davanti all'altro, continuando a far baciare i loro sguardi finché non ebbe modo di trovarsi a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
Le loro mani si unirono istintivamente; Draco quasi si rammaricò delle fredde ed esili dita intrecciate adagio, desiderose di quel contatto, che scivolavano una sopra l'altra come se non trovassero altro modo per comprendersi.
Si impaurì di loro come se fosse stato tradito dalle proprie mani, peccatrici di aver agito di propria volontà, di aver sfiorato una pelle preziosa che adesso, per amor di vendetta, avrebbe avverato il timore più profondo che Draco serbava nell'animo inquieto.
Ah, sì, lo avrebbe fatto. Lo leggeva in quelle determinate pietre dorate, brillanti della sua luce e della sua presenza, che lo avevano incatenato nel loro Inferno sin dal primo momento in cui i loro sguardi si erano baciati.
Non fu mai così chiaro, per Draco, che il suo posto era stato deciso dal fato fin dalla notte in cui l'aveva trasportata nella sua stanza. Fin dalla prima volta che aveva assaggiato le sue labbra, che aveva sfiorato i suoi capelli e la dolcezza delle sue guance.
Forse era stato deciso fin dalla prima volta in cui si erano rivolti la parola.
Heaven's gates won't open up for me
with these broken wings I'm falling
all I see is you
E quando Hermione poggiò le sue labbra morbide su quelle di Draco, lui ebbe la piena consapevolezza di non potersi più salvare. Era un prigioniero, esattamente come lui l'aveva resa molti mesi prima, ma un prigioniero che non aveva nulla di cui lamentarsi.
Un prigioniero felice.
La bocca di Hermione si schiuse dolcemente sotto la sua, e Draco, risvegliatosi dai suoi pensieri, cercò la sua lingua con decisione, quasi con affanno; sentiva le mani di Hermione premergli sulle guance e il corpo inarcarsi contro il suo, e stringendola forte, imponendosi di fare più piano senza nemmeno lontanamente riuscirci, le divorò le labbra senza poter far nulla per resistere. Era puro idillio, la beatitudine che i suoi sensi raggiungevano soltanto in sua presenza, la tempesta interiore che precede una pace duratura e cercata, desiderata.
E nel medesimo istante, come ad impedire lo smarrimento totale, le dita di Hermione scivolarono sul colletto della camicia candida e ne stuzzicò le pieghe, lasciando cadere la cravatta sul pavimento.
Draco ne avvertì il tocco senza reale concentrazione; la bocca di Hermione sulla sua, quel corpo piccolo che sembrava sovrastarlo, costituivano una distrazione alla quale diveniva impossibile rinunciare.
E forse nemmeno si rese pienamente conto di quelle dita che traendolo verso di lei, indietreggiando, lo accompagnavano piano in direzione del letto.
Nell'istante in cui Draco aprì gli occhi, la vide sorridere.
These city walls ain't got no love for me
I'm on the ledge of the eighteenth story
and oh, I scream for you
Hermione aveva abbandonato le sue spalle e lo aveva lasciato lì, da solo, a lasciarsi guardare mentre si arrampicava ancora sul letto; bastarono i suoi movimenti aggraziati a dare l'impressione a Draco di trovarsi in bilico su un burrone, e di avvertire la mancanza d'aria e dei suoi baci, delle sue carezze, della sua sola presenza.
Avanzò, forse più veloce di quanto avesse voluto, e gli bastarono pochi e semplici movimenti per crollare su di lei e imprigionarla sotto al suo corpo.
La voleva una volta per tutte, e niente e nessuno glielo avrebbe impedito.
Accolse di nuovo la bocca di Hermione, il vestito sollevato a causa dell'impeto di Draco; lui ne approfittò per far guizzare le mani tra le sue gambe, che si irrigidirono e si piegarono al contatto improvviso. Avvertì le dita di lei sciogliere i bottoni della camicia e tormentare i suoi fianchi, le gambe che si spaziavano per accogliere il corpo di Draco contro il suo.
Lui abbandonò la sua bocca, rossa e gonfia, scendendo sulle guance morbide e il collo invitante; morse delicatamente la sua pelle, la lambì e la baciò, liberandola dall'impedimento della veste e avvertendo i propri pantaloni che si ammucchiavano alle caviglie.
Si liberò di loro con uno scatto delle gambe e, quando Hermione gli cinse di nuovo le spalle con frenesia, Draco si sentì pronto a colmare una volta per tutte il desiderio insaziabile che lo aveva avviluppato dal primo momento in cui l'aveva vista, poco prima, scendere dal letto.
E fu con pura rassegnazione, unita alla sensazione incrollabile di un Paradiso celeste che crolla in mille pezzi, che si fece spazio dentro di lei.
Come please, I'm calling
and all I need is from you
Hurry, I'm falling, I'm falling
Un gemito sfuggì dalle labbra di entrambi. I capelli riversi sulla fronte, Draco affondò il volto nella sua spalla mentre si saziava spingendo duramente contro di lei; Hermione continuava a stringerlo artigliandogli la schiena, soffocando gli ansiti nella gola.
Dove siamo, Granger?
Il lume della ragione era ormai andato perduto. Si era promesso di andarci piano, invece l'aveva a dir poco assalita e fatta schiava del suo desiderio impellente.
L'Inferno e il Paradiso si erano confusi in un turbine di colori sfumati e incerti.
Draco capì di non avere la più pallida idea di cosa stesse accadendo. Sentiva Hermione gemere sotto di sé, ma in qualche modo questa non era una cosa che lo soddisfaceva.
C'era qualcosa di strano. Qualcosa che lo legava a lei e che rafforzava la sua stretta ad ogni minuto che loro trascorrevano insieme.
Show me what it's like
to be the last one standing,
teach me wrong from right,
then I'll show you what I can be
Era aria di cambiamento. Una corrente calda e soffocante che li abbracciava a tradimento, avvinghiandoli nelle sue severe spire.
Incontrollabile.
Hermione lo strinse tra le sue gambe, la bocca invitante che riprendeva a provocare il collo liscio di Draco.
Velenosa.
Avvertì i suoi lievi baci interrotti da bassi ansiti. Le spinte di Draco presero a farsi meno violente; esse divennero lentamente dolci, calme, come la tenue pioggia dopo una forte tempesta.
Travolgente.
Poi Draco scoprì di non poter sopportare oltre. Il nodo che aveva in petto si era rafforzato e cominciava a far male.
Si allontanò piano da lei; Hermione continuò a guardarlo con intensità.
Lui capì che non si stava chiedendo cosa gli fosse successo. Probabilmente già sapeva.
Aveva architettato tutto, proprio come lui aveva sempre fatto.
Say it for me, say it to me
then I'll leave this life behind me
say if it is worth saving me
hurry, I'm falling
E fu stendendosi accanto a lei, lasciandosi abbandonare sulle lenzuola, che impresse gli occhi sul soffitto e qualcosa di inquieto dentro di lui cominciò ad esortarlo ad andarsene.
Vattene, finché sei in tempo.
Ma Draco non voleva fuggire. Era stanco di farlo, e di provarci.
E dopotutto questo era ciò che aveva sempre voluto, no?
Era ciò che meritava, e che aveva a fatica conquistato.
And all I need is you
Come please, I'm calling
and oh, I scream for you
Non batté ciglio quando avvertì il movimento di Hermione che si voltava sulla coperta, la testa appoggiata sul suo petto.
E gli occhi di Draco, lucidi, non ebbero il coraggio di abbassarsi su di lei.
Era vero. Era inciampato nella sua stessa trappola.
Sembrava così calda.
Oh, sì, così diversa.
« Ti amo ».
Labbra dischiuse, argento investito da un tenue chiarore.
Un lieve rumore inconfondibile contro la guancia rosea di Hermione. L'ultima lacrima si liberò dalla sua gioia.
Batteva.
Say it for me, say it to me
then I'll leave this life behind me
say if it is worth saving me...
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