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Capitolo 81

Sotto i raggi del primo pomeriggio, che si proiettavano sulle pietre del pavimento nella stessa forma di grandi petali dorati, alcuni passi echeggiavano nel corridoio semideserto.
Era un profilo indubbiamente altezzoso che si rifletteva nelle ombre delle finestre; il naso all'insù, una folta chioma bruna che ondeggiava sulle spalle sottili, una mezza dozzina di libri ben premuti sul seno, Hermione Granger appariva leggermente tediata mentre divorava il terreno con una velocità certamente discordante con la normale andatura umana.

I pochi studenti che girovagavano per i corridoi a quell'ora, nel sentirsi sfiorare da un forte spostamento d'aria derivato dal passaggio della Vampira, si voltavano quasi di soprassalto per poi individuarla, ormai lontana, prossima allo svoltare di un altro angolo; e benché sembrasse incredibile, quell'andatura decisa e innaturale, la sua pelle bianca come margherite e le iridi dei suoi occhi di quella bizzarra sfumatura dorata, dopo tutti quei mesi, e dopo tutte le notizie che erano circolate, erano ancora in grado di destare sospetti e soggezione.

Ma non era mai stata abitudine di Hermione Granger soffermarsi sui pareri negativi che le persone avevano di lei; era riuscita ad evitarli da umana, e anche in questo caso non avrebbe avuto grossi problemi a sopportare sulle sue spalle il leggero peso delle opinioni altrui.
Tutto ciò che si spaziava nella sua mente in quel momento, rendendo la sua espressione concentrata come poche, era il ricordo di quel sorrisetto lezioso che la Umbridge aveva dedicato a lei e a Draco prima di andarsene.

E nel rimembrarlo, se possibile, una forte scarica di nervosismo sembrò attanagliarle le gola. Non era stata soltanto quella espressione ad irritarla; era la presenza della Umbridge in sé che la disturbava.
Hermione non riusciva a concepire il motivo di quell'intervento, non aveva alcuna idea su cosa diavolo avesse in mente di fare a discapito di tutti gli studenti, né quale oscuro piano avesse architettato la sua mente diabolica.
Qualunque cosa fosse, però, Hermione aveva intenzione di pensarci a lungo per arrivare a una qualche conclusione.
Forte delle sue rinnovate sicurezze, Hermione continuò a camminare speditamente, la borsa a tracolla che le sbatacchiava al fianco.

Ci avrebbe pensato.

Strano, come suonasse stupida un'azione tanto nobile ficcata in un contesto simile.
La Umbridge probabilmente stava architettando qualcosa di pericoloso, ed Hermione, per contro, avrebbe pensato.
A quella considerazione, la ragazza si rabbuiò improvvisamente, conscia del peso che adesso sembrava gravarle sullo stomaco.
Forse era stata una sciocca a non pensarci, o semplicemente a cercare di essere indifferente alla cosa, ma mai, come in quel momento, dopo tutte quelle settimane e quei mesi passati senza quasi alcun legame con la sua vita umana, sentì la mancanza di Harry e Ron assieme a lei.

Perché era strano camminare da sola per quel corridoio, priva della compagnia di quelli che erano stati i suoi due migliori amici camminarle a fianco. Era strano semplicemente pensare ad un modo per contrastare la Umbridge da sola, senza le teorie assurde di Ron e le iniziative pericolose e impulsive di Harry, era strano e nello stesso tempo terribile il rendersi conto di ritrovarsi in una vita in cui mancava qualcosa.
Ed era precisamente in quei momenti, quando Draco non era con lei ed Hermione si ritrovava, dopo tanto tempo, sola con la sua testa e i suoi pensieri, che in un certo senso riusciva davvero a capire cosa desiderava nella vita di tutti i giorni.
Capiva cosa aveva perso e cosa rivoleva indietro.

E in quel momento, come non mai, aveva intenzione di rimettere al proprio posto un tassello della vita che aveva vissuto per diciassette anni.
Era questo, forse, quel che voleva dire saldare tutti i conti in sospeso.
Un rimbombo acuto risuonò nell'atrio. Hermione si era arrestata bruscamente di fronte ad una sottile porta bianca.
I raggi di luce che trapassavano i vetri la investivano quasi totalmente, creando un intervallo d'ombra proprio dove i suoi occhi scintillavano all'indirizzo dell'entrata che le sue gambe la esortavano dal varcare.

Strinse più forte i libri tra le braccia. Hermione li aveva esposti in bella vista perché Draco pensasse che stava andando in biblioteca a studiare.
Aveva soltanto voluto evitare le domande che sicuramente lui le avrebbe posto nel conoscere la sua vera destinazione, e accantonare la questione della visita ad Harry fino al tardo pomeriggio, quando si sarebbero rivisti.
Liberando un braccio dalla presa dei volumi, Hermione chiuse il pugno sul pomello dorato della porta. Fu con una punta di coraggio che lo ruotò, e poco a poco, mano a mano che la fessura della porta si ingrandiva, si trovò avvolta da un alone di freddo e gelo provocato dalle finestre totalmente spalancate.
Temendo improvvisamente il peggio, Hermione spalancò la porta di botto.

« Harry...? »

Il braccio teso si bloccò. I suoi occhi stupiti si erano arrestati sul letto candido nel centro della stanza, nel quale il suo migliore amico - Hermione si imponeva ancora, caldamente, di considerarlo così - si stava alzando a sedere di soprassalto.
Fu con un moto di affetto e di colpevolezza che Hermione ricambiò lo sguardo di Harry, dapprima forse spaventato, adesso riscaldato da un fioco sorriso che trapelava di parole non pronunciate, attimi non vissuti, bugie e menzogne dette a fin di bene.
O almeno, quello era stato il loro intento.

Hermione ancora lo fissava, la porta spalancata. Sembrò accorgersene e la richiuse lentamente dietro di sé, senza mai staccare gli occhi da Harry, la realtà che improvvisamente le pesava addosso.
Adesso anche lui era come lei. Non vi erano più differenze tra di loro.
Potevano capirsi davvero. Parlarsi, davvero.

« Ciao » fu il sussurro di Harry. Hermione tentò di sorridergli in risposta; non ci riuscì. Era come se qualcosa dentro di lei la frenasse.

« Come stai? » domandò invece.

Avrebbe voluto avvicinarsi, ma in qualche modo la sua mano, dietro la schiena, ancora aggrappata alla maniglia, non sembrava avere la minima intenzione di staccarsi.
Perché era stato così difficile anche soltanto rivolgergli la parola?

« Bene. Meglio. - Si corresse Harry, le mani pallide che lisciavano incosciamente le pieghe delle lenzuola. - Non riesco ancora a socializzare con la mia, ehm... nuova natura ».
Cadde il silenzio. Il fruscìo delle spire di vento che entravano nella stanza attirarono lo sguardo di Harry per un breve istante.

La mano di Hermione si staccò dalla maniglia, tornando ad artigliare i libri consunti.

« Sono venuta a trovarti spesso quando eri qui. - La sua voce parve molto più sottile del solito. - Ti facevo compagnia per ore intere, e studiavo nel letto accanto al tuo ».
Ci fu un'esitazione. Harry ancora la guardava, le labbra socchiuse come se avesse voluto dire qualcosa; Hermione però lo precedette.

« In quei momenti mi chiedevo perché lo avessi fatto, Harry. - La sua voce tremò per un istante. -

E nello stesso tempo mi chiedevo perché non ti fossi confidato con me ».
Sembrò che quelle parole fossero esattamente quelle che Harry non avrebbe mai voluto sentire; dopo un attimo di disorientamento, infatti, il Grifondoro scosse debolmente la testa.

« Hermione... - fece una pausa, scegliendo con cura le parole giuste. - Non avevo niente da confidare o da spiegare. Il mio stato d'animo era letteralmente in travaglio, probabilmente nemmeno io capivo cosa stava succedendo e cosa stessi facendo. So soltanto che dopo le parole di Silente ho cominciato a prendere in considerazione altre possibilità, e per quanto fossi confuso, e... circondato da persone che avrei deluso e altre che avrei soddisfatto, ho cercato di portare a termine ciò che mi era stato chiesto e ciò che io stesso pretendevo da me. Era inevitabile, Hermione. - La guardò con affetto misto a malinconia. - E tu non avresti capito. Tu saresti stata la mia parte di coscienza che mi suggeriva di restare lucido, la parte che ho respinto, che ho allontanato. Non volevo fare lo stesso con te. Non volevo che ti immischiassi perché sapevo che, in ogni caso, avresti avuto ragione ».

Era stato automatico, per lei, mollare la pila di libri sul comodino e sedersi sulla sponda del letto di Harry sentendosi, di parola in parola, sempre più leggera, come se la sua ansia fosse un peso che si estingueva poco a poco.
I suoi occhi però, lucidi, serbavano ancora in loro domande che la ragazza avrebbe voluto pronunciare.

« Harry, avrei preferito sapere la verità piuttosto che venire a conoscenza della tua trasformazione da un giorno all'altro » mormorò Hermione con decisione.

« Lo so. - Harry annuì fermamente. - Ma non volevo che mi fermassi. Era una cosa che in parte mi spaventava, ed ho fatto in modo di trovare la strada spianata di fronte a me; se ci fosse stato qualche impedimento, non so se sarei riuscito a rimanere fedele a me stesso ».

« Harry, stai parlando come se ti fosse stato ordinato! - Le sopracciglia di Hermione erano pericolosamente contratte. - Silente non può averti costretto a... »

« No, non l'ha fatto. - La interruppe Harry risoluto. - Ma non avevo ugualmente scelta, capisci? Mi ha messo al corrente della trasformazione di Voldemort e del fatto che io non avessi più possibilità di ucciderlo, a meno di non seguire il suo gesto. Hermione, il mio debito con lui è troppo grande per venire trascurato da una trasformazione. - La guardò con intensità, quasi supplicante. - Ha ucciso i miei genitori. Non avrò pace finché non gliel'avrò fatta pagare. Era così da umano, e rimarrà così da Vampiro, o in qualunque altra creatura Voldemort abbia intenzione di trasformarsi. Farò di tutto perché io possa sempre essere uno dei pochi a poterlo sconfiggere ».

Hermione gli prese la mano, stringendola tra le sue. Aveva temuto di udire quelle parole, le stesse che Harry gli aveva ripetuto anche da umani, e anche adesso si trovava completamente d'accordo con loro.

« Ma il prezzo che hai pagato è stato troppo alto, Harry. - Hermione sollevò di nuovo gli occhi su di lui. - Non hai più una vita. Non avrai mai una normalità ».

« Ho mai avuto qualcosa di normale, nella mia vita? - Harry abbozzò un sorriso, che fece increspare lievemente le labbra della Grifondoro. - Sul serio, non ha senso preoccuparsi. Il mio destino da umano è sempre stato quello di trovarmi faccia a faccia con Voldemort; ho soltanto fatto in modo di ristabilire gli equilibri. E con la morte di Silente... »

Le mani di Hermione si irrigidirono in quella fredda di Harry.
Non aveva ancora detto la verità a Harry riguardo alla presunta morte del Preside; per un fugace attimo ebbe l'impulso di tradire la parola data a Piton, ma la tentazione morì in fretta come era venuta a galla.

Probabilmente non era il momento giusto per fargli una simile confessione, e di scombussolarlo ancora più di quanto già non fosse.
Nel notare la sua espressione, fortunatamente, Harry pensò soltanto ad una fitta di tristezza data dall'argomento in cui erano capitati.

« Scusa. - Disse. - Non volevo, ehm... »

« Non è niente. - Hermione scosse la testa, sorridendo in risposta. - Piuttosto, da quante ore sei sveglio? »

« Dall'alba, più o meno. Sai, - Aggiunse, con una smorfia che gli scoprì la chiostra di denti candidi - questi canini affilati sono un po' fastidiosi ».
Infatti, dalla fessura delle labbra, Hermione notò due piccoli canini appuntiti.

« A proposito, dove hai lasciato il tuo nuovo amico? - Harry puntò lo sguardo sulla porta, come se si aspettasse che Malfoy fosse al di là di essa, magari intento ad origliare. - Vi frequentate ancora? »

Era evidente, dal tono della sua voce, che sperasse in una risposta negativa e sconsolata. Hermione arrossì vistosamente.

« Sì, in un certo senso. - squittì. - Credo che sia nella sua Sala Comune ».

Fu un grande segno di rispetto per la loro amicizia che Harry non disse niente, anche se avrebbe evidentemente voluto farlo; le sue labbra infatti si richiusero velocemente, l'espressione che tracciava la disapprovazione più completa per tutto ciò che concerneva, anche remotamente, il nome di Malfoy.

Ed era più che evidente che quel nome tanto odiato accostato - spesso, fin troppo spesso - a quello della sua migliore amica, gli facesse rodere le viscere di odio e di irritazione nel solo ricordare cosa quel verme le avesse fatto.

Ma ciò che mandava letteralmente il suo umore a farsi benedire, era che Hermione ancora si ostinava a frequentarlo. Ancora gli dava possibilità su possibilità, dando a Malfoy modo di esternare i buoni sentimenti che senza ombra di dubbio non gli appartenevano, rischiando che lui si prendesse gioco di lei.

Ovviamente non ne sapeva molto, pensò Harry rivolgendo per un momento lo sguardo al di là della finestra, in lontananza. Ma conosceva Malfoy abbastanza bene da essere totalmente sicuro che non era in grado di dare a

Hermione ciò che lei probabilmente cercava. Non ne era in grado e un tipo come Malfoy, probabilmente, nemmeno avrebbe voluto sprecarsi in una relazione seria con chicchessia.

Nonostante i suoi dubbi, però, Harry decise che non era ancora il momento di dar loro voce. Forse ci avrebbe pensato più avanti... magari la prossima volta che si sarebbe trovato con Malfoy faccia a faccia...

« Pensavo di andare alla Confraternita » disse Hermione improvvisamente, risvegliando Harry da intime fantasie in cui Malfoy giaceva esanime ai suoi piedi dopo un violento scontro all'ultimo sangue. Leggermente stordito, riportò lo sguardo su Hermione.

« Come mai? » domandò.

« Non so... è da un po' che ci penso. - Hermione si mordicchiò il labbro. - Ultimamente sono accadute cose troppo strane, Harry. La Umbridge è tornata proprio stamattina ».

Ci vollero alcuni istanti di intensa concentrazione perché Harry cogliesse appieno il significato di ciò che gli era stato detto. Fu solo con la gola improvvisamente secca, e gli occhi verdi sgranati, che guardò Hermione scioccato.

« La Umbridge? - Ripeté; la propria voce gli parve distante chilometri. - Ma cosa... come...? »

« A quanto pare la McGranitt è malata. - Spiegò Hermione con impazienza, il volto improvvisamente severo. - Anche se scommetto che la sua influenza non sia affatto frutto del caso. Anzi, ci sono buone probabilità che sia stato lo stesso Ministero a fare in modo che non fosse in salute per le prossime lezioni ».

Harry sbatté le palpebre più volte.

« E così l'hanno rimpiazzata con la Umbridge. - Disse lentamente, la voce bassa fino a un sussurro. - E lei com'è? Sembra avere ancora intenzione di muoverci guerra come l'anno scorso? »

« Oggi a lezione è stata come al solito, anche se non ha calcato troppo la mano. Diciamo che, per essere il suo primo giorno, è stata abbastanza tranquilla ».

« Sì, ma io intendevo... »

« So cosa intendevi. - Hermione lo guardò con intensità, e annuì. - Non ha ancora avuto modo di piazzare alcun decreto, ma non ho dubbi sul fatto che domani mattina saranno già in atto alcune delle sue riforme. Per questo ho intenzione di andare alla Confraternita, Harry. - Si rimise in piedi, lisciandosi le pieghe della gonna scolastica. - Voglio sapere esattamente quali intenzioni abbia, e informare personalmente i Vampiri riguardo alla sua crudeltà. E' solo una sensazione, ma ti consiglio di non metterti di nuovo nei guai con lei ».

Harry, benché ancora turbato dalla notizia, scosse con decisione la testa.

« Non intendo darle modo di punirmi ancora. - sussurrò. - Non sarò nuovamente la pedina della sua scacchiera ».

Strinse entrambi le mani in due pugni; il dorso della destra, candida come il latte, riluceva al chiarore che proveniva dalla finestra.

Fu soltanto una magra consolazione lo scoprire di non avere più alcuna traccia della sofferenza che aveva dovuto subire a causa della Umbridge.
Invero, sarebbe stato perfino divertente assistere alla sua larga faccia traumatizzata nello scoprire che qualunque ferita inferta sul corpo di Harry, adesso, tendeva a risanarsi all'istante senza lasciare alcuna cicatrice.

« Una delle poche cose che mi mancheranno dell'essere stato umano, è una vista terribile. - Proferì Harry, le labbra increspate in un debole sorriso nostalgico mentre tendeva a Hermione i suoi occhiali. - Nonostante gli incidenti subìti a causa di Dudley, mi ero affezionato a loro ».

La Grifondoro sorrideva mentre si rigirava tra le dita il paio di occhiali, ma la sua espressione era in qualche modo concentrata. Harry pensò che Hermione stesse passando al setaccio le intere liste di incantesimi e stregonerie che conosceva, e la sua ipotesi fu confermata quando lei, dopo alcuni istanti, si illuminò, allargando il suo sorriso e estraendo la bacchetta dalla veste.

« Questo è un incantesimo piuttosto bizzarro. Priva qualsiasi oggetto della sua utilità. - Diceva, agitando la bacchetta e ruotando il polso in corrispondenza degli occhiali. - E sono abbastanza sicura che funzioni... - La punta della bacchetta si illuminò di un bagliore ceruleo, e una sottile scintilla derivata dall'incantesimo non verbale colpì dolcemente l'oggetto. - Ecco fatto ».

Li tese a Harry, che li prese e li inforcò velocemente. Fu una grande soddisfazione scoprire che i suoi occhiali, adesso, che possedeva da una vita, non servivano assolutamente a niente.

« Wow, grazie! »

« Figurati. - Hermione sorrise ancora di più, mentre riponeva la bacchetta nella veste e con un braccio agguantava di nuovo la pila di libri che aveva lasciato sul comodino di Harry. - Adesso vado. Tornerò stasera ».

« Va bene. - Lo sguardo di Harry indagò i volumi che Hermione teneva tra le braccia. - Ehi, non potresti lasciarmene qualcuno? Sai, non avendo niente da fare... »

Sembrò che Harry avesse appena realizzato uno dei desideri inconfessabili di Hermione; infatti, alla sua domanda, il volto di lei si illuminò visibilmente e in un attimo gli scaricò praticamente addosso l'intera pila di tomi polverosi.
Harry si astenne dal lamentarsi; erano sette anni che Hermione tentava - costringendolo, il più delle volte - di fargli leggere qualcosa, e ora che lui glieli aveva chiesti di sua spontanea volontà, per lei l'evento era paragonabile all'annunciazione di un miracolo.
Fu liberandosi dal peso dei libri, quindi, che bofonchiò un "grazie", mentre la ragazza lo guardava estasiata.
« Oh Harry, scommetto che li troverai davvero interessanti! Quello con la copertina color porpora tratta di Trasfigurazione avanzata, sono argomenti da corsi privati, dubito che in qualunque altra lezione troverai ciò che è scritto ne... »

« Okay, okay. - Harry si sforzò di sembrar grato, già pentendosi di aver fatto una richiesta tanto assurda. - Proverò a... sì, insomma, lì leggerò » aggiunse, chiedendosi mentalmente se libri scagliati dalla finestra, precisamente dal sesto piano del castello, avrebbero attirato eccessivamente l'attenzione da fuori.

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