Capitolo 80
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I tenui raggi di sole che filtravano dalla finestra li baciavano con dolcezza. Il silenzio terso che gravava nella Stanza delle Necessità, spezzato di volta in volta dalle folate di vento che scuotevano le vetrate, avvolgeva i due Vampiri nelle sue spire beate respingendo il più minimo sentore della stessa esistenza.
Era un silenzio che non andava infranto in alcun modo, di quelli capaci di avvolgere i sensi e stregarli, acquietarli, assopirli; e fu strano per entrambi, le ombre delle ciglia che si riflettevano sulle guance candide, spalancare dun tratto gli occhi e rivolgere lo sguardo sulle tracce di alba che si riuscivano ad intravedere attraverso i lembi delle tende. E fu ancora più strano, se non decisamente innaturale, accorgersi delle proprie braccia e delle proprie gambe incastrate con altre, dei propri capelli che, riversi sul cuscino, si confondevano con altri, di due sguardi che si toccarono quasi con sorpresa.
Hermione Granger si affrettò, distinto, ad abbassare il suo, per poi dirigerlo altrove. Non seppe mai se la sua fosse stata timidezza, o semplicemente la soggezione che provava ogni qual volta avvertiva su di sé quegli occhi che temeva, che adorava, che venerava; era stato qualcosa che aveva sempre evitato, quello sguardo scaltro e penetrante al tempo stesso, e lo aveva fatto, senza accorgersene, per molti anni. E adesso, in quellesatto momento, trovarsi lì tra le sue braccia, accarezzata e baciata dai suoi occhi, come mai avrebbe pensato in vita sua, era una gioia e una personale vittoria che non avrebbe mai potuto spiegare con soddisfazione.
Era una magia che era accaduta quasi per caso, e malgrado le incomprensioni che spesso lavevano costellata, loro adesso erano lì. Erano lì e nemmeno loro, forse, avrebbero saputo spiegare il fenomeno.
Hermione sussultò appena al tocco delle fredde dita di Draco sul suo viso. Fu una carezza leggera che ebbe il potere di farla sorridere, di emanare una luce di serenità su quel volto ora appena rosato. E, sebbene lui non fosse solito farlo, anche langolo delle labbra di Draco si piegò verso lalto per un breve istante, la mano che sfuggì da quella guancia che, nonostante la notte movimentata appena trascorsa, aveva ancora limpulso di baciare e mordere come una mela.
Era bella, si ritrovò a pensare mentre Hermione ancora evitava il suo sguardo.
Era bella. Ed era sua.
« Che ore sono? » domandò lei improvvisamente, con laria di chi dice la prima cosa che capita.
Seguì un attimo di silenzio in cui Draco distolse, non senza fatica, lo sguardo da lei.
Forse la imbarazzava essere fissata. Forse nessuno laveva mai fissata così.
« Mancano dieci minuti alle otto » rispose con voce un po atona, dopo aver lanciato uno sguardo ad un orologio a pendolo che doveva essere apparso in quellistante nella Stanza delle Necessità.
Hermione si tirò su a sedere con un piccolo tonfo. Draco, che le stava pesando praticamente addosso, fu a dir poco catapultato dallaltra parte del letto.
« Ehi, ma che diavolo »
« Stai scherzando » disse Hermione serissima, la coperta stretta sul petto e la testa che si muoveva freneticamente in cerca dellorologio.
« Mi piacerebbe » commentò, ma non ebbe nemmeno il tempo di sporgersi per afferrare il pacchetto di sigarette caduto sul pavimento, per farsi un paio di tiri come si deve prima di sorbirsi qualunque professore avesse incontrato, che Hermione gli tirò uno schiaffo sulla mano protesa e lo guardò con puro terrore negli occhi.
« Malfoy! Siamo in ritardo per la lezione! »
Draco ovviamente non ebbe nemmeno il tempo di imprecare come si deve; la Grifondoro infatti aveva ribaltato le coperte e ancora con il lenzuolo stretto addosso aveva cominciato la ricerca dei suoi indumenti sparsi per la camera. Malfoy, rassegnatosi alla vena isterica della Granger - una delle poche cose di lei che non avrebbe mai potuto dominare, temeva - si tirò su a sedere e cominciò a ravvivarsi i capelli con le dita, mentre Hermione, davanti a lui, percorreva il pavimento a grandi passi con aria di tragica disperazione.
« Malfoy, accidenti a te! - squittì, i capelli gonfi che ondeggiavano al ritmo dei suoi passi. - Dove diavolo sono le mie »
« Granger, di grazia, potresti evitare di fare la nevrotica già di prima mattina? » abbaiò Draco con aria esaurita, dovuta probabilmente alla mancanza di nicotina, anche se mise i piedi fuori dal letto e, con la massima disinvoltura, si alzò in tutta la sua statuaria nudità. Hermione, che aveva appena preso fiato per rispondergli a tono, si bloccò e decise di voltarsi in fretta, le labbra strette di disapprovazione, andando velocemente a frugare nei cassetti.
« Salazar, non posso crederci. - Disse Draco, trionfante e sconvolto al tempo stesso. - Ho finalmente trovato il modo di farti stare zitta ».
« Bè certo, se dai sfoggio in questo modo del tuo insomma, vuoi aiutarmi o no? » ordinò Hermione irritata, che dallimbarazzo aveva controllato lo stesso cassetto per due volte. Il tempo di finire la frase, però, che unombra familiare la sovrastò improvvisamente.
Draco la stava fissando a pochi centimetri dal suo viso, gli occhi socchiusi e vittoriosi. « Da quando sei così pudica, Granger? - sogghignò. - Non hai già avuto lonore di vedere tutto di me? »
Hermione, se possibile, arrossì così tanto che il suo viso parve andare in fiamme. Tuttavia, cercò di contenere lespressione in un gelo imperturbabile.
« Malfoy, nel caso non te ne fossi accorto, siamo in ritardo per la lezione ed io sto cercando »
« Queste? »
Draco sollevò lavambraccio, facendo ruotare attorno allindice lelastico delle mutandine. Hermione, dopo un attimo di completo stupore, le afferrò velocemente. Malfoy aveva ancora impresso sul viso quel sorrisetto odioso.
« E sempre un piacere, Granger ».
« Ti detesto » soffiò lei, che si era voltata e si stava infilando la biancheria. Sentì Draco ridacchiare e si chiese, debolmente, cosa mai avesse fatto di male per essersi beccata unidiota del genere.
« Per il reggiseno - disse Draco divertito, appoggiato al mobile scuro, appeso al dito un altro pezzo di biancheria di Hermione - voglio un premio ».
La Grifondoro si voltò di scatto. Draco non avrebbe saputo dire quali soglie della sua rabbia fosse andato a toccare; qualunque esse fossero, però, era certo di essersi spinto in là. Molto, in là.
A sorpresa, la ragazza si voltò in direzione della propria bacchetta, che giaceva tra le pieghe delle lenzuola; prima che avesse anche solo fatto un passo, Draco laveva raggiunta con un sorriso perfido e le sbarrava nuovamente la strada.
« Un bacio, Granger. - Draco si leccò morbidamente le labbra, quasi involontariamente, mentre la provocava. - Un bacio e riavrai il reggiseno ».
Lo sguardo di Hermione, a tradimento, si soffermò sulla bocca di Draco; fu un errore che lui valutò con un ghigno compiaciuto mentre lei si malediceva per la tentazione da cui si sentiva avvolta, dallodore di quella pelle che la raggiungeva anche a centimetri di distanza, da quella voce così dannata e ammaliante al tempo stesso.
Fu un enorme sforzo di volontà, quindi, ricambiare Draco con unocchiata feroce e ribelle.
« Non scendo a patti con te » affermò.
« Peccato. - la voce di Draco era carezzevole, quasi ingannevole. - Credevo che, arrivati a questi punti, saresti stata in grado di controllarti ».
« Come, prego? »
« Sai cosa intendo, Granger. - Il suo ghigno tentatore si allargò ancora di più. - Non sapresti limitarti ad un semplice bacio, con me. Hai paura di perdere il controllo. Perché la verità è che dopo tutto questo tempo, nonostante le tue convinzioni, il tuo odio per me, lostinata ribellione che mi dimostri non riesci ancora a resistermi ».
Hermione era fredda e immobile come una statua di ghiaccio. Per un attimo parve vergognarsi delle parole di Draco, come se fossero vere; poi però, nellarco di una manciata di secondi, una luce strana fiorì nel suo sguardo, e veloce come essa era apparsa, la ragazza avanzò di un passo e premette le labbra contro quelle di Draco.
Fu un bacio a fior di labbra, così rapido che nessuno dei due poté sentirne il sapore, ma Hermione approfittò del disorientamento del Serpeverde per riappropriarsi del reggiseno. Si allontanò da lui con la mascella serrata e il lenzuolo ancora ben stretto addosso.
« Visto, Malfoy? - Sbottò. - Sono ancora totalmente lucida, te lassicuro. Anzi - gli dedicò unultima occhiata prima di voltarsi. - non ho quasi sentito niente ».
E sparì dietro a un separé appena apparso in fondo alla stanza. Draco, frastornato e stupito, non pensò nemmeno ad andarla a spiare, tanto le parole appena pronunciate da Hermione continuavano ad echeggiare nella sua testa e a ferire brutalmente il suo orgoglio.
« Quello non era un bacio, Granger. - Trovò la forza di replicare, contrariato, ma con la solita aria distaccata. - Ma suppongo che, data la tua scarsa esperienza, questo sia il massimo della sensualità che riesci a raggiungere ».
« Se pensi di indispormi in questo modo, Malfoy, ti assicuro che sei sulla cattiva strada. - Giunse la voce di Hermione, annoiata, dallaltro lato della stanza. - Ritenta, se è lunico modo in cui puoi sentirti appagato ».
« In effetti hai ragione Mezzosangue, è lunico modo. - replicò Draco istintivamente, cogliendo la palla al balzo. - Visto che, da questo punto di vista, le nottate passate con te sono state del tutto sprecate ».
Il fruscio dei vestiti di Hermione cessò immediatamente. Gli occhi grigi di Draco scintillarono di malizia.
« Che cè, sei svenuta? »
« Mi piacerebbe, così non sarei più costretta ad ascoltarti! »
« Che carina Granger, mi chiedo come sia possibile che tu abbia sfiorato la soglia della zitellaggine prima che arrivassi io! »
« E io mi chiedo - giunse nuovamente la voce di Hermione, irata. - come sia possibile che tu non riesca a tenerti una ragazza senza utilizzare mezzi disonesti! ».
Hermione uscì dal separé, completamente vestita; mentre il suo sguardo mandava lampi, quello di Draco, seppur lievemente irritato, era quasi completamente tranquillo.
« Ancora con questa storia, Granger? - Draco le rivolse un sogghigno divertito. - Io ti ho scelta, ma ti ho anche dato la possibilità di voltarmi le spalle. Se ti trovi ancora qui significa che non ti sono così tanto indifferente ».
Hermione sbuffò, oltrepassando la stanza con aria decisamente inviperita.
« Facile, rigirare sempre le cose a proprio piacimento ».
« Facile, far ricadere sempre tutte le colpe sul sottoscritto ».
Hermione lo guardò nuovamente; il suo sguardo la tradì finendo in zone che non trovava affatto spiacevoli, il che, pensò tristemente, era una vera e propria maledizione. Si coprì gli occhi con le mani, sentendosi di nuovo arrossire.
« Cielo, Malfoy, ma cosa aspetti a vestirti? »
« Questo momento. - Draco allungò il piede sui propri vestiti e, con un calcio, agguantò i boxer al volo. - Non sai quanto sia gratificante vederti così imbarazzata, tesoro ».
Hermione roteò gli occhi, infilandosi la bacchetta nella tasca della veste e stringendo appena il nodo della cravatta. Agguantò la borsa con i libri, quasi con stizza, afferrò alcuni vestiti di Draco e glieli gettò praticamente addosso.
« Ti consiglio di vestirti, o farai ritardo ».
Con il naso allinsù, e quellaria da saputella, Draco la osservò senza saper resistere alla tentazione, e proprio nellistante in cui Hermione stava per afferrare la maniglia, essa svanì praticamente nella sua mano.
La Grifondoro contemplò per qualche istante il proprio pugno chiuso; soltanto allora si voltò in direzione di Malfoy con espressione scioccata.
« Questa è opera tua! - Sbottò, la voce che aveva assunto una inequivocabile sfumatura durgenza. - Malfoy, fammi uscire di qui immediatamente! »
« Soltanto dopo che mi sarò vestito. - Draco tese la camicia di fronte a sé, rimirandone la bianchezza alla luce che proveniva dalla finestra. - Purtroppo non so quanto ci vorrà ».
Hermione lo fissò a bocca aperta per un momento; dopodiché, voltandosi in direzione della porta, imprecando a bassa voce contro quellidiota nella sua stessa stanza, cominciò a pregare mentalmente che quella maledetta maniglia ricomparisse.
« Inutile, Granger. - Disse Draco, osservandola; sembrava divertito come non lo era mai stato prima dora. - Sei troppo arrabbiata perché il tuo desiderio risulti comprensibile alla Stanza delle Necessità. Non uscirai finché non lo deciderò io ».
Fu questione di un istante, e Hermione lo sfidò di nuovo con lo sguardo. Draco sapeva bene quanto dovesse essere arrabbiata; chiunque, infatti, si frapponesse fra la Granger e le lezioni, andava incontro a una morte certa.
E lui era passato allaldilà da un pezzo, quindi la questione non lo riguardava.
« Malfoy, fammi uscire di qui oppure »
« Mi denuncerai agli insegnanti? - Draco si infilò, con estrema lentezza, la manica della camicia. - Sarà buffo spiegare loro per quale motivo tu fossi in una camera con me. Ti farò uscire, Granger, non preoccuparti. Certo che, se tu davvero volessi, potresti velocizzare le cose vestendomi ».
« Questo puoi scordartelo. - La replica di Hermione fu istantanea. - Te la farò pagare cara ».
Draco fece una teatrale smorfia addolorata, mentre cominciava ad infilarsi nellasola il primo bottone della camicia.
« Sei un mostro, Granger. Un tempo mi viziavi di paroline dolci e affettuose ».
Hermione fece finta di non averlo sentito. Incattivita e contrariata come non mai, stava ancora voltata in direzione della porta tentennando dallimpazienza di uscire; le era capitato soltanto una volta, in tutta la sua carriera scolastica, di saltare una lezione, ed era accaduto al terzo anno.
Proprio per colpa di Malfoy, si rese conto Hermione, e ciò non contribuì certo a migliorare il suo umore.
« Ehi, Granger ».
Draco la stava guardando al di là della spalla, in riposta al suo silenzio. Hermione evitò con decisione di incrociare il suo sguardo.
« Non ho intenzione di rivolgerti mai più la parola » affermò, e il suo tono era così decisivo che Draco cominciò a pensare che sì, probabilmente lavrebbe fatto davvero.
Ridacchiò sommessamente contro il soffitto, finendo di abbottonarsi la camicia e pescando i pantaloni dal letto.
« Granger, sei sempre così tragica ».
Di nuovo non giunse risposta. Hermione continuava a stare ostinatamente voltata verso la porta senza maniglia, le braccia incrociate e il piede che vibrava, impaziente.
Draco finì con calma di vestirsi, e una volta che ebbe affondato le mani nelle tasche, raggiunse la porta con una espressione derisoria allindirizzo di Hermione. Lei, ovviamente, non ricambiò nel modo più assoluto.
« Su, hai intenzione di tenermi il broncio? - Draco la guardò direttamente negli occhi, mettendosi di fronte a lei in modo che non potesse più far finta che non esistesse. - O forse speri che ti chieda scusa? »
Hermione fu costretta a mordersi la lingua. Prima rispondeva a quellidiota, più probabilità aveva di andare a lezione.
« Tutto quello che spero è uscire di qui ».
« Sai, mi piacciono le ragazze come te. - Il ghigno di Draco si allargò impercettibilmente. - Rendono il tutto un po più movimentato ».
« E questo sarebbe un complimento? - La voce di Hermione era dubbiosa, anche se era evidente che premesse dalla voglia di uscire. - Grazie per lo sforzo ».
« I complimenti non li faccio certo a parole, Granger » rispose Draco affabile, ed Hermione arrossì di nuovo al ricordo di come si era sentita fissata poco prima.
In un modo così diverso. Così rassicurante.
« Malfoy, ne ho abbastanza. - disse lei improvvisamente, tentando di diventare padrona della situazione. - Parleremo dopo. Cosa diavolo speri di ottenere tenendomi chiusa qui dentro? »
Draco si strinse appena nelle spalle. Era incredibile come la camicia bianca aderisse perfettamente al suo torace.
« Nulla, se non qualche minuto di felice divertimento » rispose con noncuranza. La faccia di Hermione divenne improvvisamente ben poco civile.
« Ah sì? - sibilò. - Allora spero che ti divertirai un mondo, quando vedrai il professore assegnarti una punizione! »
Ma non andò precisamente in quel modo. Infatti, dopo che Malfoy ebbe avuto il cuore di lasciare uscire Hermione dalla Stanza delle Necessità - il che richiese, dal punto di vista della Grifondoro, un tempo estremamente lungo -, i due erano slittati sulle scalinate di pietra e avevano raggiunto laula di Trasfigurazione in tempo record, i vestiti scombinati e i capelli al vento. Hermione, davanti alla porta, aveva cominciato a snocciolare giustificazioni da elargire alla McGranitt, che con tutta probabilità non sarebbe stata magnanima nei loro confronti; Draco invece, dopo averne ascoltate nemmeno la metà con aria annoiata, pose fine allelenco di Hermione spalancando a tradimento la porta della classe.
Ed entrambi, come da copione, sgranarono gli occhi in sincrono.
« Ben arrivati. - Disse Piton, in piedi dietro la cattedra, il tono leggermente più gentile dovuto probabilmente alla presenza di Draco. - Stavo giusto presentando nuovamente linsegnante che ricoprirà la cattedra di Trasfigurazione nellarco di tempo in cui la professoressa McGranitt sarà indisposta. Il Ministero non ha perso tempo ad inviarci un sostituto».
« Direi proprio di no, Severus ».
Hermione sbatté le palpebre più volte, ancora irrigidita e immobile di fronte allentrata; perfino Draco sembrava non esserselo aspettato. Perché se mai avevano avuto la possibilità di incontrare qualcosa, o qualcuno di inconfondibile, questi era di certo la sostituta che il Ministero di era premurato di inviare.
Era una sagoma tozza, quadrata, che arrivava a malapena a sfiorare la metà di Piton in altezza, e soltanto grazie a due piccoli tacchi color rosa confetto; quel cardigan, del medesimo colore, dopo tutto quel tempo lo si riconosceva alla prima occhiata, e la voce - quella maledetta voce - acuta e leziosa, non poteva appartenere ad altri che a lei. Era stata la peggior insegnante che Hogwarts ricordasse, e ciò era testimoniato in parte dalla sua cacciata; abbandonata alle furie di un branco di centauri, non aveva mai più osato rimettere piede nella scuola. E nonostante ciò, sembrava incredibile a dirsi, ma nella sua espressione non regnava niente che somigliasse a rancore, o risentimento verso gli studenti. Anzi, continuava a guardarli e a sorridere a tutti quanti, che però apparivano dubbiosi e meno felici che mai nel rivederla.
E la cosa più strana, nessuno lo avrebbe mai detto, era che nemmeno Piton sembrava gradire il suo arrivo; continuava a rivolgere occhiate sospettose verso il basso, proprio dove Dolores Umbridge era intenta a tenere docchio la classe con uno dei suoi irritanti ghigni, e il suo tono di voce era stato meno entusiasmante che mai.
Proprio mentre Hermione cercava di attutire il colpo, cercando di capire cosa diavolo volesse quella megera dopo tutto ciò che aveva combinato, Piton si voltò in direzione di lei e Draco.
« Sedetevi » ordinò.
Molto probabilmente avevano evitato la punizione solo perché anche Draco era coinvolto nella disfatta; pur leggermente rallegrata da ciò, Hermione non poté fare a meno di sentirsi addosso gli occhi indagatori della Umbridge, che non la abbandonarono finché non si fu seduta allultimo banco della classe. Con sua grande disapprovazione, Draco si accomodò accanto a lei. Alcuni Serpeverde dedicarono furtivamente a Malfoy occhiate decisamente ostili.
« Bene, suppongo di poterle affidare la classe, Dolores. - Piton fece un abbozzo di inchino mentre si allontanava. - Buona lezione ».
« Grazie, Severus. - Cinguettò lei in risposta; attese che la porta si fu richiusa prima di rivolgersi agli studenti, senza abbandonare il suo sorriso languido. - Adesso tirate fuori le piume, e ricopiate le istruzioni ».
Si voltò verso la lavagna e, al ritmo della bacchetta, le parole cominciarono ad affluirvi sopra. Si udì un gran tramestio di pergamene e di bacchette riposte, assieme ai sottili bisbigli degli studenti che commentavano il nuovo arrivo della Umbridge.
Hermione era semplicemente livida. Teneva già in mano la piuma, ma il suo sguardo cupo non si staccava dalla schiena della Umbridge.
« Non posso crederci » scandì lentamente. Draco, accanto a lei, stava lisciando il foglio di pergamena sulla superficie del banco.
« Mi aspettavo che accadesse qualcosa del genere. - Soffiò ad un angolo della bocca. - Ma non lei. Questo va oltre le mie aspettative ».
« Quali aspettative? - Hermione si voltò di scatto. - Tu sei esattamente come lei, godi del disordine, delle ingiustizie, delle rivoluzioni, potresti semplicemente ammettere di essere il più felice di tutti del suo arrivo ».
Draco ridacchiò leggermente, intingendo la piuma nellinchiostro.
« Non mi aspettavo di rivederla qui, davvero » rispose semplicemente.
Hermione continuò a fissarlo, aspettandosi di udire qualcosa di più, ma Draco prese a ricopiare le istruzioni con cui la Umbridge continuava a riempire la lavagna. E fu osservando quel profilo, nel silenzio generale, che si chiese se in realtà Draco non le stesse nascondendo davvero qualcosa di importante. Si domandò quando lui sarebbe stato in grado di dirle tutto, o quando lei stessa lo avrebbe scoperto, o semplicemente, quando avrebbero cominciato entrambi a fidarsi davvero luno dellaltra.
Si chiese quando si sarebbero allontanati i dubbi, le paure e le bugie, quando avrebbero finalmente cominciato a comportarsi come una coppia normale. Era una speranza che per il momento aveva ben poca credibilità, ma Hermione, non ne sapeva esattamente il motivo, stava continuando a crederci. Sì, ci credeva.
Ma lui? Lui cosa ne pensava?
Accorgendosi del suo sguardo, Draco si volse verso di lei. La mano a sostenere la testa, sembrava essersi già annoiato nello scrivere poche righe, ma sostenendo con occhi divertiti lespressione furibonda di Hermione, intinse la piuma nellinchiostro e attirò a sé la pergamena ancora vuota della Grifondoro. Parò la visuale con la mano e scrisse qualcosa nellangolo del foglio.
Le sopracciglia di Hermione erano contratte, ma non gli diede la soddisfazione di chiedergli cosa stesse facendo. Quando Draco ritirò il braccio, sogghignando, Hermione si accorse che aveva disegnato un piccolo cuore.
La sua espressione, se possibile, si fece ancora più irritata. Intingendo la piuma nella boccetta, Hermione tracciò con decisione una saetta nel cuore che Draco aveva disegnato. Il Serpeverde, nel vedere il cuore infranto, ridacchiò nuovamente.
Dopo due ore dense di istruzioni e di spiegazioni teoriche incomprensibili ai più, la Umbridge aveva congedato la classe assegnando loro molti esercizi fitti e complicati per il giorno dopo. Attraverso la fila di studenti che uscivano dallaula con aria depressa, e che si chiedevano tra di loro chi ancora avesse degli avanzi di Merendine Marinare, Hermione aveva appena varcato la soglia quando si sentì afferrare - dolcemente, ma con un marcato desiderio di possessione - per i fianchi da mani che ormai aveva imparato a conoscere bene. Si girò completamente su sé stessa, già pronta a chiarire a Malfoy la sua incontenibile voglia di non vederlo per almeno qualche settimana, quando si sentì zittire allistante con un bacio ben piazzato.
Hermione si separò da lui immediatamente, sebbene, suo malgrado, una parte di sé le suggerisse di gettare lorgoglio nel dimenticatoio e di rispondere energicamente alle provocazioni di Malfoy, ma lui non le diede la possibilità di districarsi dal suo abbraccio. Anzi, la valutava a pochi millimetri di distanza con aria estremamente soddisfatta.
« Malfoy, sei imperdonabile » ribadì Hermione con convinzione, ma lui non dava cenno di desistere.
« E perché mai? - Draco si inumidì le labbra con aria fintamente accigliata. - Non sei stata punita, né hanno tolto punti al Grifondoro. - Piegò leggermente la testa, arrivando delicatamente al suo orecchio. - Stai forse cercando di invogliarmi a »
« Malfoy! - Hermione lo picchiò piano sul petto, di nuovo rossissima. - Sai bene che io non che non sarebbe da me ».
Draco rise nei suoi capelli bruni, avvertendo le mani della Granger che, nonostante la collera, sostavano ancora su di lui, e passò dolcemente la bocca sul suo collo. Sentì la testa di Hermione piegarsi allindietro e poteva quasi immaginarsi la sua espressione, tra il confuso e il contrariato, indecisa se abbandonarsi o no alle lusinghe del suo nemico di sempre, e la sentì mormorare, a voce bassissima, ma che lui poté udire perfettamente:
« Questo non significa niente ».
Draco sorrise contro la sua pelle profumata, le mani ben strette sui fianchi della ragazza.
« Accordato, Granger ».
E allora decise di non perdere più tempo. La baciò, cogliendola di sorpresa e soffocando le sue proteste, la baciò inarcandosi contro di lei e avvertendo il suo esile corpo opporre resistenza, le mani che scivolavano tentatrici sulle pericolose pieghe dei vestiti e la consapevolezza di essere in un corridoio scolastico che si faceva sempre più lontana e piccola, quasi insignificante.
Fu soltanto quando udirono dei passi dietro di loro che entrambi si accorsero del punto in cui si trovavano; fu come interrompere un beato oblio, un pezzo invitante di Paradiso, e contrariati dallessere stati interrotti, ancora abbracciati, si voltarono verso la fonte di disturbo.
E si dava il caso che essa, impresso sul volto odioso un sorriso decisamente perfido, e il suono dei suoi tacchetti rosa che la seguivano lungo il porticato, avesse appena distolto gli occhi da loro e se ne stesse andando tranquillamente alla sua prossima lezione.
Draco e Hermione si erano allontanati distinto, e non osarono rivolgersi la parola finché la Umbridge non fosse scomparsa dalla loro visuale. Una volta che ebbe svoltato langolo, Hermione si voltò lentamente verso Malfoy.
« Decreto numero 131? »
Draco deglutì impercettibilmente.
« Ai ragazzi e alle ragazze è vietato stare a meno di venti centimetri luno dallaltra. Ci hai indovinato, Mezzosangue ».
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