Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 76

Video del capitolo:

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]

Hermione raggiunse la classe di Incantesimi quando l'ultimo studente aveva quasi varcato la soglia, e si infilò dentro con sollievo. Il piccolo professor Vitious, in bilico su un'enorme pila di libri dall'aria consunta, stava ancora aprendo i registri e puntando la bacchetta sulle lavagne, che immediatamente si riempivano di fiumi di schemi e spiegazioni.

Hermione valutò la classe con uno sguardo; notò un banco completamente libero in fondo, ma mentre si avvicinava ad esso, vide che sopra la liscia superficie legnosa vi era poggiato qualcosa.

Era una rosa rossa, talmente grande che era di sicuro opera di un incantesimo; la prese con aria stupita, le dita bianche che sfioravano con delicatezza il gambo verde e macchiato di piccole spine, e osservò, con meraviglia, l'effetto che la luce proveniente dalle finestre faceva su quei petali così delicati e vellutati che Hermione aveva timore di toccare. In una piccolissima etichetta, alla fine del gambo, vi era scritto il suo nome.

« Chi te la manda, Granger? »

Una voce pungente e fredda la sovrastò. Hermione, seppur voltata, fu certa di sentire il suo alito che odorava di menta soffiarle sul collo.

I suoi sospiri, i suoi ansiti, che si scioglievano al tocco della sua pelle come sabbia tra le sue dita, si soffermavano sui suoi baci e sulle sue guance che s'infiammavano al calore di quelle carezze.

Le sue palpebre si socchiusero al suono di quella voce, la stretta sulla rosa si intensificò.

Lui che parla, lui che sussurra, che lusinga e inganna, il suo profilo scuro in una notte sfumata d'argento, la carezza della sua voce che la imprigiona, che la rende sua.

Totalmente nelle sue mani.

Si voltò con un sorriso pericoloso. Una scarica di elettricità li avvolse non appena i loro sguardi si incontrarono.

Fuoco, danzanti fiamme dorate che solcano e scavano una lastra di ghiaccio puro. I loro occhi, le loro emozioni, gemiti emessi da labbra rosse che riecheggiano ancora in lontananza.

« Suppongo... uno degli autori di queste » rispose Hermione, tirando bellamente fuori dalla borsa una manciata di lettere e sventolandogliele davanti al naso.

Draco cercò di rimanere impassibile, la mascella che si indurì percettibilmente.

Mai provocare un serpente affamato.

Le loro ombre che si stagliavano sui vetri delle finestre, musica dolce e note tristi che accompagnano lo scrosciare della pioggia all'esterno. Muro invalicabile erto su di loro, una gamba nuda che, pallida, sembra scintillare nell'oscurità. Occhi perlacei, che riflettono la luce della luna, fissi su di essa.

Hermione ancora lo guardava, gli occhi densi di ribellione e di sfida immersi nei suoi, che la abbracciavano stretta senza neppure toccarla.

Un ansito, un gemito, un collo riverso all'indietro e sui capelli sparsi sulla spalla. Stretta sulla pelle, unghie conficcate nella carne, lievi morsi sulla gola e sulle dita in spasmodica attesa, calore avvertito con sollievo sul collo intriso di baci.

Da qualche parte, nell'aula, qualcuno aveva detto loro di sedersi. Hermione trovò difficoltoso distogliere lo sguardo dai suoi occhi, muovere quei pochi passi e infine prendere posto al banco.

Draco Malfoy stava ancora in piedi, e continuava a guardarla.

Preda.

Voglia di agire, di affondare, di urlare. Istinto di appropriarsi di ciò che si ritiene proprio, di essere l'unico ad annusare quei capelli e ad assaporare quelle labbra, labbra rosse ed invitanti immerse nel fumo delle sue menzogne.

Vieni qui da me.

Le si sedette vicino, con un misto di furia e di riluttanza, lanciando uno sguardo torvo a quelle lettere. Fu con uno strattone che ne prese una, aprendola con il chiaro intento di stropicciarla il più possibile.

Perduta.

Sensazione soffocante e angosciosa, quella di sentirsi privato del proprio ossigeno.

Quella di sapere di non poter più udire i suoi sospiri nel cuore della notte, linfa vitale che si rafforzava al suono delle sue parole e alla luce di quei sorrisi.

Quei bei sorrisi.

I suoi occhi pallidi percorsero velocemente la lettera da un lato all'altro, le spiegazioni di Vitious che li raggiungevano totalmente inascoltate. Le sue labbra erano storte in un cipiglio di disapprovazione.

« Cazzate. Ti emozioni per questa roba sdolcinata, Granger? Sono cose patetiche ».

« Almeno - replicò Hermione piccata, riprendendosi la lettera con un gesto secco - c'è qualcuno che mi dimostra ciò che realmente prova ».

Senti, Granger?

Draco si limitò a scoccarle un'occhiata velenosa, mentre la osservava cupamente tirare fuori un paio di libri. « Mezzosangue, sei impossibile ».

Senti, Granger?

Hermione ricambiò l'occhiata con interesse, inalberando un cipiglio sdegnoso. « Può darsi, se consideri impossibile qualsiasi cosa non si sottometta alle tue regali volontà ».

Malfoy continuava a fissarla, intimamente contrariato dal fatto che lei avesse appena distolto il suo sguardo.

Qui dentro c'è quello che vuoi.

« Esattamente. - rispose, definitivo. - E quella cosa mi provoca un immenso fastidio ».

In un gesto repentino, il legno sottile che fendette l'aria per un istante, puntò la bacchetta sulla rosa di Hermione. Un breve fascio di luce dorata invase i suoi occhi, dissolvendosi in tempo per mostrarle un piccolo cumulo di ceneri.

L'aveva carbonizzata.

Qui dentro, Granger. Qui dentro.

A Malfoy bastò un attimo per comprendere la gravità del suo gesto, che sminuì con un ghigno vendicativo indirizzato al volto sconvolto e irato di Hermione. Lei ancora non reagiva. Le labbra un po' spalancate, le sopracciglia contratte, non poteva credere che Malfoy avesse davvero osato fare una cosa simile.

« Che c'è? - domandò Malfoy, con un ben studiato tono tranquillo. - Era solo un fiore. Prima o poi sarebbe appassito ».

Lusinghe, inganni, manipolazioni.

Parole di miele, che fuoriuscivano da quelle labbra fiori del peccato, miele che scorreva fino alla sua pelle candida e sulla sua lingua, che accoglieva con bramosia.

Non batte da quando ho ricordo.

« Non lo sai che non è un bene fidarsi dei fiori, Granger? »

Il viso di Hermione era ancora una maschera di rabbia. Tuttavia, parve fare un enorme sforzo per appianarla, e non dargli la soddisfazione di una sfuriata.

« Invece, è un bene fidarsi di te? »

Voce di ghiaccio, che si insinuava dentro al suo petto e sfiorava il suo cuore terso di lame invernali. Le parole di fuoco riscaldarono i suoi occhi color della luna annebbiata dalle nuvole, che scintillarono come attraversati da una cometa di malizia.

« Ti avevo già messa in guardia tempo fa ».

Gli occhi di Hermione brillarono minacciosamente. Tuttavia, le sue lunghe ciglia, che le sfioravano le guance lievemente rosee, non tradivano il minimo cenno di tremolio.

« Mi hai promesso che non mi avresti più fatto star male ».

Se riuscirai a dargli vita, sarà tuo.

Lo sguardo di Draco era del tutto indecifrabile. Tuttavia, Hermione pensò di individuarne una traccia di perdizione mentre la fissava, ormai fattosi così vicino senza che quasi se ne fosse accorta, con il naso che sfiorava il suo.

« Te l'ho giurato ».

Io sarò tuo.

Le palpebre di lei si abbassarono ancora, le parole di Draco sulla sua bocca che la invitavano dolcemente ad appianare le sue difese. Sentiva la sua fronte che la sfiorava, quei capelli sottili e leggeri come pura acqua che le offrivano nuovamente la tentazione a cui non era mai stata in grado di resistere.

Hermione pensò che non le importava di nient'altro. Non contava il fatto che fossero in una classe, e la voce delle spiegazioni di Vitious si era già dissipata molti minuti prima, come del resto lo sfondo e le macchie di colore degli studenti che forse li fissavano allibiti, o magari non si erano ancora accorti di niente.

Sentiva che non c'era nient'altro degno di considerazione, se non quelle labbra che erano a pochi centimetri da lei e la sua rabbia verso Malfoy che, scoprì con rammarico, andava via via scemando. Hermione ebbe paura che non ne restasse più alcuna traccia a sostenerla.

Io sarò tuo.

Draco si era un poco avvicinato, quel che bastava perché la toccasse lievemente con le labbra già socchiuse. Proprio in quel momento, in cui Hermione fu attraversata da un brivido che le scosse tutto il corpo, il suono della campanella piombò su di loro più potente che mai e fu in grado di rompere l'incantesimo.

In mezzo agli studenti che si alzavano con velocità, sistemando le proprie cose, i due aprirono lentamente gli occhi. Hermione non fu in grado di sostenere quello sguardo a lungo, tanto che in brevi attimi lo distolse senza proferir parola.

Malfoy si limitò a fissarla ancora, come se la stesse leggendo come soltanto lui poteva fare.

Il peso della loro situazione, in quel momento, parve gravare sulle loro teste più forte che mai.

« Malfoy! Malfoy, non vieni? »

Draco non si voltò verso il gruppo di Serpeverde, lo sguardo, che recava tracce di malinconia, ancora fisso su di lei. Hermione raccolse la borsa cercando di coprire il viso con una ciocca di capelli, le labbra contratte oltre quel velo castano.

« Non importa. - mormorò, e la sua voce, benché non volesse, risuonò densa di rancore. - Torna pure da loro ».

Con uno scatto, un po' più veloce delle sue intenzioni, si alzò e lo superò caricandosi la borsa sulla spalla, camminando senza volerlo rasente alle pareti.

Facendo ben attenzione a non sfiorarlo.

***

Una imponente sagoma ammantata di nero saliva a grandi passi la collina del castello, diretta verso il portone principale.

Benché il cielo opaco incombesse su di lui, le scie di lunghi capelli biondo chiaro catturavano i riflessi delle nuvole appena percettibili e fluttuavano appena, con lentezza, al ritmo del vento freddo che sospirava sulla vallata. Anche da una certa distanza, se solo lo si avrebbe osservato soffermandosi sul suo volto, era ben percettibile un'ombra gelida che piegava le sue labbra sottili verso il basso.

"Il nostro Signore ci sta finalmente dando l'opportunità di riparare ai nostri errori. Con un po' di sforzo e di sacrifici, tutto potrà tornare come prima... non sei contenta, Narcissa?"

Un occhio umano forse non lo avrebbe notato, ma sarebbe stato superfluo dire che Malfoy senior stesse soltanto camminando velocemente. I suoi piedi addirittura sfioravano il terreno, senza poggiarvisi, tanta era la leggerezza che il suo corpo sottile sembrava emanare al primo sguardo; e quando saliva, non sembrava egli stesso a far forza sul terreno per procedere ancora più in alto, ma era come se il vento stesso gli desse la spinta per portarlo con sé.

"Certo che lo sono, ma voglio sperare che adesso torni sul serio tutto come era prima. Quando eri un padre devoto e presente."

Il bastone che usava solitamente, impugnato nella mano pallida, poggiava soltanto con superficialità sul suolo fresco di brina e di neve sparsa, come se esso costituisse più un ornamento che un oggetto simbolo di una qualche utilità. Lussuosamente decorato, in puro bronzo, appariva una piccola ma imponente colonnina dorica che culminava improvvisamente, con uno stacco molto poco approfondito, con una sconcertante testa di cobra sibilante, nella cui bocca semiaperta era ben visibile una schiera di denti piccoli ma affilati.

"Hai ragione, mia cara. Sono stato troppo... preso dalla nostra sconfitta, e impegnato a rimuginare sul passato per degnarlo del mio affetto. Ma le cose cambieranno. Parlerò con Draco."

Fu in breve tempo che Lucius Malfoy raggiunse la cima della collina, proprio dove Hogwarts e le sue vette scure si stagliavano contro il cielo. Puntò il bastone sul terreno, fermandosi per un attimo ad osservare, con i suoi occhi attenti e penetranti, il vetro delle finestre appannate che recavano le tracce delle impronte e delle manate degli studenti.

"Davvero, Lucius? Gli chiederai scu..."

"Gli proibirò di vedere ancora quella Mezzosangue. Fino ad oggi ho fatto finta di niente, ma non possiamo rischiare che gli altri, vedendoli assieme, si facciano un'idea sbagliata della nostra famiglia."

Riprese a camminare, i fili d'erba che si smuovevano appena al suo passaggio. Laggiù, in ombra al di sotto dell'arcata a sesto acuto, era ben visibile la sagoma di mastro Gazza.

"Quale Mezzosangue?"

Gazza non gli era mai piaciuto. Detestava il suo medioevale modo di vestire, e la sua aria scorbutica ma impotente. Inoltre, nonostante i suoi divieti, ancora si ostinava a sgridare e a punire suo figlio come risposta di un guaio inesistente.

"La Granger, l'amica di Potter. Quella che Draco ha Vampirizzato. Li ho visti in atteggiamenti..."

"Ma è pur sempre una Vampira."

Lucius Malfoy lo raggiunse preservando la sua aria signorile, lo sguardo più gelido che mai e nessuna traccia di sentimento sul suo volto liscio. Gazza sobbalzò non appena lo vide, le ciocche stoppose di capelli sudici che incorniciavano due occhi che si strizzavano continuamente per cercare di mettere a fuoco il nuovo arrivato.

"E' anche una Mezzosangue! Non accetterò una Vampira Mezzosangue come compagna di mio figlio!"

"E io, allora? Non sono forse opera tua?"

Non appena lo ebbe finalmente riconosciuto, Gazza riuscì a tenere aperti tutti e due gli occhi solcati da profonde rughe, eppure non si inchinò in nessun segno di reverenza. Probabilmente, pensò Lucius mentre lo valutava con disprezzo, ciò era dovuto ai suoi problemi di vecchiaia, come testimoniava il rozzo bastone di legno a cui il custode si teneva appoggiato con mano tremante.

"Il tuo sangue era puro. Appartenevi ad una famiglia di tutto rispetto."

"Penso che dovrebbe contare di più ciò che viene dopo. Sarà una Mezzosangue, ma è sempre meglio di un'umana, Babbana o Sanguesporco che sia."

« Devo vedere mio figlio, Gazza. Portalo qui ».

Dopo aver strizzato di nuovo le palpebre più volte, Gazza si allontanò zoppicando sul bastone. Lucius roteò le palpebre, dopo averlo seguito con lo sguardo, al pensiero di quanto ci avrebbe messo quel pezzente a far arrivare Draco da lui.

"Non capisci, Narcissa. Forse inizialmente Draco lo troverà ingiusto, ma in futuro mi ringrazierà per il mio intervento. Capirà, magari trovando un'umana più degna di lui, che il tempo passato assieme a quella feccia sarà stato del tutto sprecato."

Non sapeva esattamente quanto tempo fosse trascorso, ma quando vide comparire suo figlio da quel lontano corridoio si sentì molto sollevato. Rimase in quella posizione rigida, in piedi di fronte all'entrata, finché Draco non lo ebbe raggiunto con occhi un po' incerti.

Era incredibile quanto si somigliassero. Forse il volto di Draco era un po' più ingenuo e allungato di quello del padre, ma il loro legame di parentela era quanto mai evidente. Lucius notò con compiacimento che suo figlio era diventato molto più alto dall'ultima volta che lo aveva visto, o forse, dall'ultima volta che lo aveva osservato davvero.

« Come mai sei qui? » domandò Draco quasi con indifferenza, entrambe le mani affondate nelle tasche. Ebbe l'impulso di tirare fuori il pacchetto di sigarette, ma in qualche modo evitò di farlo; suo padre aveva sempre odiato quella roba babbana.

« Volevo soltanto parlare, figliolo. - rispose Lucius, sforzandosi senza successo di imbastire un tono anche vagamente paterno e affettuoso. - Di come te la stai passando in questi mesi ».

Draco si accigliò, senza tuttavia staccare gli occhi da lui. Suo padre aveva sempre considerato deboli le persone che abbassavano lo sguardo in sua presenza.

« Alla grande, grazie per l'interessamento ».

« Non mi pare. Ultimamente hai preso a frequentare alcune compagnie che personalmente ritengo inadeguate ad uno del tuo rango ».

Il vento continuava a soffiare forte, tra i rami degli alberi spogli. L'aria, in qualche modo, sembrò essersi raffreddata in modo palpabile.

« Fonti sicure - riprese Lucius deciso, dopo un attimo di silenzio - mi hanno messo al corrente di tuoi incontri con quella Mezzosangue ».

« ... e con tante altre » completò Draco, inarcando freddamente un sopracciglio.

I tratti di Lucius si indurirono. Si avvicinò di un passo, la minaccia che traspariva da ogni fibra del suo corpo.

« Non mentire, Draco. Il problema è soltanto lei ».

Draco sbatté le palpebre. Lucius rimase in attesa, il pugno serrato sul pomello del suo pregiato bastone, finché suo figlio non scosse la testa con teatrale esasperazione.

« Cosa vuoi che ti dica, padre? E' soltanto un divertimento. Un passatempo con cui riempire i buchi tra una lezione e l'altra. Ho intenzione di mollarla non appena mi sarò stufato ».

Continuò a fissare il padre, che continuava a valutarlo in un silenzio teso.

« Avevi sul serio dei dubbi su di me, padre? »

Lucius parve credere alle sue parole. I suoi occhi rimasero attenti, anche se in qualche modo, nella sua espressione, qualcosa si era addolcito.

Infine, fece qualcosa di simile ad un sorriso.

« Sono lieto di sentire queste parole, figliolo. Non dimenticare, però, che continuerò a tenere gli occhi aperti ».

« Non ce ne sarà alcun bisogno. Non con una come lei, padre ».

Ci fu di nuovo silenzio. Infine, Lucius sembrò soddisfatto.

« Bene, direi che ho fatto il mio dovere. Addio, figliolo ».

Gli volse le spalle, i capelli ben ordinati sulla schiena che risaltavano sul costoso mantello color carbone, e scese la collina con tutta l'aria di chi ha appena sistemato un puntiglioso tassello della propria vita.

Draco rimase tuttavia immobile, seguendo con lo sguardo il padre che si allontanava. Dal suo sguardo non traspariva la benché minima emozione, come se quell'incontro fosse stato soltanto nella sua testa. Infine, quando vide Lucius Malfoy varcare la soglia del cancello e Smaterializzarsi, con uno scatto si voltò e scagliò un calcio contro la parete del castello.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro