Capitolo 74
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E così, con tatto e sensibilità, Claudius le aveva raccontato tutto.
Le aveva detto di come Harry lo avesse raggiunto, la sera prima, chiedendogli di commettere lo stesso atto che tempo prima era stato, per Hermione, indice di tanta sofferenza. Le aveva spiegato di come non fosse riuscito a negargli il suddetto favore, come lo aveva definito Harry, e di come avesse letto nei suoi occhi la cieca determinazione nel voler mutare la propria natura per un bene che a Claudius, al momento della richiesta, era parso infinitamente al di fuori della sua portata.
Le aveva detto che non aveva potuto impedire a sé stesso di agire in favore di quel ragazzo; cera stato qualcosa, nella voce e nellespressione di Harry, che lo aveva indotto ad accettare senza alcun ripensamento. Le aveva detto con risolutezza che non si pentiva di ciò che aveva fatto, e che se mai ci sarebbe stata loccasione di mutare il corso degli eventi passati, Claudius sicuramente non lavrebbe colta.
Era stato delicato con le parole e con le espressioni, probabilmente più di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua esistenza; eppure il Vampiro era ben cosciente che, in qualunque garbata maniera avesse posto la situazione, quella pillola micidiale avrebbe continuato a conservare fieramente il suo forte grado di acidità. Aveva perfino provato ad immaginare la faccia di Hermione, prima di affrontare il tanto temuto discorso; e ciò che adesso si trovava davanti, proprio ai dovuti centimetri di sicurezza da lui, era esattamente quello che aveva tanto intensamente sperato di non dover mai vedere.
Claudius aveva appena smesso di parlare, leco delle sue ultime, studiate giustificazioni che ancora rimbombavano sulle pareti umide. Si trovavano nel corridoio di fronte allinfermeria; lui aveva preferito portare Hermione direttamente lì, prima di cominciare a spiegarle ciò che era accaduto, in un luogo isolato dove nessuno avrebbe potuto interromperli o disturbarli. In effetti Claudius, dopo aver compiuto la Vampirizzazione, aveva deciso di rendere Harry lunico occupante dellinfermeria ora ben sigillata proprio per far sì che nessun visitatore incauto giungesse di fronte a quella soglia pattugliata, grossomodo a tutte le ore del giorno, da almeno due o tre Vampiri dallaspetto ben poco rassicurante.
Il problema, fin da subito, era stato sperare che la conversazione con Hermione fosse stata intima e priva di interferenze; infatti Malfoy, che li aveva abilmente intercettati tra un corridoio e un altro, si era categoricamente rifiutato di liberarli dalla sua presenza, sostenendo che, dal momento che la Granger era affar suo, fosse coinvolto in quellargomento - in quel momento sconosciuto - almeno quanto lei. Tra le mille proteste della ragazza e le risposte secche e scocciate di lui, che naturalmente non avrebbero mai portato da nessuna parte, Claudius aveva pazientemente acconsentito alla presenza di Malfoy nella vicenda.
E così, adesso, si ritrovava di fronte ai due Vampiri, seduto su una panca di pietra collegata alle arcate a sesto acuto. Il silenzio che gravava sulle loro teste sembrava compatto come la lastra ghiacciata che intrappolava le acque del Lago Nero e Claudius non aveva alcuna intenzione di spezzarlo per primo, continuando a fissare con aria innocente il tragico volto di Hermione.
Dapprima i tratti della ragazza si erano soltanto incupiti, con unombra di attonita incredulità impressa nei suoi occhi spalancati; adesso ogni suo muscolo facciale era marcato dallo sdegno e dalla collera, la bocca quasi spalancata che soffocava vistosamente le imprecazioni che in quel momento avrebbe evidentemente voluto pronunciare.
Draco, che continuava a sedere vicino a lei e aveva ascoltato tutto con una sorpresa molto ben mascherata sul suo volto indifferente, aveva lanciato unocchiata allespressione di Hermione e poi langolo delle sue labbra sottili si era inclinato verso lalto, come se stesse trattenendo una risata. Lei però non lo notò; gli occhi pericolosamente lucidi e le mani tremanti, dava limpressione di non saper bene come comportarsi in un momento del genere. Passarono molti istanti di silenzio; soltanto dopo di essi, la sua voce tremante perforò il petto di Claudius come una appuntita pallottola dargento.
« Come come hai osato? »
Sembrava respirare affannosamente, tanto era scossa, ma nel suo tono accusatorio cera qualcosa di più del risentimento; era quel qualcosa che fece indugiare Claudius sulle parole che lui stesso aveva appena pronunciato, costringendosi a ripeterle con convinzione sempre più scarsa.
« Te lho già spiegato. Non avevo altra scelta ».
« Certo che ce lavevi! - Hermione scattò in piedi, le mani serrate in due pugni duri - Avresti potuto rifiutare, risparmiargli una simile sofferenza! »
I lineamenti di Claudius si indurirono di nuovo, e Draco smise immediatamente di recitare la parte dellestraneo alla situazione; adesso sembrava perfino risentito.
« Non ti sembra di stare esagerando, Granger? »
Hermione si voltò in una frazione di pochi istanti, scoccandogli unocchiata truce. « E a te non sembra di essere proprio lultima persona al mondo che dovrebbe intervenire in questo discorso, Malfoy? »
« Non potevo rifiutare. - intervenne Claudius, ignorando il battibecco - Mi ha spiegato con esattezza cosa significasse per lui questa Vampirizzazione; ha detto chiaramente che se io non avessi accettato, non si sarebbe fatto problemi a rivolgere la stessa proposta altrove. Era deciso a muovere questo passo, Draycia, io sono stato soltanto il mezzo con cui lha fatto. E se non te ne ha parlato prima - continuò, mentre Hermione apriva bocca per ribattere - è proprio perché lultima cosa di cui aveva bisogno era di qualcuno che non lo comprendesse ».
Per Hermione fu come ricevere una stoccata, e questo lo intuì perfino Malfoy, che in quanto a tatto lasciava decisamente a desiderare; si alzò istintivamente, ma Hermione si era già liberata dalla sua stretta prima che lui avesse avuto il tempo di afferrarla.
« Ti ho detto di non intrometterti! - sbottò a Malfoy, tornando poi a rivolgersi a Claudius - E tu non puoi permetterti di fare simili insinuazioni, io e Harry siamo amici da anni! »
« Sì, ma non così tanto ultimamente. - lo sguardo di Claudius, apparentemente pacato e educato, sfiorava volutamente la sagoma di Draco - O almeno, non da quando sei stata leggermente distratta ».
Gli occhi di Hermione luccicavano così pericolosamente che le sarebbe bastato un semplice battito di ciglia, affinché perdesse la sua dignità e il suo orgoglio. Fu per questo, forse, che non respinse Draco quando le dita eleganti di lui le cinsero con attenzione lavambraccio, anche se inizialmente non si lasciò trasportare, lo sguardo ancora fisso in quello di Claudius.
Sembrava voler ribattere, ma era come se qualcosa glielo stesse impedendo.
O qualcuno.
Lo sguardo di Hermione sfiorò appena il profilo di Draco, le sue labbra sottili erano socchiuse e gli occhi grigi assottigliati. Una piccola lacrima le scese dallangolo dellocchio ed Hermione si affrettò ad asciugarla con il dorso della mano senza farsi vedere, mentre Draco si faceva un po più avanti come per impedirne a Claudius la visuale.
« Ce ne andiamo » esordì con voce fredda, senza rispondere al cenno che laltro gli rivolse; Hermione si trattenne dal replicare, lespressione ancora addolorata, e avvertendo la mano di Draco sul suo polso, prese a camminare nel corridoio silenzioso accanto a lui.
Al di là della finestra, il sole cominciava a farsi spazio tra le nuvole grigiastre; gli ultimi residui di pioggia erano radunati nelle pozzanghere che attorniavano il perimetro del castello. Hermione seguì con lo sguardo il volo di alcuni Ippogrifi che con le loro grandi ali sfioravano le cime degli alberi della foresta, e che si dirigevano in massa in direzione della capanna di Hagrid. Soltanto quando lultimo di essi fu planato e scomparso dalla sua visuale, e loro ebbero svoltato langolo, Hermione decise di liberarsi dalla stretta di Draco con una debole scossa che però fu sufficiente a farsi lasciare.
« Perché mi hai portata via? » domandò, la voce pacata che se tradiva una nota di impazienza e di disappunto.
Draco scrollò le spalle, continuando a guardare dritto di fronte a sé. « Con Claudius è meglio ragionare a mente fredda. Potresti dire cose di cui forse ti pentiresti ».
« Bè, sono sicura che non avrei detto niente di cui mi sarei pentita. - ribatté Hermione, infervorandosi di nuovo, gli occhi che furono attraversati da un cupo luccichio. - E orribile ciò che ha fatto ad Harry. Non glielo perdonerò mai ».
Draco non rispose, anche se le lanciò unocchiata un po apprensiva.
« Non mi importa di quale possa essere stata la motivazione di Harry. - continuò lei con decisione, salendo le scale di pietra. - E nemmeno della pietà che Claudius possa aver provato per lui. Ciò che ha fatto è totalmente assurdo! Come è potuta saltargli in testa una cosa simile? Chi lo ha spinto a compiere una decisione come questa? »
« Sono domande retoriche, oppure vuoi davvero che ti risponda? »
« Non importa che tu lo faccia, so già cosa diresti. - Hermione lo guardò in tralice, e Draco piegò appena langolo della bocca verso lalto. - Ma non posso credere che stavolta centri davvero Silente ».
« Oh, bé. - Draco ghignò al suo indirizzo, le braccia incrociate sul petto foderato dalla camicia scolastica. - Penso che tu abbia già capito come la penso ».
Lei non rispose, il lieve rumore dei loro passi che li accompagnò fino alla soglia del dormitorio dei Grifondoro. La Signora Grassa riemerse da un bicchierone di vino rosso rivolgendo loro un sorriso vacuo, e la sua amica, Violet, rovesciò una grande bottiglia sul primo piano dellopera scoppiando in una risata sguaiata.
« Ignominia » dichiarò Hermione, con un diavolo per capello a quella vista scoraggiante.
« Oh, sì, sì sarà quella! » ridacchiò Violet, mentre la Signora Grassa ricadeva allindietro dalla sua poltroncina e finiva a gambe allaria dietro il tavolino ingombro di bottigline equivoche. La porta si aprì lentamente, ma Draco seguiva ancora la scena con sguardo divertito.
« Direi che siete in buone mani, Granger » commentò ironico, ma Hermione aveva già varcato la soglia e adesso lo guardava dallinterno della sala comune.
« Non entri? »
Il loro sguardo si incontrò per un istante, ma la Grifondoro non attese risposta e prese ad avviarsi su per le scale. Draco inarcò un sopracciglio, studiando con cautela il covo nemico e lasciando che il ritratto della Signora Grassa si chiudesse dietro di lui.
La sala comune era vuota; evidentemente i Grifondoro, come tutti gli altri studenti, erano in Sala Grande a parlare della morte di Silente. Malfoy seguì Hermione fino al dormitorio ed entrò nella sua stanza, vedendo la porta aperta dalla quale fuoriusciva un tenue fascio di luce. La ragazza era seduta sulla sponda del letto, lo sguardo fisso sulle sue gambe e lespressione assorta.
« Che razza di migliore amica sono? »
Draco chiuse la porta con uno scatto, scegliendo di non rispondere.
« Avrei dovuto capirlo, che stava macchinando qualcosa. In questi giorni era strano, come se fosse su un altro mondo ».
« Lo Sfregiato uno come noi - disse Draco, sedendosi accanto a lei e lasciandosi stendere sulla coperta. - Adesso sì che cè da stare depressi ».
Hermione lo guardò trucemente.
« Qualcosa mi dice che tu non abbia compreso la gravità della situazione ».
« Certo che lho fatto. - rispose Draco con convinzione. - Solo che ho deciso di cambiare prospettiva ».
Hermione sbuffò, poi si portò le mani sul viso. Aveva la netta sensazione che il mondo le fosse caduto addosso, e di certo Malfoy non migliorava la situazione.
« Bè, guarda il lato positivo. - esordì Draco allimprovviso, il volto rivolto al soffitto - Adesso non ti dannerai più la vita per quella pozione ».
« E questo sarebbe un lato positivo? - ribatté lei con acredine - Tu non capisci e nemmeno Harry, lui non ha idea di tutto ciò che ha perso, di quello che avrebbe potuto fare, di»
« No, non lo saprà mai. - intervenne Malfoy, interrompendola con tono pacato - A meno che non guardi nella Fonte del Destino Riscritto ».
Sollevò la nuca per poterla osservare, e scorse il profilo di Hermione che aveva tutta laria di sentirsi a disagio. Bastò quella vista per poter capire.
« Vorresti guardare, vero? »
Hermione si volse di scatto. I suoi lineamenti delicati si erano induriti percettibilmente.
« Non credo a queste cose ».
« Però sei curiosa. Ammettilo, Granger, non farti pregare. Non hai ancora capito che io sono lunico che riesca a leggerti come un libro aperto? »
La Grifondoro si alzò, mordicchiandosi il labbro inferiore come ogni qual volta era nervosa. Draco sogghignò, alzandosi a sedere e osservando la sua schiena con i suoi occhi calcolatori.
« Conosci la strada. Potresti andarci quando vuoi ».
« Proprio per questo, se davvero fossi curiosa, lavrei già fatto » ribatté lei piccata, voltandosi quando avvertì la pressione che le dita di Draco esercitavano sul suo braccio. Incontrò i suoi occhi pallidi e, improvvisamente, desiderò che lui non le facesse quelleffetto così ammaliante.
Desiderò di non essere più sua prigioniera.
« Non cè bisogno che tu mi convinca del contrario. - il sorriso di Draco era scaltro, e si estendeva al suo sguardo attento. - Ci pensi spesso, e me ne accorgo ».
La sorpresa svanì dal volto di Hermione così come era venuta, le sue dita che si irrigidirono tra quelle di Draco. « E se e se vedessi delle cose che non dovrei vedere? - abbassò lo sguardo per un istante, tornando poi ad incontrare quello di Draco. - Cose che mi facessero desiderare di nuovo la mia vita precedente? »
La stretta delle dita di Draco si intensificò, dopodiché Hermione se lo ritrovò in piedi di fronte a lei. Il volto di lui, così liscio e così tormentato, non recava più alcuna traccia di divertimento.
« La verità, Granger - sussurrò, talmente piano che perfino lei fece fatica ad udirlo - è che non voglio che tu lo faccia ».
Rabbia.
Hermione sciolse la loro presa, ma Draco, a differenza delle sue aspettative, non cercò un nuovo contatto.
« Non vuoi che guardi dentro alla Fonte? » domandò, la voce che aveva tremato.
Draco non rispose immediatamente; sembrò che quelle parole uscissero fuori suo malgrado. « Non ti sto imponendo niente, Granger. Vorrei soltanto che non lo facessi ».
Paura.
Hermione era accigliata, le sue mani strette a pugno sembravano dure come marmo.
« Perché? »
« Non cè un perché ».
Giunsero delle voci dal basso. A quanto pare, i Grifondoro stavano rientrando nella sala comune.
« E questa lunica risposta di cui mi degni? »
Draco mosse un passo avanti, annullando a breve la distanza che li separava. Adesso poteva osservare il viso della ragazza con più tranquillità, sentire la furia di Hermione sulla sua pelle.
Bruciava.
« Malfoy, ti ho chiesto »
« Granger. - Draco enfatizzò il cognome con uno strano, decisivo tono di voce - Penso sia normale che io non voglia rischiare di nuovo ».
Terrore.
Gli occhi di Hermione percorsero il suo viso con lentezza, quelle labbra rosse come rose socchiuse dalla confusione.
« Rischiare di nuovo cosa? »
Di sbagliare tutto.
Di ferirti e ferire anche me.
E fu in quel preciso momento, che Draco assecondò limpulso che aveva tormentato il suo animo da quando aveva messo piede in quella stanza. Il luogo in cui erano soli, lintimità che aveva tanto desiderato e ambito, gli si offrivano su un piatto dargento che non attendeva altro di essere sfiorato e toccato, venerato, amato.
E lei, di fronte a sé, i suoi occhi che scintillavano di confusione e di afflizione, le sue labbra socchiuse che lo invitavano dentro di lei, era di quanto più bello e desiderabile avesse mai occasione di presentarsi davanti al suo sguardo freddo. Fu un bacio agrodolce, la tentazione di trovare un contatto che si frapponeva alle parole appena pronunciate, lunica scogliera che avrebbero avuto difficoltà a superare. Le dita di lei, esitanti e tremanti, si posarono sulla sua guancia e fra i suoi capelli biondi, il corpo esile che si inarcava contro quello di Draco, che senza osare separarsi da lei, la sospinse dolcemente sul letto senza che Hermione quasi se ne accorgesse.
Le sue dita erano così fredde che Draco ne avvertì il loro gelo più che mai. Lei, che una volta era stata così calda, e che lui aveva reso esattamente come sé stesso.
La Mezzosangue, il suo unico appiglio per la vita.
Penetrò le sue labbra con delicatezza eppure con decisione, giocando con la sua lingua e sentendo le lunghe ciglia della ragazza che gli sfioravano la guancia, interrompendosi talvolta per approfondire il contatto dei loro corpi abbracciati e affondare lo sguardo nel suo, che recava tracce di una dolcezza quasi intollerabile.
Una dolcezza sconosciuta. Nessuno lo aveva mai guardato in quel modo, e adesso era lei che lo faceva.
E lui? Lui era così sicuro di esserne immune?
Un ghigno gli piegò per un breve attimo le labbra, prima che rispondesse al bacio della Grifondoro che si era accoccolata sotto di lui e lo teneva stretto, così stretto che Draco, ormai, sentiva il suo autocontrollo venire meno. A cavalcioni su di lei, percepiva le gambe di Hermione che si avvolgevano alle sue e le braccia di lei che lo spingevano sempre più verso di sé.
Sorrise di nuovo, la bocca su quella di lei, così velenosa alloccorrenza, tanto passionale quando abbassava le sue impenetrabili difese. Hermione notò il movimento e inclinò la testa, separando le loro labbra e osservandolo con unespressione così familiare che Draco, per la prima volta, non fu lesto a modificare maschera.
Era come se lo stesse leggendo. Ed era una cosa che lo infastidiva e lo sorprendeva al tempo stesso. Una cosa a cui non era preparato.
Ma daltro canto, non era lei quella che combatteva, da sempre, tutte le sue regole?
« Perché sorridevi? »
Non era a lei, che faticava a nascondere tutti suoi segreti?
La Mezzosangue, che minacciava di infrangere la cupola di vetro in cui si era segregato per così tanti anni?
Gli sembrò di udire alcune crepe, in lontananza, provenienti da qualche angolo remoto della sua mente.
Era il ghiaccio del suo cuore che si scioglieva? Era la cupola che si rompeva?
Era la sua maschera che si infrangeva?
« Non lo capisco nemmeno io ».
Dolore.
Dolore e tormento in quegli occhi in apparenza così freddi, nella sua anima assetata di emozioni. Hermione esitò, le sue dita ancora ferme sulle spalle di Draco, lo sguardo che vagava ancora sul volto di lui in cerca di una risposta.
Bisogno di certezze.
« Ti »
Il sussurro di Hermione uscì fioco dalle sue labbra, che si morse con nervosismo. Per qualche motivo non lo stava più guardando, ma ben presto sollevò di nuovo gli occhi nei suoi, facendosi coraggio nel parlare. Draco si era improvvisamente irrigidito, quelle piccole braccia che lo imprigionavano e che gli impedivano di potersene liberare.
Che gli impedivano di udire qualcosa che non era sicuramente pronto ad affrontare.
Lui non poteva.
E lei non doveva sconvolgerlo così, maledizione.
« Granger »
« Ti voglio. - sussurrò precipitosamente, gli occhi che si erano fatti di nuovo così, terribilmente, grandi e lucidi. - Solo per me e per nessunaltra ».
Rimase a guardarlo, incosciente della tempesta che si agitava dentro di lui e che gli scuoteva lanimo.
Incosciente della ferita che aveva appena aperto sul suo cuore riscaldato da un tiepido sole.
Solo per me e per nessunaltra.
Solo con lei. Solo per lei.
Draco non riusciva a staccare gli occhi da lei. Lì, chino su Hermione, gli sembrava di esser finito in uno spazio senza tempo, in cui perfino le voci e gli schiamazzi dei Grifondoro erano svaniti.
Era solo lì con lei. Lei che voleva una risposta, che la pretendeva.
Una ragazza diversa dalle altre.
Hermione.
Le prese la mano, con una dolcezza così estranea che la ragazza osservò il gesto con un misto di angoscia e di sorpresa prima che lui la posasse sul proprio petto, proprio sopra al suo cuore. Hermione corrugò la fronte, spiazzata da quel gesto, ma lespressione di Draco era totalmente indecifrabile.
Niente, apparentemente, sembrava lasciar trapelare lemozione che lo stava invadendo più forte che mai.
Niente.
« Senti? - sussurrò, a voce bassa. - Qui cè quello che vuoi. Non batte da quando ho ricordo. Se riuscirai a dargli vita, sarà tuo. Io sarò tuo ».
Fu come se un lampo avesse illuminato lintera stanza, seguito dal potente ruggito di un tuono che aveva sovrastato, in qualche modo, quella rivelazione. Hermione sbatté le palpebre più volte, gli occhi che si chiusero istintivamente al contatto del lieve bacio che Draco posò sulla sua guancia. Quando sentì il dolce peso del suo corpo venire meno, si accorse che quello era stato un saluto.
Non un saluto doloroso, no.
Era stato qualcosa di inevitabile che Hermione accolse con una rassegnazione che non recava in sé nulla di triste.
Quando aprì gli occhi trovò con sollievo la stanza vuota come si era aspettata, il cuore che martellava furiosamente dentro al suo petto. Avvertiva dentro di sé un qualcosa di simile alleuforia, accompagnata però da un sentimento amaro che aveva qualcosa di familiare.
Si volse in direzione della finestra, oltre la quale brillava un sole quasi accecante, domandandosi se quelle che aveva appena udito non fossero le parole che aspettava ormai da molti mesi.
E chiedendosi se effettivamente, nel petto di Draco, ci fosse davvero qualcosa in grado di battere.
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