Capitolo 70
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« E' davvero terribile ».
Il singhiozzo della professoressa McGranitt risultò acuto nell'ampia stanza dalle mura di pietra. Avevano scelto un'aula del settimo piano, in disuso da molti anni, affinché gli studenti potessero comunque continuare ad usufruire dell'infermeria nonostante gli avvenimenti di quel giorno. Proprio sulla parete che lasciava spazio a una grande finestra, al di là della quale lo scroscio della pioggia continuava incessantemente la sua melodia, vi era un letto solitario che ospitava la persona di quel che era stato probabilmente il più amato Preside di Hogwarts. Coperta da uno spesso velo bianco, quella sagoma veniva più volte sfiorata dallo sguardo dei presenti che, per qualche motivo, non riuscivano a soffermarcisi troppo a lungo.
La professoressa McGranitt si soffiò di nuovo il naso nel suo fazzoletto; la professoressa Sprite le stava accanto, eppure sembrava comprendere che in quel caso le consolazioni non avrebbero potuto essere di grande aiuto, pertanto si limitava a far vagare i suoi occhi lucidi per la stanza, immersa nei suoi pensieri. Severus Piton, invece, continuava a fissare le due donne avvertendo la pressione formicolante che il libro gli provocava, nascosto sotto il mantello affinché nessun altro lo notasse, e sperando intensamente che se ne fossero andate al più presto.
Dopo l'iniziale sconcerto provato nell'apprendere della morte di Silente, era riuscito a ricomporsi facendosi forza con il pensiero del messaggio che aveva trovato sulla scrivania al suo risveglio. Di conseguenza la sua massima priorità, al momento, era avvicinarsi a Silente per poter mettere in pratica ciò che quella pagina segnata gli suggeriva, ma quello non era affatto il momento più adatto per agire.
« Lo so. - la professoressa Sprite si voltò verso la finestra, il volto massiccio cosparso di timore. - Cosa ne sarà della scuola, e degli studenti? »
Severus si schiarì la voce. Attese che entrambe lo guardassero prima di sussurrare, a voce così bassa che veniva quasi soffocata dal rumore di pioggia che proveniva dall'esterno « So che forse sto per chiedervi molto, ma... desidero stare da solo con lui per un po' ».
La McGranitt gettò un altro sguardo al letto, poi si rivolse a Severus, scuotendo la testa. « No, nessun disturbo. E'... perfettamente comprensibile ».
La professoressa Sprite annuì in risposta, e affiancata dalla McGranitt, uscì posando per un attimo la mano sull'avambraccio di Severus. Lui rimase immobile al tocco, poi le udì raggiungere la soglia e chiudere la porta. Dopo aver atteso che i loro passi in lontananza si fossero spenti, sigillò la porta con un incantesimo.
Severus Piton si voltò lentamente in direzione del corpo di Silente. Sembrava una follia, ciò che stava per fare, eppure... tutto, in un modo o nell'altro, con il passare dei minuti sembrava acquistare senso.
Si avvicinò a passi misurati, estraendo il libro dal mantello con dentro il biglietto di Silente, la copertina nera così calda a confronto con le sue dita gelide. Trovò la pagina che gli era stata indicata e raggiunse il punto in cui poco prima si era interrotto.
Come già detto in precedenza, l'acqua santa è utile solo in minima parte nell'arrecare danni a un Vampiro; essa è infatti in grado di indebolirlo per alcuni istanti, impedendogli di costruire una difesa soddisfacente, ma è possibile ottenere lo stesso effetto con decine di altre armi da principiante. Ciò che molte persone non sanno, è che l'uso dell'acqua santa non si limita solo a questo; era infatti noto, nell'antichità, che se ingerita in piccola parte poco prima di subire il morso di un Vampiro, gli effetti sarebbero stati sorprendenti a seconda dell'intenzione della creatura generante. Nel caso in cui il Vampiro decidesse di uccidere la sua vittima, privandola di tutto il sangue di cui dispone, l'effetto protettivo dell'acqua santa avrebbe permesso all'anima di sopravvivere e di essere in grado di abbandonare il corpo per rifugiarsi in quello di un altro essere vivente. In questo caso, l'anima ormai priva di corpo avrebbe "inglobato" l'anima del corpo ospitante rendendola inanimata soltanto per il periodo di tempo necessario alla sopravvivenza; è infatti risaputo che un'anima non possa sopravvivere a lungo senza un corpo che la ospiti.
La sottile linea delle labbra si socchiuse. Severus lesse quelle parole per molte altre volte, le dita che premevano forte sul bordo del volume e le pagine ingiallite e malandate che sembravano volergli trasmettere la verità di cui aveva bisogno. Frasi che comprendeva ma di cui non coglieva il senso, la confusione che gravava intorno a lui rendendolo sordo e cieco a qualunque altra cosa che non fossero quel libro e quel letto solitario.
E poi, improvvisamente, l'illuminazione. Il mondo parve cominciare a girare, sospeso su un filo così sottile da sembrare invisibile, quando la sua mano scattò in direzione della tasca del mantello color carbone. Le sue dita si strinsero attorno al piccolo pezzo di pergamena e lo portò di nuovo alla luce, la fronte aggrottata e gli occhi densi di sorpresa e incredulità.
Silente era stato ucciso, pensò. Era stato trovato in quel bagno poco dopo aver abbandonato il suo ufficio. Poco dopo aver addormentato Severus.
Lo ha fatto perché sapeva cosa stava per accadere. La voce della sua coscienza risuonava sicura e affabile nella sua mente che lavorava spedita, come se fosse qualcun altro e non lui stesso a suggerirgli la posizione delle cose. Sapeva che un Vampiro lo avrebbe attaccato e lui... e Silente di conseguenza aveva programmato tutto.
Ecco perché Albus lo aveva addormentato; era così semplice che Severus, per un momento, si diede perfino dello sciocco. Naturalmente non desiderava la sua interferenza; aveva avuto bisogno di dare certe informazioni, ma nello stesso tempo non voleva essere ostacolato, ed era prevedibile il fatto che Severus, se avesse saputo come stavano realmente le cose, avrebbe cercato di fermarlo.
Si era così allontanato dal suo ufficio, entrando in un bagno in cui entro pochi minuti - del resto, Albus lo sapeva già - sarebbe stato attaccato da un Vampiro. Un bagno del primo piano... uno dei più accessibili e facili da trovare, in modo che tutti quanti venissero a conoscenza della sua morte il prima possibile, compreso lui, Severus, che avrebbe dovuto apprendere la verità prima degli altri; ovvero, che Albus Silente era ancora vivo.
E quel Vampiro, chi era? E perché Silente si era aspettato un attacco da parte sua?
Severus, il cuore che batteva rapido e il respiro che si era fatto profondo, tese davanti a sé il biglietto scritto da Silente.
Facile come bere un bicchier d'acqua.
Il cuore di Severus sprofondò un'altra volta.
Silente, durante la loro ultima conversazione, aveva bevuto acqua da un bicchiere di vetro; lo stesso bicchiere che in quel momento sostava ancora in quell'ufficio, sulla scrivania ingombra. Solo adesso, però, Severus comprendeva che quel bicchiere non aveva ospitato semplice acqua; si era trattata di acqua santa, che come diceva il libro, aveva protetto la sua anima dalla distruzione che il morso letale del Vampiro le avrebbe provocato. Silente aveva fatto sì che la sua anima si salvasse, in modo da...
Severus ripiegò il biglietto, lo sguardo assorto fisso sul letto di fronte a sé.
In modo da poter tornare a vivere.
Ma allora, perché fare tutto questo? Perché fare in modo che tutta la comunità magica lo credesse morto, offrendo la verità solo a Severus?
Dovrai fare in modo che Voldemort riceva le informazioni giuste.
Severus si accigliò, la voce di Silente che risuonò per un attimo nella sua testa. Le informazioni giuste... come avrebbe reagito Voldemort, nell'apprendere che Silente era ancora vivo, da qualche parte?
Un Silente falsamente morto, poteva forse essere più minaccioso di quanto lo fosse mai stato in vita?
Le sue labbra si piegarono brevemente verso l'alto, la cupa soddisfazione nell'aver finalmente compreso il reale piano di Silente che si insinuava dentro di lui.
Sì, pensò Severus, il libro chiuso ormai abbandonato lungo il fianco. Adesso sapeva cosa doveva fare.
***
Hermione si ritrovò di fronte all'infermeria chiedendosi come avesse fatto a raggiungerla così velocemente. Frammenti di conversazione e immagini turbolente avevano infestato i suoi pensieri durante le scalinate di pietra del castello e i corridoi fiocamente illuminati, Draco e le sue parole che risaltavano nella sua mente come la pioggia che spiccava nel panorama invernale.
Il suo atteggiamento era stato assurdo, aveva continuato a ripetersi Hermione mentre le gambe procedevano spedite in direzione dell'infermeria, e le cose che lui aveva insinuato erano tutt'altro che vere. O almeno, pensava che lo fossero.
Probabilmente aveva mancato di tatto nel dirglielo, o forse era stata troppo precipitosa, ma in entrambi i casi, non avrebbe potuto evitare di comportarsi diversamente. La situazione era tutt'altro che stabile, eppure a Draco non sembrava importare; lui difendeva l'orgoglio di famiglia, e al diavolo il fatto che potesse essere stato il suo stesso padre a scatenare tutto quel trambusto.
Al diavolo tutto ciò che non coinvolgeva Draco direttamente.
Lui era sempre stato così; era solito accantonare le questioni che considerava di poco conto, ovvero quelle che non potevano essere sfruttate per un secondo fine, mentre avrebbe sacrificato qualunque cosa pur di vederci chiaro in una situazione in cui poteva, almeno in minima parte, rischiare di venire coinvolto. E questa... no, questa non lo riguardava affatto.
Le sopracciglia di Hermione si aggrottarono, la mano ancora poggiata sul pomello ramato della porta. Qualcuno avrebbe potuto definire Draco semplicemente come un egocentrico, eppure lei sapeva che quel ragazzo era qualcosa di più. C'era qualcosa di strano nei suoi occhi, e nei suoi comportamenti, qualcosa di indefinibile che nemmeno Hermione era riuscita ad afferrare. Era quel qualcosa che aveva saputo scatenare in lui la reazione di poco prima, che lo aveva scosso non appena i sospetti di Hermione erano saltati fuori; forse era stato il rendersi conto di non avere tutto sotto controllo, che lei, quella che amava definire "sua", rimaneva comunque indipendente alle sue volontà.
Draco Malfoy finalmente sembrava averlo capito, e la stessa cosa valeva per lei, che sembrava rendersene conto soltanto adesso. Hermione Granger avrebbe sacrificato tutto quanto pur di svelare la verità.
Tutto quanto, perfino lui.
Le dita di Hermione si irrigidirono, la mascella serrata.
Le sue parole non erano affatto state assurde. Draco le aveva letto dentro come nessuno prima d'ora era stato in grado di fare, e nello stesso tempo, era come se avesse scoperto tutto ciò che era degno di essere nascosto nell'animo della ragazza. Aveva capito che la stessa Hermione si sarebbe sempre posta in cima alle sue priorità, e che lui, Draco, sarebbe venuto dopo di lei senza possibilità di scelta.
Hermione stessa glielo aveva fatto capire, indirettamente; non lo aveva programmato, eppure questa consapevolezza sembrava porre un limite alla loro relazione, creava confini oltre i quali Draco aveva già provato a spingersi numerose volte. E adesso, per la prima volta, probabilmente lui aveva capito come stavano le cose.
Hermione, nel suo profondo, si chiese come lui avrebbe reagito adesso che tutto era stato messo in chiaro. Se lo chiese quando ruotò il pomello con lentezza, e quando si ritrovò nell'infermeria ben illuminata con Madama Chips che, imponente come sempre, gesticolava in direzione del letto addossato alla parete. E, contemporaneamente, si chiese anche se qualcosa tra di loro, prima o poi, sarebbe finalmente andato per il verso giusto.
« Vi ho già detto che fareste bene a rimanere qui fino a stasera! » stava dicendo Madama Chips, e mentre si voltava per vedere chi fosse appena entrato, Hermione si sollevò nell'incontrare lo sguardo delle due ragazzine della sera prima; Sarah e Kate erano entrambe sedute sulla sponda del letto, con l'aria contrariata e una serie di bicchieri vuoti che giacevano sul mobiletto accanto a loro. Hermione si chiese intimamente cosa Madama Chips le avesse costrette a ingurgitare, durante la notte.
« Io... vorrei scambiare qualche parola con loro » disse, in un tono deciso che fece capire all'infermiera che la sua presenza era tutt'altro che necessaria. Le due ragazzine parvero sollevate, mentre osservavano Madama Chips allontanarsi con aria guardinga.
Hermione si avvicinò con un sorriso rassicurante stampato sul volto. Sapeva che l'argomento che stava per toccare era delicato, e non aveva intenzione di turbare le due Tassorosso più del dovuto.
« Ehm... ciao - cominciò, fermandosi davanti a loro - non so se vi ricordate, ero... »
« Sei Hermione Granger. - squittì una di loro, Sarah, lo sguardo puntato su Hermione estremamente curioso - Abbiamo letto di te sui giornali ».
Sarah e Kate si scambiarono un'occhiata. Non sembravano spaventate, considerò Hermione lievemente rincuorata, mentre si sforzava di continuare a sorridere facendo attenzione a non sfoggiare i suoi canini appuntiti.
« E comunque, ieri sera eri tra la folla del primo piano » aggiunse l'altra, scrutando Hermione da capo a piedi; era quella che la Grifondoro aveva visto piangere, che molto probabilmente si era accorta di Silente per prima.
« Esatto... a proposito di ieri - cominciò Hermione, facendosi forza - se per voi non è un problema, avrei qualche domanda da farvi ».
Le due si guardarono di nuovo. Sarah incrociò le piccole braccia, il naso puntato in alto con fare circospetto.
« E cosa vorresti sapere? » domandò con voce squillante, mentre Kate non sembrava tranquilla; i suoi occhi neri si erano già fatti molto lucidi al solo udire l'argomento di conversazione.
Hermione si accovacciò istintivamente; non si sentiva nella posizione di poterla consolare, quindi si limitò a rivolgerle uno sguardo incoraggiante mentre sceglieva con cura le parole da usare.
« Bè, ecco... ieri sera hai detto una frase un po' strana. - si rivolse direttamente all'altra, che si era fatta improvvisamente accigliata - Hai detto che, insomma... Silente poteva essere ancora vivo ».
« Ho soltanto detto che all'inizio non sembrava morto, perché... perché c'erano ancora dei rumori. - ribatté Sarah, anche se il suo tono sicuro cominciava a vacillare - Era come se fosse soltanto in fin di vita, ma non... non del tutto... »
« Capisco. - disse Hermione pazientemente - Allora, quando avete dato l'allarme non avete annunciato la sua morte? »
« L'abbiamo fatto, ma solo perché è entrato quel Prefetto a controllare, dopo di noi. Quando è uscito ha detto che Silente era morto, anche se a noi sembrava soltanto ferito ».
Hermione sbatté le palpebre, l'espressione assorta. Era come aveva immaginato; Silente non era morto sul colpo, ma ciò era avvenuto lentamente, ad opera del morso di un Vampiro. L'unica cosa fuori posto sembrava il sangue trovato sul pavimento; se era vero che un Vampiro se ne nutriva totalmente, perché stavolta non sembrava essere andato fino in fondo?
Come mai, si chiese Hermione, Lucius Malfoy non era riuscito a portare a termine il suo compito?
« Ma perché ce lo stai chiedendo? - continuò Sarah risvegliandola dai suoi pensieri, la voce sospettosa - Ormai non importa più cosa è stato, no? »
Entrambe la fissarono con occhi attenti, ma Hermione non fece altro che sorridere di nuovo, mentre si alzava. Appiattì le pieghe della gonna, sottraendosi per un attimo al loro esame.
« Invece, in certi casi può essere importante ».
« Te ne vai di già? - la ragazzina assunse improvvisamente un'aria frustrata - Madama Chips riprenderà a riempirci di quella robaccia energetica ».
« Sì, purtroppo devo scappare. Grazie per il vostro aiuto, mi è stato davvero prezioso » salutò Hermione con un sorriso, avviandosi verso l'uscita, ma si fermò di botto.
« Aspetta! Mi vergognavo a chiedertelo, ma adesso che... insomma... esci davvero con Draco Malfoy? »
Madama Chips sbucò all'improvviso dall'ufficio accanto, trasportando un minaccioso vassoio di bevande dall'aria disgustosa che fecero tremare la vista delle due ragazzine. Hermione ne approfittò, salutando frettolosamente con la mano e sgusciando fuori dalla stanza mentre l'infermiera cominciava ad inveire, senza una ragione precisa, contro i temporali e i raffreddori.
E fu prendendo di nuovo a camminare, le mani fredde chiuse a pugno, che Hermione capì che gli era rimasta soltanto una cosa da fare. Testardamente, l'ostinazione che scalpitava dentro di lei, prese a correre per i corridoi deserti lasciandosi guidare dal suo istinto e dall'odore che nello stesso tempo l'attirava e le sfuggiva; era la fragranza che cercava, che un po' si amalgamava e un po' si distingueva dalle altre, persone riunite tutte assieme nell'unico punto che divenne la sua destinazione. Svoltò gli angoli immersi dal chiarore del cielo piovoso, le suole delle sue scarpe che producevano uno scricchiolio flebile e i riccioli castani che ondeggiavano al ritmo del mantello nero, finché non giunse al piano che cercava.
Si fermò, prendendo a camminare, osservando le porte con gli occhi ridotti a una fessura. Non sapeva quale fosse, eppure qualcosa la stava guidando verso quella giusta. Si lasciò trasportare dalle sue sensazioni giungendo di fronte a una porta che era identica a tutte le altre, ma alla sua vista, Hermione dentro di sé percepì qualcosa di diverso.
D'istinto si immobilizzò, la mano sotto la veste che stringeva la bacchetta. Non sapeva cosa gliene desse la certezza, ma era pressoché certa che lì dentro ci fosse qualcuno. Decise di estrarla, e nello stesso tempo tentò di ruotare la maniglia. La porta era chiusa a chiave.
Nervosamente, non più del tutto tranquilla, Hermione Desigillò la porta con un incantesimo ed entrò con la bacchetta puntata in avanti; proprio in quell'istante, i suoi occhi si allargarono e le sue labbra si socchiusero.
Il professor Piton era in piedi al centro della stanza, l'espressione turbata alla vista dell'intrusa. Teneva in mano un grosso volume che si affrettò a nascondere, ma nello stesso tempo sfoderò la bacchetta. Per un momento, un truce momento Hermione pensò che volesse punirla, ma si tranquillizzò nell'udire la porta dietro di sé che sbatteva. Piton sembrava livido.
« Cosa ci fai qui? » ringhiò, ed Hermione improvvisamente si sentì minuscola di fronte al suo sguardo traboccante di collera.
Il suo sguardo colpevole sfuggì da quello di Piton per soffermarsi sull'unico letto presente nella piccola stanza, sormontato da una sagoma coperta da un lenzuolo bianco. Deglutì, senza sapere bene come spiegarsi, ma Piton studiò la sua espressione con attenzione.
« Sapevo che tu e Potter non avreste resistito dall'impicciarvi degli affari che non vi riguardano neanche lontanamente » sibilò, ed Hermione si sentì sprofondare.
« Harry non c'entra. E' colpa mia » squittì, ma Piton non parve sentirla. Strinse impercettibilmente la presa del libro nella sua mano, e approfittando del silenzio, Hermione si fece forza.
« E' stato Lucius Malfoy ».
Un tuono risaltò improvvisamente nello scroscio della pioggia. Piton continuò ad osservare la ragazza, il respiro divenuto irregolare, gli occhi che avevano perso un po' del loro fervore. Era strano, eppure Hermione sentiva di potersi fidare di lui; Harry non l'avrebbe mai perdonata se l'avesse saputo, ma per qualche strano motivo, parlare con qualcuno in quei casi era la cosa più sensata da fare. E Severus Piton, incredibilmente, sembrava aver capito. Non chiese spiegazioni, e non fece alcuna domanda in proposito. Semplicemente, formulò parole che lasciarono la ragazza letteralmente di stucco.
« Era ovvio che qualcuno, prima o poi, sarebbe giunto fino a qui. - affermò. - Forse lui aveva programmato anche questo ».
Il suo tono non era affatto comprensivo, o rassegnato, eppure Hermione non ne avvertì la minaccia.
« Ho sentito delle cose che mi hanno dato da pensare. - disse velocemente la Grifondoro, senza guardare il professore direttamente negli occhi - Ho... una teoria ».
« Non devi impressionarmi, signorina Granger. Arriva dritta al sodo » la esortò rudemente Piton, la voce annoiata anche se i suoi occhi erano vigili su di lei. Sembrava interessato da ciò che avrebbe potuto udire, ma non era certo incline a darle soddisfazione.
Hermione si morse il labbro, lo sguardo fisso sul pavimento.
« Silente non è morto. O almeno, non nel modo in cui ciò sarebbe dovuto accadere. C'è qualcosa di strano, in tutta la faccenda, ed io ero venuta qui... »
« ... per trovare qualche altro indizio. - completò Piton per lei, l'espressione intimidatoria che la valutava - Spiacente di deluderti, signorina Granger, ma non avresti ottenuto risultati rilevanti. Scommetto che il tuo passo successivo sarebbe stato quello di perquisire di nascosto il suo ufficio ».
Hermione assunse la consueta espressione di chi si trova colto in flagrante, il che fece arricciare perfidamente le labbra di Piton.
« Prevedibile, direi, anche se devo complimentarmi; non mi sarei mai aspettato che un semplice studente arrivasse a queste schiaccianti conclusioni a solo un giorno dall'accaduto. Devo però assicurarmi che ciò non accada di nuovo. Se scoprirò che hai fornito le tue informazioni a qualcun altro, verrai punita ».
« Ma professore... »
« Riguardo all'accaduto - continuò Piton, il volto severo - è necessario che tu sappia che è tutto sotto il mio controllo. Quindi ti consiglio di non indagare oltre e di aspettare, come del resto farò io ».
Hermione si rimangiò la replica, intimidita dallo sguardo freddo del professore, il risentimento che affiorava lentamente in lei. Dal suo sguardo, capiva perfettamente che Piton dava per scontato il fatto che Hermione gli avrebbe disobbedito.
La Grifondoro si limitò quindi ad uscire velocemente dalla stanza, voltandosi solo quando fu giunta alla fine del corridoio, e guardando l'esatto punto da cui era uscita scoprì che Piton aveva di nuovo chiuso la porta.
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