Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 68

La notte scura e cosparsa di stelle luminose era stata attraversata da una scia che odorava di rose di campagna.

Il profumo della pelle, invitante, inebriante, appagante che trasformava in paura anche la più assoluta delle certezze.

Il silenzio del castello era stato intatto come un diamante incastrato nell'oro, così fragile all'apparenza, cullato dai sospiri innocenti che la notte porta via con sé, scura, ma così terribilmente rassicurante.

Mani che si agitavano, che scivolavano sulla pelle di seta impregnandola del loro gelo. Dita che si intrecciavano ritmicamente, unghie che affondavano nella carne con possesso, desiderio che scaturiva dai fiocchi di neve candidi che guizzavano su oceani in tramonto. Pelle da toccare e da mordere, da stringere e da accarezzare, su cui posare le guance divenute rosee.

Soltanto loro due in quella stanza illuminata dalla luce della mezzaluna immacolata che ancora una volta li guardava.

Lenzuola morbide, quelle, stropicciate per accogliere due corpi che sembravano danzare. Tessuto come il mare, increspato dalle onde in piena tempesta, turbolenza che non trovava la quiete nemmeno quando l'incanto sembrava finire.

Un oceano su cui nevicava.

Corpi che si sostenevano, che si baciavano quasi con disperazione, la malinconia della perdita di quel contatto dolce e pericoloso al tempo stesso, le spire della notte che li avvolgeva senza accennare a liberarli dalla sua prigione.

Notte, la loro unica salvezza.

Notte che li proteggeva, che li custodiva e che faceva indissolubilmente parte di loro, tenebre che li celavano a tutto ciò che era nemico e che li rendeva nello stesso tempo estranei a tutto quanto restasse fuori da quella camera.

La fredda tana del serpente.

Baci che riscaldavano, labbra rosse e gonfie che risaltavano come rose rosse che si ergevano in un giardino completamente innevato.

Così puro da abbagliare.

Lingue che si sfioravano e poi si toccavano, che si ritraevano e infine tornavano, l'umido tocco che lambiva la pelle delicata come petali di fiori e che proseguiva verso il basso, scivolava sinuosamente sul collo latteo e sulle dita che andavano poi a posarsi sul viso dolcemente ridente. Danza, quella delle loro labbra, danza lenta e sensuale che diveniva irruente quando prendeva il posto delle parole che giacevano ancora incastrate in gola.

Bassi mormorii che si infrangevano sulle mura.

Ansiti, lievi sospiri che incorniciavano i baci e l'abbraccio dei loro corpi nudi, nivei come farfalle bianche che stregano i sensi e incantano lo sguardo.

Occhi roventi, bocche che ridono.

Sguardi che percorrono la pelle, che si soffermano sulle dita ancora saldamente strette tra di loro e sulle labbra, quelle labbra da baciare, da assaporare e da possedere prima che possano sfuggire come fili di vento che si perdono tra le montagne. Occhi che si incontrano, che si vedono e si guardano, occhi che comunicano ciò che la voce non può esprimere ma che celano al loro interno segreti intoccabili.

Freddi occhi d'argento colato che si imbattono in una corona dorata troppo in alto per loro, un oro così dolce da disarmare e desiderare al tempo stesso, occhi con cui ci si brucia e con cui si ha paura di fondersi.

Sguardi che si parlano e si sfiorano, intensi come il sole che bagna un lago ghiacciato.

Argento che si scioglie, sottomettendosi ai raggi che infrangono una maschera portata per tutta la vita. Pezzi di ghiaccio che galleggiano sulle acque tormentate, acqua baciata dai raggi e che brillano sotto la loro luce.

Riflessi dorati che accompagnano armoniosamente ogni loro onda.

Comete, quelle, pianeti luminosi che brillano su quella cornice di miele puro liberando una calda lacrima che rotola lentamente su un deserto abbagliante. Lacrima intrisa di felicità, la confortante consapevolezza di essere tra le braccia di quello che costituiva infine l'intero universo.

Un sorriso, le labbra che si piegano sprigionando l'intera bellezza di quel viso.

Lei, splendida come mai l'aveva vista.

Mani che affondavano nei capelli, che li accarezzavano e li arruffavano con dolcezza, fili sottili con cui giocare, con cui rilassarsi e con cui parlare.

Un biondo così chiaro come la luce dell'alba mattutina, immersi nel profondo bruno delle nocciole e delle foglie autunnali che si libravano nel vento freddo. Parole sussurrate, parole che dicevano tutto e niente, accompagnate dall'esigenza di un contatto più profondo che entrambi sentivano di voler pretendere.

La notte che trascorreva, loro due che talvolta rimanevano immobili appoggiati l'uno sull'altra, ad accarezzarsi e imprimere lievi baci sul corpo che desideravano così ardentemente da pretenderne tacitamente il possesso, la neve che là fuori scendeva burrascosa.

Loro, che spesso si guardavano senza dire niente e che si chiedevano con una punta di malinconia come sarebbero andate le cose da quel momento in avanti. Il Purosangue che aveva esercitato l'incantesimo sulla Mezzosangue che ancora si ribellava, che ancora non sentiva completamente sua. Lei, che lo sentiva affondare nel proprio corpo desiderando con tutto il cuore di poterlo abbracciare senza sentire quell'amarezza trasparire dai suoi baci, senza quei letali dubbi che affollavano la sua testa come un veleno a cui si è ormai soggiogati.

La consapevolezza, da parte di entrambi, che ormai quelle notti insieme erano diventate una dipendenza. Che ormai litigare non aveva neanche più effetto, tanto era il fascino e il desiderio che entrambi esercitavano sull'altro, la voglia di abbracciarsi, di baciarsi e di sfogarsi, sentendosi finalmente come a casa.

E poi, l'alba. L'alba che sorgeva con qualcosa di nuovo.

Con quel barlume di felicità che li avvolgeva ogni qual volta le cose tra di loro sembravano andare nel modo giusto, con la sensazione di sentirsi così maledettamente completi.

Era qualcosa che li spaventava, ma che avevano contemporaneamente voglia di scoprire. Era il desiderio di mettersi in gioco, di vedere come sarebbero andate le cose.

Il sole era sorto del tutto, e Hogwarts cominciava a svegliarsi. Draco si allontanò dal corpo di Hermione scoccandole un lieve bacio sullo stomaco, e poi sul ginocchio, sistemandosi contro i cuscini verde scuro. La ragazza lo guardò mentre riacciuffava il pacchetto di sigarette finito da qualche parte sotto le lenzuola, il viso illuminato da uno strano benessere che da molto tempo ambiva dal provare di nuovo.

« Sai che è bello, passare le nottate così? »

Draco sogghignò in risposta « Hn. E tu sai che, se davvero lo volessimo, ogni singola notte potrebbe essere in questo modo?»

Si mise una sigaretta tra le labbra e l'accese con un colpo di bacchetta. L'odore di menta sprigionato da essa si diffuse lentamente per tutta la stanza.

« La gente lo verrebbe a sapere » commentò Hermione quasi in tono di rimprovero, coprendosi con un lenzuolo bianco e portandosi i capelli all'indietro con un gesto casuale della mano.

« E allora? » rispose lui, con il tono curioso di udire la risposta. Aveva inarcato un sopracciglio e ora la fissava con i suoi occhi perlacei, intriganti quanto tentatori.

« Non credi che ciò sarebbe un attentato alla tua bella immagine di Purosangue razzista? » frecciò Hermione piattamente, mentre Malfoy scoppiava in una breve risata divertita. Hermione non lo aveva mai sentito ridere e quel suono, anche se cessò quasi subito, fu comunque in grado di rasserenarla.

« Questa immagine è tramontata con il tuo arrivo, Mezzosangue. Senza contare che ci hanno visti insieme svariate volte si saranno già fatti un'idea ».

Il suo tono era stato casuale, anche se terribilmente misurato, e in qualche modo stava evitando di guardare Hermione dando tiri nervosi alla sua sigaretta e osservando, con fin troppo interesse, il fumo che saliva a spirale verso il soffitto.

Hermione, ovviamente, afferrò l'occasione al volo. « Quale idea, di preciso? »

Draco sbuffò il fumo dalle labbra con la consueta espressione scoraggiata di chi si è appena incastrato con le proprie mani.

« Pensaci, Granger. Siamo chiusi qui dentro da ieri sera e quelle pettegole della mia Casata sono ancora appostate nella sala comune in attesa che usciamo. Se non lo facciamo in fretta, potrebbero pensare che ti abbia uccisa ».

Si era ripreso in fretta, considerò Hermione ricambiando l'occhiata penetrante che Draco le stava rivolgendo, ma decise comunque di fare buon viso a cattivo gioco.

« Oppure che io abbia ucciso te e che stia cercando di ficcarti nell'armadio ».

« Che brutalità, Mezzosangue! Saresti davvero un'assassina da non prendere mai come esempio ».

Hermione storse il naso « Detto da te, non posso non prenderlo come un complimento ».

Draco sorrise nuovamente, e spense la sigaretta ancora a metà sul legno del tavolino accanto. Non staccò i suoi occhi gelidi da lei e prima che Hermione potesse in qualche modo prepararsi, le si mise a cavalcioni chinandosi sul suo corpo e puntellandosi con i gomiti per non pesarle addosso. Accostò la fronte a quella di lei e le sfiorò il naso col suo, senza osare interrompere il contatto visivo.

« Allora raccontami, Granger come mi uccideresti? »

Hermione si fece stupita. Il ricordo appartenenti a molte settimane prima, di quando Draco ebbe avuto la possibilità di ucciderla ma non l'aveva fatto, la fece sentire in insopportabile disagio.

« Non mi va di affrontare questo argomento » disse fermamente, ma il sorriso di Draco si allargò ancora di più.

« Sei troppo nobile per parlarne, Granger? O forse hai paura di dirlo perché in realtà ci avevi già pensato? »

Scaltro, il serpente.

La sua voce era stata sottile e sussurrata, che imprigionava i sensi già congelati da quell'argomento da cui Hermione voleva tenersi ben lontana.

« Non non ci ho pensato ».

« Bugiarda ».

Hermione avvertì il cuore che sprofondava nel suo petto « Malfoy, mi stai innervosendo ».

« E allora parla. E' naturale che tu abbia provato avversione verso di me e non ti biasimo per questo. Voglio solo sapere cosa hai desiderato di fare per farmela pagare ».

Hermione sentì le lacrime affluire nei suoi occhi, anche se sbatté le palpebre più volte per tenerle a bada. Quelli erano ricordi ancora brucianti e dolorosi che non aveva alcuna voglia di rivivere di nuovo, ma in quel caso in quel caso la situazione la forzava a parlare.

O forse era lei stessa, che in fondo desiderava dire tutta la verità.

« Io non avrei potuto, né voluto farti del male fisico » cominciò, la voce tremante.

Draco continuò a fissarla, le dita che le stavano accarezzando la mano « Continua ».

« Penso che tu non abbia mai provato l'amore come lo provano gli esseri umani. - proseguì lei, senza guardarlo direttamente negli occhi - Non ti sei mai sentito logorato dentro, non hai mai sofferto per una donna, né tantomeno l'hai mai amata così tanto da importarti qualcosa di lei. Volevo riuscire a fare questo. Volevo farti innamorare così tanto da farti stare male, farti provare il dolore che tu in qualche modo mi avevi già inflitto. Volevo regalarti un cuore e poi portartelo via ».

Cadde il silenzio. Gli occhi di Hermione erano imperlati di lacrime, ma stavolta non avrebbe pianto; si sentiva oppressa dalla rivelazione che aveva appena fatto, eppure non faceva male. Incontrò invece gli occhi di Draco, che erano sorpresi come mai li aveva visti, e avvertiva il suo corpo come irrigidito.

Infine lui disse, in un soffio « Volevi farmi innamorare di te? »

Hermione annuì, liberando le mani da quelle di lui, ma Draco le afferrò di nuovo facendola trasalire. Quegli occhi argentati erano fermi e decisi come mai li aveva visti, invasi da uno strano timore che non gli si addicevano nel modo più assoluto.

Quelle iridi, una volta così regali, erano finalmente sprofondate nell'abisso.

« Vuoi ancora farlo? »

Hermione si fece interrogativa; spaesata più che mai, domandò cautamente « Cosa intendi? »

« Ti ho chiesto se ti va, ancora di farlo. Se ti senti pronta a rischiare ».

« Vuoi che ti faccia innamorare di me? » disse Hermione quasi con voce rotta, insieme confusa e stranita dallo strano comportamento di Draco, ma lui sembrava più sicuro che mai. Continuò ad accarezzarle le dita, le sue labbra che quasi sfioravano quelle di lei e uno strano brillio negli occhi che faceva trapelare la sua confusione in quel momento.

« Sì. Voglio sentire di appartenerti e provare le sensazioni di cui parlavi. Voglio un mondo che cade a pezzi e la mia dolce metà che si prende gioco di me ».

Hermione continuò a guardarlo per un istante infinito, il cuore che sembrava scoppiarle e lo sconvolgimento che si faceva lentamente spazio sul suo bel volto.

« Perché? - disse infine, quasi con rabbia - Perché vuoi che ti faccia star male? Non mi piacciono questi giochetti, e tu lo sai bene. L'amore non è esclusivamente dolore ».

« Stammi a sentire. - Draco le si fece ancora più vicino, abbassando percettibilmente la voce fino a un sussurro - Non si tratta di giocare, Granger. Continui a ripetermi che ci sono cose che non capisco, e sta a te dimostrarmi quali siano. Ho voglia di essere sconvolto, cosa che tu stai facendo peraltro egregiamente, ma ancora non basta ».

Si abbassò lentamente al suo orecchio, e la sua voce risuonò bassa e così dannatamente dolce. « Ti prego, fammi vivere ».

Una lacrima sgorgò a quelle parole, che la ragazza non ebbe la forza di scacciare via. L'unica cosa che fece, animata dal sentimento dirompente scaturito dalle parole di Draco, fu posare le mani sul suo viso e attirarlo a sé; fu un bacio che da casto e leggero divenne ben presto profondo e passionale, il bacio che segna la fine di qualcosa e l'inizio di un'altra, ancora più grande, ancora più importante. Era la felicità dell'accogliere la richiesta che si aspettava da tanto tempo, il sollievo dell'avere tra le braccia tutto ciò di cui si aveva bisogno, l'unica fonte di vita, di energia, ciò per cui Hermione avrebbe continuato a combattere finché non lo avrebbe posseduto del tutto.

Fu Draco ad allontanarsi per primo, guardandola poi con un sorriso sulle belle labbra.

« Ti sei appena presa un bell'impegno, Granger ».

« Anche tu. - Hermione sfuggì dalle sue braccia e lo guardò maliziosamente - Adesso sei costretto ad assecondarmi in tutto e per tutto ».

Draco ridacchiò, sporgendosi per afferrare la sigaretta spenta di poco prima « Ah, capisco. Ti piacciono gli schiavi la cosa mi eccita alquanto ».

« Uhm. - commentò Hermione, e cominciò ad infilarsi la biancheria - Comunque, adesso devo andare da Harry ».

Draco si immobilizzò nell'atto di aspirare il fumo, gli occhi pericolosamente assottigliati come ogni volta che saltava fuori Potter.

« Fammi capire, mi molli per lo Sfregiato? »

Hermione finì di allacciarsi il reggiseno, poi si voltò a guardarlo. Si sporse e gli tolse la sigaretta di mano, schiacciandola con la scarpa « Non ti fa bene questa roba » disse.

Draco la stava guardando con espressione decisamente oltraggiata. « Nessuno può privarmi delle sigarette! »

« Nessuno a parte me » rispose lei con un finto sorriso angelico, che invogliò Malfoy ad alzarsi dal letto e intrappolarla giocosamente tra le braccia.

« Lasciami! - si ribellò lei ridendo - Lasciami, o giuro che ti mordo! »

Improvvisamente si levò, al di là della porta, un boato di strilli acutissimi che si spensero in lontananza. I due osservarono la porta dubbiosi, poi Draco scrollò le spalle.

« Maledette matricole ».

« Sì, bè, sarebbe il caso di uscire adesso - rispose Hermione, riallacciandosi il reggiseno che Draco le aveva sganciato quando era distratta - i tuoi compagni potrebbero avvertire gli insegnanti ».

« Granger, ciò che accade a Serpeverde resta a Serpeverde - enunciò Draco afferrando i boxer e i jeans - ciò che accade a Grifondoro diventa di dominio pubblico perché siete un branco di ficcanaso, quel che succede a Corvonero lo raccontano in giro i Grifondoro, e i Tassorosso, bè loro non fanno niente, sono un mucchio di sfigati ».

« Smettila! - lo ammonì Hermione, anche se sorrideva - Non è bello categorizzare le persone ».

« No, però è gratificante da morire ».

Hermione lo guardò con indulgenza mentre infilava i bottoni della camicetta nelle asole « Ah-ah. Vedo che ti stai vestendo hai intenzione di venire con me a salutare Harry? »

« Sì, ti piacerebbe - frecciò lui con acredine, annodandosi la cravatta - Esco a prendere un po' d'aria. Non pretenderai che me ne stia chiuso qui finché non torni, vero? »

Hermione sorrise, poi aspettò che Draco si fosse infilato la giacca e uscirono dalla stanza chiusa a chiave dall'interno. Lui notò che Hermione si era irrigidita, forse per il pensiero di dover oltrepassare la sala comune stipata di maligni Serpeverde, così toccò le sue dita.

« Stavolta sono io che ti prendo per mano, come fanno gli umani innamorati. Contenta? » le disse divertito, mentre Hermione ricambiava la stretta sentendosi leggermente confusa.

Si lasciò guidare con il cuore in gola, avvertendo l'incoraggiamento che Draco le stava trasmettendo solo con la sua presenza, ma quando entrarono in sala comune scoprì con sollievo che era occupata soltanto da tre Serpeverde del secondo anno, così occupati sui libri che a malapena si accorsero di loro. Hermione li fissò compiaciuta.

« E' bello vedere dei Serpeverde impegnarsi seriamente con lo studio » commentò garbata mentre varcavano la porta principale, ma Draco si schiarì la voce.

« Veramente stanno falsificando i compiti di Nott e Zabini. - disse, e lei lo guardò inorridita - E non fare così, vengono pagati! » aggiunse a mò di spiegazione, ma Hermione sembrò ancora più furiosa.

« Malfoy, questo è sfruttamento! »

Lui ridacchiò divertito « Tu dici, Granger? Trenta galeoni per ogni metro di pergamena lo chiami sfruttamento? »

« Dovrebbero fare i loro di compiti, e invece »

« E invece, ben presto saranno in grado di comprarsi l'ammissione per la squadra di Quiddich e anche un paio di Firebolt. - Draco le rivolse un sorriso irritante - Chiamali scemi ».

Hermione fece per replicare, ma giunsero in quel momento di fronte alla Sala Grande e la voce le si seccò in gola. Gli studenti stavano passando di lì per fare colazione e i loro sguardi, inevitabilmente, finivano sulle loro dita intrecciate; Hermione sostenne con dignità le loro facce strabiliate e Draco, un po' a disagio, cercò di darsi un contegno guardando altrove. Hermione aveva appena deciso di continuare a camminare, magari dirigendosi verso il giardino, quando Luna Lovegood e Neville Paciock li intercettarono.

« Ehi, Hermione! » cinguettò Luna avvicinandosi, ignorando bellamente l'imbarazzo di Hermione come anche il fatto che in quel preciso momento si trovasse per mano ad un avvenente, biondo Serpeverde famoso proprio per il suo caratteraccio. Neville invece aveva già notato Malfoy e si avvicinò comunque, rivolgendogli un'occhiata incredula e indifferente che Draco ricambiò con il maggior disprezzo possibile.

« Ciao, Luna » si rassegnò Hermione con un sorriso, sentendo la stretta di Draco che si rafforzava.

« Oooh, ma state insieme! Congratulazioni! - esplose la Corvonero improvvisamente, come notando soltanto in quel momento la presenza di Malfoy - Credetemi, sono anni che cerco di convincere tutti quanti sulla possibilità di una vostra storia damore, ma nessuno mi ha mai creduto. Ho sempre saputo che eravate anime gemelle ».

Per Draco era decisamente troppo, e questo Hermione lo dedusse dai suoi denti che ben presto avrebbero preso a digrignare; si limitò a sorridere in risposta, dopodiché si rivolse a Neville, che era ancora piuttosto frastornato dalla loro apparizione insieme. « Neville, hai per caso visto Harry? »

« Credo che sia in biblioteca. - disse con un'alzata di spalle - E' appena sceso dalla sala comune dicendo di non essere dell'umore per la colazione ».

Hermione si accigliò. La sera prima Harry aveva parlato con Silente, e lei non aveva la minima idea di cosa si fossero detti; fu così che, preoccupata, salutò i due amici e si avviò in direzione della biblioteca trascinandosi dietro Draco, ancora alquanto contrariato per il precedente incontro.

« Che begli amici che hai, Mezzosangue »

« Se li conoscessi un po' meglio, scopriresti che sono entrambi molto simpatici » rispose guardandosi intorno, sentendosi atterrita dagli sguardi che gli studenti che incrociavano stavano rivolgendo a entrambi.

« Grazie, ma stavolta passo. E poi, che diavoleria è quella storia delle anime gemelle? Noi non ce l'abbiamo nemmeno, l'anima! » ribatté con stizza, ed Hermione gli strinse di più la mano.

« Abbassa la voce! Vuoi attirare l'attenzione più di quanto non stiamo già facendo? »

Draco la osservò di traverso, senza curarsi dei bambinetti che si tiravano indietro al suo passaggio.

« Ehi, coshai? Se ti senti a disagio a causa mia, Granger, ti assicuro che nel caso in cui tu voglia riprendere a far finta che nemmeno ci conosciamo, non mi offenderei minimamente».

Hermione capì dal suo tono scherzoso che non stava dicendo sul serio, ma riuscì ad imbastire un'espressione tranquilla. Si sentiva preoccupata per Harry, ma Draco non avrebbe mai compreso la situazione.

« Scusami. E' solo che è come se fossimo davvero una coppia » disse mestamente, ma Draco non rispose. Forse era stato affrettato dire una cosa del genere, ma non aveva più intenzione di mordersi la lingua da ora in avanti, né di nascondersi.

Alzò quindi il mento e si fece strada tra la folla con l'espressione di chi si sente a proprio agio in quella situazione, ignorando le persone che li additavano e i loro bisbigli rumorosi. Hermione intercettò una ragazza del quinto anno che sorrise a Draco facendogli l'occhiolino, e lei strinse istintivamente la mano di lui. Draco la guardò come se sapesse esattamente cosa aveva appena provato, e sogghignò con divertimento.

« Non puoi mettermi il guinzaglio, Granger ».

« Preferisci un bel cappio? » domandò lei con gentilezza omicida, e mentre lui sorrideva in risposta si infilarono nel corridoio che portava alla biblioteca.

Era pressoché deserto, quindi Hermione sospirò di sollievo. Draco, invece, non perse l'occasione e la sospinse a tradimento contro il muro, incastrandola tra le sue braccia con espressione vittoriosa. Hermione dapprima fece per replicare, ma le sue proteste si spensero mano a mano che il viso di lui si avvicinava e che le sue mani le accarezzavano la vita e la schiena. Lasciò che le labbra di Draco si posassero sulle sue e le socchiuse quasi immediatamente, inebriata dal calore di quel bacio e dal trasporto che nutriva per quel ragazzo che l'aveva stregata, l'aveva resa sua come nessun altro era mai riuscito a fare. Percorse con le dita fredde il suo viso perfetto, così liscio e altezzoso, finché un rumore di passi in lontananza non ruppe l'incantesimo.

Entrambi si voltarono, e nello stesso momento si allontanarono l'uno dall'altra. Le facce che assunsero furono pressoché identiche, incredule e scure.

La sagoma di Lucius Abraxas Malfoy era sempre stata inconfondibile. Alto, dall'aspetto abbiente e con lunghi capelli biondi che arrivavano a metà schiena, era solito passeggiare accompagnato da un bastone con il pomello che richiamava la testa di un serpente e dalla sua espressione sprezzante che Draco aveva ripreso in tutto e per tutto. Aveva già riconosciuto entrambi, e adesso camminava verso di loro con l'espressione che si era fatta una maschera di pietra pura.

« Draco » esordì, senza sforzarsi di emettere anche il più flebile dei sorrisi. Il suo sguardo raggelante si posava talvolta su Hermione, che era anche lei glaciale come una statua mentre sosteneva quegli occhi.

« Padre - disse Draco, un'ombra fredda che impregnava la sua voce - Non mi avevi detto che saresti passato di qui ».

L'atmosfera era di piombo e questo Hermione lo avvertì percettibilmente, come Malfoy d'altronde aveva già capito che la ragazza fosse una Vampira; infatti studiava Hermione con molto interesse, lo sprezzo inciso in ogni tratto del suo volto.

« In realtà pensavo che tu fossi a lezione, Draco ».

« Cominciano tra un'ora ».

« Invece ti trovo in dolce compagnia - continuò Malfoy senior, senza dare l'impressione di aver udito il figlio - Granger, dico bene? La figlia di Babbani? »

Hermione annuì fermamente, continuando a mostrarsi impassibile. Non aveva intenzione di lasciarsi intimorire da quell'uomo, sebbene per lei rappresentasse un nemico assolutamente da non sottovalutare.

« Bene, bene. - commentò Malfoy con un sorriso freddo che non si estendeva agli occhi intrisi di sdegno - Suppongo che adesso ti consideri una di noi, vero? Pensi di far parte della nostra famiglia, giusto? »

Anche Draco guardava Hermione, e nel suo sguardo d'avvertimento la ragazza vi accolse la tacita richiesta di non dire niente. Fidandosi, Hermione si limitò soltanto ad assumere un'aria insieme indignata e confusa; Lucius, infatti, non sembrava attendere una risposta.

« Ti consiglio di non pensare niente di tutto ciò, Vampira Mezzosangue. - rispose, calcando la parola come se si trattasse di una parolaccia disgustosa - Per Draco e per la mia famiglia sei solo feccia ».

Hermione si sentì tremare dentro, ma ancora non disse niente. Sostenne ancora il suo sguardo finché Lucius Malfoy non si rivolse a suo figlio con la massima freddezza.

« Più tardi io e te dobbiamo parlare, Draco ».

Draco non rispose. Lucius Malfoy si allontanò senza dire altro, il lungo mantello che svolazzava attorno alle sue gambe e il rumore dei suoi passi e del suo bastone che si spegneva in lontananza. Draco attese che fosse completamente sparito dal corridoio prima di avvicinarsi di nuovo ad Hermione, che sembrava solo un po' scossa.

« Non ascoltarlo. Non ti darà problemi ».

Lei lo fissò, sorridendogli in risposta, grata del fatto che l'avesse rassicurata. Fece per baciarlo, per dirgli che ciò che era accaduto non aveva la minima importanza, quando altri passi risuonarono nel corridoio; voltandosi, riconobbe la sagoma di Harry.

« Harry! » chiamò, e lui si volse interrogativo. Aveva la borsa di scuola su una spalla e teneva in mano un libro che si affrettò a nascondere sotto la veste.

« Ma che diavolo fa? » fece Draco nell'osservare le manovre di Potter, che infilava il tomo nella cintura, ed Hermione assottigliò gli occhi.

« Non lo so, ma adesso vado a controllare. Ci vediamo dopo? » gli disse gentilmente, ma Draco non gradì di essere mollato in quel modo.

« Uhm. Vedi di fare in fretta però. Mi trovi fuori ».

Hermione si alzò in punta di piedi per scoccargli un bacio a fior di labbra « D'accordo », dopodiché raggiunse il suo migliore amico, che l'aveva aspettata accanto alla colonna con l'espressione più assurdamente innocua che riuscisse ad imbastire.

« Ciao » disse con un sorriso tirato. Aveva gli occhi gonfi di chi non è riuscito a chiudere occhio, anche i capelli erano più arruffati del solito.

Hermione saltò i convenevoli per andare subito all'attacco « Cosa nascondevi prima? »

« Come? » disse Harry con educata incredulità, il mantello stranamente rigonfio sul davanti.

« Harry, non prendermi in giro. Ti ho visto nascondere un libro ».

« Ti stai sbagliando ».

« Non sarà un altro diario di Riddle, vero? »

« Ma no, certo che no! »

« Allora è illegale! Harry, sul serio, non mi sarei mai aspet»

« Hermione! - urlò Harry, con aria sfinita - Non mi sembra il caso di fare una polemica per uno stupido libro ».

Lei però non ne era affatto convinta; prese fiato per fare altre insinuazioni sulla natura malefica di quel libro, per sgridare Harry riguardo alla sua irresponsabilità e per costringerlo a mostrargli il tomo, quando numerose voci agitate provennero dall'altro corridoio attirando la sua attenzione.

« Cosa sta succedendo? » disse Harry, intimamente grato di avere una scusa per distrarre Hermione, e prese a correre in quella direzione udendo i passi di lei che lo seguivano.

Le voci si facevano sempre più forti, risuonavano sconvolte e allarmate per il castello. Presto i due Grifondoro raggiunsero la fonte di tutto quel trambusto, trovando una piccola folla di studenti radunata attorno ad un bagno; un Prefetto cercava di non farli entrare, spingendoli lontani.

« Fuori di qui! Andate a chiamare i professori! »

Due piccole Corvonero stavano piangendo in un angolo. Hermione si avvicinò a loro chiedendo con gentilezza cosa fosse accaduto, e una di loro puntò su di lei i suoi grandi occhi lacrimanti.

« E' Silente! Sono entrata e lui era era lì »

« Dicono che non sia proprio morto! » disse l'altra consolandola, mentre Hermione, terrorizzata, cercava Harry con lo sguardo.

Lui si era fatto avanti tra la piccola folla e aveva guardato ciò che Prefetto agitato cercava di celare ad occhi indiscreti. Laggiù, attraverso la fessura della porta scardinata, era ben visibile un lago di sangue cremisi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro