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Capitolo 65

A Hermione sembrò di stare osservando il ragazzo quasi attraverso un sogno.

Draco Malfoy aveva spalancato la porta della sua sala comune, e adesso la fissava rimanendo immobile sulla soglia. Da quando quel contatto visivo crepitante di elettricità era cominciato, l'aria sembrava essersi cristallizzata come a opera della neve che in quell'esatto momento stava scendendo fitta all'esterno.

Senza che la ragazza se lo fosse aspettato, Draco le aveva cinto le spalle con un braccio. Pansy e Daphne rimasero inorridite a quel gesto, ma il Serpeverde si limitò a considerarle come parte della stessa tappezzeria mentre rientrava nella Sala Comune portando Hermione con sé.

La Grifondoro si arrestò quasi subito, impuntando i piedi. Non ci voleva entrare lì dentro, e lui parve capirlo dalla sua espressione.

« Sarà un attimo» le disse Draco in un sibilo, e benché il suo sguardo fosse tutt'altro che rassicurante, Hermione scelse di fidarsi dopo un breve attimo di esitazione.

Scelse di entrare nel covo nemico in compagnia del Diavolo più perfido.

Si sentì immediatamente sprofondare; aveva sperato che molti di loro fossero già a dormire, invece la sala era affollata di decine e decine di silenziosi studenti Serpeverde. Draco la guidò oltre di essa tenendola ben stretta, mentre la ragazza non poteva fare a meno di sentire su di sé le occhiate sprezzanti che tutti gli altri le stavano rivolgendo.

L'ambiente era freddo, freddo come le persone che lo abitavano. Nessun accenno della sensazione familiare che la sala comune dei Grifondoro era sempre riuscito a darle, al contrario, stare lì le provocava disagio. Hermione si sforzò di non guardarsi troppo intorno e si lasciò guidare lontana da tutti gli altri, finché Draco non si infilò in un sotterraneo piuttosto tetro che la ragazza riconobbe grazie alla sua ultima visita che risaliva a qualche mese prima.

Era strano, o forse non troppo, ma più scendevano e più Hermione si sentiva avviluppare dalla strana impressione di essere in trappola. Quello in cui si trovava era decisamente il suo territorio nemico, un confine che non avrebbe mai voluto attraversare di nuovo, e come se non bastasse, si trovava in compagnia di una persona su cui non aveva ancora le idee chiare.

Malgrado quei pensieri, però, giunsero presto alla fine del buio corridoio e si ritrovarono di fronte a una porta che la ragazza riconobbe. Draco si separò da lei e aprì la porta con una piccola chiave che aveva estratto della tasca, facendole poi cenno di entrare per prima. Hermione eseguì senza dire niente e un istante dopo sentì la porta chiudersi dietro di loro.

Ci fu silenzio.

Decidendo di non voltarsi, Hermione passò in rassegna la stanza con uno sguardo tutt'altro che tranquillo. Era esattamente come la ricordava; un grande letto con coperte di seta, un armadio color carbone dall'aria pregiata che occupava circa metà parete, uno specchio a muro entro il quale sarebbero riuscite a specchiarsi contemporaneamente almeno tre persone, un divanetto di pelle nera che sostava su un tappeto al centro della stanza, e infine un piccolo e basso tavolo, sopra il quale giaceva un bicchiere di vetro ormai vuoto.

Draco la oltrepassò puntando la bacchetta in direzione delle torce, che si accesero inondando la stanza di un tenue bagliore dorato, e si sedette sul piccolo divanetto in una posa beata. Estrasse il pacchetto di sigarette e ne prese una, osservandola con attenzione con uno sghembo sorriso che però non si estendeva ai suoi occhi metallici.

« Volevi parlare, Granger? »

Accese la sigaretta, aspirando il fumo con le palpebre socchiuse, e solo allora rivolse di nuovo lo sguardo sulla ragazza. Hermione cercò di rimanere impassibile, nonostante la visuale di Draco, seduto in quel modo sul divano, con i fili chiari dei capelli che gli sfioravano gli occhi e quello strano sorriso sulle labbra morbide, la facesse stare tutt'altro che tranquilla.

« Un tempo ti saresti vergognato ad esibirmi come un trofeo nella tua bella sala comune » disse, quasi con una punta di amarezza.

Draco non ebbe particolari reazioni, continuando a tenere elegantemente la sigaretta tra due dita, ma il suo sguardo si era fatto appena più assorto.

« Esatto, Granger. Un tempo ».

Il fumo biancastro fuoriuscì flebile dalle sue labbra. Hermione inarcò freddamente un sopracciglio.

« Cosa è cambiato, da allora? »

« Tante cose. - Draco la guardava quasi come se la stesse studiando - Troppe, Granger. Ma suppongo che non fosse questo ciò di cui volevi parlare».

Spense la sigaretta sul lucido ripiano del tavolo, dopodiché si alzò lentamente, cominciando a camminare verso di lei.

« Avanti. - disse, con voce sottile come il vento in una giornata di sole - Sono a tua disposizione ».

Si era avvicinato paurosamente, con entrambe le mani ai lati della testa di Hermione, che si sentiva più spiazzata che mai.

« Voglio voglio parlare del Legame d'Anima. Voglio sentire la verità da te e da nessun altro » disse con voce insolitamente ferma, l'odore di menta delle sigarette di Draco che le riempiva le narici.

« Sei sicura, Granger? Vuoi davvero affrontare questo discorso? »

Hermione rimase sorpresa. Era certa che Draco avesse cambiato discorso, o se ne fosse andato, o avesse ignorato la domanda con il suo solito fare enigmatico, ma ciò non era accaduto, e il fatto che fosse disposto a parlare davvero dei suoi sentimenti era assolutamente senza precedenti.

« Sì » rispose in un soffio, sentendo il cuore fremere di agitazione, e guardandolo negli occhi, immersa tra i ricordi della conversazione di Harmon e delle sensazioni provate in quel momento, sentì montare dentro un po' della sua antica rabbia.

« Non avevi il diritto di fare l'amore con me senza avvertirmi dell'esistenza del Legame d'Anima - proruppe, suo malgrado indignata - ci hai ci hai condannati a stare insieme per l'eternità, adesso, non te ne rendi conto? »

« Certo che me ne rendo conto, Mezzosangue. Non sono uno sventato » rispose Draco con assoluta tranquillità, cosa che urtò i nervi della Grifondoro più di qualsiasi altra cosa.

« Ma io non sono una tua proprietà! Non capisci che adesso »

« Granger - Draco la interruppe, guardandola con una strana intensità - Mi sembrava fosse chiaro il fatto che il Legame tra me e te non sia stato un incidente di percorso ».

Hermione esitò, il cuore che sprofondava a ogni sua parola.

Programmato.

Era stato tutto programmato fin dall'inizio.

« Lo trovi così grave, Granger? - il Vampiro ghignava di nuovo - Cosa c'è di male a voler stare per sempre con qualcuno? Perfino gli umani lo fanno».

Le passò le dita sulla guancia, facendole socchiudere le palpebre a quel freddo tocco.

Forse non te ne rendi conto, o non lo vuoi vedere, ma tu sei la sua luce.

« Sei un bastardo ».

« Non è certo una novità. - commentò Malfoy, per niente impressionato - Ma ho delle sfumature anche io, Mezzosangue ».

« Quali sfumature, di grazia? Da quando ci siamo conosciuti non hai fatto altro che mostrarmi il peggio di te, e perfino adesso non è cambiato nulla! Nonostante tutto ciò che dici, continui a divertirti con le tue compagne di Casa alle mie spalle! »

I lineamenti di Draco si indurirono percettibilmente.

« E questo cosa te lo fa credere? »

« Il fatto che non mi hai mai dato motivo di fidarmi di te ».

Ci fu silenzio. Draco si allontanò da lei, senza però smettere di guardarla.

« Non pensi che il Legame sia un ottimo motivo per fidarsi? »

Hermione esitò. Dove voleva arrivare?

« No, non lo è. É stato fatto con l'inganno ».

« Granger, piantala di parlare di inganni. Sbaglio o sei stata tu, quella notte, a darmi appuntamento? »

« Stai cambiando discorso! »

Draco roteò gli occhi in direzione del soffitto.

« Invece a me sembra che tu stia divagando. Il Legame era il naturale seguito della tua vampirizzazione, sarebbe accaduto comunque anche se io ti avessi prima avvertita. Stiamo parlando di cose inutili ».

« Malfoy »

Ma Hermione non poté più continuare; Draco si era avvicinato inaspettatamente e le aveva posato un lieve bacio sulle labbra. La ragazza sentì invadente il desiderio di approfondire il contatto, ma rimase immobile quando lui si scostò appena.

« Sei talmente cieca, Granger » sussurrò, così piano che Hermione fece fatica a udirlo.

« Che intendi? »

Draco non rispose. Si avvicinò per baciarla di nuovo, ma la Grifondoro portò le mani sulle sue guance, beandosi di quel contatto, e nello stesso tempo avendone paura.

« Dimmelo ».

« Te lo potrà spiegare chiunque altro. Sei l'unica a non aver ancora capito ».

E rimanendo così, in quello spazio senza tempo, a guardarsi tra la penombra della stanza dettata dal fuoco delle torce che diveniva sempre più flebile, a Hermione parve davvero di capire cosa lui intendesse dire. Era per lo stesso motivo per cui lui l'aveva vampirizzata, per cui aveva trovato il modo di legarla a sé e perché in quell'esatto momento, anziché essere da qualunque altra parte, con qualunque altra persona, fosse lì con lei.

Era lì con lei e Hermione poteva sentirlo.

Forse fu per commozione, o semplicemente per la felicità di essere di nuovo tra le sue braccia che i suoi occhi color miele si fecero lucidi. Era l'esigenza di provare qualcosa di più grande, desiderio di lasciarsi andare totalmente alla persona che l'aveva distrutta, ma che nello stesso tempo l'aveva resa migliore.

Che l'aveva resa più viva di come fosse mai stata.

« Promettimi che non mi darai più motivo di piangere per te ».

Parole che segnavano una fine, ma anche l'inizio di qualcosa che andava ben oltre la linea di confine. Una linea da cui Draco Malfoy si era sempre tenuto ben lontano.

Era il coraggio di diventare migliore. Il motivo per cui lei fosse lì accanto a lui.

Fu dura per Draco rispondere. Le promesse andavano ben oltre ciò che si sentiva disposto a elargire, troppo distanti dagli ideali con cui aveva sempre vissuto.

Troppo difficili da sostenere e da rispettare.

« Ci proverò ».

Draco Malfoy quella sera non seppe mai se ciò che avesse appena detto fosse la verità oppure una terribile, vile menzogna. Le labbra di Hermione si erano avvicinate alle sue ed erano bastati pochi istanti a far perdere il controllo a entrambi, flebili momenti perché le parole non fossero più utili ad alcuno scopo.

Questa volta c'era qualcosa di più che gravava nell'aria, più forte del desiderio sprigionato dai loro baci, dell'appagamento provato a ogni tocco, ed era impossibile far finta di niente. Era ciò che rendeva l'animo di Hermione più tranquillo di come fosse mai stato, ciò che faceva di quella notte un attimo infinito degno di essere vissuto.

Ciò che la completava, che la faceva sentire bene.

Che ancora le dava una speranza.

La sensazione che qualcosa, tra di loro, stesse realmente cambiando.

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