Capitolo 60
Video del capitolo: Draco & Hermione Granger - "We are far too young"| Dramione
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La pesante porta dello studio si chiuse con uno scatto, e la stanza piombò nella luce biancastra che riempiva l'ambiente. Il fuoco argentato del camino scoppiettava insistentemente, illuminando del suo riverbero i lucidi mobili dell'ufficio.
Il Vampiro oltrepassò la stanza con passo lento, prendendo poi posto in una sedia di fianco alla finestra luminescente. La sua posizione era rilassata, dimostrando quasi una certa insofferenza nel trovarsi in compagnia di un mago che aveva sempre rappresentanto l'unica fonte di terrore instaurata nel Mondo Magico.
Voldemort avanzò con fluidità, ma una volta trovatosi di fronte alla scrivania non diede cenno di volersi sedere. Aveva intenzione di concludere la cosa in fretta, senza l'impiccio di stupidi convenevoli.
« Sono il capo della Confraternita delle Anime Perdute, ho il Ministero della Magia nelle mie mani, e tra non molto entrerò in possesso della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Se ti unirai alla mia cerchia, riusciremo a raggiungere presto l'obiettivo di dominare sugli esseri indegni che ci contrastano da lungo tempo ».
Tacque, e Harmon lo fissò senza in realtà vederlo. Se non fosse stato tanto umanista, così poco propenso alla guerra e ai disordini del loro Mondo, sarebbe stato indubbiamente tentato di accettare; era da tempo che egli stesso e i suoi compagni trovavano intollerabile la situazione che vivevano assieme agli altri Vampiri.
Ma quello che gli si presentava davanti non era uno qualsiasi.
Prima di tutto era stato un uomo, o quel che ne rimaneva di esso, completamente stravolto dal male e dalla pazzia interiore per quanto una creatura ancora dotata di un misero brandello di coscienza lo potesse essere. Era del tutto insensato fare affidamento su una proposta che proveniva da un individuo del genere.
« L'unico mio obiettivo è la pace. Noi non cerchiamo guerre » disse risentito, e Voldemort rimase tuttavia impassibile.
« E' esattamente quello di cui sto parlando. Il Mondo sarà dominato da noi, dai Vampiri e dai maghi Purosangue; i Licantropi non turberanno più la nostra quiete, né gli umani e i Dhampyri che cercheranno di provocarci fastidio. Non saremo più costretti a nasconderci, addirittura a far finta di non esistere. Il mondo sarà nostro, e potremo finalmente vivere in pace ».
L'altro Vampiro lo ascoltò senza dar segno di volerlo interrompere, ma successivamente non potè impedirsi di replicare:
« E cosa ne sarà dei tuoi nemici più potenti? Le Confraternite dei Vampiri Benefici, i gruppi di Licantropi, le schiere di Dhampyri? - chiese, pacato - Cosa ne sarà di Albus Silente? »
Un sinistro scintillio infuocato attraversò gli occhi rossi del Signore Oscuro, che parve improvvisamente minaccioso.
« Albus Silente è solo un umano morente! - disse, e la sua voce risuonò dura e rancorosa - Lui non è più mio nemico ».
« Qualsiasi umano potrebbe essere tuo nemico! - sbottò Harmon, che trovò difficile mantenere la calma - Prima forse eri invincibile, superiore a tutti i maghi umani che ti circondavano, ma adesso non è più così. Sei esattamente come me, nessun potere ti aiuterebbe in uno scontro tra di noi, nessuna supremazia! Sei diventato uguale a tutti gli altri ».
Quelle parole ebbero un effetto devastante sul Signore Oscuro; i suoi occhi si spalancarono per un istante, e sembrò investito da una irragionevole rabbia che lo logorava fin nel profondo.
Paura di aver abbandonato il passato.
« TU NON SEI NIENTE IN CONFRONTO A ME! »
L'urlo parve riempire la stanza con l'immensità di un'espolsione, ma Harmon non si fece certo impressionare. Anzi, la sua voce apparve piuttosto tranquilla quando parlò.
« Noi non riusciremo dove tu fallisci da anni. - disse - Quindi non sprecare tempo ed energie a chiedere il nostro aiuto. Noi vogliamo semplicemente starne fuori ».
Nessun urlo riempì la stanza dopo quelle parole.
L'angolo della bocca di Voldemort si sollevò appena in un sorriso maligno come l'anima a cui aveva appena rinunciato.
Come la vita che aveva appena perduto.
« Mi dispiace deluderti, Harmon - replicò con un sibilo, sporgendosi appena verso di lui - ma ormai ci sei dentro ».
Continuarono a fissarsi a lungo, finché il Signore Oscuro non gli diede le spalle con uno svolazzo del suo mantello nero.
Nero come l'oscuro presentimento da cui Harmon si sentiva avvolgere.
« Pensi che gli accadrà qualcosa? »
Nel lieve brusio generale della sala, il sussurro angosciato di Hermione andò perso.
Lord Voldemort si trovava nello studio di Harmon già da parecchi minuti, e nella biblioteca l'aria era più pesante e densa che mai. Ciascuno dei presenti si stava chiedendo come stessero andando là le cose, se i due Vampiri avrebbero mai raggiunto un compromesso in grado di soddisfare tutti quanti.
L'incontro tra i due sembrava però destinato a durare per ancora molto tempo, ed è per questo che nessuno osava abbandonare la postazione che stava occupando arrischiandosi ad andare a controllare se non fossero sopraggiunte alcune complicazioni.
E si poteva dire con assoluta certezza che questo fosse l'ultimo pensiero che girava per la testa di Draco Malfoy.
Seduto nella sua posa beata, con le spalle sottili curvate leggermente all'indietro e la testa biondissima chinata a odorare il contenuto del bicchiere cristallino che teneva mollemente di fronte al suo naso, aveva l'aria più annoiata che mai. I suoi occhi glaciali, sfiorati dai sottili fili chiari che gli scendevano sulla fronte, erano quasi del tutto inespressivi e talvolta, quando non era preso a rimirare il contenuto cremisi del suo bicchiere, saettavano in direzione del corridoio scuro dal quale ben presto Harmon sarebbe dovuto apparire.
Nell'udire la domanda di Hermione, però, parve perdere l'unico misero brandello di pazienza che gli rimaneva.
Ruotò lo sguardo in direzione del soffitto, e muovendo il polso facendo oscillare il sangue nel suo calice, rimase in silenzio per alcuni istanti. Si portò lentamente l'orlo del bicchiere alle labbra, sotto lo sguardo della ragazza accanto a sé, che cominciava a stufarsi di venire ignorata.
« Ti ho appena fatto una domanda, Malfoy ».
Lui inarcò appena un sopracciglio. La sua espressione assunse un lieve cipiglio ironico.
« Ah sì? Pensavo stessi parlando da sola ».
« Bè, - replicò Hermione irata, che si era sentita in qualche modo ferita da quelle parole - se non hai voglia di fare conversazione, posso sempre tornare da Geordie. Ti assicuro che la sua compagnia è infinitamente più piacevole della tua ».
Draco si voltò lentamente a guardarla, con un ghigno furbo stampato sulla bocca sottile. La sua espressione, unita al sottile tessuto della camicia bianca che rifiniva in modo esemplare il suo torace esile ma ben scolpito, e alla pelle di porcellana che si intravedeva attraverso i primi bottoni lasciati volutamente aperti, era di quanto più desiderabile la ragazza avesse mai visto; era la sua unica brama, ciò che voleva ma che aveva paura a chiedere, ciò che voleva toccare avendo però paura di infrangere allo stesso tempo.
« Sei sicura? »
La sua voce era stata bassa e carezzevole, come un lento canto melodioso tra la pioggia scrosciante della tempesta, e la mano sottile di Draco si mosse con lentezza per posarsi poi sulla coscia della ragazza, che Hermione tentò di respingere con una disapprovazione piuttosto malcelata.
« Ma dico, ti sembra questo il momento? »
« Granger - il tono di Draco era strascicato mentre continuava a combattere con la mano della Vampira - per te non c'è mai il momento giusto ».
Decise di smettere di stuzzicarla, ma la sua mano rimase in quella di Hermione poggiata quasi con indifferenza.
Lei si sorprese di quello strano gesto, troppo intimo e personale perfino per uno come Draco, ma continuò a tenere quella mano nella sua come se quella possedesse un valore inestimabile.
Come se avesse le fattezze di una fragile e rara farfalla destinata volare via.
Hermione fissò il profilo di Malfoy con gli occhi color oro intrisi di nostalgia, guardandolo bere di nuovo dal suo bicchiere con un'aria indiscutibilmente tormentata.
Stava facendo di tutto per non darlo a vedere, ma anche lui si sentiva preoccupato. Probabilmente cominciava a sentire la guerra sulla sua pelle, essendo lui in contatto, più di tutti gli altri, con la cerchia del loro nemico. Fingere indifferenza poteva essere un modo per estranearsi dalla realtà, per accantonare i problemi in quell'unico istante che appariva forse meraviglioso, ma prima o poi la sua corazza si sarebbe sgretolata. Lo avrebbe lasciato da solo, attorniato dalle decisioni e dalle paure da cui aveva sempre preferito fuggire.
« Perché mi fissi? » chiese scorbutico, e Hermione si risvegliò dai suoi pensieri.
« Mi ero solo »
« Incantata. - completò lui con un sorrisetto - Sì, in mia presenza è inevitabile che ciò accada ».
Hermione scosse il capo di fronte alla sua vanità, notando poi un familiare filo dorato che scendeva dal collo del ragazzo fino a predersi sotto al tessuto della camicia.
« La mia Giratempo » disse.
« Già. Mi piacciono le cose di valore » minimizzò lui.
« Bugiardo. La porti soltanto perché è mia ».
Draco rise, voltandosi a guardarla con espressione sarcastica.
« Aspetta, aspetta. Adesso te ne uscirai con le solite congetture sdolcinate che fate voi donne, ovvero che io indosso la Giratempo perché mi manchi, perché mi ricorda te o cose del genere ».
« Bè? - Hermione sollevò un sopracciglio con un mezzo sorriso divertito - Solo tu ci vedi qualcosa di male in questo ».
« Ma tesoro - la voce di Draco era stucchevole e i suoi occhi derisori - Se tu mi conoscessi bene, sapresti che utilizzo altri metodi per attirare l'attenzione di una donna ».
Hermione alzò gli occhi al cielo, lasciando vagare ancora lo sguardo verso la sala.
In fondo, le piaceva che Draco avesse qualcosa di lei.
Il problema era che lui aveva fin troppe cose di lei.
« Guarda. A quanto pare hai fatto colpo sul tuo nuovo amico » disse all'improvviso Draco, velenoso.
Hermione seguì i suoi occhi sprezzanti e individuò Geordie, che le rivolse un piccolo sorriso prima di cominciare a raggiungerla.
« Sta addirittura venendo qui » constatò il ragazzo con una voce più fredda del solito.
« Malfoy - lo ammonì Hermione severamente, che dal suo tono non prevedeva niente di buono - non ti azzardare a fare scenate ».
« Io non faccio scenate. - replicò lui - Non ho bisogno di farle ».
Lei lasciò la sua mano d'istinto, non appena il Dhampyro fu a pochi metri da loro. Non aveva voglia di dare spiegazioni, né di sottostare alle occhiate interrogative che Geordie le avrebbe senza dubbio rivolto.
Arrivò al loro tavolo trascinando con sé una ragazza, mentre Draco lo fissava con aria contrariata.
« Ti presento Phyllis - disse il Dhampyro, indicando la sua compagna - è nel mio stesso gruppo ».
Era una ragazza alta, bionda e riccioluta, con l'aria un po' saccente e un sorriso molto candido.
« Piacere, Hermione » disse la Vampira, stringendo la mano dell'altra. Nello stesso tempo, mentre Phyllis si chinava, la scollatura non poco profonda del suo corpetto risultò piuttosto visibile; gli occhi di Draco vi erano già caduti sopra.
« Piacere. - rispose lei, poi si voltò in direzione di Malfoy con un altro sorriso lascivo - Ciao, Draco ».
Hermione aggrottò la fronte. Draco aveva ricambiato l'altra con un cenno della testa, ma dal modo in cui la fissava giudicò che si conoscessero già da tempo.
E ciò non lasciava presagire nulla di buono.
« Ha qualche anno in meno di me - spiegò Geordie - però ha dimostrato di avere un certo talento nell'uccidere i Vampiri. Ah, e in quanto a Voldemort è ancora con Harmon? »
« Sì, sembra non essere ancora uscito » rispose Hermione senza però staccare lo sguardo da Phyllis, che continuava ad ammiccare in direzione di Draco con una marcata sfacciataggine.
Ma da dove diavolo era uscita?, si chiese Hermione con rabbia. Non poteva essere una delle sue amanti, non era un'umana. Eppure
« Come mai sei qui? » le domandò Draco in tono casuale, e la Dhampyra non smise di sorridere; a Hermione ricordò tanto quelle fotomodelle che invadevano i giornali babbani, con vacui sorrisi impressi sui volti pesantemente truccati.
« A quanto pare la situazione è un po' movimentata, e sono venuta qui a dare un'occhiata insieme agli altri. Avevo voglia di rivedere questo posto e anche coloro che ne fanno parte » aggiunse, facendogli l'occhiolino.
Hermione serrò la mascella, e Draco si accorse della sua espressione torva; malgrado ciò, però, sembrava divertito dalla situazione.
« Un intento ammirevole » tagliò corto sorridendo a Phyllis in risposta, che però non aveva l'aria di volersi arrendere facilmente.
« Pensi che... possiamo vederci dopo? » gli domandò in tono provocatorio, giocando con una ciocca di capelli.
Seguì il forte stridio di una sedia spostata bruscamente.
I pugni stretti di Hermione erano la chiara prova vivente che la situazione era divenuta ormai per lei insostenibile.
« Siete disgustosi ».
Non si curò dell'acidità impressa nella sua voce, e nemmeno dell'espressione offesa che Phyllis aveva assunto; scese dal soppalco velocemente, sentendo il cuore battere dolorosamente contro le costole, così vivo, così ferito, così dilaniato.
La sua mente aveva preso a elucubrare strane immagini e supposizioni riguardo a un possibile futuro incontro tra Draco e quella smorfiosa, le braccia di lei attorno al suo collo, il ghigno divertito di lui che intanto pensava unicamente al suo divertimento. Il solo pensiero faceva talmente male che per un attimo si sentì nauseata da ciò a cui aveva appena assistito, ai sorrisi che Draco aveva rivolto alla nuova arrivata in sua presenza! Sapeva bene che lui non era una sua proprietà, era conscia di non avere diritti su di lui, e soprattutto, non possedeva una scusa adeguata per sentirsi così oltraggiata e tradita come in quel momento; ma vederlo flirtare con altre infischiandosene di Hermione, che stava a due passi da lui, no quello non lo poteva sopportare.
Individuò Claudius, che guardava al di là della finestra soleggiata, e lo raggiunse desiderando che capisse come si stava sentendo in quel momento. Desiderando di poter fare affidamento su qualcuno, di essere confortata e consolata come un'amica, di riuscire a capire cose di cui evidentemente ancora non si rendeva del tutto conto.
L'Alp si voltò non appena lei le fu vicino, e nel suo sguardo era impressa una muta sorpresa; forse era per gli occhi lucidi di Hermione, o per la sua espressione addolorata, che gettò gli occhi al di là della sala proprio dove l'oggetto delle preoccupazioni della ragazza era ancora seduto al suo tavolo in compagnia di Geordie e di una Dhampyra che anche lui conosceva bene.
« Draycia » disse incerto, le mani sulle spalle di Hermione, che provò l'ennesima fitta di irritazione sentendosi chiamare a quel modo.
« Scusami. - replicò; le parole sembravano incastrate in gola, era dannatamente difficile riuscire a spiegare. - Mi stavo solo chiedendo se io non sia solamente una stupida ».
Claudius rimase ancora più sorpreso. Abbassando la voce, rispose cautamente:
« Non posso credere che abbia di nuovo »
« No, ma quasi! - sbottò lei, interrompendolo - Pensavo pensavo che dopo un po' di tempo trascorso insieme, sarebbe cambiato! So che sembra impossibile, ma ci credevo davvero, ero certa di riuscire a fargli capire alcune cose. Invece il nostro rapporto peggiora ogni giorno di più, fare un discorso senza finire col litigare è diventata un'impresa insostenibile. E in più adesso non ha più nemmeno un minimo di riguardo! Si trova altre amanti anche sotto i miei occhi! »
« Ascolta - Claudius cercò di calmarla, usando un tono tranquillo - non penso proprio che Aloysius abbia delle amanti ».
La ragazza rimase così sorpresa da quelle parole che quasi le venne da ridere; era assolutamente inconcepibile, che solamente lei si fosse resa conto della vera natura di Malfoy?
« Le ho viste con i miei occhi! - ringhiò, liberandosi dalla sua stretta - Le vedo ogni giorno, passa con loro ogni notte, si diverte a farmi star male! »
« Probabilmente vuole solo farti credere che le cose stiano così - disse Claudius serafico, guardandola intensamente - Non che questo lo giutifichi in alcun modo, ma penso che sia la verità. Credimi, quando ti dico che ti è fedele ».
Hermione sbuffò. Era assurdo che Claudius, ancora una volta, si ostinasse a difenderlo! Si erano forse messi d'accordo, Draco era riuscito a trovare qualcuno che gli reggesse il gioco?
« Ehi, mi dici che diavolo ti è preso, prima? »
Hermione si sentì afferrare per un gomito, e voltandosi scoprì che si trattava proprio di Draco. Claudius aveva sospirato, e poi si era allontanato in direzione della sorella, che era appena ricomparsa dal corridoio vicino.
« E me lo chiedi, anche? - sibilò lei, mentre il ragazzo la portava al di là di occhi indiscreti - Tu sei penoso, e anche quella Phyllis, - calcò il nome con disprezzo - vi consumavate con gli occhi a vicenda! »
Draco sbarrò gli occhi grigi, incredulo da ciò che aveva appena udito, e le si fece più vicino con aria quasi minacciosa.
« Ma dico, sei definitivamente uscita di cervello? »
« Guardati, ti stai divertendo anche adesso! - Hermione assottigliò gli occhi - Sono stanca di te e dei tuoi sotterfugi ».
« Granger, fino a dieci minuti fa andava tutto bene! »
« Già, finché tu non hai deciso di rovinare tutto! Come sempre, del resto ».
Malfoy la scrutò irato, e fece per rispondere proprio mentre tutti gli altri membri della Confraternita si acquietarono. Harmon aveva appena fatto il suo ingresso in biblioteca, con una espressione indecifrabile che fece temere il peggio a non pochi dei presenti.
« Il Vampiro se ne è andato » annunciò, e in tutta la sala fu possibile distinguere molte occhiate sollevate.
« La situazione però è drammatica - continuò, imperturbabile - rifiutandoci di allearci con la sua Confraternita, siamo stati automaticamente annoverati tra i suoi nemici. Non sorprendetevi, quindi, se vi dico che nei prossimi giorni sarà plausibile ricevere degli attacchi da parte loro. Ciò che ho intenzione di fare è di formare una resistenza con le altre Confraternite nostre alleate, in modo da far fronte a questa nuova situazione. Per il momento, però, è bene rimanere in guardia ».
Molti Vampiri annuirono fermamente, e Draco aveva lasciato il braccio di Hermione senza accorgersene. Solo quando Harmon se ne fu andato, con alle sue spalle uno strano silenzio denso, si voltò di nuovo verso la Vampira.
« Io devo andare da lui. Tu rimani qui e cerca di calmarti » aggiunse secco, ma Hermione si limitò a voltargli le spalle senza dare segno di averlo udito, imbattendosi nel giro di pochi attimi di nuovo in Geordie.
« Ehm stai bene? » mormorò il Dhampyro con lieve imbarazzo. Hermione subito si vergognò della reazione avuta poco prima.
« Sì, ero solo ero solo un po' »
« Non devi spiegarmi niente. - Geordie la guardò con un sorriso impresso nel suo volto curioso - Volevo solo salutarti. Spero che ci rivedremo presto ».
La ragazza sorrise a sua volta, d'istinto. Era semplice trovare simpatico un ragazzo trasparente come lui.
« Sì lo spero anch'io ».
Lo guardò sparire nel corridoio assieme a Phyllis, che lo aveva aspettato con le braccia incrociate, dopodiché Claudius si avvicinò di nuovo a lei con aria un po' preoccupata.
« Allora? » domandò con delicatezza.
« Allora cosa? Ovvio che non è cambiato niente » rimbrottò lei, pentendosi subitaneamente di essere stata così rude.
Claudius ignorò il tono e la invitò a sedersi a un tavolo vicino, con aria tranquilla.
« Aloysius sta parlando con Harmon a proposito del Legame d'Anima. Non appena sarà uscito, toccherà a te ».
Il cuore di Hermione accelerò il suo battito. Guardò Claudius stupita, mentre si sedeva.
« Davvero? Ma non saremmo dovuti entrare insieme? »
« Bè, credo sia meglio che tu sia sola con Harmon quando te lo dirà ».
Le rivolse uno strano sorriso, e la ragazza lo guardò con aria interrogativa finché Claudius non si voltò. Il suo mantello color sangue si dissolse nell'oscurità della navata, e nello stesso istante, con un moto di solitudine, Hermione si chiese se l'Alp non sapesse di quella storia più di quanto non volesse lasciare intendere.
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