Capitolo 58
Video del capitolo: Draco Malfoy X Hermione Granger | King/Queen Of Mean
[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]
L'attesa a Risen Manor si dilungava nelle ore mattutine.
I tenui fasci di luce che investivano le lunghe e alte finestre vetrate avevano ormai raggiunto almeno metà della sala affollata, nella quale i membri della Confraternita delle Ombre Quiete attendevano con pazienza l'arrivo di coloro a cui entro breve avrebbero voltato le spalle.
Alcuni si limitavano ad ingannare il tempo girovagando per la grande biblioteca con un fragile bicchiere di sangue cremisi tra le dita pallide, altri conversavano in tono sussurrato con il loro vicino senza però potersi impedire di rivolgere lo sguardo in direzione del corridoio principale che rimaneva tuttavia completamente scuro.
Si percepiva aria di tensione, anche se naturalmente nessuno si sforzava di darlo a vedere.
Non era nell'indole dei Vampiri esternare le proprie paure e i propri timori, che si limitavano ad accantonare e a nascondere nei più profondi antri del loro essere; ed era per questo motivo che nessuno dei loro discorsi verteva sull'ipotetica guerra che si sarebbe scatenata, ma andavano a sfiorare tutt'altri argomenti talvolta più lieti.
Perfino Hermione Granger aveva deciso di non pensarci.
Lunghi minuti erano appena trascorsi in compagnia di Geordie, il Dhampyro conosciuto proprio quella mattina; nato dal burrascoso rapporto di un Vampiro e una donna umana, aveva dedicato la sua esistenza alla caccia dei Vampiri ritenuti pericolosi per la società babbana. Seduti in fondo alla sala, con una bottiglia verdastra vuota accanto a loro, erano immersi nel racconto dell'ultimo omicidio in cui il Dhampyro si era imbattuto.
« Lo trovammo in quel vicolo di Portsmouth, chinato sulla sua ennesima vittima. Era avvolto quasi completamente nell'ombra ed indossava un mantello nero con il cappuccio tirato sul viso, in modo da celare la sua identità. Noi ci avvicinammo con cautela, ma non servì affatto; lui si era voltato all'improvviso, lasciando cadere a terra la ragazza babbana, e si era spostato tanto velocemente che le nostre pallottole d'argento lo colpirono solo di striscio.
Dopo ci fissò, senza curarsi delle ferite, come sfidandoci ad attaccarlo di nuovo. Ma ancora una volta lui si dimostrò molto più agile di quanto ci aspettavamo, ed evitò i nostri colpi con una facilità che mi fece immediatamente montare il sangue alla testa » disse, scuotendo il capo di ricci brunissimi quasi con frustrazione.
Hermione continuò a fissarlo, rapita dalle sue parole, e fu con un sussurro che mormorò:
« E poi... cosa è successo? »
Geordie sorrise mestamente, tirando la testa all'indietro. Quei ricordi sembravano fuoriuscire loro malgrado dalle labbra del ragazzo, come se fossero indesiderati.
« Eravamo sulle sue tracce da molto tempo; in passato si era sempre dato alla fuga, ma stavolta aveva intenzione di finirci una volta per tutte. Fu così che ci venne addosso, passando all'azione per la prima volta.
Devi sapere che noi Dhampyri siamo in grado di compiere incantesimi, se nelle nostre vene risiedono alcuni frammenti di forza magica. Io ero uno dei pochi del mio gruppo capace di farlo, poiché mia madre era una Mezzosangue; ragion per cui, anche se la adopero raramente, sono solito nascondere una bacchetta magica in uno dei miei stivali. Naturalmente ho imparato a padroneggiare solo gli incantesimi che potevano rivelarsi utili in situazioni del genere, e fu così che, mentre i miei compagni continuavano ad attaccarlo, moltiplicai le dosi di Acqua Santa che avevamo a nostra disposizione e le lanciai dritte su di lui. Il suo mantello cominciò a deteriorarsi come se si fosse trattato di un acido, ma il Vampiro mi attaccò al muro con uno scatto. Le sue dita mi premevano sul collo con una forza insopportabile ».
Senza che se ne fosse resa conto, Hermione aveva spalancato la bocca fissando Geordie con gli occhi lievemente sgranati.
« E come hai fatto a sopravvivere? » chiese senza fiato.
« Vedi, gli altri presero a sparargli ancora una volta; fu finalmente ferito sulla schiena, ma si spostò così all'improvviso che una delle pallottole colpì accidentalmente la mia spalla.
Se c'è una cosa che diversifica noi Dhampyri dai Vampiri, è la capacità di sopravvivenza; possediamo la vostra stessa agilità, ma in quanto a resistenza lasciamo un pò a desiderare. E' per questo che moriamo quasi come voi umani, anche se tuttavia ucciderci non è un'impresa facile. - sorrise, lasciando intravedere i suoi canini un pò più appuntiti del normale, anche se non affilati come quelli di un comune Vampiro - Fortunatamente, però, era stato colpito al cuore e si accasciò quasi all'istante di fronte a me, anche se i miei compagni non se ne gioirono; la mia ferita alla spalla non poteva essere ignorata. Ero già in grado di sentire le sirene della polizia risuonare nel quartiere, e le urla dei Babbani che erano stati inevitabilmente attirati da tutti quegli spari. Il sangue intanto stava abbandonando il mio corpo. Tutto divenne improvvisamente buio ».
Tacque di nuovo, fissando la Vampira che rimaneva immobile come sul filo del rasoio, e assunse un'aria divertita.
« Se ti dicessi come ne sono uscito vivo, scoppieresti a ridere » disse, e suo malgrado, sul viso di Hermione si dipinse un sorriso incerto.
« Giuro che resterò seria ».
Il Dhampyro attese ancora un momento. Sembrava profondamente immerso nei suoi pensieri.
« Sono stati i Babbani. I medici Babbani. A quanto pare la polizia era accorsa con rapidità sul luogo del delitto, e senza perdere tempo i miei compagni avevano deciso di portare con loro il cadavere del Vampiro e della ragazza; non potevano certo rischiare che l'esistenza di simili creature fosse stata carpita dagli esseri umani, e in quanto alla ragazza, recava sul corpo segni evidenti dei morsi letali di un Vampiro. Non poteva assolutamente rimanere lì.
Io, invece, ero praticamente moribondo e non sembrava che ci fosse molto da fare, con una pallottola nella carne e tutto il sangue che avevo già perso; nello stesso tempo il mio gruppo non poteva certo rischiare di essere visto, così sparì proprio nello stesso momento in cui il mio corpo veniva avvistato dalle forze dell'ordine.
Ciò che avvenne dopo lo ricordo piuttosto confusamente. Fui portato in un posto in cui i Babbani curano la gente, una specie di infermeria molto grande e affollata. A quanto pareva ero ancora vivo. - sospirò, interrompendosi per un istante - Non sapevo cosa mi stessero facendo, ma ero comunque consapevole di esistere ancora nonostante non udissi e non vedessi niente. I miei compagni riuscirono a spiarmi dalla finestra della mia stanza, sapevano che non ero ancora morto. Videro i Babbani infierire sul mio corpo con strani attrezzi metallici che solo pochi di loro avevano mai visto prima di quel momento, dopodiché mi lasciarono su quel letto, con gli occhi chiusi e una maschera trasparente sul volto, sorvegliato dai miei amici che erano combattuti dal desiderio di portarmi via di lì, ma anche di scoprire cosa sarebbe accaduto alla fine.
Poi un giorno mi risvegliai. Provai ad alzarmi, ma percepii una piccola fitta di dolore sulla spalla ferita. Non appena l'ebbi toccata, però, la sentii integra. E fu allora che realizzai. Ero sopravvissuto grazie ai Babbani » concluse, con una mezza risata incredula che suscitò a Hermione una infinita tenerezza.
« In effetti - disse in tono pratico - i Babbani sono molto progrediti nel campo della medicina. Sono del parere che noi maghi e Vampiri dovremmo riporre più fiducia in loro ».
« Esatto. - Geordie annuì con vigore - Se prima me lo avessero detto, non ci avrei mai creduto. I miei compagni sostengono tutt'oggi che sia avvenuto una specie di miracolo. Anche se a volte mi chiedo... come mai quel giorno io mi sia risvegliato ».
Hermione fissò il suo profilo, ed il suo sguardo verde acqua puntato sugli scuri pantaloni della divisa.
« Forse perché il destino ti riserverà qualcosa che non voleva ti perdessi ».
L'altro parve sorpreso, ma in qualche modo Hermione non riuscì a sorreggere a lungo il suo sguardo tanto intenso.
« Sì... forse hai ragione ».
La ragazza sorrise, guardandosi poi intorno con naturalezza.
Cheania era seduta proprio accanto all'ultimo scaffale, e chiacchierava con serietà assieme a una Vampira accomodata a suo fianco.
Fece scorrere lo sguardo altrove, cercando di individuare gli altri, e nello stesso momento due cristalli glaciali la trafissero facendola quasi rabbrividire.
Ma fu questione di un attimo.
Draco riprese a parlare normalmente con Claudius, mentre Hermione ebbe la sensazione che fosse indispettito da qualcosa; la sua espressione era dura, forse turbata.
Ripensò alle ultime parole che si erano detti, così ancora terribilmente scottanti. Davvero Draco pensava che lei, se fosse rimasta un'umana, avrebbe condotto una vita inappagante e senza la compagnia di un uomo a causa del suo carattere insopportabile? Era la verità, o quelle parole erano state dette soltanto allo scopo di dissuaderla nell'entrare in quella stanza?
Le formelle d'argento della grande porta le balenarono davanti agli occhi, facendole ricordare quello strano globo pallido che scintillava in rilievo sulla figura. Immaginò sé stessa, di fronte alla Fonte del Destino Riscritto, immersa nei ricordi che le erano stati negati per sempre, e si diede immediatamente della stupida per aver preso in considerazione le parole di Malfoy.
Era talmente ovvio, il fatto che lui avesse soltanto cercato di scoraggiarla per chissà quale oscuro motivo. Forse era proprio per questo che doveva guardare nella Fonte, per dimostrare a Draco che si sbagliava? Ma no, era una cosa così stupida da fare, in fondo. Era un pò come trovarsi di fronte alle sfere di cristallo della Cooman, no? Non c'era sicuramente da fidarsi di quel tipo di magia.
Però...
Hermione diede un breve sospiro. Come mai aveva la sensazione che non si trattasse affatto di una presa in giro? Cosa le sarebbe costato, in fondo, dare un'occhiata a quella stanza? Tanto, lo avrebbe capito subito se si fosse trattato di uno scherzo oppure no...
« C'è qualcosa che non va, Draycia? » chiese all'improvviso Geordie, seguendo il suo sguardo puntato dritto su Draco.
« Chiamami Hermione » rispose lei, guardando altrove con un lieve imbarazzo.
« Va bene... ma voi due state insieme? »
Nell'udire quella frase, Hermione avvertì uno strano moto di disagio e di irritazione. Geordie la conosceva da poco più di un'ora, - un'ora soltanto! - ed era già stato in grado di carpire la strana alchimia che vigeva tra lei e Draco.
« No. Non stiamo insieme » rispose lapidaria, accorgendosi di quanto quelle parole facessero male.
« Eppure ti guarda come se lo foste » commentò Geordie con un sopracciglio inarcato e l'aria un pò confusa, ed Hermione per riflesso incondizionato si voltò di nuovo per accertare la veridicità delle sue parole.
Ma quando lo osservò, lo vide voltarsi per riempirsi di nuovo il bicchiere ormai vuoto. Si sentì d'un tratto così stupida; probabilmente la stava controllando solamente perché non si fidava di Geordie!
« E' solo molto poss... protettivo » rispose con distacco.
« Ah... come un fratello? »
Le venne quasi da ridere per l'assurdità di quella domanda, ma decise di ignorarla occupando il tempo giocando con una ciocca dei suoi capelli castani. La verità era che non le andava di far sapere a Geordie la verità sul loro rapporto.
Passarono alcuni istanti di silenzio, in cui la Vampira si immerse di nuovo nei suoi pensieri, ma quando udì Geordie trattenere silenziosamente il respiro si fece improvvisamente accigliata.
« Cosa...? »
Il Dhampyro si voltò verso di lei portandosi l'indice sulle labbra. Hermione per un momento si accorse di non capire cosa stesse succedendo, ma quando il cuore le si riempì rapidamente d'ansia comprese ciò che anche gli altri presenti della sala avevano già avvertito.
Erano arrivati.
Tutto divenne silenzioso, nessuno osò provocare il più flebile dei rumori.
Fu una sensazione forte, una voce remota dentro di lei che le suggeriva l'arrivo di qualcuno; strane e tetre auree che avanzavano in direzione della fortezza, erba fresca smossa da piedi nudi che la sfioravano.
Un mantello nero mosso dal vento.
La pelle candida, come la neve sulle cime delle montagne che si stagliavano all'orizzonte.
Hermione cercò Draco per riflesso incondizionato, ma lui era già dietro di lei. Come il suo scudo, la sua salvezza in caso di pericolo.
Il tonfo sordo giunse dall'ingresso principale fino a loro. La porta di Risen Manor era appena stata varcata.
Lievi e soffici passi riecheggiarono sinistramente lungo i corridoi, e ben presto i loro artefici entrarono nella sala dove tutti gli altri sembravano attenderli.
A guida del gruppo di Vampiri, vi era Lord Voldemort.
I suoi movimenti erano slanciati, i piedi toccavano appena il pavimento di marmo nero sul quale si rifletteva la purezza della sua pelle perlacea. Era la prima volta che Hermione lo vedeva, e non poté fare a meno di sentirsi atterrita dalla sua presenza; nello stesso tempo, parve capire perfettamente come mai egli fosse stato da sempre considerato il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi.
Il volto incavato, lo sguardo fermo e crudele, l'innegabile aurea di potenza da cui sembrava essere avvolto, ispirava sottomissione a chiunque lo sfiorasse con gli occhi.
La completa inespressività del suo viso suscitava fermezza e superiorità, con le quali probabilmente era stato in grado di ottenere la completa devozione diìei suoi adepti.
Si arrestò nel centro della sala, percorrendo i volti dei Vampiri uno ad uno. Parve percepire la presenza dei Dhampyri, perché per un attimo i suoi occhi color cremisi si fecero più minacciosi. Infine, dopo molti istanti di completo silenzio, la sua bocca senza labbra si schiuse.
« Mandatemi il vostro padrone » sibilò con autorevolezza.
« Sono già qui ».
Harmon era in piedi sotto l'arcata, con le braccia dietro la schiena e l'aria abbastanza grave. Non attese che l'altro rispondesse, ma fece un cenno in direzione del corridoio scuro dietro di lui.
« Posso ascoltarti di là. Devo però pregarti di lasciare i tuoi seguaci fuori da queste mura ».
Gli adepti di Voldemort però non si mossero; avvolti in mantelli rosso sangue che coprivano più di metà del loro viso, indietreggiarono soltanto quando il loro padrone fece un lieve cenno della testa. Scomparvero lentamente nel corridoio adiacente, con tutti gli occhi dei presenti puntati su di loro.
« Bene » rispose il Signore Oscuro in tono conciliante, e seguì Harmon nel corridoio che gli era stato indicato con passo leggero e l'orlo del mantello che toccava il pavimento.
Nessuno riuscì a distogliere lo sguardo dalla sua figura finché Voldemort non fu inghiottito dall'ombra della fortezza.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro