Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 47

Fallacia alia aliam trudit.

- Un inganno tira l'altro. -
Terenzio

Finita la cerimonia, la fortezza di Shador aveva assunto inequivocabilmente l'aria di una tomba. I tetri corridoi invasi da nidiate di pipistrelli erano più silenziosi del solito, e anche i Vampiri che vi vivevano non sembravano avere troppa voglia di fare chiasso.

Gli unici rumori percepibili, giorno e notte, erano urla umane. Grida di dolore che si insinuavano ad ogni angolo, che raggiungevano l'interno di ogni stanza, provocando brividi di repulsione a chiunque le udisse; urla di disperazione e di sofferenza che ciascun abitante, lì dentro, aveva sentito almeno una volta durante la sua esistenza.
Sorta l'alba del giorno propizio, qualcuno sorrise.

Gawain Aldous Faken rientrò lentamente nel castello dopo una lunga passeggiata al chiaro di luna in cui aveva fatto ambiziose congetture circa il suo nuovo regno, e marciò dritto verso una camera precisa... perché una volta che lui si fosse svegliato sarebbe cambiato tutto. Finalmente la sua esistenza avrebbe avuto uno scopo, e a quel pensiero sentì qualcosa agitarsi dentro di sé, una sorta di emozione che non aveva mai provato prima e che lo assillava già da qualche giorno. Ma Gawain non se ne preoccupò; probabilmente era solo il segno che la vendetta contro la Confraternita delle Ombre Quiete si sarebbe presto compiuta.

Cullato e confortato dalle sue stesse ipotesi, il Tashiku continuò ad avanzare con passo un po' cadente lungo i corridoi fino a che non arrivò di fronte alla penultima porta di un piano sotterraneo, disabitato oramai da molti anni.
Si fermò, rimanendo immobile ad ascoltare, e dopo alcuni istanti la sua bocca si piegò appena in un ghigno vittorioso. Nessun rumore dall'interno: evidentemente la trasformazione doveva essere già completa.

Gawain ricompose la sua espressione e con un gesto fluido, nonostante i millenni che cominciavano a pesargli sulle spalle, ruotò la maniglia ed entrò. La piccola stanza era quasi esattamente come l'aveva lasciata: c'erano una branda, una cassapanca e un ripiano sul quale giaceva intatta una ciotola colma di sangue. Sul piccolo letto, una creatura pallida, distesa, ricoperta da un mantello nero come la pece, dormiva serena mentre un qualcosa di vagamente sinistro si beava della sua presenza.

Gli occhi rossi di Gawain si soffermarono sul serpente del Signore Oscuro, un lungo pitone dalla testa grande quanto quella di un neonato, che non aveva mai lasciato la stanza da quando vi era stato portato il suo padrone. Si accigliò impercettibilmente, mentre il rettile si voltava a fissarlo ruotando il testone minaccioso, e nello stesso istante ebbe la sensazione che quel serpente non fosse normale. Lo affascinava, senza dubbio, ma Gawain non riusciva a non sentirsi lievemente a disagio quando quell'animale era in sua presenza.

Decise comunque di non pensarci. Il Signore Oscuro gli aveva assicurato che non attaccava purché non ne ricevesse l'ordine, e sebbene Gawain fosse rimasto un po' sconvolto da quell'affermazione, non aveva mai dedicato molti pensieri alla questione. Si avvicinò al letto, contemplando Lord Voldemort che si riposava per l'ultima volta nella sua vita, e sorrise pacificamente nel rievocare i piani che avevano studiato insieme prima che il Signore Oscuro subisse la trasformazione; piani che si sarebbero avverati in un tempo che giudicò sorprendentemente breve.

Si voltò con le mani dietro la schiena, cominciando già ad assaporare il dolce gusto della vittoria, ma in qualche modo una lieve sensazione di agitazione prese a farsi forza dentro di lui.

E quando se ne accorse era ormai troppo tardi.

Un appuntito paletto di frassino entrò improvvisamente nel suo campo visivo, e si infranse a duro contatto con il suo petto così velocemente che il Vampiro, fino alla fine, non realizzò bene cosa diavolo fosse accaduto.

O come fosse potuto accadere.

Percepì il ghigno soddisfatto di Lord Voldemort proprio dietro di lui, mentre sentiva le sue forze venire meno, che poteva voler dire solo che era stato uno sciocco.
Un vecchio sciocco.

« Goditi la morte, mio caro amico. Adesso l'onore spetta a me ».


Le ore che seguirono furono dense e laboriose.
Sebbene i libri racchiusi in quelle scatole fossero centinaia, non seppi resistere alla tentazione di sfogliarli uno ad uno, rimanendo per diversi minuti a contemplarli in tutta la loro bellezza, anche se erano scritti in una lingua sconosciuta o parlavano di argomenti più raccapriccianti che mai.

Mi sentivo a mio agio, mi sentivo utile, e la cosa più bella fu che non ebbi tempo di pensare a niente, neanche alle cose terribili che erano successe quella stessa mattina, che senza ombra di dubbio avrebbero sconvolto ulteriormente la mia vita.

Fu solo quando riposi l'ennesimo libro tra il mucchio di quelli che avevo scelto per la biblioteca, che percepii un alone freddo dietro di me.

Quando mi voltai vidi Draco, in tutto il suo splendore, che mi fissava con il fianco appoggiato ad un tavolo di legno. Il suo sguardo era così intenso da lasciarmi senza parole per più di un istante.

« Carino da parte tua fare un salto a trovarmi » frecciai, dandogli di nuovo le spalle per controllare un'altro tomo.

« Carino da parte tua sparire per tutto il giorno » lo sentii replicare, ed io mi voltai appena verso di lui con un sorrisetto.

« Ti sono mancata, forse? »

Sapevo che non avrebbe risposto, quindi abbassai di nuovo lo sguardo sul libro che avevo tra le mani. Parlava di alberi incantati della Cina, quindi lo misi sulla pila di quelli da destinare alla biblioteca.
Quando mi voltai per afferrarne un altro, però, sentii due morbide labbra fredde avventarsi sulle mie, e in un attimo mandai al diavolo quel lavoro a cui mi ero pure affezionata.

Perché quando c'era Draco, sembrava sparire tutto il resto.

Mi abbracciò mentre io mi stringevo a lui, assecondando quel bacio che da tanto avevo aspettato, ma ancora una volta sentivo qualcosa che mi frenava. Sentirlo accanto era meraviglioso, e i suoi baci erano tutto ciò che bramavo, ma malgrado ciò non mi sentivo tranquilla.

C'erano tante cose che avrei voluto sapere, tanti conti in sospeso che mi impedivano di godermi appieno quel momento, e fu con indifferenza che abbandonai le sue labbra poggiando il mento sulla sua spalla, sperando con tutto il cuore che quella fosse la situazione giusta per appianare tutti i miei dubbi che, giorno dopo giorno, continuavano a farsi sempre più insistenti.

« Cosa succederà? » mormorai.
Draco esitò prima di rispondere, come faceva sempre.

« Non lo so, Granger. E non voglio pensarci ».

« Non dovresti fuggire dai problemi, lo sai ».

Mi era sfuggito, eppure non me ne pentii. Lo sentii irrigidirsi, e un momento si voltò appena per guardarmi accigliato.

« Ti stai preoccupando per me? »

Arrossii, mio malgrado, e mi feci forza per riuscire a sorreggere il suo sguardo. Come mai non riuscivo più a guardarlo negli occhi?

« Era solo un consiglio Malfoy, non ti emozionare ».

Ghignò, e con mia sorpresa mi ribaciò di nuovo, muovendosi contro di me; le sue mani abili percorsero le mie gambe e mi adagiò sul tavolo prima che ne ebbi sentore.

I suoi baci erano bollenti.

Mi si mise a cavalcioni, con il mio cuore che pareva scoppiare dal petto, ma in qualche modo la sensazione di fare qualcosa di sbagliato ostacolò il mio desiderio di lasciarmi totalmente andare.

Le sue dita che accarezzavano il mio corpo, il suo odore che si insinuava su di me, il suo leggero peso che mi sovrastava, erano offuscati dalla voglia di avere Draco solo per me e senza altri elementi che mettessero in discussione la nostra unione. Senza... altri problemi.

E fu così che, senza quasi rendermene conto, lo frenai bloccandogli le mani che slacciavano con eleganza la mia camicetta, mettendo una fine a ciò di cui mi sarei certamente pentita.

Ne avevo abbastanza di lui.

« Non posso. Mi è stato assegnato un lavoro ».

I miei occhi erano fermi, ma Draco, sopra di me, aveva assunto un' espressione confusa.

« Puoi sempre continuare dopo ».

« E per cosa? Per una sveltina con te? - la mia voce era risuonata crudele, e anche traboccante di rancore - Sono sicura che le ragazze a disposizione per questo tipo di cose non ti mancano ».

Silenzio. Draco mi guardò senza espressione ed io, con la gola serrata, rimasi in attesa di una risposta qualsiasi che di lì a poco fiorì dalle sue labbra.

« Sei venuta a letto con me altre volte ».

Stavolta fui io a sogghignare, e lo allontanai da me rizzandomi a sedere.

« Ancora non capisci. Io non sono quel tipo di ragazza, e se davvero credevi il contrario, bè... questo la direbbe lunga sul tuo modo ignobile di comportarti con chi non se lo merita » aggiunsi senza guardarlo, ma Draco mi afferrò per un braccio costringendomi a volgere gli occhi su di lui.

« Non mi toccare! »

« Fammi capire, Granger - replicò lui in tono fermo, a differenza delle sue iridi argentee che parevano bruciare - tu credi davvero che io ti tratti come una... »

« Sì, lo penso! - esplosi - Non tieni a me, non mi dimostri assolutamente niente, e passi da una ragazza all'altra quasi senza accorgertene! Al Ballo di Capodanno sei stato con la Greengrass, e... venti minuti dopo sei venuto da me! Cosa diavolo dovrei pensare, adesso? »

Tacqui, ben consapevole di aver dato fuoco ad una miccia la cui esplosione sarebbe avvenuta in non meno di qualche istante; era la mia rabbia che finalmente veniva fuori, i miei reali pensieri che per la prima volta venivano pronunciati, e rabbrividii quando la stretta di Draco sul mio braccio si affievolì, per poi abbandonarmi del tutto in quel silenzio che mi stava facendo a pezzi.

Che faceva a pezzi entrambi.

« Non ti dimostro niente? - il sibilo di Draco era sottile e denso di incredulità e rabbia - Con chi sono adesso, dannata Mezzosangue? Chi ho salutato, prima di affrontare il Licantropo? Di chi è questa maledetta Giratempo che ho al collo? - gridò improvvisamente, indicando la catena dorata che si intravedeva appena attraverso il colletto della sua camicia - Chi sono venuto a consolare qualche giorno fa, a chi ho promesso di non abbandonare mai più? Con quante ragazze credi che faccia le stesse cose, eh? » ringhiò, ad un soffio dal mio viso, ed i miei occhi si inumidirono nel vederlo così fuori di sé, anche se non avevo intenzione di mollare.

« Non è abbastanza! E stai evitando la mia domanda. Perché l'hai baciata? »

« Perché mi andava! » rispose, pieno di astio, e nello stesso tempo il mio cuore sembrò andare in mille pezzi con la stessa consistenza di un bicchiere di vetro che si infrangeva sul pavimento.

Ancora un'altra ferita.

« Bene. - dissi infine, tremante - Hai appena centrato il problema. Ed io... - scossi il capo, sorridendo appena - no, io non ho intenzione di lasciar correre. Sono stanca. Stanca del fatto che tu abbia paura ad avvicinarti troppo a qualcuno, stanca di essere usata come un passatempo, di tutti i tuoi maledetti misteri, e delle risposte che non arrivano. Sono stanca di te ».

Una lacrima scivolò sulla mia guancia, ed io me l'asciugai con stizza mentre mi maledivo per tutte le cose orribili che gli avevo appena detto. Probabilmente se lo meritava, ma perché non mi sentivo appagata? Perché sentivo di avere perso, e di non avere guadagnato assolutamente niente? Perché avevo voglia di abbracciarlo, di non sentirlo più così lontano, di mettermi finalmente il cuore in pace?

« Cosa hai intenzione di fare, Granger? - disse, ed io lo sentii sogghignare - Mi ignorerai per i corridoi, farai finta che non esisto? Sai anche tu che non puoi. Non ce la farai a stare lontana da me. Io sono colui che ti ha maledetta e di cui non potrai mai più fare a meno ».

Quelle parole mi colpirono con la forza di un tornado, ma mi voltai comunque verso di lui con rabbia.

« Vedi, ancora non capisci! Non mi servono le tue provocazioni, le tue frasi senza senso, maledizione, basterebbero delle scuse! Non ti importa assolutamente niente di me! »

« E tu cosa ne sai? Mi leggi nel pensiero, forse? » replicò canzonatorio, mentre i miei occhi non smettevano di bruciare e il mio cuore, ferito, mi implorava di dichiarare l'ultima parola vincente.

Basta.

« Non mi interessa. Vorrei solo che tu mi lasciassi in pace ».

« Sai già che non è possibile. Se io me ne andassi, saresti tu la prima a tornare da me ».

Scivolai giù dal tavolo, e lo guardai con occhi densi di sfida.

« Io ho il mio orgoglio da difendere. Tu invece non hai più nulla da perdere. La malvagità ti ha divorato, ed è la tua stessa disperazione che ti ricondurrà da me. Io sono l'unico stralcio della tua vita dannata che si ribella, ed è grazie ad esso se tu credi che noi due siamo indivisibili. Ma sai una cosa, Malfoy? - la sua espressione divenne di pietra - Io non ho motivo per stare qui a discutere con te. Quindi me ne vado ».

Draco mi imitò, e con uno scatto fulmineo mi sbarrò la strada per evitare che varcassi la porta. Nonostante le mie parole, il suo sguardo era ancora divertito.

« Ricordati, Granger, che ho sempre ottenuto tutto ciò che volevo ».

Le mie palpebre si abbassarono per un istante, e fu con una morsa dolorosa al petto che fissai lo sguardo nei suoi occhi d'argento consapevole, finalmente, di cosa sarebbe stato più giusto dirgli.

« Non mi importa più. Perché... »

Non potevo dirlo.

Non era vero.

Però dovevo, era l'unica possibilità che mi era rimasta.

« ...io... »

La morsa che provavo al cuore si intensificò, e le lacrime cominciarono a scorrermi sulle guance senza che io potessi fare niente per fermarle. Mi sembrò di morire, di causarmi un dolore atroce inutilmente... ed era divenuto impossibile sostenere il suo sguardo.

« ...io... ti odio ».

L'universo si era fermato.

Scorsi le mani di Draco serrarsi in due pugni rigidi, e mi portai d'istinto le mani sugli occhi immaginando il suo stupore.
E il dolore che gli avevo causato.

Cosa avevo fatto?

Lo oltrepassai senza dargli la possibilità di dire niente.

Non potevo sentire la sua voce.
E fu solo dopo averlo abbandonato, ed essermi chiusa la pesante porta alle spalle, che qualcosa sembrò rompersi dentro di me.

Era la consapevolezza di aver perso qualcuno che si amava? Era la voglia di tornare indietro e di supplicarlo di dimenticare quelle parole terribili?
Non sapevo di cosa si trattasse. L'unica consapevolezza che avevo, e che provavo in quel momento, era che mi ero finalmente vendicata di tutte le lacrime che avevo speso per lui.

Ma la vendetta stavolta non era dolce.

Era... fredda.

Come la sua pelle che forse non avrei più sfiorato.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro