Capitolo 43
Il Sole albeggiò di fronte a me, inondandomi della sua luce chiara senza che io quasi me ne accorgessi.
Ero rimasta tutta la notte accanto alla finestra umida con qualche libro accanto che talvolta sfogliavo per combattere la noia, utili per distrarmi dai pensieri un po' contorti che mi affollavano la mente. Il ricordo delle parole sussurrate la sera prima, così fragili nel silenzio, che tanto mi erano sembrate reali, ebbe la capacità di donarmi la giusta forza per impedire alle lacrime di sgorgare.
Perché non c'era più motivo di piangere.
La nostra seconda volta insieme aveva davvero portato a qualcosa, a un sentimento che sembrava concretizzarsi sempre di più ogni volta che ripensavo a
Draco e a ciò che lui significava per me. A ciò che forse sarebbe nato tra di noi.
Con un sorriso, un sorriso mite che da tempo non ebbe avuto motivo di affiorarmi in volto, mi cambiai l'uniforme e cominciai a preparare i libri per la prima lezione chiedendomi quando sarebbe stata la prossima volta in cui avrei visto
Draco.
Non lo avrei incontrato a lezione di Storia della Magia, e nemmeno ad Aritmanzia...
Poi qualcuno bussò alla porta, ed io mi bloccai sapendo però chi fosse.
« Entra » risposi, e Ginny varcò la soglia con fare trepidante.
« Disturbo? »
Io scossi il capo infilando nella borsa l'astuccio delle matite, percependo però nell'aria che c'era qualcosa che preoccupava Ginny, o peggio, che la assillava. Voleva parlarmene, quindi decisi di non perdere altro tempo e mi diressi verso di lei afferrando la cartella di volata.
« Hai preso la pozione, vero? » le chiesi, e Ginny annuì un po' accigliata.
« A proposito... la maledizione di cui parlava Harry... non hai trovato un modo per combatterla? »
« Ne ho parlato con Silente - le risposi all'istante, varcando con lei il ritratto della Signora Grassa - sta preparando un antidoto, tra poco sarà pronto ».
Non volevo che Ginny sapesse della mia vera natura, anche se era mia amica; in passato avevo trascorso con lei molti bei momenti, a casa sua durante l'estate, nel dormitorio, dove un tempo parlavamo di tutto prima di addormentarci, e anche nell'intervallo tra una lezione e l'altra. Malgrado questo, però, avvertivo in qualche modo di non potermi fidare di lei e sentivo per certo che il mio segreto, nelle sue mani, non sarebbe stato al sicuro.
« Allora... cosa c'è che non va? » le domandai, anche se stavo riordinando le idee circa i compiti che la professoressa McGranitt ci aveva assegnato per il giorno dopo; non mi accorsi neanche che Ginny aveva esitato a lungo, prima di parlare.
« Ecco... si tratta di Harry » disse tutto d'un fiato.
Capii la verità solo vedendola così impacciata e imbarazzata, senza alcun bisogno di doverle leggere nella mente. Per rispetto, però, mi astenni dal fare la solita so - tutto - io.
« Cos'è successo? » chiesi in tono ingenuo, e Ginny arrossì violentemente, fissando il pavimento.
« Alla festa di Capodanno. Io... l'ho baciato! »
Quella fu un po' una sorpresa. Mi ritornò in mente il dilemma che aveva avuto Harry alla fine della festa, in cui si era domandato con disperazione chi diavolo lo avesse baciato sulla soglia del nuovo anno.
Sorrisi appena, chiedendomi come avrebbe reagito nell'assimilare quella notizia.
« Pensavo di averlo dimenticato, capisci? - continuò Ginny come un fiume in piena, con espressione addolorata - invece, appena l'ho visto da solo... avevo detto a Dean che cercavo da bere... insomma, mi sono detta che sarebbe stato bello baciarlo a mezzanotte in punto... e l'ho fatto. Poi sono scappata! »
« Oh » dissi solo. La verità era che non avevo la minima idea di cosa dirle per cercare di rassicurarla, ma Ginny non vi badò neanche.
« E adesso non faccio altro che pensare a lui, anche quando sto con Dean. Credo di essermi innamorata, Hermione! »
E tacque, guardandomi come se potessi tirare fuori dal nulla una soluzione per scacciare tutti i suoi problemi, mentre io continuavo a camminare con espressione un po' meditabonda.
Il fatto che Ginny fosse stata innamorata di Harry Potter era stato di dominio pubblico da tanti anni, troppi forse, ma si erano ricreduti tutti non appena aveva preso ad uscire con Dean. Harry, d'altro canto, non era mai riuscito a vedere Ginny come una possibile fidanzata; l'aveva sempre trattata come una sorella, la conosceva da una vita, e gli sembrava strana l'idea di accarezzarle una guancia con un intento che non fosse solo affettivo... anche se Ginny non se ne era mai capacitata.
« Bè... secondo me non dovresti stare con Dean se pensi a un altro » cominciai, ben sapendo che quella conversazione sarebbe stata molto, molto lunga.
« Lo so... ma in fondo mi piace anche Dean! » esclamò Ginny, e io feci uno sforzo sovraumano per non alzare gli occhi al cielo, rendendomi però conto che le lezioni sarebbero iniziate tra meno di venti minuti e che quindi non rimaneva molto tempo per far sì che i suoi complessi mi assorbissero.
Non appena le scale finirono e ci ritrovammo di fronte all'entrata della Sala Grande, però, tra la folla di studenti diretti verso le aule riuscii a individuare un certo Vampiro di cui sentivo già la mancanza.
E anche lui mi aveva vista. Si era fermato, in abiti babbani, con le mani affondate nelle tasche e l'aria più costernata che mai, ed io ricambiai il suo sguardo mentre Ginny riprendeva a parlare come se niente fosse.
Era stupendo.
Quegli occhi, che mi avevano trafitta così tante volte, e i suoi capelli, tanto serici al tatto... persino le sue labbra, in quel momento socchiuse, mi facevano venire una voglia matta di stare con lui, e baciarlo finché il tempo sarebbe stato dalla nostra. Senza accorgermene mi diressi verso Draco, interpretando il suo sguardo d'intesa, mentre tutte le ragazze si voltavano ammaliate al suo passaggio; persino i ragazzi gli lanciavano occhiate ammirate.
Ma il suo sguardo, in quel momento, era solo per me.
Poi riprese a camminare, ma più lentamente, ed io lo affiancai un po' titubante.
Era vero, era solo un corridoio... ma stargli vicina, in pubblico, mi faceva uno strano effetto. Mantenni una espressione imperscrutabile, quasi altezzosa, ma non avevo intenzione di guardarlo o di parlargli; semplicemente mi limitai a camminargli al fianco, udendo alcuni bisbigli confusi su ciò che la gente pensava di noi due insieme.
In realtà, avevo sempre cercato di ignorare i giudizi degli altri; non me ne era mai importato niente, perché ero sempre stata fiera di ciò che sono e niente e nessuno mi avrebbe mai fatto cambiare idea.
Ma stavolta era diverso.
Era stato facile non dare peso alle prese in giro sul mio aspetto, perché dentro di me sentivo di essere migliore di loro, soprattutto riguardo ai voti scolastici; era stato semplice anche non dar troppo peso alle frecciatine sul fatto che fossi una secchiona, perché ero sempre stata fiera di essere la studentessa più preparata della mia classe. In quanto al mio sangue... bè, col tempo avevo superato anche questo. Ma adesso non era più così semplice fare finta di niente.
Questa volta non ero sola a dover sopportare le critiche, c'era lui con me. E questo mi scombussolava un po', mi disorientava. Il fatto che la gente criticasse il nostro andare in giro insieme mi riempiva il cuore d'angoscia e paura quasi totale, dopo tanto tempo, del giudizio degli altri. I miei occhi sfiorarono poi una ragazzina minuta, che ci fissava strabiliata... e subito dopo bisbigliò qualcosa nell'orecchio di un amica.
Distolsi lo sguardo, deglutendo appena.
Loro non erano nessuno per giudicarci.
Loro non sapevano niente.
Per fortuna raggiungemmo l'esterno prima che il mio umore si guastasse, e Draco si voltò verso di me mentre io rimanevo ferma; non avevo la più pallida idea di cosa dire o fare, e adesso che ci pensavo, non avevo neanche salutato Ginny.
«Perché sei vestito così?» chiesi spezzando lo strano silenzio che si era creato, e Draco ghignò a mezze labbra.
Estrasse dalla tasca un pacchetto di sigarette e se ne accese una.
« Vado in un posto ».
Il suo tono non era lugubre, o spaventato; solo indecifrabile, come al solito, ma capii immediatamente che non mi avrebbe detto dove aveva intenzione di andare.
« Ritornerai? » mormorai con il cuore in gola.
Draco aspirò lentamente il fumo, scrutando oltre l'orizzonte con occhi assorti, e dopo quella che parve un'eternità li rivolse su di me. Non disse niente; prima che ne avessi sentore mi fu vicino, e sentii quasi subito le sue labbra che chiedevano l'accesso alla mia bocca.
Scostai il viso per qualche secondo, con l'intenzione di sfuggirgli, ma non riuscii a muovere un passo.
Avrei voluto essere più combattiva, più coerente con me stessa, ma le sue labbra perfette che solleticavano le mie erano una tentazione davvero troppo dolce per potervi rinunciare, e neanche quella volta le cose andarono come avrei voluto io.
Gli risposi poco a poco, sentendo l'odore della menta pizzicarmi il naso e la lingua, ma stavolta non lo abbracciai; avevo la sensazione che ciò che stessi facendo fosse sbagliato.
Forse ero troppo accondiscendente, avrei dovuto farmi desiderare un po' di più, e anche se non avevo mai dato molto peso a pensieri del genere, per quella volta mi vidi costretta a fare affidamento su di loro e a staccarmi in modo un po' brusco, allontanandomi di quasi un passo.
Draco fece una cosa stranissima: per un momento mi fissò, un po' ammutolito, poi sogghignò con divertimento. Quella vista mi diede un fastidio atroce. Perché continuava a prendersi gioco di me?
« Sei davvero incomprensibile, Granger » disse con esasperazione, ed io subito mi complimentai con me stessa per essere stata capace di resistergli. Almeno alla fine.
« Questo solo se continuerai a non volermi capire » replicai a tono, incrociando le braccia. Avevamo tante cose da chiarire, e forse quello non era il momento adatto... ma le opportunità non andavano sprecate. Draco continuò a sorridere, dando un altro tiro svogliato.
« E questo chi lo dice? Ti capisco meglio di chiunque altro, stanne certa ».
Stavolta toccò a me ghignare con strafottenza, un po' incredula dentro di me per ciò che mi aveva detto.
« Ah sì? Sei così presuntuoso da pensare di poterti mettere al di sopra di Harry e i miei amici? »
« Certo, sono il tuo amante ».
No. Non poteva averlo davvero detto!
Rimasi a bocca aperta per un istante, più sbalordita che mai, e rossa in viso distolsi subito lo sguardo.
Aveva davvero detto "amante"? Non avevo mai pensato a quella parola riferendomi a Draco, un aggettivo che a dir la verità mi faceva salire un grande senso d'angoscia.
« Tu non sei il mio amante » ribadii piccata, ancora in imbarazzo, e il ghigno di Draco si allargò ancora di più.
« Ah no? E chi c'era nel letto con te ieri? »
Un maledetto bastardo.
Evitai sul momento di rispondere, fissando gelidamente qualunque cosa avessi attorno, comprese le panchine di pietra del giardino... e in un secondo mi immaginai come sarebbe stato bello esser seduta lì con lui, come una coppia normale.
Solo che noi non eravamo una coppia normale.
« Il fatto che io sia venuta a letto con te non mi rende una tua esclusiva proprietà » sibilai con acredine, e Draco ghignò appena con strafottenza.
« Questo lo decido io, se permetti... anche perché non frequenti nessun altro ».
« Questo non lo puoi sapere ».
« Granger, sarai anche in grado di mentire ai tuoi amici decerebrati, ma non puoi fare la stessa cosa con me. - replicò con esasperazione - Quindi non provare a farmi ingelosire. Lo hanno fatto già tante volte e non ha mai funzionato ».
Alzai gli occhi su di lui, e contrariamente forse a ciò che si aspettava, gli sorrisi.
« Ma io per te non sono come le altre ».
Era un'affermazione bella e buona, e la cosa che più mi stupì fu che aveva quasi sortito l'effetto desiderato; Draco mi fissò per un momento con una strana intensità, dopodiché si voltò con un mezzo ghigno sulle labbra, aspirando un altro tiro nervoso alla sigaretta ormai finita.
Non sapeva cosa rispondere.
« E' già tardi. Devo andare » disse all'improvviso, come se niente fosse, gettando la cicca nell'erba del giardino mentre io lo fissavo con apprensione.
Dove diavolo sarebbe andato? Non gli sarebbe successo niente... vero? Mi avvicinai, guardandolo dritto negli occhi.
« Per l' ora di pranzo dovrai essere qui... e se torni di nuovo moribondo te la faccio pagare ».
Lo sguardo che mi lanciò dopo quelle parole, che restò su di me così a lungo, fu tanto significativo da far vacillare per un attimo la mia aria decisa.
« Non illuderti di avermi in pugno, Granger ».
« E tu non illuderti di non esserlo » gli dissi con un altro sorriso beffardo, ma rimasi immobile quando Draco, prima di oltrepassarmi, mi baciò la guancia con le sue labbra fredde.
Voltandomi vidi la sua figura allontanarsi al di sotto della collina, e quando fu come inghiottito dal suolo erboso fui investita da una pesante sensazione di solitudine che non si sarebbe placata, ne ero sicura, fintanto che Draco fosse stato lontano da me...
Lontano dalla mia comprensione.
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