Capitolo 38
Video del capitolo: Draco & Hermione -She's Pulling Me Through
https://youtu.be/Cn8uqwImKlU
La stanza circolare in quel momento era più silenziosa che mai.
Non era mai stata tanto quieta a dire il vero, proprio perché coloro che la occupavano erano talvolta rumorosi o semplicemente... avevano una vita propria.
Gli strani oggetti incantati, in bilico sugli scaffali impolverati, che solitamente sferragliavano e trillavano ogni pochi secondi giacevano ben fermi e malinconici in attesa che qualcuno li notasse; Fanny la fenice, che era solita canticchiare a bassa voce strani motivetti lugubri era immobile, eretta sul trespolo con i piccoli occhi lucidi fissi sull'unica persona che in quel momento era presente nella stanza.
Minerva McGranitt, in piedi di fronte alla scrivania, aveva impressa sull'anziano viso una marcata espressione di attesa. Si era sforzata di immedesimarsi con tutto il silenzio che incombeva nell'ufficio di Silente, aveva cercato di contenersi, di placare ciò che sentiva... ma non aveva ottenuto risultati.
Prese a picchiettare con la punta delle unghie sulla scrivania di legno, e un tetro suono nervoso echeggiò per tutto l'ambiente; infine sospirò pesantemente, guardando gli scaffali accanto a sé senza in realtà vederli, con occhi preoccupati.
Quella situazione era assurda. Incredibile, e pericolosa.
Come mai era l'unica a preoccuparsene? Come mai Piton e Silente erano tranquilli? Non si erano accorti di avere due Vampiri nella scuola, e che uno di loro era appena tornato in fin di vita?
Si sentiva agitata, e poco lucida. Aveva bisogno di tranquillità... ma anche di risposte. Per questo non se ne andò, ma rimase ferma, ancora in attesa, in quel silenzio che non avrebbe mai potuto parlare per lei, e non si mosse neanche quando il primo rumore le fece finalmente capire che il suo ospite era arrivato.
La porta si era aperta improvvisamente, provocando un lieve cigolio che in tutta quella quiete assunse l'aria di un esplosione. La professoressa McGranitt guardò Silente con aria dura, mentre quest'ultimo si richiudeva la porta alle spalle e vestiva della sua solita aria imperscrutabile che Minerva, personalmente, aveva di rado saputo sopportare.
« Ebbene? » disse lievemente stizzita, faticando a controllare l'irritazione.
« Severus questa notte gli darà l'ultima dose di pozione. Domani mattina il signor Malfoy starà di nuovo bene » rispose tranquillo, oltrepassando la stanza per sedersi dietro la sua scrivania senza essere perso di vista da Minerva, che esitò per un breve momento.
« Albus, voglio sapere la verità. Per sette anni mi hai nascosto... »
« Lo so - la interruppe Silente con aria stanca - hai saputo della vera identità di Draco Malfoy solo da una settimana, ma se l'ho tenuto segreto è stato solo per la sua sicurezza. I Vampiri non sono visti di buon occhio di questi tempi, purtroppo... »
Tacque un momento, in cui la professoressa McGranitt raccolse dentro di sé tutta la sua rabbia in un solo unico respiro.
« Ma perché nasconderlo al corpo docenti? E poi... un Licantropo! Un Licantropo, Albus! Avrebbe potuto ucciderlo... il signor Malfoy è sparito per più di un giorno e noi non ce ne siamo neanche accorti! »
L'espressione di Silente aggiunse improvvisamente un cipiglio grave.
« Lo so. Questo è stato un mio errore. Temo... - si interruppe un momento - che la sorte di quel ragazzo non si prospetti molto lieta ».
Seguì un silenzio sconvolto. La Mcgranitt rimase senza parole per un istante, ma riuscì a riprendere quasi subito il controllo di sé.
« Che vuoi dire? Chi è che lo ha ridotto in quel modo? »
Silente non rispose. Volse gli occhi azzurri verso Fanny, che, immobile e rigida come una statua, ricambiava il suo sguardo con affetto. Minerva decise di riprovare.
« Quando i suoi genitori sapranno... quando Lucius Malfoy ne sarà messo al corrente... allora cosa...? »
« Lucius lo sa già, Minerva - disse Silente inaspettatamente, tornando a guardarla con sguardo grave - Probabilmente non tarderà a presentarsi qui... ma credo che non sappia neanche se suo figlio è vivo o no ».
Come le era già capitato molte volte in quei pochi minuti, la professoressa rimase ammutolita.
« Non... non lo sa? Non è venuto a trovarlo, ad accertarsi che stesse bene? »
« No, non l'ha fatto. E questa assoluta indifferenza che prova per la vita di suo figlio mi induce a pensare che Draco non abbia valore, per lui. Ed è molto strano... a quanto ne so, è il suo unico erede. O forse, era già stato avvertito in precedenza del fatto che Draco fosse uscito vivo dallo scontro » disse, tra le righe la terribile verità che Minerva temeva di pronunciare.
« Vuoi dire che... Lucius Malfoy era d'accordo con il Licantropo? »
La sua voce tremava leggermente, indignata e impaurita. Faticava a ricordare l'ultima volta in cui si era sentita tanto infuriata.
Il Preside fece un leggero cenno del capo.
« O con chiunque abbia avuto a che fare con lo scontro. Forse è stata una cosa programmata, ho letto molto riguardo le punizioni per Vampiri traditori. Questi massacri non vengono eseguiti da secoli... all'inizio avevo dubitato che a Draco fosse capitata una sorte tanto sfortunata. Eppure, non vedo altre possibilità ».
Minerva socchiuse le palpebre con aria stanca, avvicinandosi con lentezza alla finestra umida dell'ufficio.
Era tutto così terribile, e le cose non erano mai chiare. Chi c'era dietro a tutto questo?
« E quegli sconosciuti del Ballo di Capodanno? - chiese con voce altera, temendo il peggio - Erano Vampiri anche loro, non è così? Mi sono sentita strana quando li ho guardati ».
Silente parve lievemente sorpreso da quel cambio d'argomento.
« Sì... erano Vampiri ».
La professoressa McGranitt sbuffò, poi decise di accomodarsi sulla sedia di fronte alla scrivania. Era anziana, e certe notizie andavano incassate senza il rischio di svenimenti. Fece un respiro profondo.
« Perché erano qui? »
« Sono stato avvertito della presenza di alcuni Vampiri che si aggiravano per il castello. Appartengono ad una setta malvagia, con cui è bene non avere niente a che fare. Quelli che ho invitato, invece, desiderano solo la pace e la quiete, e sono da anni in contrasto con tutti gli altri. Li ho fatti venire qui per proteggerci... temevo il peggio. Avevo una strana sensazione, quella ser a».
La McGranitt ascoltò impassibile, senza azzardarsi a muovere un muscolo. Sentiva le sue forze venire meno.
« Cosa vuoi dire? Cosa vogliono farci? »
Chi mai poteva essere in contrasto con Hogwarts? Per quale motivo quei Vampiri malvagi erano entrati?
Silente attese un momento, prima di rispondere.
« Ancora non lo so, ma le forze dell'Ordine della Fenice stanno indagando. Temo... temo che la guerra sia alle porte » concluse in tono terribilmente calmo.
« Guerra? » ripeté Minerva, tesa come una corda di violino.
Silente sorrise appena, poi si volse verso Fanny, che ancora rimaneva ferma a fissarli intensamente.
« E' da tempo che Fanny non canta più come una volta. Credo che abbia percepito qualcosa... qualcosa in attesa di esplodere. E ti posso dire con assoluta sincerità, Minerva... che non si è mai sbagliata ».
Hermione Jean Granger era rimasta in infermeria per tutta la notte.
Immobile e marmorea, seduta su un letto poco distante, non aveva fatto altro che fissarlo in attesa che accadesse qualcosa, qualunque cosa.
Voleva vederlo svegliarsi, essere certa che stesse bene. Forse sarebbe scoppiata in lacrime non appena lo avrebbe visto aprire i suoi occhi d'argento... ma doveva stare lì, questo lo sapeva.
La luna continuò a splendere imperterrita su di loro, e il silenzio perfetto di quella stanza faceva volgere i suoi pensieri su tutto ciò che aveva appena passato.
Pensò a Harry e a Ron, al loro rapporto, alle cose dimenticate da tempo. Pensò ai suoi genitori, ignari di ciò che era successo a loro figlia, racchiusi nel mondo babbano dove nulla di ciò che stava provando avrebbe mai potuto toccarli.
Pensò anche alla Confraternita delle Ombre Quiete, dove tutti la trattavano con così tanta gentilezza, e poi a Rita Skeeter, che aveva cercato di fotografarla assieme a Draco, qualche giorno prima. Il settimanale delle Streghe non aveva però riportato nessun articolo, per il momento.
E poi pensò a lui, steso su quel letto come se fosse fatto di cera.
Aveva paura a perderlo d'occhio, come se potesse sparire da un momento all'altro, e non riuscire a vederlo mai più. Adesso che aveva avuto il permesso di stare con lui, niente e nessuno glielo avrebbe impedito. Persino la sete di sangue, che cominciava a farsi sentire, fu tenuta a bada.
Ben presto, però, la luna cominciò a svanire; nel vederla andarsene, Hermione si sentì un po' sola. Un tenue bagliore dorato invase la stanza quasi con prepotenza, illuminando anche la pelle color neve di Draco, che continuava a giacere immobile.
Tra poco, forse, Madama Chips o Piton sarebbero entrati. Cosa avrebbero pensato nel vederla lì?
Si accorse poi che, in fondo, non le importava. I pettegolezzi della gente le erano sempre stati molto estranei. Rimase quindi ferma, ad osservarlo... ed un piccolo movimento improvviso la fece sussultare.
Draco stava strizzando le palpebre, lentamente. Le mani cominciavano a muoversi a piccoli scatti.
Hermione balzò subito in piedi, assolutamente silenziosa, attenta ad ogni suo piccolo gesto.
Si stava svegliando!
Le dita di Draco si chiusero su loro stesse, e le labbra si aprirono lentamente. Hermione indugiò su di loro per un istante, e un mare di ricordi la invase fino a farla tremare.
I baci sul lago. La loro prima volta insieme, nel giardino di Hogwarts. Lui, nascosto tra le fronde degli alberi, ad architettare con il nemico un piano per uccidere Harry ed ingannare lei. Draco, in un angolo della Sala Grande, insieme a Daphne Greengrass. Il suo addio sulla soglia del nuovo anno. Il loro ultimo contatto, tra le foglie e l'erba, lui in fin di vita abbracciato dalle lacrime e dalla paura della ragazza che lo aveva salvato.
Erano accadute troppe cose, ognuna contrastante con l'altra, e tra pochi istanti Draco avrebbe aperto gli occhi. Cosa gli avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
Provò l'impulso di scappare, correre via da lui per non doverlo affrontare, prendere ancora più tempo affinché potesse giungere ad una giusta decisione... e, continuando a fissarlo con gli occhi dorati preoccupati, seppe scegliere. Aveva paura.
Ed Hermione Granger, per la prima volta nella sua vita, accantonò la ragione.
Diede retta al suo istinto.
Si voltò, arrivando ben presto alla porta dell'infermeria, ma subito dopo averla spalancata un'ombra imponente la costrinse a frenare quella che sarebbe stata una folle fuga da sé stessa.
Lucius Abraxas Malfoy era appena giunto sulla soglia e si era bloccato, esattamente come lei.
Alto e vestito come il più abbiente dei nobili, con i lisci capelli color platino che gli scendevano oltre le spalle, rimase immobile a studiarla, stampato sull'espressione un ghigno lievemente sprezzante.
Hermione si sentiva male. Quell'uomo era un Vampiro, l'aveva capito fin dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati; aveva sentito freddo, e probabilmente era stata la stessa cosa per lui. Era forse rimasto stupito, si stava chiedendo quale sorta di legame avesse lei con Draco?
Deglutì, sentendosi fissare con attenzione, e distolse lo sguardo per prima; lo oltrepassò senza dire una parola e riprese a correre più veloce che poté.
Il signor Malfoy rimase a scrutarla con gli occhi gelidi finché non fu sparita dopodiché, senza cambiare minimamente espressione, fece il suo ingresso nell'infermeria.
Note:
Il prossimo capitolo che postero sarà l'ultimo per oggi.
poi non dite che non ho postato XD
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